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Autore: moni93    25/12/2014    1 recensioni
E se i cavalieri dei Lost Canvas avessero dei figli?
Se vi siete fatti questa domanda, ma non avete mai osato chiedere, ecco a voi la risposta! Una fic nata per caso, per farvi fare due risate (ma anche quattro o cinque, se riesco). Spero vi piaccia! ^^
Ps: non ho idea di quello che ne uscirà fuori, quindi non mi prendo alcuna responsabilità sui risultati! xD
Tratto dal primo chappy:
“Ehi! Con quello ci stavo giocando!” protestò, indicando con l’indice la fonte dei suoi passatempi.
L’altro adulto lo fulminò con uno sguardo al di sotto dello zero assoluto.
“Quello, sarebbe nostro figlio.” gli fece notare, mentre stringeva con ancora più forza il piccolo.
“Oh certo, quando ci gioco io è nostro, però se mi dimentico di cambiargli il pannolino diventa improvvisamente mio figlio! Gli farai venire una crisi identitaria!”
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Personaggi Lost Canvas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sixth Family (episode 1): L’amore non ha età (tranne per mamma e papà!)

 

Natale.

Mente umana non poteva partorire un termine che racchiudesse in esso più infausti significati. E dire che si tratta appena di sei lettere. Sei lettere, non per nulla il numero del Diavolo è notoriamente conosciuto come 666. Ok, ci stanno anche tre sillabe, e quel numero, invece, rappresenta la perfezione, incarnata dalla Trinità, ma sono meri “dettagli dettagliosamente dettagliosi”. Così, almeno, li definiva Sasha.

Per qualunque adulto sano di mente, comunque, Natale è una tragedia. Inevitabile. Annuale. Di famiglia.

Famiglia.

Perchè associare una parola tanto infausta ad un’altra altrettanto pericolosa?

Poiché, è rinomato, la famiglia è simbolo di quiete, pace e armonia... quando i figli non decidono di estirparla brutalmente del suo adorabile significato, per litigare.

Sisifo, mentre parcheggiava la macchina nel vialetto dei genitori, non poteva fare a meno di porsi simili pensieri. Così come si stava domandando da ormai molti giorni perchè, perchè e ancora perchè doveva succedere a lui?

Era un uomo affidabile, tutto sommato tranquillo, con una bella famiglia, una moglie stupenda, genitori anziani ma ancora in piena salute, tre bellissime figlie e...

“Io non ci vengo. Resto in macchina.”

Strinse le mani sul volante l’uomo, immaginando per qualche flebile istante che quello fosse il collo di quell’infausta creatura.

Perchè la terza doveva essere così ingestibile?!

“Selinsa, non fare i capricci, dai.” un’altra voce femminile, severa eppure dolce, riuscì a placare i nervi che minacciavano di esplodere sulle tempie del povero guidatore.

“Tsk.” nemmeno rispose quell’orrida bestia, emise un semplice verso, secco, cattivo.

Che in realtà celava le lacrime di frustrazione che premevano per uscire, ma che lei, orgogliosa, non voleva mostrare al nemico.

“Selly, comportandoti così non ottieni ragione.” aggiunse una delle sorelle, seguita prontamente dalla gemella “Pandy ha ragione!”

Sisifo annuì, un leggero sorriso trionfante sulle labbra leggermente secche per il freddo pungente. Stava per aprire la portiera, gioioso del fatto che almeno le altre donne di casa avessero del buonsenso in zucca e gli dessero il meritato rispetto.

“Insomma.” proseguì la ventenne, spostandosi con enfasi una ciocca di capelli che le era finita sul volto e facendo l’occhiolino alla sorellina “Aspetta almeno di entrare in casa e raccontare tutto al nonno: di sicuro ti terrà la parte!”

La portiera sbatté, con furia.

“Elena!!” urlò il padre, voltandosi di scatto sui sedili posteriori dell’Audi.

“Che c’è?” domandò innocentemente la fanciulla.

La madre ridacchiò, mettendo una mano sulla spalla del consorte e spegnendo, così, la sua ira funesta.

“Andiamo, i nonni ci aspettano. Non volete vedere i vostri regali?” disse, facendo l’occhiolino alle birbanti figlie che, subito, annuirono, precipitandosi fuori dalla macchina.

Sisifo rimase immobile e, sebbene meno furioso, incrociò le braccia al petto.

“Le vizi troppo.” commentò acido.

La moglie gli sorrise premurosa, aprendo la portiera e dando un bacio sulla guancia a quell’uomo, che tanto amava.

“Anche tu. Solo che io, quando ci litigo, non urlo.”

Sospirando, anche lui si immerse nel freddo di Dicembre, per poi trovarsi, pochi minuti dopo, nel caldo accogliente della sua seconda casa. Appese distrattamente il suo cappotto e quello della moglie sull’appendiabiti del salotto (mentre constatò con disappunto che le figlie avevano scagliato i propri alla rinfusa su di una poltrona) e si affrettò a salutare la madre. Quel piacevole scambio di convenevoli e abbracci venne, però, presto interrotto da un dialogo che aveva preso luogo nell’adiacente sala da pranzo e che si stava animando fin troppo.

“Che?! Papà non vuole che ti vedi con il tuo morosino? No, no, adesso ci pensa il nonno!!”

Fortunatamente per il moro, sua moglie gli sussurrò all’orecchio “Calmo, stai calmo... vedrai che tuo padre capirà il tuo punto di vista, se glielo spieghi.”. Lui annuì, sebbene in seguito osservò malamente la sua consorte, in quanto aggiunse prontamente “Sebbene nemmeno io lo comprenda.”.

Fu così che, mentre le donne di casa si divertivano a parlottare tra loro, mangiando dolcetti in attesa del cenone e aprendo i regali in anticipo (quante volte Sisifo aveva detto loro che dovevano aspettare DOPO cena?! Dannate nuove generazioni che non sanno attendere!), l’uomo si ritrovò nel piccolo salottino di casa, adibito a studio, assieme a suo padre. Come se fosse lui il bambino cattivo da punire.

“Mi spieghi che ti succede, Sisifo?” domandò il vecchio signore, con sguardo perso “Da quando sei diventato così bacchettone?”

L’imputato si portò le mani al viso, esasperato.

“Papà... penso di sapere come educare le mie figlie. Pandora ed Elena sono uscite bene, è Selinsa che non capisce!”

“Che sono, ciambelle? Guarda che se sono uscite bene, il merito è anche di Sasha.”

“Lo SO, che è anche merito suo. Soprattutto suo, dato che io devo lavorare anche ad orari improponibili.”

L’omaccione dalla chioma ormai candida per l’età avanzata fece spallucce, sorridendo comprensivo.

“Hai voluto fare il medico.” lo canzonò, per poi aggiungere “Capisco che Selinsa sia ancora piccola...”

“Ha appena quattordici anni!!” sottolineò il genitore, sentendo il peso di quel numero sprofondare, inesorabile come una lama, nel suo cuore.

Come aveva fatto a passare di nuovo così velocemente, il tempo? Prima le due gemelle, che ormai erano praticamente adulte, e adesso la sua piccola peste... perchè, odiava ammetterlo quando ci litigava, e la cosa capitava ormai spessissimo, ma lei era la sua preferita. Non che lui non volesse bene anche alle altre figlie, al contrario, però Selinsa era speciale. Era quella che, fino a qualche anno fa, lo aspettava sveglia sulle scale d’ingresso, quando aveva i turni notturni all’ospedale. Ed era sempre lei che, nonostante fosse ormai grandicella, gli faceva trovare sempre un regalino fatto a mano da lei, per la festa del papà. Ora però...

“Quel cretino coi capelli a porcospino e il piercing al naso me la vuole portare via!!” inveì dentro di sé l’uomo, che però preferì dire ad alta voce “È troppo presto, non può capire.”

Il genitore gli sorrise, sornione.

“Imparerà.”

Sisifo mandò giù l’insulto che voleva rivolgere al padre. In fondo, era pur sempre Natale e non faceva visita ai suoi da... beh, decisamente un po’ troppo tempo, ultimamente.

“Quello è un tipo poco raccomandabile.” decretò infine.

“Vuoi forse dire che tua figlia è così scema, da non saper scegliere coscienziosamente un fidanzato adatto a lei?”

Pestò il piede a terra, stavolta, il figlio.

“È troppo grande per lei!!”

L’albino gli batté una mano sulla nuca, come faceva sempre quando suo figlio era piccolo, per consolarlo o calmarlo.

“Sisifo... ha appena tre anni in più di lei.”

“Appunto! Sono tanti! Specialmente perchè è un maschio, se ne approfitterà!”

L’omaccione si permise una sonora risata, che si espanse allegra come un canto di gioia.

“Ahahah! Casomai, sarà quel diavoletto della mia nipotina a farlo fesso!” affermò, ben conscio di quanto fosse sveglia la ragazzina.

Non potendosi ormai più trattenere, il moro sbottò.

“Sei suo nonno o no?! Allora valle a dire che è pericoloso quello che sta facendo e che non va bene!! Per l’amor del cielo, sono l’unico in questa famiglia a preoccuparsi per lei?”

Il padrone di casa, che portava il nome della stella della costellazione del Toro non certo per caso, osservò trionfante il suo matador, prima di sferrare l’ultimo, possente, attacco.

“E perchè non glielo dici tu?”

L’uomo s’arrestò, perdendo dapprima colore e poi riacquistandone fin troppo, specie sulle gote.

“Ahem... tanto non mi ascolta...” borbottò.

Aldebaran lo scrutò, con fare indagatore e burlone al tempo stesso. Conosceva il vero motivo per cui il figlio era così preoccupato.

“E poi... oh dai, lo sai anche tu perchè!” si lagnò lui, non sapendo più che pesci pigliare e sentendosi colto in flagrante.

Decisamente, ora sì che si sentiva il bambino cattivo e da punire.

“D’accordo.” sospirò l’anziano, non prima di aver fatto l’occhiolino al suo piccolo pargolo ormai cresciuto “Ma non ti prometto nulla. Un tentativo, in nome del tuo orgoglio di padre, lo faccio.”

Sospirò l’altro, grato.

“Grazie... ci voleva tanto?”

“Sei tu che sei lento ad ammettere di avere la coscienza sporca.”

Con quelle parole, lasciò rosso e pensieroso Sisifo, mentre lui aprì la porta e si diresse deciso dalla nipotina, che lo attendeva con sguardo a metà tra lo speranzoso ed il mesto. La buona riuscita della serata dipendeva da quanto avrebbe detto il nonno di lì a poco.

“Selly, tesoro mio... non credi che il tuo amichetto...” incominciò un poco titubante l’albino, sentendosi a disagio per quel discorso in cui non credeva minimamente.

“Si chiama Minosse.” puntualizzò fredda lei, per poi aggiungere con occhi sognanti “Come uno dei re cretesi!”

“Poi non ti stupire se papà lo chiama cretino con smanie hitleriane.” la prese in giro la sorella, che venne ripresa con un coppino dalla maggiore.

“Ti rammenterei che anch’io ho un nome greco non proprio allegro...” le bisbigliò, mettendo un’infantile broncio.

“A me è andata ancora bene, invece: sono la donna più bella del mondo!” disse trionfante l’altra, mettendo in mostra il proprio bel viso.

“Peccato che nessuno ti caghi.” fece aspra la gemella.

“Manco di striscio.” concluse Selinsa, che poi tornò a rivolgersi al nonno, siccome la sorella era ormai zittita “E con ciò? Dove vuoi andare a parare?”

Aldebaran si grattò il capo, incerto, e notando che né sua moglie né Sasha lo aiutarono in alcun modo (essendo entrambe totalmente dalla parte della ragazza), tentò di concludere il suo monologo.

“Beh, ecco... non credi che sia un po’ troppo grande per te?”

Basita, la ragazza schizzò in piedi, i corti capelli azzurri appena tinti che brillavano come fuochi fatui.

“Traditore!! Nonno, di te mi fidavo!” urlò isterica, mentre il vecchio tentava di calmarla porgendo le mani avanti “E comunque parli bene tu, guarda che lo so che tu e la nonna avete cinque anni di differenza!!”

“Sì, ma vedi...” tentennò, cercando una frase fatta adatta per l’occasione “Erano altri tempi.”

La nipote lo fulminò con lo sguardo.

“Già, il Paleolitico!”

Quell’affermazione fece scaturire una ridarella generale nella platea, mentre il protagonista della diatriba si sentì sconfitto ed umiliato sotto ogni fronte. Non poteva vincere con lei, era decisamente troppo pungente e colta.

A quel punto, il nonno si arrese e guardò rassegnato dietro di sé, sulla soglia della porta, ove si trovava il figlio. Questi, compreso di essere rimasto ormai solo, tentò un ultimo affondo.

“Il nonno non ha costretto la nonna a tingersi i capelli di quel colore assurdo!”

La quattordicenne urlò, esasperata.

“Per l’ultima volta, ho scelto IO di tingermi i capelli, lui mi ha solo accompagnata e mi ha aiutata a scegliere il colore!”

“Il prossimo passo sarà farsi il piercing!”

“E anche se fosse?” lo sfidò la figlia, ormai pronta a sfoderare qualsiasi arma, anche la cattiveria, pur di averla vinta.

“Adesso basta, Selinsa chiedi scusa a papà e tu, Sisifo, chiedi scusa a tua figlia. O nessuno dei due mangerà il coniglio al forno che ho preparato apposta per voi.”

A quelle parole, padre e figlia ammutolirono, come per magia.

“Vuoi dire... il coniglio che fai con il tuo sughetto?” domandò il figlio, ricordando con affetto e un certo languorino i manicaretti della sua mamma.

La donna annuì.

“E ci sono anche le patate?” chiese titubante Selinsa.

Nuovo cenno d’assenso.

“Scusa.”

Udita quella corale parola tanto ambita, la padrona di casa si lisciò il grembiule scarlatto, in tinta con la festività, e si diresse in cucina.

“Bravi bambini: vedrete che a stomaco pieno ragionerete meglio. E, comunque, Sisifo tu dovresti tacere. E sai benissimo perchè.”

Detto ciò, miracolosamente, si respirò nuovamente un clima pacato e sereno. Nessuno voleva contrariare la nonna, tantomeno la sera in cui aveva cucinato tutto il santo dì per la loro felicità. Perchè non ricambiare il gesto, allora? Tanto né Selinsa né il genitore avevano accettato la resa, avevano semplicemente deposto le armi, momentaneamente.

“E, comunque, non glielo dico che io e sua madre abbiamo più di dieci anni di differenza, oh!” esclamò deciso dentro di sé l’uomo, mentre osservava deliziato le figlie scartare l’ennesimo regalo.

Nemmeno durante le feste si può star tranquilli, è vero, però se ci si vuol veramente bene si è in grado di mettere da parte i dispiaceri almeno per qualche ora. E poi, si sa, non si può dire di no ai piatti della nonna!

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Salve a tutti e... Buon Natale! =D

È da tantissimo che non aggiorno, chiedo venia, ma ho scoperto di essere come Leonardo da Vinci: inizio una cosa, ma poi mi lascio distrarre da altro. xD Però non lascio le mie opere incompiute, nossignore! Certo, magari ho fatto passare decisamente troppo tempo tra un aggiornamento e l’altro (e non solo per questa fic, ahimé), però sono seriamente intenzionata a portare oltre la linea del traguardo TUTTE le mie storie a capitoli. Prima o poi. Ehò, sapete come sono fatta, non mi chiamano Mrs Ritardataria per nulla! xD

Coooomunque, per Natale mi sono decisa a riprendere in mano questa simpatica raccolta che avevo iniziato, tanto più dopo aver notato che molta gente la seguiva. A tutti voi, dunque, un grazie di cuore!

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ce l’ho messa tutta! ^-^

Per i prossimi capitoli, non so quando li posterò, però qualcuno è già quasi pronto (dato che le idee non mi sono mancate durante l’anno), però è il tempo quello che mi manca! xP Credo che scriverò ancora uno, due capitoli al più su altrettante coppie differenti, e dopodiché riprenderò in mano le mie “vecchie” happy family e le farò rivivere in un tragico fluffuoso secondo episodio. E poi basta, perchè credo che vi avrò annoiato anche fin troppo! xD

Ancora un grazie enorme a tutti voi lettori, in particolare a quelli che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite e a quelli che mi recensiscono. Siete fantastici, passate tutti uno splendido Natale ed un felice anno nuovo! <3

 

Moni =)

   
 
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