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Autore: Trapezoidale    28/12/2014    2 recensioni
Qualche anno dopo la fine del liceo, Lysandro fuma la pipa e si perde in ricordi dissipati nel tempo.
Ma qualcuno, dal fumo, riemerge e ottenebra la mente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Leigh, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oltre l’uscio di casa, l’aria era fossilizzata in un’opaca e gelida nebbia. Non ci si accorgeva subito di quanto fosse fredda: l’umidità lambiva le persone, penetrando giacche, sciarpe, cappotti e stringendo loro il cuore in un abbraccio crudele, così fitta ed ovattata da coprire ogni rumore distante più di qualche metro dai due giovani.

Castiel, come al solito vestito in modo molto più leggero di quanto la stagione inclemente richiedesse, corse in fretta alla portiera della macchina, rifugiandosi subito al suo interno e infilando le mani sotto le ascelle. Lysandro lo seguì a grandi passi. L’aria calda e secca del climatizzatore sapeva di plastica bruciata, ma era senz’altro gradita.

Una volta entrati, Castiel mise in moto e si avviò verso una direzione non ben precisata.

Lysandro non aveva mai imparato a guidare. In realtà sapeva fin troppo bene che, prima o poi, il fatidico momento sarebbe giunto, ma la necessità non si era ancora presentata. Inoltre era più che sicuro che i suoi profondi momenti di riflessione l’avrebbero inevitabilmente condotto ad un incidente.

La nebbia si stendeva ancora in una coltre impenetrabile. Castiel fu costretto a sporgersi un paio di volte per verificare che fosse ancora all’interno delle strisce, e ad un certo punto fu sicuro di aver sbagliato strada. Fortunatamente un cartello che sorpassarono di lì a poco lo ricondusse sul percorso giusto, ancora ignoto a Lysandro. Aveva deciso di non chiedere spiegazioni all’amico: il sorrisetto mascherato dalla reticenza delle parole del chitarrista, ma soprattutto lo sguardo sfuggente del fratello, l’avevano attratto più di un profumo inebriante. D’altro canto sapeva fin troppo bene che qualsiasi domanda posta a Castiel sarebbe stata deviata con una battuta pungente; era uno dei tanti aspetti del chitarrista a cui era affezionato. Un altro aspetto che rispettava e apprezzava molto nell’amico era la sua capacità di non sentirsi forzato a rompere i momenti di silenzio: Castiel dissimulava la sua introversione presentandosi ironico, impaziente ed egocentrico, ma oltre il guscio duro si celava una personalità seria e protettiva, che si riusciva a scorgere proprio in quei momenti di quiete. Tuttavia Lysandro non vedeva l’amico da qualche tempo, perciò non esitò a chiedergli come stesse.

-Mah, che posso dirti? La vita da mantenuto comincia ad annoiarmi, ma sempre meglio che studiare ancora- rispose canzonatorio Castiel.

Lysandro socchiuse pigramente gli occhi. -Io non ti avrei visto male a fare l’università- disse –magari qualcosa come ingegneria… Sai quanto avremmo bisogno di un tecnico del suono-

-Sì, e non abbiamo i soldi per permettercelo- sbuffò Castiel. –Lo so, ma gli esami finali mi han fatto scoppiare la testa. Forse, in futuro. Ah ecco, siamo quasi arrivati-

Svoltarono a sinistra e si ritrovarono davanti in un grande parcheggio. Ad una non ben precisata distanza, una luce incredibilmente forte segnalava il loro luogo di arrivo.

-In aeroporto? Siamo venuti a prendere qualcuno?- chiese Lysandro, scendendo dall’auto.

-Siamo venuti per sfottere gli aerei che non partono per la nebbia- disse Castiel, digrignando i denti –Contento adesso? Dai, sbrighiamoci, siamo davvero in ritardo-

 

L’aeroporto non era particolarmente grande, ma la loro città non era particolarmente conosciuta. Lysandro lasciò che Castiel lo guidasse attraverso persone affrettate, valigie ingombranti e negozietti di marca. Intanto, nella sua mente, vaghe ipotesi su chi fosse la persona che fossero venuti a prendere si condensavano in idee inconsistenti. Era improbabile che si trattasse della madre o del padre di Castiel: l’amico non avrebbe mai chiesto di essere accompagnato. Una stretta al cuore gli suggerì un ricordo pieno di dolcezza e rimpianto, ma lo scartò quasi senza accorgersene, abituato com’era ad annichilire il desiderio della memoria. Ma, ad un tratto, Castiel cominciò ad aumentare il passo e la sua solita espressione corrucciata si trasformò in una risata gioviale.

-Dio mio, hai sempre la stessa brutta faccia, Cornelia-

Un colpo allo stomaco l’avrebbe lasciato con più fiato.

-Non si può dire lo stesso di te, Castiel. Tu purtroppo sei peggiorato- ribatté una voce sommessa.

I suoi occhi si catapultarono sui suoi più cari amici di vecchia data, l’uno intento ad abbracciare l’altra, trascinandola in una giravolta che contorse anche il cuore di Lysandro.

Quando finalmente i due si lasciarono, la ragazza gli rivolse lo sguardo e si distese in un sorriso stanco che fece crollare tutti i muri della memoria del giovane. Lei gli prese la mano e la avvicinò piano alle labbra, senza però sfiorarle.

-È un piacere rivederti- disse, incurvandosi in un inchino farsesco –Anche se non mi aspettavo proprio di trovarti qui-.

-Come potevo non venire?- replicò Lysandro, maledicendosi perché la sua voce si era fatta di due toni più bassa. Castiel l’avrebbe preso in giro fino alla morte.

La ragazza non perse l’occasione di mostrare una smorfia divertita. -Mi chiedo dove siano al giorno d’oggi questi galantuomini, non è vero Castiel?-

-Ma che vuoi?-

-Se ben ricordo, quando ti ho chiamato eri più scocciato perché ti avevo chiesto un passaggio che non felice di sentirmi!-

-Nessuno è mai felice di sentirti!-

“Io sarei stato molto felice” pensò fra sé Lysandro. Lo shock iniziale cominciava ad affievolirsi, lasciando spazio a un viscerale risentimento. Avrebbe chiesto spiegazioni, ma non in quel momento.

I tre lasciarono in fretta l’aeroporto, tornando alla macchina di Castiel. La nebbia, col calare della sera, cominciava lentamente a diradarsi, facendo riemergere la realtà tra veli di delicata foschia.

Una volta partiti, il gruppo rimase per qualche attimo in un silenzio pregno di ricordi. Alla fine Castiel sbottò:

-Signorina, tu ci devi delle spiegazioni-

Cornelia fece un profondo sospiro.

-Sì, mamma, cosa vuoi sapere?-

-C’è poco da scherzare! Ci hai fatto preoccupare molto, vero Lysandro?-

-Direi di sì-. Lysandro si schiarì la gola, preparandosi –Perché hai smesso di scrivermi? E di chiamare Castiel?-

Lysandro vide la ragazza accavallare le gambe e appoggiare la testa sulla mano. Il giovane superò la vastità dei suoi occhi, riuscendo a leggere un lieve disagio.

-Da quando siamo andati via di qui, mia madre ha avuto dei problemi di salute e ci siamo dovuti trasferire per un po’ fuori città. Nel casino complessivo della situazione, non ho davvero avuto tempo per sentire nessuno. Mi dispiace moltissimo, ma cercate di capirmi- rispose a voce bassa.

Castiel strabuzzò gli occhi.

-Stai scherzando? Adesso sta meglio, spero! Accidenti, potevi almeno avvisarci-

-Lo so, hai ragione. Mia madre ora sta bene, comunque- si scusò lei. Lanciò uno sguardo impenetrabile a Lysandro.

-E adesso, da quanto ho capito, sei qui perché…-

-…mi sono trasferita nuovamente da mia zia. Avevo bisogno di staccarmi un po’. Ho già fatto il cambio di facoltà-

-Studi ancora storia?- le chiese Lysandro.

Lei annuì impercettibilmente. –E tu ancora letteratura, giusto? Non avresti potuto scegliere una facoltà migliore-

Lysandro sorrise con una punta di compiacimento: Cornelia aveva sempre sostenuto la sua scelta, difendendolo strenuamente anche nelle discussioni con Leigh, il quale approvava la passione per l’arte del fratello minore, ma non la sua totale e completa dedizione. Leigh, per quanto fosse sempre stato uno spirito libero, era comunque più terreno di Lysandro. Non per niente quest’ultimo aveva capito già da tempo che il fratello maggiore stava risparmiando per andare a vivere con Rosalya; aveva pochi dubbi sulla stabilità del loro rapporto e ne era molto felice.

-Ehi, siamo arrivati-. La voce di Castiel lo riscosse: erano giunti a casa.

Lysandro si volse e osservò Cornelia. Nella penombra del sedile posteriore, lei ricambiò l’occhiata, le labbra curvate in un sorriso sornione. Quell’aria beffarda ma elegante gli era mancata moltissimo.

-Mi farò sentire presto- lo anticipò lei. Lysandro le concesse un sorriso e uscì dalla macchina, salutando Castiel con un cenno del capo.

Fu solo quando l’automobile fu ripartita che si rese conto di aver dimenticato il suo quaderno.

 

 

Commenti e note

-       Volevo ringraziare le ragazze che hanno cominciato a seguirmi. La storia sta acquistando una certa consistenza nella mia mente e spero di riuscire ad arrivare a dei bei punti. Però specifico nuovamente che sono una persona molto scostante, quindi non vi prometto che la finirò. Chiedo scusa.

-       Si è introdotto il personaggio della Dolcetta, finalmente! Certo, non è proprio una personalità tradizionale e non so se vi piacerà. Nei prossimi capitoli delineerò meglio sia la sua personalità che la descrizione fisica. Oh, il nome Cornelia mi è sempre piaciuto molto, prima o poi avrei dovuto darlo ad un mio personaggio.

-       Se pensate che l’atmosfera finora sia stata molto fumosa, allora ho centrato il segno. Questa storia è all’insegna del nebuloso.

-       Il titolo di questo capitolo è preso ancora da una poesia di Montale, “Nel fumo”.

See y0u.

P.S: buon anno.

 

 

 

   
 
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