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Autore: _Whatever_    28/12/2014    1 recensioni
Questa storia è la continuazione di Crying Lightning, quindi, se non l'avete fatto, vi consiglio di leggere prima quella per capire meglio i personaggi di questa storia.
Dal primo capitolo: "Ogni tanto beveva un sorso del suo tè verde e la mattinata sembrava procedere tranquillamente, almeno fin quando non sentì quel nome.
Si guardò attorno sperando di riconoscere qualcosa, di vedere un particolare noto, ma poi sorrise, pensando a quanto risultasse patetico. Non poteva essere lei."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Altri, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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"Ti manca, eh?" la domanda di Penny colse alla sprovvista Alex, che non si era accorto che sua madre non era ancora andata a dormire, ma stava ancora leggendo in salotto, seduta su una poltrona.

Alex immaginò che stesse parlando di Alexa, ma non aveva voglia di mentire, così come non aveva voglia di raccontare delle balle.
"Non ero al telefono con Alexa."
"Lo so" disse Penny sorridendo.
"Come fai a saperlo?"
"Evidentemente ha provato a chiamarti mentre avevi il telefono occupato, perchè dopo ti ha cercato sul mio cellulare, ma io non ho risposto."
"Perdonala, probabilmente non ha pensato al fuso orario, non dovrebbe chiamarti a quest'ora."
"Stai tranquillo. Tu piuttosto dovresti chiamarla."
"Non mi va sinceramente" ammise Alex sinceramente.
"D'accordo" Penny riprese a leggere il suo romanzo tranquillamente. Non era una donna di molte parole e non era una madre impicciona, Alex era stato abituato ad avere i suoi spazi e i suoi tempi per parlare delle cose che voleva condividere ed era libero di dire praticamente qualsiasi cosa a sua madre.
"Comunque sì, mi manca" esordì all'improvviso Alex.
Penny chiuse il libro che stava leggendo e lo appoggiò sul tavolino davanti a lei.
Alex intanto si era accomodato sul divano e aveva appoggiato la testa sulla spalliera del sofà e fissava il soffitto.
"Non vorrei sembrarti inopportuna, ma visto che non stiamo parlando di Alexa, mi cogli un attimo impreparata."
"Ha importanza sapere di chi stiamo parlando?"
"Assolutamente no" Penny sorrise consapevole del fatto che Alex fosse sulla difensiva.
"Lei è... è..."
"Alex, non devi dirmelo per forza" lo rassicurò sua madre.
"Ti ricordi quella ragazza che si è presentata qui una domenica mattina di gennaio dell'ultimo anno del liceo?" chiese Alex dopo parecchi secondi di silenzio.
"Mary, Meg...qualcosa del genere?"
"Margaret."
"Giusto, Margaret. Sì, me la ricordo vagamente, anche se credo di averla vista solo quella volta."
"Ecco...io no. L'ho rivista, parecchie volte e l'ultima non più tardi di due settimane fa."
Penny annuì con la testa, ma non disse nulla, non sapeva dove volesse andare a parare suo figlio e non voleva metterlo sotto pressione con delle domande.
"E' molto amica di Matt e di Miles, li sente e li vede spesso. Io e lei invece...ecco, non credo che riusciremo mai a essere amici. Non l'abbiamo mai voluto e non ci abbiamo mai provato."
"E ti dispiace?" Penny continuava a non capire.
"Diciamo che non siamo fatti per essere amici. Per mesi ci siamo combattuti, fatti la guerra, represso i nostri sentimenti, ma poi una volta abbiamo abbassato la guardia..."
Penny si cacciò a ridere dopo l'ultima frase di Alex e lui la guardò confuso.
"Non ho potuto resistere, ma mi viene da ridere pensando al fatto che mio figlio usi una metafora mentre mi sta dicendo che è andato a letto con una ragazza, scusami."
Alex sorrise: era più in imbarazzo lui a parlare di determinate cose con sua mamma di quanto non fosse lei ad ascoltarlo.
"Sì, insomma, hai capito."
"Sì, direi di sì. E da allora?"
"Non è cambiato niente, ma tutti sanno che dopo aver provato una cosa piacevole, è difficile dimenticarla. Se prima mi mancava un po' quando diventavo nostalgico, dopo averla stretta tra le mie braccia sentivo il vuoto circondarmi quando pensavo a lei. Mi mancava il suo odore, mi mancava il suo viso, mi mancavano le sue mani. Quando sono con lei sono naturalmente portato a starle vicino, a tenerle la mano o a cingerle le spalle con un braccio. Il mio corpo si muove in funzione della sua figura e quando non c'è... beh, sento la sua assenza ovunque, sento il senso di impotenza scorrermi in tutto il corpo, sento perfettamente le mani vuote, sono perfettamente cosciente del fatto che il mio essere sia privo della voglia di fare qualsiasi cosa, perchè manca lei e quindi mi ritrovo a scrivere canzoni su di lei."
Penny sapeva perfettamente di cosa stesse parlando Alex, nonostante il fatto che le sensazioni che provava suo figlio dovevano essere traslate rispetto a quelle di una madre che viveva a centinaia di chilometri da suo figlio.
"E hai deciso di allontanarti ancora di più da lei" disse riferendosi al suo trasferimento a New York.
"Sì, dovevo andare via"
"Con Alexa" Penny aveva sottolineato la presenza di Alexa perchè voleva delle spiegazioni su questa cosa da Alex. Non era una persona incline ai giudizi affrettati, ma non poteva ignorare il fatto che suo figlio non si fosse proprio comportato in modo corretto nei confronti di un'altra ragazza.
"Sì, con Alexa. Dovevo fare finta che non fosse successo niente, che fosse tutto frutto della mia immaginazione e per un po' quasi ci riuscii. Scaricavo tutto sul nuovo album, mettevo ogni ricordo in ogni nota o frase e mi è stato utile, ma qualcuno lassù ce l'ha con me. L'ho rivista a New York per caso quest'estate."
"Mmm."
"Non è successo niente di grave" disse subito Alex.
"Grazie per aver specificato, almeno capisco che non mi stai prendendo in giro" puntualizzò Penny riferendosi al 'niente di grave' di Alex.
"Il problema è rimasto in ogni caso e avevo quasi deciso di chiudere con Alexa, almeno per non continuare a prendere in giro lei, ma per una serie di casi non ho potuto farlo e non me la sento nemmeno ora" Alex non voleva parlare della gravidanza interrotta della sua compagna, sua madre non aveva bisogno di sapere.
"Mi hai detto che l'ultima volta che l'hai vista è stato non più tardi di due settimane fa, no?" chiese Penny.
"Già, ma non ci siamo parlati. L'ho solo intravista mentre andavo via in macchina."
"E...?" Penny non voleva finire la domanda a voce alta, perchè sarebbe stata la fine della conversazione, doveva evitare le domande dirette ad Alex.
"E ho sentito di nuovo quella sensazione di lasciarmi scivolare via dalle mani qualcosa che desideravo intensamente" sospirò Alex.
"Ma lei sa?"
"Cosa dovrebbe sapere in particolare? Non sono mai riuscito a dirle davvero quello che volevo e a volte penso di non saperlo nemmeno io. Credo che si sia fatta delle domande, ma non so se sia riuscita a trovare la risposta giusta. Subiamo questa situazione, tratteniamo l'impulso di scriverci frecciatine tutto il tempo o di chiamarci prima di andare a dormire per la buonanotte. Più di questo non saprei cosa fare e a volte non ci  riesco nemmeno, come stasera."
"Oggi avevi la scusa facile del compleanno, no?"
"Esattamente"
Penny sorrise comprensiva.
"Matt e Miles cosa dicono?"
"Lasciamoli perdere. Si sono messi in mezzo anche troppo" rispose Alex sperando che sua madre non cogliesse il vero significato di quella frase.
"D'accordo, d'accordo."
Entrambi rimasero in silenzio per parecchi secondi. Penny sapeva che non poteva dirgli niente che non gli fosse già stato detto, non aveva voglia di fargli la morale per quello che aveva fatto alle spalle di Alexa, perchè sapeva benissimo che suo figlio fosse consapevole del fatto che fosse un comportamento irrispettoso e che non aveva bisogno di una strigliata. Alex non era una persona egoista e non aveva nemmeno paura di restare da solo, non erano questi i motivi per cui non aveva ancora lasciato Alexa. Non si trattava nemmeno di mancanza di coraggio, evidentemente c'erano altri motivi e Penny non era tenuta a saperli a tutti i costi.
"Tesoro, è tardi per me. Vado a letto" Annunciò Penny.
"Okay, ma', buonanotte" Alex si alzò in piedi e salutò sua madre con un bacio sulla guancia.
Lui non aveva sonno e restò nel salotto di casa dei suoi a pensare e ripensare a delle frasi che gli gironzolavano in testa da un po'.
'When I'm not being honest, I pretend that you were just some lover'





La settimana trascorse lenta e senza particolari avvenimenti.
La mattina del giorno dell'esibizione degli Hurts, Margaret era al lavoro. Lavorava nella redazione di un giornale che si occupava di arte, musica e spettacoli e scriveva articoli per la pagina internet della testata. Il lavoro le piaceva, ma lo considerava un'occupazione transitoria, anche se non sapeva ancora quali potessero i suoi progetti per il futuro. L'ambiente le piaceva molto, i suoi colleghi erano giovani e l'ambiente piuttosto tranquillo.
Quella mattina, durante la pausa, era a prendere un caffè con una collega, Mary, e stavano chiacchierando su cosa avevano fatto durante le vacanze di Natale, quando le arrivò un messaggio da un numero sconosciuto.
'Mi hanno detto che stasera devi venire con me da quei due mancuniani. Liam'
Il messaggio di Fray si riferiva ovviamente al concerto degli Hurts.
'Chi te l'ha detto?' rispose.
'Immagina. Vieni da sola o preferisci che ti passi a prendere?'
'Non credo che mi facciano entrare se mi presentassi da sola, non sono nessuno'
'Mandami l'indirizzo di casa tua, passo a prenderti alle 7'
A Margaret piaceva questa cosa di Liam e Miles: l'avevano presa sotto la loro ala protettrice e sembravano felici di coinvolgerla nelle loro cose. Miles ovviamente la conosceva meglio e da più tempo, ma anche Liam era evidentemente disposto a trascorrere del tempo con lei, a prescindere dalla presenza di Miles.
Durante il pomeriggio Margaret pensò intensamente a come conciarsi per la serata, doveva trovare qualcosa di adatto, visto che non si trattava di un pub di periferia.
Tornata a casa, si fece una doccia, si sistemò i capelli in una coda alta e poi aprì l'armadio. Aveva in mente due idee: la prima ipotesi era un tubino nero semplice, elegante e nemmeno troppo corto, la seconda era un completo nero con i pantaloni a vita alta e la giacca senza bottoni aperta da indossare sopra una camicia bianca infilata dentro i pantaloni.
Si provò prima l'abito ma, per quanto le stesse bene, si sentiva un po' banalotta, quindi tentò con la seconda ipotesi e per quanto non fosse molto più originale dell'altro caso, optò per il completo.  Non sapeva bene perchè ci tenesse così tanto a non sembrare monotona e ordinaria, ma di certo non dipendeva solo dal locale, era sicura che c'entrasse anche con il gruppo che stava andando ad ascoltare.
L'aspetto di Theo l'aveva colpita e l'atteggiamento di Adam l'aveva incuriosita parecchio, ma non aveva fatto alcun tipo di ricerca sulla rete per cercare di scoprire qualcosa di più su di loro.
Liam si presentò sotto casa sua in taxi, non aveva preso la sua macchina per non precludersi la possibilità di bere.
Indossava un cappotto blu lungo elegante sopra una camicia bianca e dei pantaloni marroni.
"Ti fanno entrare così al Groucho?" chiese Margaret non appena entrò in macchina.
"Sono iscritto, posso fare quello che voglio."
In macchina non chiacchierarono molto all'inizio, perchè ascoltavano la radio. Da Jo Whiley si parlava del teenager cancer trust.
"...per ora si parla della presenza di Noel e di un Liam la stessa sera, ma non si tratterebbe di suo fratello, bensì del cantante dei Courteeners..."
Margaret si girò verso Liam e lo vide sorridere compiaciuto.
"E' vero?" chiese immediatamente.
"Non posso dire niente, tra poco faranno gli annunci ufficiali."
"Parla."
"Io posso confermarti la presenza della mia band... per quanto riguarda Noel non posso dire nulla."
"E' vero quindi" sussurrò Margaret eccitata.

Arrivati al locale, Liam si fermò fuori a parlare con della gente che conosceva mentre Margaret se ne stava in silenzio di fianco a lui. Si sentiva fuori luogo, non conosceva praticamente nessuno e non era nemmeno dell'ambiente, nonostante avesse come migliori amici due musicisti inglesi affermati. Guardando il locale e l'ambiete, iniziò ad immaginare Alex ad una serata del genere, ma per quanto non ci provasse, non riusciva proprio a vederlo nella sua mente inserito in quell'ambiente, forse perchè non l'aveva mai visto se non in compagnia dei suoi amici nonchè colleghi. Non le era mai capitato di incontrarlo in una serata del genere, anche se era ovvio che frequentasse persone al di fuori del giro dei Monkeys e di Miles.
Questa era una cosa che aveva sempre pensato: non aveva mai vissuto la quotidianeità di Alex da cantante famoso e non sapeva come potesse comportarsi, anche se, conoscendolo da vari anni, poteva immaginare che non desse troppa confidenza a persone di cui gliene importasse il giusto.
Liam finì la sigaretta, la prese a braccetto e la distolse dai suoi viaggi per portarla dentro il locale.

Si accomodarono a un tavolo per due non molto appartato.
"Chissà cosa crederà la gente vedendoci insieme" disse Margaret guardandosi intorno.
"Qui si fanno un po' tutti i cavoli propri e i fotografi aspettano fuori di solito, ma non sono una vittima abbastanza celebre, quindi tranquilla, Turner non saprà di questa serata se è questo quello che ti interessa."
Margaret lo fulminò con lo sguardo perchè non stava minimamente pensando a quello che avrebbe potuto dire Alex scoprendo che lei usciva con Liam.
"Stanno per iniziare" comunicò Liam dopo un'oretta buona trascorsa  a parlare di tutto e niente. Il ragazzo si avvicinò allo spazio lasciato libero da tavolini e sedie e occupato da una tastiera, una batteria e un'asta del microfono, ma Margaret non lo seguì, preferiva godersi lo spettacolo da più lontano e poi non voleva farsi vedere subito da Adam.
Adam, Theo e il batterista fecero il loro ingresso e salutarono i presenti con sorrisi tesi. Non dissero una parola, ma presero tutti posizione: Theo davanti al microfono e Adam alla tastiera. Non dissero il titolo della canzone, ma partirono a suonare dopo il segnale di Adam.
Margaret si perse a osservarli e non si concentrò subito sulla canzone: Theo era elegantissimo e teneva le mani congiunte davanti al petto mentre cantava a occhi chiusi, Adam era concentrato e fissava la tastiera, ogni tanto ondeggiava a ritmo della canzone, non si guardava attorno, ogni tanto rivolgeva lo sguardo verso Theo senza un apparente motivo.
La prima canzone si concluse e dal ristretto pubblico partirono degli applausi. Sul volto di Theo si dipinse un sorriso soddisfatto.
"Vi ringrazio" disse semplicemente.
Adam intanto si era alzato e aveva recuperato una chitarra acustica nera e aveva cambiato lato rispetto a Theo. Ora era rivolto verso il pubblico e guardava la piccola folla davanti a sè con aria di sfida, era impettito e immobile.
Margaret potè notare che indossava una camicia nera con il collo coreano sopra dei pantaloni neri che mettevano in risalto le gambe muscolose.
Adam guardava la gente tra il pubblico, passava in rassegna tutti i presenti e Margaret potè constatare con un briciolo di soddisfazione un'ombra di delusione negli occhi del musicista per non averla trovata vicino a Fray. Sorrise e fu in quel momento che Adam decise di estendere la ricerca ai pochi rimasti seduti ai loro tavoli. La fissò un secondo prima di farle l'occhiolino e partire a suonare dopo il segnale del batterista. Questa volta Margaret, come per le sette canzoni successive, ascoltò attentamente la canzone e non se ne pentì.
Margaret era ipnotizzata dagli Hurts: nonostante l'arrangiamento acustico, riusciva a percepire la potenza delle canzoni. La voce potente di Theo riempiva la stanza accompagnata magistralmente dagli accordi di Adam. La ragazza si alzò per raggiungere Fray quando Theo annunciò che quella successiva sarebbe stata l'ultima canzone. Ogni tanto incrociava lo sguardo con quello di Adam e se le prime volte credeva che si trattasse di un caso, dopo un po' capì che non era cosí. Sembrava che il chitarrista stesse cercando la sua approvazione o che stesse cercando di incuriosirla. Finito il set, i tre uscirono dalla sala e non vi rientrarono per un po'. Liam e Margaret discussero del concerto, a entrambi era piaciuto molto. Margaret di tanto in tanto si guardava attorno in cerca di quegli occhi di ghiaccio e a un certo punto vide una sagoma con la camicia grigia al bancone. Stava per avviconarsi, ma qualcuno le parlò.
"Nessun incidente in bagno questa volta?" Theo l'aveva raggiunta alle spalle e lei riconobbe immediatamente la voce.
"Sembra proprio di no per fortuna."
"Meglio, anche perchè con quest'aspetto più sano, sei ancora più bella."
Margaret avvampò e si guardò attorno in cerca della ragazza di Theo. Il cantante capì.
"Non c'è la mia ragazza, stai tranquilla. Domani ha un esame e non poteva venire" Spiegò.
"Ah...okay."
Passò qualche secondo di silenzio: Theo era di fronte a lei e la stava osservando e lei si sentiva in imbarazzo, ma si riprese.
"Complimenti per la serata. È stato molto bello" disse per fare conversazione.
"Ti ringrazio. Spero ti piacerà anche l'album"
"Ci sono buone premesse."
Trascorsero altri secondi di silenzio e questa volta Margaret non sapeva come venirne fuori.
"Prima che ti raggiungessi e ti mettessi in imbarazzo con un semplice complimento, mi sembravi intenzionata a raggiungere il bancone per fare i complimenti al mio collega, immagino."
"Già, stavo andando da lui"ammise la ragazza.
"Vai allora, altrimenti poi ti toccherà fare la fila" disse Theo indicando un gruppo di ragazze stanziato vicino ad Adam.
La ragazza sorrise e si allontanò per raggiungere Adam.
"Buonasera!" esordì Margaret per palesarsi.
"Buonasera a te" rispose Adam girandosi verso di lei per guardarla dalla testa ai piedi e constatare che quel completo le stava veramente bene.
"Come stai?"
"Bene, la tensione deve ancora scemare, ma mi sto riprendendo"
Margaret si sorprese per una risposta del genere, perchè Adam non sembrava un ragazzo ansioso, ma era anche vero che non lo conosceva per niente, quindi questa sua convinzione era basata solo sul suo aspetto freddo e distaccato da qualsiasi cosa e dai suoi occhi gelidi e seri.
"Era la prima volta che suonavate davanti ad altra gente?"
Adam sorrise e sorseggiò il suo Jack Daniel's.
"No, affatto, abbiamo fatto migliaia di serate con il vecchio gruppo. È solo che stasera era diverso, perchè abbiamo suonato per persone dell'ambiente, persone che sanno cosa sia la musica e quindi sentivo un po' di pressione"
"Direi che ve la siete cavata egreggiamente, no?"
"Credo di sì"
"Quando uscirà l'album?"
"È ancora in fase di produzione, infatti ero contrario a questo concerto, perchè molte cose sono ancora da sistemare, ma Joe ha insistito per questa serata  e il nostro manager ha colto l'occasione."
"Sembra che tu ti stia giustificando"
Adam rise e bevve un altro sorso del suo whiskey.
"In parte lo sto facendo. L'idea dell'album è un po' diversa da questo set acustico e spero che non ci rimarrai male quando lo sentirai."
"Non è detto che lo farò" rispose Margaret sorridendo.
"Lo farai, se non altro per sentire almeno la voce di Theo"
"Geloso?" chiese Margaret guardandolo negli occhi. Adam sorrise.
"No. Sarebbe comunque una copia in più venduta"
"Sei proprio un mancuniano" disse la ragazza quasi risentita.
"Cosa c'è di male in questo?"
"A parte il fatto di nascondersi dietro alle vendite per mascherare l'importanza che ha la tua musica per te, niente."
"E sentiamo, perchè questa sarebbe una prerogativa di noi mancuniani? Da cosa lo deduci?" chiese Adam interessato.
"Precedenti illustri."
"Oh, capisco. Sai, non è bello fare di tutta l'erba un fascio, anche se non mi dispiace appartenere al fascio in cui c'è anche Noel."
"L'unica cosa che avete in comune, a parte Manchester, sono gli occhi azzurri."
"Non sapevo lo conoscessi."
"Time out, vi prego" Liam li aveva raggiuntie stava ascoltando la loro conversazione da qualche secondo, non che ci volesse molto di più a capire che si stavano acidando addosso.
"Fray, che piacere!" disse Adam.
"Non vedo l'ora di sentire l'album, Anderson, davvero."
"Spero non ti deluda."
"Quanto dobbiamo aspettare ancora?" Chise William.
"Mi sa che ti toccherà aspettare l'estate, ma ci sono sempre i singoli!" Adam sembrava tornato di buon'umore.
Margaret si allontanò dai due per andare a fumare una sigaretta fuori.
Si guardò attorno e notò vari volti più o meno noti del mondo della televisione e della radio. Si perse qualche minuto a cercare di ricordare i loro nomi e la loro occupazione con scarsi risultati.
"Disturbo?" Adam l'aveva raggiunta fuori.
"Dipende."
"Da cosa?"
"Hai intenzione di diventare simpatico?"
"Tanto lo so che ti diverti."
Margaret sorrise.
"Hai ragione, un po' mi diverto."
"Non sono sempre così, mi hai visto solo in particolari circostanze."
"E come sei di solito?"
"Davanti a un pezzo di torta di carote posso sembrare quasi simpatico."
"Non mi sembra che la torta di carote sia nel menù" Margaret sapeva benissimo cosa volesse dire Adam, ma voleva che glielo dicesse esplicitamente, senza evitare giri di parole.
"Sei furba."
"Mi lusinghi."
Adam sorrise.
"Domani hai impegni?"
"Domattina lavoro, ma nel pomeriggio sono libera."
"Ci vediamo davanti allo Starbucks di Green Park alle cinque."
"Non so se ho un appunt-"
"No, non era una domanda."
Adam si avvicinò e le posò un leggero bacio sulla guancia prima di rientrare nel locale.
  
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