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Autore: Holly Rosebane    26/12/2014    9 recensioni
«Ritroveremo la tua ispirazione. E sai che quando mi punto, devo riuscirci» concluse. Scossi la testa, stancamente.
«Non questa volta, riccio. Ti stai imbarcando in qualcosa di troppo grande per te».
«Yasmin, non ho altra scelta. Il mio tempo qui è limitato, e non so con esattezza quanto avrò a disposizione» disse, sedendosi sul tavolo, poggiando i gomiti sulle cosce e fissando il pavimento. «Se non ti sbrighi a scrivere la conclusione del libro e a rimandarmi nel mio mondo… morirò».

~
Pensai di avere le allucinazioni, di essere ancora nel più assurdo dei miei parti onirici.
E invece no.
Perché Harry Styles, il personaggio della storia che stavo scrivendo, era appena uscito fuori dal computer.
Letteralmente.
E mi fissava sorpreso dall’altra parte della stanza.
Iniziai a sentire le vertigini.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XI.
Countdown





 
“Ogni tua parola è caduta esattamente dove era attesa da anni”.
DAVID GROSSMAN
 
 


 
Appena aprii gli occhi, il giorno seguente, credetti di essere ancora nel mondo dei sogni. Avevo schiuso brevemente le palpebre, voltandomi verso la finestra. E mi parve di vedere il profilo di uomo guardare fuori, con una mano posata sul davanzale e un’altra infilata nella tasca dei jeans. La sua figura era in penombra e non mi era possibile scorgerne i lineamenti. Vidi solo un’indomabile massa di riccioli adornargli il capo, alla stregua di un cespuglio. Le imposte erano aperte, il fresco venticello mattutino agitava le bianche tendine, gonfiandole come algide vele che danzavano attorno alla sua figura. Era una vista così onirica e poetica da indurmi a credere di essere ancora nel dormiveglia. Richiusi gli occhi, per poi spalancarli di colpo.
«Ma cosa…» biascicai, sollevandomi a sedere sul letto, ancora stordita e con i capelli per aria. Il sedicente sconosciuto si volse, rendendo possibile alla fievole luce del mattino d’illuminargli i tratti del volto. E riconobbi Harry.
Trasalii così violentemente da scacciare con decisione anche la più piccola briciola del torpore soporifero che mi aveva avvolta con tanto calore e dolcezza fino a poco prima.
«Oh, sei sveglia. Finalmente», disse, serrando le imposte e accomodandosi alla sedia dietro la scrivania.
«Finalmente?» Ripetei, sconvolta. «Harry, sono le…» e lanciai un’occhiata alla sveglia, che pareva annunciarmi con beffarda ironia l’orario improponibile che segnavano le lancette. «Sono le sei!» Ripresi, a gran voce.
«E quindi? Ho bisogno di parlarti».
«Non potevi aspettare le sette, come qualunque altro mortale?» Domandai, per poi rendermi conto di quanto inopportuna fosse la mia richiesta. Ma lui non parve accorgersene, troppo preso a riflettere su pensieri a me ignoti.
«Ho passato tutta la notte ad interrogarmi su ciò che è successo lo scorso pomeriggio», cominciò, alzandosi in piedi e cominciando a percorrere gli spazi liberi della mia camera avanti e indietro. «A chiedermi se ci fosse un modo qualsiasi per non tornare nel libro e vivere qui per sempre. Sfortunatamente, non ce ne sono. Certo, se tu continuassi a scrivere la storia all’infinito, una probabilità ci sarebbe. Ma ti costringerei ad una schiavitù inutile, perché in ogni caso il mio corpo non reggerebbe tanto a lungo in un ambiente del genere. Per quanta passione tu possa infondere nel romanzo, io non sarò mai umano. Ma volevo comunque farti sapere che, potendo scegliere, resterei con te. In ogni caso», disse, senza fermarsi un attimo.
«Ecco perché sto per farti una richiesta che non potrai negarmi. Visto che non posso essere umano nel tuo mondo, rendimi tale almeno nel mio. So che dovrei diventare un angelo custode per esigenze di trama, ma ti prego…» e lì s’interruppe, inginocchiandosi vicino al mio letto e stringendomi la mano fra le sue. «Consentimi di divenire un vero essere umano all’interno del libro». Mi rivolse uno sguardo di cristallina e muta supplica, riversando tutto il potere che quelle due chiare e limpide iridi verde acqua avevano sul mio autocontrollo. Era così fermamente determinato che attese in silenzio che io dicessi qualunque cosa, trascorrendo un paio di minuti in perfetta immobilità.
Ancora lievemente intontita dal sonno, non potei far altro che annuire, cedendo alla sua richiesta. Un frettoloso sorriso animò le sue belle labbra rosate, alleviando per qualche istante il peso del suo sguardo. Mi lasciò dolcemente la mano ed uscì dalla stanza senza dire una parola. Ultimamente, ci trovavano tutti gusto a lasciarmi sola in camera ad interrogarmi su quale direzione stesse prendendo la mia vita.
 

 
Trascorsi le ore a scuola come sotto l’effetto di un incantesimo. Sentivo, ma non ascoltavo. Guardavo, ma non vedevo. Era come se il mio corpo fosse lì, ma il mio animo vagasse lungo percorsi tutti suoi. I pensieri nella mia testa s’inseguivano l’un l’altro, inerpicandosi per sentieri tortuosi, girando sempre in tondo. Da un lato c’era la bizzarra richiesta di Harry e il suo strambo comportamento di quella mattina, dall’altro la trama del romanzo che avrei dovuto sensibilmente modificare per accontentare le sue richieste. E ancora, il pensiero di Niall veniva a trovarmi di tanto in tanto, facendosi strada con quei suoi dolci occhi di zaffiro, insinuandosi nella mia testa come una melodia particolarmente orecchiabile.
Mi trascinai fino a sera in quel particolare stato di leggerezza, come se camminassi sulle nuvole, librandomi affrancata nell’aria. Acquistai un minimo di presa sulla realtà mentre aiutai Zayn a prepararsi per il concerto. Strano a dirsi, ma lui era quello che impiegava sempre più tempo a rendersi presentabile, dei due. Gli sistemai il giacchetto di pelle, distendendo le pieghe con dei decisi colpi di mano. Eravamo soli in casa, Harry aveva deciso di trasferirsi momentaneamente da Louis, e non volevo nemmeno immaginare il quantitativo di disagio che avrebbero arrecato ai vicini di Tomlinson. Vidi mio fratello battere ritmicamente il piede a terra, per scaricare la tensione. Gli strinsi con affetto il tessuto della giacca, per poi circondargli le spalle con le braccia.
«Solo perché cambiate locale, non vuol dire che la performance sarà diversa», gli dissi, conciliante. Lui sospirò.
«Il Cinderella è un posto molto più serio dello Staten Island. È stato il trampolino di lancio di molte bands, lì bazzicano anche i discografici. È… importante» proferì in un soffio, alquanto sconsolato.
«E non per questo ti lascerai abbattere. È tutta questione di prospettive. Non potrai mai andare peggio del cugino James» gli dissi, ottenendo una grassa risata in risposta. Il cugino James, famoso in famiglia Malik per l’ilarità di alcuni episodi della sua vita, aveva un gruppo musicale conosciuto come “Fra Tuck”. Facevano indie pop, si esibivano in alcuni localetti a Nottingham e il frontman si faceva chiamare Robin Hood. Al di là di quanto parodica potesse sembrare la vicenda, una sera James ebbe la splendida idea di farsi aprire lo show da un vero frate francescano, che sapeva suonare solo l’ocarina.
Quei brevi minuti che gli permisero d’intonare Rock You Like A Hurricane degli Scorpions con il suo curiosissimo strumento, suscitarono l’ilarità generale della platea. La quale, prima di prodursi in ammiratissimi fischi e pubblicare svariati video su YouTube -e raggiungere esorbitanti cifre di visualizzazioni- rise di seguito per dieci minuti. Ecco perché, da sempre e per sempre, nessuna esibizione potrà mai andare peggio di quella dei Fra Tuck, con il prete e l’ocarina.
 


«Sono così carico… che se qualcuno mi avvicinasse un telefonino glielo attiverei al cento percento!» Esclamò Louis, strattonando la giacca di Zayn con fin troppa foga.
«Frena, compare, che qui mi salta tutto il costume di scena» ribatté lui, divincolandosi.
«È inutile che ti sforzi, non sarai mai più bello di me».
Una serie di risatine nervose si persero nel frastuono che aumentava alle nostre spalle. Il Cinderella sembrava uno di quei vecchi postacci rock and roll anni ottanta, come il Bourbon di Rock of Ages. Grandi spazi, molta folla, arredamento che strizzava l’occhio al trash, luci soffuse, foto di grandi bands hair metal incorniciate e appese alle pareti. Gli alcolici avrebbero cominciato a girare soltanto da mezzanotte in poi, ma non per questo al bancone del bar mancavano frotte di giovani ad implorare per una Corona Extra. Ciò che passava per gli altoparlanti, era solo ed esclusivamente materiale di glam bands che avevano fatto la storia del rock, potevo riconoscere Bon Jovi alternarsi ai Van Halen, passando per i Def Leppard. A discapito dell’aspetto rustico e maltrattato, il Cinderella era un locale importante, mio fratello aveva ragione. Lì la musica veniva presa sul serio, e non come piacevole passatempo per una cenetta da soli in compagnia.
Mentre mi perdevo ad immaginare i fasti di un’epoca musicale che ormai non mi apparteneva più, sentii una mano indugiarmi sulla spalla. Mi voltai e vidi Harry sorridere incerto, dall’altro del suo metro e novanta. Era vestito come una rockstar, volendo anche piuttosto eccentrico. Un foulard scuro gli teneva indietro i riccioli dalla fronte, per poi discendere morbidamente verso il basso, ondeggiando insieme ai movimenti del suo capo. Molte catene, strappi, qualche inserto animalier non troppo eccessivo. Pur non appartenendo a quel mondo, sembrava trovarsi fin troppo bene nei suoi panni. Ricambiai il suo sorriso, avvicinandomi a lui.
«Agitato?» Chiesi, accostando le labbra al suo orecchio per farmi sentire meglio. Si strinse nelle spalle, ridacchiando.
«Onestamente sì. È la cosa più importante che abbia mai fatto nella mia vita», rispose. «Quei ragazzi tengono a questa serata come se fosse ossigeno. Non posso deluderli», aggiunse, indicando con un cenno del capo i quattro giovani che guardavano lievemente spaesati quell’ammasso recalcitrante e ruggente di folla che s’ingrossava ogni minuto di più. Stentavano a credere che avrebbero suonato dinanzi a tutti, eppure era ciò che avevano sempre sognato. Harry lo capiva bene, nonostante fosse stato con loro per così poco tempo.
Gli lanciai un’occhiata e vidi improvvisamente una strana cera dipingersi sul suo volto. L’allegra eccitazione che gli coloriva le guance era sparita di colpo, lasciando il posto ad un pallore cinereo per nulla rassicurante. I suoi occhi si spalancarono completamente, come se stessero assistendo increduli a chissà quale spettacolo che solo loro potevano vedere. Barcollò per alcuni istanti, costringendomi a stringergli i fianchi per sostenerlo. Appena ebbe recuperato un minimo di stabilità, scosse la testa quasi come a volersi scrollare di dosso ciò che gli era appena accaduto.
«Tutto bene?» Domandai, per nulla convinta dei suoi cenni d’assenso.
«A meraviglia», minimizzò. «Credo sia la tensione emotiva».
Non feci in tempo a chiedergli altro, che un uomo salì sul palco, aizzando le grida soddisfatte del suo pubblico.
«Ci siamo» sentii esclamare Louis, mentre Harry si staccava da me per raggiungere i suoi amici. Il presentatore scaldò la folla con i soliti convenevoli, prima d’introdurre il gruppo ospite della serata. E io non potei fare a meno d’impensierirmi per il giovane con i riccioli scuri e il sorriso spavaldo. Non era da lui avere un simile mancamento, così d’un tratto. Era dalla mattina che lo vedevo strano e la faccenda cominciava a piacermi sempre meno. Ma non ci fu tempo per preoccuparmi oltre: il presentatore li aveva appena richiamati, invitandoli a raggiungerlo sul palco. Feci appena in tempo a sussurrare “buona fortuna” e a rivolgere una fugace occhiata al riccio, prima che corressero via, verso il centro della pista.



Nota: prima di tutto, volevo augurare a tutti voi delle buone feste, sono in ritardo per Natale, ma in tempo per capodanno!! E ringrazio infinitamente anche chi mi ha mandato dei messaggi di auguri nella posta del mio account, siete degli angeli fatti di miele, non merito assolutamente tutta questa dolcezza (ma sappiate che vi voglio molto bene).
Vi annuncio che questo è ufficialmente il penultimo capitolo della storia, ebbene sì. Ma non abbiate paura, non vi abbandonerò tanto presto. Non ho idea di come ce la stia facendo ad aggiornare -premettendo che la chiavetta Internet è lentissima- ma passerò a postare il nuovo capitolo di 
Doppelgänger, state tranquilli! Prendetelo come un doppio regalo di Natale piuttosto tardivo, a cui aggiungo i miei soliti ringraziamenti a tutte le generose anime pie che continuano a seguirmi o che leggono per la prima volta! Non dimenticate di lasciarmi i vostri pareri e opinioni, ci tengo molto! Corro dall'altra long! Alla prossima!


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