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Autore: Rowena    09/11/2008    3 recensioni
La gita scolastica di quest’anno dell’Osaka High sarà in California.
Oh no. No no no, non può essere!
Ci deve essere un errore: questa giornata sembrava così promettente, il tempo splendido e una giornata a caccia di saldi con la mia migliore amica in programma, quindi perché si deve abbattere su di me questa disgrazia?
Non è giusto, non me lo merito.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Stranamente, la cena si sta svolgendo con molta più tranquillità di quanto mi ero aspettata. Non so se esserne felice o preoccuparmene, a dire la verità.
Mamma di fronte a me di tanto in tanto mi guarda con aria complice, come a invitarmi a cominciare, ma non me la sento di cominciare io il discorso. Accanto a lei siede Nakatsu, mentre Sano è alla mia sinistra.
“Allora, ragazzi, perché non mi raccontate qualcosa su questo anno scolastico? Mizuki è stata molto vaga a riguardo, sì” comincia papà. È ovvio che sia rimasta sul vago, non riesco a ricordarmi un singolo episodio che non tradisca il mio travestimento da ragazzo!
“Davvero?” chiede Nakatsu cadendo dalle nuvole. “Strano, sono successe così tante cose… volendo potremmo anche scriverci un romanzo, no, Mizuki?”
Certo, oppure che ne so, una sceneggiatura per la televisione! In effetti è vero, sono successe un sacco di avvenimenti incredibili per una semplice scuola.
“Soprattutto da te, Sano-kun… Dev’essere successo qualcosa d’importante, perché mia figlia quasi non ti ha nominato. È strano, prima non faceva che parlare di te”.
Ecco, fammi pure passare da maniaca ossessiva… Non è ancora troppo tardi per quella famosa buca in giardino dove seppellirmi, lo sento.
“Mizuki mi è stata vicina e mi ha letteralmente costretto a riprendere a saltare”.
Sano non si lascia tradire, ripetendo una cosa che papà sapeva fin da prima di sedersi a tavola. Gli avevo promesso che sarei rimasta in Giappone soltanto finché lui non sarebbe tornato a saltare ancora, perciò…
Mio padre sembra curioso di saperne di più. “Mizuki non mi ha spiegato bene nemmeno in che scuola è andata, sapete? Almeno, a me non è molto chiaro: i caratteri sul diploma che ha portato a casa sono quelli dell’Osaka High, ma ai miei tempi quella scuola era esclusivamente maschile”.
Mi sento come se stessi per salire al patibolo, eppure so che ora è il mio turno di parlare. Deglutisco e prendo fiato, mentre sotto il tavolo cerco la mano di Sano.
“Lo è ancora, papà, ed è proprio nella scuola che dici tu che ho studiato in questi ultimi mesi”.
Non so bene come, non so bene perché, ma mio padre non sembra essere sconvolto a questa rivelazione. Sogghigna tra sé e sé, come se non avesse afferrato.
Forse è proprio così… Sarà meglio ripetere.
“Papà, sto dicendo che ho ingannato tutti gli studenti e gli insegnanti dell’Osaka High facendomi passare per un maschio, hai capito?”
“Sì, certo che ho capito, non sono mica sordo!” Va bene, sto seriamente iniziando ad avere paura. “Ma vedi, Mizuki, non sto dando in escandescenze… perché lo sapevo già”.
Oh My God, per citare Julia. E questa novità ora che significa?
“Come sarebbe a dire che lo sapevi già?” domando con filo di voce.
Mio padre scrolla le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Beh, quando tua madre ed io siamo tornati dal Giappone, volevo capire per quale motivo mi fossi sembrata così strana” comincia; beh, in effetti durante la loro visita mi sono comportata un po’ come una pazza, ma mi hanno preso alla sprovvista.
Papà riprende la sua spiegazione. “Ho chiesto a tuo fratello, che aveva passato più tempo con te, e lui sentendosi un pochino sotto pressione ha deciso di rivelarmi la verità a patto che mantenessi la mia promessa di non interferire. Non ho detto nulla solo per vedere per quanto ancora mi avresti tenuto all’oscuro di tutto”.
Qualcuno mi aiuti a cercare la mia mascella, per favore, perché credo che per lo shock sia caduta sotto al tavolo. Cerco con lo sguardo i miei ospiti: Nakatsu è sconvolto quanto me e anche Sano, sebbene come sempre non lasci trasparire molto delle sue emozioni, sembra piuttosto sorpreso.
“Io aspettavo soltanto il momento giusto” mormoro nel tentativo di riprendermi. “E non ti sei arrabbiato nemmeno un po’?”
“All’inizio sì, come poteva essere altrimenti? Ma Shizuki mi ha spiegato con chiarezza quali motivi ti hanno spinta ad agire così e con quale decisione l’hai affrontato per impedire che ti riportasse in America. Mi secca molto che tu mi abbia mentito, ma per il resto sono fiero di te”.
Credo di avere gli occhi lucidi per la commozione; papà è riuscito a stupirmi ancora una volta, proprio come aveva predetto Julia. La mia amica ha sempre ragione, devo ricordarmelo più spesso.
Dato che l’argomento più spinoso in programma è stato subito accantonato, l’atmosfera a tavola si rilassa di colpo e Nakatsu comincia a parlare con entusiasmo dell’imminente gita scolastica dell’Osaka High.
“Sai, papà, la preside mi ha generosamente offerto la possibilità di viaggiare con i miei amici: reciterei la parte del ragazzo, proprio come in Giappone”.
Sento le dita di Sano stringersi con più forza intorno alla mia mano per la sorpresa e anche per la felicità.
Dovremo parlare di alcune cose, tu e io, e non so come prenderai le imposizioni… Ci penserò più tardi.
“Davvero, Mizuki?” chiede Nakatsu, anche lui preso alla sprovvista: la preside non ha detto niente a nessuno, allora. “Pensa a quanto potremmo divertirci, proprio come a scuola!”
“Ovviamente Mizuki non potrà venire con voi senza il nostro permesso”, commenta placidamente mamma sorseggiando un bicchiere d’acqua. “Tu che dici, caro?”
Mi volto a guardare mio padre, in attesa della sua risposta. Lui prende tempo a pulirsi gli occhiali, facendomi tribolare ad ogni secondo che passa, poi finalmente: “Mizuki ha dimostrato di avere la testa sulle spalle, anche se a modo suo, perciò non vedo perché non dovremmo fidarci di lei. Potrà divertirsi in gita con i suoi amici, prima di ricominciare la scuola qui in America a ottobre”.
Evviva, evviva, evviva! L’occasione meriterebbe un ballettino come ai vecchi tempi, per la felicità.
Mamma sorride compiaciuta. “Hai ragione, tesoro, e poi ci sarà Sano-kun a tenerla d’occhio: con un simile angelo custode, possiamo stare tranquilli”.
Quanto si diverte a prenderci beatamente in giro? E giurerei, da come guarda Sano, che nello stesso tempo lo sta anche minacciando con gli occhi perché si comporti bene. Ma perché non ho ereditato i suoi poteri oscuri?
Con simili capacità, potrei conquistare il mondo…
“Certamente, mi assicurerò io che a Mizuki non capiti nulla di male” replica con calma Sano mettendomi un braccio intorno alle spalle. Se comincio a levitare di gioia non è colpa mia, eh!
Dovevo immaginare che sarebbe stata la mamma a dare battaglia, anche se in modo più calmo e calcolato di quanto potrebbe fare papà: ora lei e Sano stanno ingaggiando una battaglia silenziosa, senza che gli altri due a tavola con noi si siano accorti di nulla.
La cena passa rapida e tranquilla, e in men che non si dica siamo già al dolce e al caffé. Rimane una questione da affrontare, però…
Come se mi avesse letto nel pensiero, papà pone l’ultima domanda a cui devo ancora rispondere. “Scusa se sono sfacciato, Sano-kun, ma posso chiedere in che rapporti siete rimasti tu e mia figlia?”
Sano rimane impassibile, mentre io al suo fianco mi preparo all’esplosione di una nuova bomba atomica. “Mizuki è la mia ragazza. Io sono innamorato di lei e lei di me, ed è così che stanno le cose”.
Alla faccia della schiettezza! Non ci credo, non ci posso credere che gliel’abbia detto così: sulla testa di mio padre cade un enorme affare dorato, forse per lo shock. Giurerei che si tratta del catino che usano a scuola i ragazzi per prendere in giro dei nuovi arrivati, ma mi sembra così impossibile…
Mamma scoppia a ridere e si lancia a soccorrerlo, dandomi così la possibilità di salutare in privato Nakatsu e Sano. Il mio migliore amico sembra essersi immusonito: che sia rimasto male alla dichiarazione di poco fa?
Quanto al mio ragazzo, invece, si attarda un po’ sulla soglia senza smettere di sorridere. “Sono stato un po’ troppo diretto?”
Scuoto la testa, felice: mi ha confessato il suo amore, per la prima volta. Non l’aveva fatto nemmeno in aeroporto, quel giorno…
“È vero?” domando piano, senza osare guardarlo in viso.
“Che cosa?”
“Quello che hai detto, che mi ami”. Devo sempre spiegarti tutto, Sano?
“Certo” risponde alla mia richiesta di una conferma.
Ma come fa a essere così? Però… però lo adoro, questa è la verità.
“Oh”, aggiungo; non potrei dire altro in questo momento.
“Ti amo, Mizuki” ed ecco il bacio che Julia tanto aspettava. Domani dovrò farle un resoconto preciso, conoscendola.
Domani, però: ora voglio gustarmi questo momento meraviglioso prima che mio padre si riprenda.




Grazie a chi ha commentato e a chi ha meso questa storia nei sui preferiti! Tentennina, se vuoi ho un link al drama giapponese con i sottotitoli in inglese. Si segue bene...
   
 
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