Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: Red Wind    28/12/2014    3 recensioni
Storia vincitrice del "Premio Aturiel" al contest "Bad Obsession"
"-È tardi, lei non dovrebbe andare a casa?- chiese Madaly.
-Forse ha ragione- rispose apatico House, senza muoversi di un millimetro.
-No, resti ancora un po'. La noia fa passare il tempo troppo lentamente-
-Prima mi ricorda che devo andarmene, poi mi chiede di restare. Si decida. Così non so come contraddirla-
-Non glielo stavo ricordando perché lo facesse, una persona che ha un motivo per andare a casa non se ne dimentica. Non c'è nessuno che l'aspetti?-
House sorresse quello sguardo per un attimo.
-Nessuno è venuto a trovarla- ribatté."
Questa fanfiction è immaginata come un episodio di House facente parte della terza stagione, buona lettura! ^^
Storia partecipante ai contest "Bad obsession" di Aturiel e "Il giorno che ha cambiato la mia vita" di Fabi_Fabi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Look me in the eye,
and eletrify my bones.

I ain't gonna leave
until you know my name.
-Trying to build up the words
to say what you mean to me-
-Gonna open your eyes and
let you know what I mean-
Coming home – Firelight

 

Certo, c'erano possibilità di guarigione, ma poche, davvero poche. Eppure, lo aveva detto, il suo obiettivo era la diagnosi. Perché quella volta aveva perso completamente il suo valore? Semplicemente non gli bastava, quella volta avrebbe voluto salvarla. In fondo, voleva sempre salvare i suoi pazienti, ma quasi mai con questa determinazione.
Rivalutò il caso dall'inizio, alla ricerca di un inspiegabile errore di ragionamento, una falla che portasse ad una più felice diagnosi. In fondo, però, lo sapeva: non poteva essersi sbagliato. Non rimase sorpreso, infatti, quando non trovò assolutamente niente. Decise di fare gli esami, prima di convalidare la diagnosi. Che follia, non c'era dubbio che fosse Murburg, eppure volle essere sicuro, per una volta. Mentre attendeva i risultati House tornò nella camera della paziente, ma questa volta senza svegliarla. Restò a fissarne il volto pallido così in contrasto con i capelli rossi.
Quando arrivarono i risultati del test scoprì una stupida scintilla di speranza, da qualche parte dentro di lui, che lo fece arrabbiare ancora di più quando il test risultò positivo.
Si attrezzò per evitare il rischio di contagio, poi svegliò Madaly, questa volta più delicatamente.
-Ho capito di cosa si tratta- disse, cercando di essere il più neutro possibile.
-Cos'ho? Anzi, senza giri di parole, quanto è grave?-
House abbozzo un sorriso: quella donna gli aveva risparmiato un sacco di fatica chiedendogli esplicitamente di mettere da parte la diplomazia.
-Sindrome di Murburg, mortale nell'80% dei casi-
La paziente lo guardò negli occhi, ancora incapace di avere una reazione. House si rifugiò di nuovo nella medicina.
-I sintomi sono simili all'ebola, ma la mortalità è più alta. Stava tutto nella tosse: quella era dovuta ad un normale mal di gola e non faceva parte dei sintomi. Il resto combaciava perfettamente con il Murburg. Ho fatto i test. La modalità di contagio è la stessa dell'ebola, i virus rimangono nello sperma di chi è stato contagiato per mesi- spiegò, poi aggiunse -Mi dispiace-
Madaly chiuse un attimo gli occhi, lasciando scivolare qualche lacrima lungo le guance fino al lenzuolo di cotone.
-Lo so, ma sono felice che uno come lei l'abbia detto. Che cosa dovrei fare ora?- chiese, non si sa se ad House o a se stessa.
-Curando i sintomi potresti sopravvivere-
-Mi stai dicendo di continuare a sperare? Tu? Non che abbia molta scelta in realtà. In fondo se morissi non farei in tempo a rimanere delusa-
Trascorsero minuti di silenzio, in cui qualche silenziosa lacrima scese ancora sul volto della donna. House sentiva la desolazione causata da tutto quello da cui per anni si era protetto e dall'ingiustizia: come pessimista ci era abituato, ma la sua razionalità gli urlava quanto fosse sbagliato. Era così irritante che il mondo non avesse senso, ma fosse governato dal caso e dal caos.
-Soltanto, non farmi soffrire troppo- ruppe il silenzio Madaly, interrompendo il filo dei pensieri del medico.
House annuì. In quel momento notò un sottile rivolo di sangue macchiare le labbra della donna. Madaly si portò una mano alla bocca, trovandola poco dopo macchiata di rosso. Lanciò uno sguardo a Gregory, mentre questi si avvicinava, senza sapere neanche lei cosa volesse dirgli. Il medico rispose con un occhiata sicura, forse anche rassicurante, prima di sedarla e somministrarle dei fattori coagulanti nella speranza di fermare le emorragie.
Poi tornò a sedersi su quella sedia blu e attese. Non fece caso al passare del tempo o al fatto che se lì ci fosse stato un cocciuto congiunto della paziente gli avrebbe sbattuto in faccia l'inutilità dell'assidua presenza. Lo sapeva anche lui, ma proprio non aveva voglia di tornare a casa in quel momento. Certo non si stava crogiolando nella disperazione per la probabile morte della paziente come avrebbe fatto Cameron, semplicemente stava lì, nel silenzio rispettoso dell'ospedale, senza pensare a niente.
Il suo sguardo perso nel vuoto fu distratto da un lieve movimento di Madaly. La donna aprì gli occhi, ancora un po' assonnata, e si accorse della presenza di House.
-Che ore sono?-
-Ha fretta di morire?-
-No, ho fretta di sapere se morirò-
-Venti alle tre-
Madaly sospirò.
-È passato poco tempo-
-Il decesso è causato dalle emorragie, passeranno parecchi giorni prima che possa considerarsi guarita-
-La smetta di darmi del lei, sto morendo- disse, sofferente.
Ci fu un momento di pausa prima che aggiungesse -Cosa è successo alla sua gamba?-
House esitò.
-Un trombo- disse soltanto.
La donna si sistemò meglio nel letto e chiuse gli occhi.
-Così facevi prima a non dirmi niente-
-Esatto, avrei fatto prima- concluse House, decidendosi ad andare a casa.


L'indomani, a lavoro, ne approfittò per recuperare qualche ora di ambulatorio, passando da Madaly qualche volta, giusto per constatare che le sue condizioni erano ancora stabili, intaccate appena da qualche emorragia gestibile. Con la paziente, che dormiva per la maggior parte del tempo, restava quasi sempre uno degli assistenti.
Di sera, quando questi tornarono a casa, House decise di andare dare un'occhiata alla paziente di persona.
La donna giaceva immobile, gli occhi chiusi e il respiro regolare. Si sedette e poggiò la fronte sul bastone, pensieroso.
-Tutto ciò che siamo deriva da quello che siamo stati. Nessuno può scappare davvero dal suo passato, “voltare pagina”, come dicono- disse, piano, come se parlasse fra sé -Mio padre, o meglio quello che si definiva tale, era una militare, un Marines. Credo basti questo a descriverlo. Regole ferree e cieche, punizioni militari. Per quanto ne so è nato tutto da lì, se ti interessa ancora saperlo-
Madaly aprì gli occhi, li fissò in quelli altrettanto chiari del medico scorgendovi la verità e abbozzò un sorriso.
-Ora posso morire in pace-
Anche House sorrise amaramente a quell'affermazione, poi si avvicinò per controllare il dosaggio delle medicine e i parametri vitali. Infine si voltò un attimo verso la donna, restando in piedi di fianco al letto. Madaly appoggiò una mano sulle sue, protette dai guanti, che erano appoggiate al bastone. House alzò lo sguardo, portandolo su qualcosa di indefinito vicino alla finestra.
-Devo andare- disse dopo un tempo indefinito, per poi tornare al 221b di Baker Street.


I giorni trascorsero tutti simili tra loro, mentre Madaly si consumava sempre più e i medici facevano di tutto per evitare le emorragie e reintegrare il sangue perso. Di giorno qualche amica della professoressa Hirely andava a trovarla e i medici si occupavano di lei, ma di sera, quando tutti se ne andavano a casa, restava sola ed House andava a controllare il suo stato. Gli piaceva far credere ai colleghi di disinteressarsi al caso, ora che aveva raggiunto la diagnosi, per mantenere la sua fama di bastardo manipolatore.


-Sento che questa è la mia ultima notte- dichiarò Madaly quella sera, appena House entrò nella sua stanza.
Il medico si fermò sulla soglia a guardarla. Avrebbe davvero voluto che ci fosse Cameron in quel momento al suo posto, era il suo lavoro confortare i moribondi. Lui in quel momento era completamente inutile perché quando stai per morire non vorresti al tuo fianco un pessimista ateo e cinico. Eppure, quella volta, era certo che la paziente non avrebbe voluto che fosse un altro medico ad entrare in quella stanza. House non sapeva neanche bene perché o come facesse ad esserne così certo, ma, per mancanza di tempo, rimandò quelle considerazioni e si fece forza di entrare. Si sedette sulla solita sedia, pensando a qualcosa di decente da dire.
-80%- decretò alla fine.
Forse per un paziente normale sentirsi ricordare le probabilità di morte non sarebbe stato il massimo, ma lui, in quella situazione, si sarebbe accontentato di qualche numero e quindi aveva sperato che potesse essere lo stesso anche per la professoressa Hirely.
-20% vita, 80% morte. Questi sono i fatti, non quello che “senti”- aggiunse, anche se Madaly aveva capito quello che intendeva.
-La mia asserzione era più melodrammatica- ribatté la donna, decidendo di cambiare argomento.
-Sono sempre più convinto di essere in una soap opera-
Quel brevissimo momento di distrazione cadde nel vuoto, facendo tornare il silenzio e con esso i pensieri inevitabili per quella situazione.
-Che cosa vuoi?- chiese House dopo un po'.
-Eh?-
-Tutti hanno un desiderio associato alla propria morte, la gente al solito è troppo stupida per fare le cose finché ha tempo-
-Non sono quel tipo di persona, le cose che mi mancano possono essere portate solo dal tempo, che è proprio quello che mi manca ora-
-Allora?- chiese House, certo che ci fosse comunque qualcosa.
La donna rifletté un attimo.
-Non avrei mai immaginato di morire sola. Mi ero immaginata in un letto d'ospedale come questo, ma vecchia e circondata da figli e nipoti, magari, con anche mio marito a salutarmi. Soltanto non voglio morire sola-
Per House era una delle peggiori cose che potesse chiedergli, ma almeno ora aveva una sottospecie di obbiettivo.
-Ok, sono qui- disse soltanto, avvicinando la sedia al letto.
La donna fissò quegli occhi penetranti, soddisfatta di aver in un certo senso trovato la parte nascosta di quell'uomo, poi, come ogni volta quando si sforzava di parlare, sentì piombarle addosso la stanchezza innaturale della malattia e si addormentò dolcemente. House pensò che restando avrebbe potuto intervenire repentinamente in caso di una qualunque emergenza e si accomodò meglio sulla sedia, appoggiando i piedi sul bordo del letto. Non avrebbe immaginato che non fare nulla potesse essere così noioso tutte le volte che aveva fuggito il lavoro. Era come soffrire di insonnia: ogni cosa lo irritava, udiva ogni minimo rumore come un gran fracasso e aveva voglia di buttare dalla finestra l'insopportabile orologio appeso alla parete. Decise di prendere doppia razione di Vicodin e cercarsi un'enigmistica per passare il tempo.


Gregory si svegliò di soprassalto, chiedendosi inconsciamente perché stesse dormendo. Un attimo dopo si ricordò della noia e del Vicodin, poi della paziente che giaceva nel letto adiacente. Il suo sguardo corse al monitor, trovandovi con sollievo tutti i parametri regolari. House fece per alzarsi e si accorse della mano della donna appoggiata sul proprio braccio. La depose di fianco al corpo, svegliando inavvertitamente Madaly.
-Mh, sono ancora viva- disse sorridendo appena fu del tutto sveglia.
-Non morirai nel sonno, purtroppo per te-
-Tu invece sì, dal modo in cui dormi- ribatté con aria saccente e ironica.
House sollevò un angolo della bocca in una specie di sorriso.
-Ti mando Cameron- concluse.
Madaly annuì e House, zoppicando ancor più del solito per la scomoda posizione in cui aveva dormito, tornò a casa.


-Hai mai pregato?- chiese dal nulla Madaly, una notte.
-No. Dio non esiste-
La donna rise debolmente.
-Come fai ad esserne così sicuro?-
-La vita fa schifo. O Dio non esiste o è terribilmente crudele. La prima ipotesi è la più ottimista-
-La vita fa schifo per colpa nostra, nessuno ci obbliga ad essere così meschini-
-Ce l'abbiamo nel sangue-
-Abbiamo libero arbitrio, sta solo a noi decidere chi vogliamo essere e non tutti scelgono male-
-Certo, ci sono i “cattivi”, ma soprattutto i “buoni”- ribatté House in falsetto.
-Ne hai sicuramente conosciute e avrai fatto di tutto per scoprire qual'era la loro colpa-
-In ogni caso questo non dimostra l'esistenza di Dio-
-Niente dimostra l'esistenza di Dio, non pretendo tanto, ma non è neanche impossibile che esista-
-In che modo questo dovrebbe influenzare la mia vita?-
-Hai creato i tuoi principi sulla razionalità, il che è giustissimo, ma ci sono volte che non ti aiuterà. È allora che la gente si affida alla fede, o per meglio dire all'amore. Non ha niente di razionale, proprio come i nostri sentimenti e il nostro essere umani-
-Mi sembra di essere in una soap opera- la interruppe House.
La donna fece una pausa, guardandolo negli occhi.
-Quante vite saresti disposto a sacrificare per salvare quella della persona a te più cara?- disse lei.
House ricambiò lo sguardo, restando in silenzio a sua volta.
-Ne hai salvate centinaia e scommetto che gli hai dato valore numerico, razionale. Dal punto di vista medico, in fondo, è la cosa più logica, ma la vita di coloro che ami vale tanto quanto quella di uno sconosciuto? Forse in teoria, ma sono certa che in pratica nemmeno un cinico come te le porrebbe metterle sullo stesso piano-
-Non stiamo parlando di come i sentimenti possano renderci incapaci di ragionare. Questo non c'entra niente con Dio-
-La fede ci insegna l'amore-
-Si può arrivare alla stessa conclusione anche da soli-
-Probabile. Preferisci crederti frutto del caso o dell'amore di una divinità?-
-Mh...del caso!- ribatte House con ovvietà.
-Ecco, ci sono persone che preferiscono l'altra ipotesi, ma non per questo hai il diritto di trattarli da idioti. Non hai idea di quanto sia irritante-
-Da illusi?- tentò House.
-No- rispose Madaly sorridendo.
-Eeek! Risposta errata! Grazie per aver giocato con noi, come premio di consolazione ha vinto un abito da suora! A presto, con la prossima puntata di “Convinci&vinci”- disse House imitando un conduttore televisivo.
Madaly rise. House tornò serio: il suo sarcasmo serviva per proteggersi, non per diventare un buffone, la gente di solito non reagiva così.
-Sarei davvero un'illusa se mi aspettassi di convincerti! Mi accontento di discutere con qualcuno di sveglio e che, per una volta, non ha usato il sarcasmo per divagare- soggiunse la donna.
-Fino ad ora- rispose fintamente minaccioso House.
Madaly sorrise, luminosa, per un attimo, prima che l'incremento improvviso di dolore la costringesse a stendersi meglio e a tentare di riposare. House aumentò un po' il dosaggio dei medicinali prima di andarsene.


I giorni passarono senza essere contati, tranquilli e quasi felici, come quelli di chi si trova ancora un po' di tempo quando pensa di averlo finito. E, senza che nessuno ne facesse parola, i miglioramenti di Madaly divennero innegabili. Non era fuori pericolo, non lo sarebbe stata per parecchio tempo, ma il peggio era passato. L'attendevano una morte meno dolorosa del previsto o una guarigione (parola che però nessuno osava pensare). Quel fantomatico 20% era aumentato, anche se non si poteva dire di quanto, e aumentava ogni giorno di più. House continuava a farle visita, non più come paziente da curare o come moribonda da fingere di compatire, ma come persona con cui discorrere. Non si trattava di parlare del tempo o del baseball, ma di discorsi che la gente normale non avrebbe fatto mai, tanto meno con una persona conosciuta da così poco. Parlavano usando poche parole, ben calibrate e intercalate da lunghi silenzi, totalmente privi di imbarazzo o noia. Il tempo, in quelle sere, scorreva veloce.
Mentre passavano i giorni Madaly smise di mangiare quasi del tutto, a causa dell'anoressia derivante dalla malattia e perse buona parte dei suoi capelli rossi, ma, grazie alle cure ben calibrate, non soffriva troppo. Restò al Plainsboro per quasi un mese tornandoci per dei controlli periodici finché non fu di nuovo in forze e completamente guarita.
Fu sempre visitata da House, più per un tacito accordo che per una reale motivazione, tranne quell'ultima volta: quella in cui Chase la dichiarò ufficialmente guarita.
Madaly si sentì rinascere: anche se poteva considerarsi fuori pericolo almeno da quando aveva lasciato l'ospedale, sapere che quella storia era finalmente finita era un'altra cosa.
Salutò quel gentile medico di cui non ricordava il nome e si chiuse la porta dell'ambulatorio alle spalle, sospirando. Sorrise, maliziosa e insieme bonaria, pensando al motivo per cui House l'aveva mandata da un altro dottore: senz'altro per non doverla salutare.
Salì le scale, mentre il ticchettio dei tacchi rimbombava nella rampa, fino a raggiungere il reparto di diagnostica. Attraverso la porta a vetri vide House seduto alla scrivania, mentre giocherellava con la pallina da tennis. Si avvicinò, ma non aprì la porta: era arrivata fin lì, ma adesso voleva costringere quell'uomo a dimostrare un minimo di interesse. House alzò lo sguardo su di lei, ammirando la sua figura longilinea all'interno dei soliti abiti eleganti.
Madaly in quel momento, mentre vedeva sul vetro il proprio riflesso e, dietro, lo sguardo di House, ebbe paura, forse terrore, di essersi sbagliata.
Alla fine Gregory si alzò e la raggiunse zoppicando, tenne aperta la porta con un piede, senza uscire dall'ufficio né invitarla ad entrare, mentre le rivolgeva un segno di saluto con la testa.
-Come mai qui?- chiese ostentando indifferenza, ma non abbastanza scorbutico da esserlo davvero.
Madaly fissò i suoi occhi per un lungo istante e così accadde anche per il seguente scambio di battute.
-Non lo so. Cosa vuoi che ti risponda?-
-Non lo so. Cosa vuoi che ti risponda?- ripeté a sua volta.
-Credo...vorrei che mi dicessi che vorresti che io fossi qui per chiederti di uscire-
House la guardò male per un attimo, decifrando la frase.
-Emh, non facevi prima a dire che sei venuta per chiedermi di uscire?-

-Non sono venuta per questo, ma per capire quanto ti importa di me...-
-Sei una paziente-
-Lo ero. Al “Moonstruck” alle 8- concluse porgendogli il proprio numero di telefono e allontanandosi.
House si sporse dare un'occhiata al suo sedere. Madaly raggiunse l'ascensore e, una volta entrata, si voltò verso House.
Prima di premere il pulsante ed andarsene urlò, per farsi sentire da quella distanza:-Allora, il mio fondo schiena ti ha convinto?-
In quel momento House decise che quella sera sarebbe andato all'appuntamento. Chissà che la sua vita non sarebbe cambiata.

 

Il cantuccio dell'autrice
Salve a tutti! La fan fiction è conclusa, mi sono molto divertita a scriverla e devo dire che per una volta sono anche abbastanza soddisfatta. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate voi, quindi fatevi avanti! ^^
Hope we meet again
Red Wind

   
 
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