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Autore: TheMask    25/12/2014    0 recensioni
Forse per te sono stata solo una brezza passeggera.
E una brezza passeggera che non passa diventa inquietante, diventa pesante, diventa fastidiosa, diventa pericolosa. Non sia mai che io ti capisca troppo, giusto? Quindi hai trovato opportuno infilarti una giacca e una sciarpa e ignorarmi. Lo posso capire.
Quando penso ai tuoi occhi sento le emozioni che scorrono nelle mie vene e premono sulle costole. Forse neanche ti rendevi conto di quanto trasmettevi con un semplice sguardo, con un semplice sorriso o forse ero io che ti sentivo troppo forte.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Impalpabile;

Mi piacerebbe poterti chiedere se ti ricordi come mi ricordo io del tempo che abbiamo passato insieme.

Ma non ci sei più, sei già sparita. È bastato un soffio per sradicarti.

Io mi ricordo ancora, a volte, di quello che facevamo, di quello che eravamo. E scommetto che quando la straziante sensazione che marcisce dentro di me si consumerà mi ricorderò anche meglio.

Lo sai, ci si ricorda sempre le cose meglio di com'erano davvero. Piccole cose.

Il tuo modo di sorridermi attraverso le parole, con uno sguardo ironico e vagamente infantile che ti alleggeriva gli occhi. Adoravo i tuoi sorrisi, nascosti, timidi, eppure sempre sfacciati.

Sei una contraddizione vivente nella mia testa.

Mi ricordo di ogni cosa che ci siamo detti, di ogni volta che ho pensato a te, di ogni volta che mi hai cambiata. E lo hai fatto molto spesso, vero? Mi sono adattata a te come se ti stessi abbracciando, imparando a conoscere i tuoi spigoli e le tue dolcezze.

Non so se tu sei cambiata altrettanto, attraverso di me. Quando stavamo ancora insieme presi da te tutto ciò che potevo. Ogni atteggiamento, ogni punto di vista che decidevi di condividere con me erano speciali e per questo meritavano di essere capiti. Ora sono tutte parti di me, le tue sfumature.
Per questo è così devastante lasciarti andare, perché sei dentro di me.

Mi rendo conto che per te era diverso. Tu sei diversa. Ti conosco bene ormai, come ti ho già detto parte di te è parte di me.

Mi rendo conto di esserti passata attraverso. Io ho raccolto qualcosa, ma tu? Forse per te sono stata solo una brezza passeggera.
E una brezza passeggera che non passa diventa inquietante, diventa pesante, diventa fastidiosa, diventa pericolosa. Non sia mai che io ti capisca troppo, giusto? Quindi hai trovato opportuno infilarti una giacca e una sciarpa e ignorarmi. Lo posso capire.

Ancora, mi piacerebbe poterti chiedere se ti ricordi com'era quando quella brezza che ora respingi ti scostava i capelli dalla fronte e ti passava fra le dita. Com'era quando ti ci riconoscevi e le sorridevi. Com'era quando ti capiva e tu non avevi bisogno di capirla.

Tanto quanto io amo comprendere le persone, tu non lo sopporti. Per questo funzionammo? Perché io ti capivo al punto che non c'era bisogno che tu capissi me? Ma forse è per questo che quello che eravamo si ruppe.

Una volta lo sapevo, ma adesso non riesco più a percepire nessuna risposta alle mie domande.
Mi sento rotta. Come un giocattolo che non funziona più, o una maglietta strappata.

I ricordi impregnati di te continuano ad attraversare le mie giornate, mi fermano, mi toccano e spariscono. Stronzi.

So troppo di te e ora quando guardo il mondo lo guardo con due paia di occhi. I miei e i tuoi. Una volta questo ti piaceva.

E adesso mi uccide ad ogni sguardo che lancio. Devo zittire quella che è diventata una parte di me, devo ucciderla ogni volta, sapendo che a te tutto questo è risparmiato. Sapendo che tu non vedi niente di me nel mondo che vivi. Vedi solo te stessa, come al solito.

Riascolto le canzoni che ascoltavamo insieme, rivedo i film che ti piacevano così tanto, i tuoi preferiti. Mi ricordo di com'eri tu, di com'ero io. Mi fai arrabbiare, spesso.

Come puoi sputare su quello che abbiamo costruito insieme? E soprattutto, perché?

Ma sei lontana e non rispondi più alle mie domande. Non che prima tu lo facessi. Solo che non ce n'era neanche il bisogno, sapevo con certezza quali sarebbero state le tue risposte solo guardandoti negli occhi.

Cazzo, gli occhi.

I tuoi occhi.

Quando penso ai tuoi occhi sento le emozioni che scorrono nelle mie vene e premono sulle costole. Forse neanche ti rendevi conto di quanto trasmettevi con un semplice sguardo, con un semplice sorriso o forse ero io che ti sentivo troppo forte.
I tuoi sguardi attraversano tutto il nostro tempo. Le prime volte che mi guardavi, che mi studiavi. Sei sempre stata curiosa ai limiti dell'anormale e anche oltre. Poi hai cominciato a guardarmi con divertimento, con interesse vago. Ti stavo simpatica? E c'è stato qualche sguardo dolce, affettuoso, ma sono sempre stati pochi. Moltissimi sguardi sarcastici, ironici, scettici. E quegli occhi da bambina che fai quando ti si regala qualcosa sono impagabili. Come quelli pieni di colpevolezza di quando ti si trova a combinare qualche scherzo.
Mi innamorai del tuo sguardo serio, che si vede così raramente nei tuoi occhi scuri. Spesso sei determinata, concentrata, interessata. Ma seria... è diverso, lo sai? E il tuo sguardo serio, che così poche volte ha fatto capolino nelle nostre conversazioni, fu un dono incredibile per me.
I tuoi occhi.

Cazzo, i tuoi occhi.

Vorrei poterti chiedere se lo fai apposta ad essere così intensa.

Ma tu non ci sei più e i miei interrogativi rimarranno vuoti.

Perché devo essere l'unica a soffrire, a consumarsi? Perché tu devi nasconderti? Perché devo improvvisamente stare da sola?
Da sola io non ho senso, divento vacua, inutile, depressa. Io ho senso in relazione a qualcuno, se mi si dà la possibilità di servire a qualcosa.

E non intendo da sola nel senso fisico della parola, sto da sola molto spesso come ben sai. Intendo senza nessuno con cui condividere le piccole cose che mi fanno sorridere durante una giornata, i miei errori più stupidi e le stronzate che penso. Senza nessuno che lo faccia con me, qualche volta.

È inutile che continui ad ignorarmi, non mi dimenticherò di nulla. C'è stato, ormai. Non puoi cambiarlo.
Andrò avanti, come te, continuerò a vivere la mia vita e conoscerò altre persone, come te. Eppure le parole che hai detto rimarranno dentro di me. Me le ricorderò tutte, questo te lo posso garantire.

Mi ricorderò di ogni volta che hai pensato a me, di quando ci siamo scambiate tutto quello che potevamo scambiarci, di quando ti pensavo costantemente, di quando ero te.

Ma Dio, quanto mi piacerebbe poterti chiedere se anche tu ricorderai.

Se non sarò sola anche in questo.

Sarebbe un ultimo regalo.

Sarebbe una consolazione minima a ciò che di inevitabile è accaduto, alla fine.

Lo sapevo che stava succedendo, che sarebbe successo: faceva parte del meccanismo che abbiamo vissuto.

Sarebbe una toppa su una separazione indecente. Che hai voluto tu.

Sarebbe una conferma che tutto ciò che io mi ricordo è avvenuto davvero.

Ti sto chiedendo di ricordarti di me, tutto qua. Non mi sembra tanto, non mi sembra difficile, no? Tieni qualcosa di me, ti va? Oppure è tutto da buttare?

Se così fosse non ci saremmo mai avvicinate tanto, ma è successo. Non mi prendere per il culo su questo.

È un crimine che tu sia entrata nella mia vita, un omicidio alla mia coerenza, alla mia immaturità. Mi hai costretto a crescere, a tradire qualcosa di quello che ero. Non mi lamento, crescere mi piace.

Ma adesso prenditi le tue responsabilità: io non sono un accordo in distorsione che si esaurisce se solo lo lasci andare.

Io sono ancora qua.

Tu dove sei?

Come mi ricorderai?

E io, come ti ricorderò?

Io sono ancora qua.

  
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