Il sole
è alto , il mare calmo, la spiaggia gremita di persone e
questo leggero venticello che muove le palme è tremendamente
caldo.
Sono immobile
sotto al mio accogliete ombrellone con la speranza
di trovare un po di pace, di tranquillità,
affinché possa recuperare
qualche ora di sonno persa a causa di quell'arrogante, frustante,
ingrata
ragazza della spiaggia di ieri notte. Ma mia madre e la sua ricca
schiera di
amicizie estive non mi aiuta. C'è più via vai
qui, sotto ad un ombrellone, che
al bar della spiaggia.
«
Fratellone ti conviene farti una nuotata forse ti rilassi>
una pimpante Alexis sbuca da dietro alla sdraio e mi bacia la fronte
appiccicandomi tutti i suoi capelli gocciolanti.
«
Grazie Al ma tenterò con qualcosa di fresco, vado al bar, tu
vuoi qualcosa?»mi alzo ormai arreso dinanzi
all'impossibilità di assopirmi.
«No
grazie preferisco tornare in acqua con Clarissa...»
«OK..
divertiti..»
Saltellando sulla
sabbia ardente mi dirigo verso il bar, un
piccolo chiosco con qualche tavolino al coperto dove volendo sarebbe
possibile
anche pranzare.
Mi avvicino al
bancone sedendomi su uno degli sgabelli. Mi guardo
intorno e mi accorgo che non c'è molta gente, buon per me,
questo rende
semplice farmi notare da uno dei due barristi.
Faccio un cenno
verso uno dei due ragazzi che prontamente mi viene
vicino. E' un ragazzo dalla carnagione scura e da un fisico
piuttosto
allenato.
«..Ehi
amico?! »
«Ehi
.che ti porto?»
«Un
succo d'arancia, grazie Javier» Sorrido sottolineando
l'essermi accorto del suo nome sulla maglietta.
«Due
minuti e sarà fatto» Sorride e sparisce sotto al
bancone alla
ricerca dell'occorrente,
Con
celerità e cura mi prepara il mio succo.
«Allora
sei nuovo di qui? Non ti ho mai visto» Mi chiede
avvicinandosi e porgendomi il bicchiere.
«Non
proprio .. è da un po che non tornavo» rispondo
guardando
distrattamente intorno.
«A si?
Hai casa qui o ti appoggi all'Hotel?» Domanda con
curiosità e fare amichevole
«Ho
casa qui... vedi ... quella verde e bianca che affaccia sulla
spiaggia»Gli indico mentre sul suo viso appare un'espressione
di stupore e
curiosità.
«Wow...
ma quella è casa di Martha Rodgers. Aspetta ... se
tu abiti li, vuol dire che sei Ricky.. Ricky Rodgers...
quello delle
corse in moto»
Sogghigno alle
sue deduzioni e con un semplice cenno del capo gli
ho confermo quanto detto.
Mi sembra di
sentire BINGO! come quando giochi e tutti i numeri
della cartella sono stati estratti.
«Oh
beh... è passato tanto tempo da allora» Mi sento
in imbarazzo,
sono passati 5 anni e qui mi ricordano ancora cosi.
Javier oltrepassa
il banco e si avvicina appoggiando uno braccio
sulle mie spalle «Cavolo amico.... lo vedi
quello?»mi fa con aria
elettrizzata.
«Chi..
il tuo collega?» domando confuso e un po sorpreso.
«Si si
proprio lui» Agita le mani «... Ogni
tanto mi racconta
delle tue vecchie gare »
«E come
fa a conoscerle? Non l'ho mai visto in passato e di certo
non era del mio vecchio giro» domando e cerco di ricordare
«Forse
conosci sua sorella... si chiama Isabel »
«Isabel»quasi
sussurro il suo nome, la ragazza dagli occhi chiari
e dalla voce da usignolo che cantava al piano bar, dopo una giornata al
ristorante, per arrotondare le entrate « .....No aspetta
Isabel Ryan? Certo che
la conosco, lavorava al ristorante giù al porto.. aspetta mi
stai dicendo che
il tuo collega è Kevin Ryan? »
«Parlavate
di me?!.. Javier questo è l'ordine del tavolo 5»
«Kevin
Ryan? Dannazione quanto sei cambiato» esclamo gioioso,
scendendo dallo sgabello e abbracciandolo calorosamente.
«Oh
cavolo, allora sei davvero tu., Ricky . sei davvero tornato!
».
Scoppiamo in una contagiosa risata.
Mai avrei
immaginato di poter rincontrare quel ragazzino
paffutello e timido che guardava la sua sorellona da perfetto
innamorato.
Adesso invece è un ragazzo che sogna di entrare in polizia
insieme al suo amico
e collega di bar Javier.
In pochi minuti
mi racconta della sua vita, delle imminenti nozze
della sorella e dell'imminente pensionamento di suo padre.
Javier, tra
un'ordinazione e l'altra, interviene raccontandomi di
se, della sua esperienza nell'esercito e della sua voglia di voler fare
ancora
qualcosa per il nostro paese.
E' un patriottico
e anche se come soldato ha fallito vuole tentare
come poliziotto.
Il lavoro, qui al
bar degli Hampton, è una cosa momentanea. Giusto
per guadagnare qualcosa da usufruire in inverno, nei primi tempi
d'accademia.
Tra una cosa e
l'altra mi invitano a prendere una birra in serata,
dopo la chiusura,promettendomi di mostrarmi il meglio che gli Hampton
possa
offrire.
Alle 22:30 in
punto ci incontriamo d'avanti ad un locale,
Una grande tenda
araba completamente montata sulla spiaggia e
dove, a parer di Javier, si concentrano le più belle ragazze
della zona.
Grazie ad una
conoscenza di Ryan entriamo senza difficoltà e
occupiamo uno dei tanti divanetti.
La serata
trascorre tranquilla, i ragazzi mi presentano quasi ogni
persona del locale, dal barman alla cameriera dei prive.
Complice qualche
cocktail ridiamo come ragazzini a qualsiasi
battuta e sventura del povero Ryan. Appena la serata si anima, le donne
della
comitiva, mi spingono a ballare, a buttarmi nella mischia.
Inizialmente mi
nego, non sono mai stato un perfetto ballerino, ma
Irina, una delle bamboline di Javier, come lui le definisce, si fa
insistente e
mi trascina nella folla.
I ragazzi mi
scherniscono ed io, anche un po buffone, inizio a
muovermi a ritmo di musica.
Ad un tratto, nel
mezzo di uno dei pezzi più ascoltati, qualcuno
mi abbraccia da dietro massaggiandomi il petto.
Sobbalzo ma una
moretta dalle curve provocanti e dal sorriso
malizioso, intercettando il mio sguardo, ride e mi invita a stare al
gioco.
Sono
completamente in balia tra due donne. Irina davanti e la
donna misteriosa dietro.
La musica cambia
e curioso di chi mi stia provocando mi
volto.
Mi appare davanti
una ragazza da un vestitino quasi inesistente,
dalle lunghe gambe e e e ...
«Tu?!»Esclamiamo
all'unisolo.
La danza
maliziosa e provocatoria termina quando io e la tipa in
questione ci guardiamo negli occhi.
Davanti a me non
ho una donna qualunque. Ho lei, la ragazza della
spiaggia.