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Autore: Damon Salvatore_Cit    28/12/2014    1 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Continua…]
Il giorno seguente, Fran fu svegliata dal suono del suo cellulare.
Era da un’ora che squillava a vuoto, dato che lei continuava a voler dormire senza alcuna voglia di rispondere a quelle incessanti telefonate; finché pur di farlo smettere, si decise a farlo senza preoccuparsi di controllare il numero:
- Pronto?
Pronunciò con voce ancora assonnata, mentre si passava la mano libera lungo la faccia per abituarsi alla luce del sole.
- Parlo col Generale di corpo dell’arma Francis De Laurentiis?
Sentendo il tono di voce serio ed imponente di quell’uomo, Francis sbarrò gli occhi, svegliandosi completamente e capì che fosse una telefonata dalla caserma:
- Sì! Sono io!
- Sono un sott’ufficiale della USA Army, volevamo ricordarle dell’incontro con la sua vecchia squadra di commando anni 2002/2006 della USA Army femminile nella caserma di San Diego il giorno 18 di questo mese, per le ore dieci in punto del mattino. L’aspettiamo per dare inizio ai venti giorni per il progetto di cui le parlammo.
Quel parlare a raffica dell’uomo le rimbombò nella testa così forte da procurarle quasi un forte mal di testa.
- Ehm…
Era ancora un po’ stonata, ma provò a schiarirsi la voce con un colpo di tosse, poi aggiunse:
- Sì… Sì, certo, non mancherò!
- Inoltre la invitiamo a portare con sé oggetti personali oltre che ad un vestito giacca e gonna nera, ovviamente con le misure consentite.
- Un vestito?
- Esatto Generale. Le servirà per le serate di premiazioni o riunioni varie. Per il resto non si preoccupi, le procureremo noi tutto il necessario.
- Capisco.
- Allora buon rientro Generale.
- Grazie. Buona giornata.
- Buona giornata a lei Generale De Laurentiis.
Il sott’ufficiale riagganciò, e lei restò ancora col cellulare all’orecchio.
Le faceva strano sentirsi chiamare “De Laurentiis” dopo tutti quegli anni in cui aveva cambiato il suo nome.
In un baleno ripensò alla sua famiglia, a suo padre, a quanto le mancassero Luigi, Edo e sua madre, che ormai non vedeva da un anno, ma poi si impose di mettere da parte quei pensieri e tornare alla realtà, e la realtà le diceva che doveva assolutamente procurarsi un tailleur adatto per l’occasione.
Aveva soltanto un giorno per prepararsi, dato che la partenza per San Diego era fissata per il giorno successivo.
Avrebbe incontrato Katy, e forse avrebbero trascorso insieme l’intera giornata e non avrebbe avuto tempo per procurarsi un vestito in tempo, ma non voleva annullare l’incontro con l’amica, le faceva sempre piacere vederla.
[…]
- C’è un problema…
- Che problema?
- Devo procurarmi un tailleur per domani prima di partire.
- E non ne hai uno?
- Nessuno adatto ad una caserma.
- Beh ma allora andiamo a fare shopping!
- Che cosa? Katy tu non puoi andare in giro per Los Angeles a fare shopping… i fans ti assalirebbero!
- Beh se è per questo anche tu non potresti, ma è un’emergenza Greenny!
- So già che mi pentirò di averti dato ascolto…
Pronunciò Francis con un tono brontolone, poi Kety ridacchiò con la sua voce squillante e disse:
- Dimmi che sei pronta, perché sono proprio giù al tuo appartamento…
- Metto le scarpe e arrivo.
- Ok, sbrigatiii !
Disse quasi canticchiando prima di riagganciare.
Francis scosse il capo sorridendo divertita da quei suoi buffi modi di fare, poi andò ad indossare degli stivali neri lunghi sino alle ginocchia.
Quel giorno indossava una calzamaglia nera, dei pantaloncini dello stesso colore semi-jeanzati, che le arrivavano sino a metà coscia, stivali lunghi ma non con un tacco troppo alto, una t-shirt bianca semplice infilata nei pantaloncini con un effetto molto casuale, poi una giacca color sabbia sopra con 4 taschini finti marcati con della stoffa nera ai lati. Bottoni neri e ricami lungo i bordi della giacca sempre neri.
Era un bel look, ma inadatto per il clima di Dicembre, anche per una che vive a Los Angeles.
I capelli, in quel periodo, Francis li portava al naturale, con i suoi splendidi ricci castani molto simili a quelli di un afroamericana..
Li aveva legati con una mollettina, giusto al centro della testa, per scostar via dalla faccia qualche ciuffo ribelle.
Portò con sé soltanto una borsa nera, in cui vi infilò una sciarpa, che avrebbe probabilmente indossato più in la, e il suo portafogli e cellulare.
[…]
- Come fai a non sentir freddo vestita così? Insomma stai benissimo, ma non credi sia troppo leggero?
Katy era giunta a prendere Francis col suo fuoristrada nero con vetri fumé, guidata dal suo fidato autista Jack, e notando il suo look, non si capacitava di come facesse l’amica a non soffrire il freddo.
La cantante indossava un vestitino rosso con una gonna che le scivolava leggermente larga in vita, e un cappottino nero che la riparava dal freddo.
Francis si strinse nelle spalle e con risolutezza le rispose:
- Sto bene così…
Ormai si era convinta del fatto che non avendo più il cuore tenero di una volta, e l’amore, potesse non provare più quel freddo.
- Ma allora questo tailleur? Come dev’essere?
- Una cosa sobria, Katy… dovrò avere a che fare con ufficiali, sottoufficiali, uomini e donne dell’esercito…
- Ehi ma… Chenille lo sa che passerai il Natale a San Diego?
Francis distolse lo sguardo dall’amica e si perse nel guardare fuori dal finestrino dell’auto che viaggiava verso il centro.
- Non gliel’ho ancora detto…
- Che cosa? E che aspetti a dirglielo? Ci rimarrà malissimo!
- Forse non dovrei proprio dirglielo…
- Ehi, ma che ti prende? Perché ti stai comportando così con lei?
- Ma di che parli?
Le domandò Francis voltandosi verso di lei.
- Insomma mi hai sempre parlato di lei e la sua famiglia come la tua di famiglia, eppure sono anni che li tratti con freddezza, come se volessi allontanarli…
- Forse allontanarli da me sarà solo un bene per loro, Katy.
- Non dire sciocchezze…
- Dico sul serio… Non sbagli quando dici che ti ho sempre parlato dei De Noir come se fossero la mia famiglia, perché loro più dei De Laurentiis, mi hanno fatto sentire davvero parte di una famiglia, mi hanno fatto comprendere cosa significasse farne parte.
- E allora qual è il problema?
Francis distolse lo sguardo e guardando fuori dal finestrino, disse:
- Il problema è che non voglio deluderli. Non voglio che mi guardano anche loro come fa la mia famiglia adottiva… non sopporterei di vedere lo sguardo deluso e freddo di mio padre, anche negli occhi di MamaSu o di Chenille…
- Perché mai dovrebbero essere delusi di te, Fran?
- Perché sono fatta così. Commetto degli errori, faccio cose che…
Fece una pausa di qualche secondo, poi aggiunse con un tono di voce basso e triste:
- …deludono.
- Tu non mi hai mai delusa…
Le disse con un dolce sorriso la cantante mentre la guardava assorta.
Francis ogni volta che la vedeva sorridere, non poteva trattenersi nel fare lo stesso, e così si lasciò scappare un sorriso tenero.
- Beh questo perché tu sei in giro per il mondo tutto il tempo…
- Smettila all’istante di continuare nel dire sciocchezze, è chiaro? Anzi, propongo un patto: ti aiuterò a scovare quel tailleur perfetto, soltanto se mi prometti che stasera andrai diritta a casa dei De Noir e gli dirai che sarai via per questo Natale. Allora? Affare fatto?
La cantante le tense una mano, per poterla esortare a sigillare quel patto, e Francis prima di convincersi nell’accettare, le guardò la mano per qualche secondo, poi alzò lo sguardo verso i suoi occhi e alla fine strinse l’accordo.
- E va bene…
[…]
Le due amiche girarono tutti i negozi di Los Angeles ma Francis non trovò quello che stava cercando.
- Mi arrendo ufficialmente…
Disse in un sospiro sfinito Katy, mentre rientrava in auto protetta dal suo autista da una folla di curiosi che si era avvicinata alle due celebrità.
- Forse sono ancora in tempo a chiedere aiuto a Nina…
- Già… hai una personal stylist per momenti come questi e non la chiami…
- Non voglio disturbarla… è molto impegnata nella sua carriera…
- Oh mio Dio, Fran, chiamala prima che ti uccida con le mie stesse mani!
- Come sei suscettibile…
- Imitare Sid di Madacascar, non ti renderà meno irritante ai miei occhi, oggi…
Le disse in un finto tono offeso la cantante, mentre lei le lanciava un’occhiatina divertita sorridendo.
Afferrò la borsa e cercò il cellulare per poi comporre il numero dell’amica che non sentiva da qualche giorno, e attese che le rispondesse da un momento all’altro.
- Francis!
- Ehi Nina…
- Come stai? E’ da un po’ che non ti sentivo, è successo qualcosa?
- No, no, tranquilla… è che… mi servirebbe il tuo aiuto per un vestito.
Mancò poco che a Nina prendeva un colpo:
- Oddio che bello! Parteciperai ad un evento!!!!
La ragazza fraintese e cominciò già a vagare con la mente verso un vestito mozzafiato per un evento spettacolare a cui probabilmente avrebbe preso parte Francis.
- No.. sei fuori pista… ma dimmi, hai da fare? Potrei passare da te così ne parliamo meglio? Sono in compagnia di Katy…
- Certo! Sono a casa, venite pure!
- Sicura che non sia un disturbo? Lavoravi a qualche progetto? Lo sai che non voglio intralciarti il lavoro…
- Sei tu il mio lavoro, Fran. Dai vi aspetto, a tra poco.
Francis abbozzò un sorriso, poi aggiunse:
- A tra poco…
[…]
Nina continuava a condividere il suo appartamento, ma i ragazzi erano cambiati dagli anni passati: adesso vi erano due ragazzi asiatici, un ragazzo di Seattle, una ragazza di Madrid in Erasmus con l’università, e una sua collega di lavoro di Valentino.
Ultimamente, l’amica le aveva confidato di non essere in buoni rapporti con questi ragazzi e che fosse alla ricerca di una nuova sistemazione, anche perché le visite notturne di Joe, al citofono dell’appartamento, avevano fatto mettere tutti i coinquilini contro la ragazza, che non aveva colpe se non quella di aver fatto innamorare Joe pazzamente di sé, il quale non si rassegnava ad una fine della loro storia.
Per fortuna quel giorno, Nina era sola in casa, tutti gli altri erano rientrati dalle loro famiglie per le festività natalizie, con una settimana d’anticipo.
[…]
- Ti trovo bene, Nina.
- Oh, beh non credo sia necessario dirti quanto io trovi bene te, Katy…
Le due ragazze si salutarono affettuosamente con un bacio sulla guancia, sorridendosi.
Nina faceva ancora difficoltà nel credere che Katy fosse così somigliante ad Emma, l’amica di Fran la cui storia le fu raccontata dalla ballerina durante una permanenza a Napoli qualche anno prima, e a cui fece anche visita al cimitero.
Il saluto con Francis fu un po’ meno affettuoso e caloroso rispetto agli anni passati, ma tutto a causa di Francis e dei suoi atteggiamenti introversi verso tutto e tutti.
- Allora? Si può sapere a quale evento devi partecipare? Almeno mi faccio un’idea su come dovrò pensare al vestito....
- Ad una riunione in esercito.
Quelle parole ghiacciarono l’entusiasmo di Nina, la quale restò senza parole, impalata a fissare Fran incredula.
- Che cosa?
Katy guardò Francis con disappunto ed esclamò:
- Vuoi dirmi che non l’hai detto neanche a lei?
Nina guardò la cantante, riuscendo a staccare lo sguardo incredulo da Francis, e le disse:
- Non ditemi che…
La giovane stilista tornò con lo sguardo verso Francis, ancora più spaventato ed allarmato, poi aggiunse:
- …non vorrai riarruolarti!?
Francis sorrise ripensando inevitabilmente a Chenille, ed abbassò lo sguardo, mentre Nina confusa cercò spiegazioni da Katy, la quale era sul punto di chiarirle tutto, quando Francis prese parola:
- Si tratta di prestare servizio in caserma in qualità di Generale, per qualche giorno…
Nina sembrò sollevarsi dopo quelle parole, ma immediatamente un dubbio la invase:
- Oh… aspetta, hai detto qualche giorno? Quando cominci e quando torni?
- Domani devo trovarmi a San Diego, tornerò il due di Gennaio…
- Che cosa??? Starai via anche questo Natale?
Francis odiava toccare quel tasto, cos’aveva di così speciale quella dannata festività?
Sbuffò ed abbassando lo sguardo si portò le mani nelle tasche dei suoi pantaloncini e mosse qualche passo intorno alla stanza dicendo:
- Lo sai bene che per me il Natale non è importante. E comunque, ti dicevo… mi servirebbe un tailleur con gonna non troppo corta, una camicetta e una giacca nera. Io e Katy abbiamo girato per negozi ma non ho trovato nulla che mi piacesse. Non avrei voluto disturbarti, so quanto lavoro hai da fare, ma credo che tu sia l’unica a saper soddisfare le mie esigenze…
Nina guardava Francis col dispiacere negli occhi, sapeva quanto per lei il Natale non contasse nulla, ma sapeva anche che si rifiutava di festeggiarlo sin da quando aveva chiuso la sua storia con Justin.
Magari era vero che adesso stesse un po’ meglio per quella rottura, ma era pur sempre vero che l’amica si fosse chiusa troppo in sé stessa, e questo le impediva di esserle d’aiuto in qualche modo.
Smise di ragionarci su e scosse il capo per poi dirle:
- O…ok Fran. Penso di sapere cosa ti serve, e credo anche di avere il materiale… stava giusto lavorando ad una giacca giorni fa, dovrei riuscire a finire il tutto entro poche ore… ma… restate, ho delle misure da prendere, quelle vecchie non vanno più bene, sei dimagrita molto…
- Lo penso anch’io… le avevo proposto di mangiare del sushi a pranzo, oggi, ma ha rifiutato anche quello…
- Sai che non l’ho mai assaggiato?
- Davvero? Dovresti, io lo trovo davvero squisito!
Katy e Nina cominciarono a parlare tra loro, mentre Francis, si mise a sedere sul divano e cominciò a controllare le email dal proprio smartphone, e facendo qualche ricerca su internet.
- E’ che in realtà non ne ho mai avuta l’occasione. Insomma lavorando tra modelle, sono tutte attente alla linea e non è possibile invitarle a mangiare qualcosa che non siano lassativi.
- Ahahahahah so di cosa parli, ma al diavolo le diete e i fisici perfetti!
- Così parlò Katy Perry…
Disse in un finto tono ironico la ragazza, mentre maneggiava col suo metro di stoffa lungo il corpo di Francis, che impassibile se ne stava sul divano a smanacciare col suo telefono, totalmente presa dalle sue email e ricerche in rete.
- Ehi!! Guarda che io non mi tiro mai indietro se si tratta di cibo.
- Allora oltre ad essere bellissima, talentuosa, fantastica, meravigliosa, simpaticissima e stupenda, hai anche un metabolismo da fare invidia!
- Hai dimenticato suprema, originale e di classe…
Nina alzò lo sguardo verso Katy incredula, ma poi entrambe si tradirono e scoppiarono a ridere divertite.
[…]
Passarono svariati minuti, e Francis neppure se ne accorse, soltanto lo squillo del citofono dell’appartamento la destò dallo stare appiccicata al telefono.
- Chi è?
Domandò intontita, e Nina mentre si affrettava ad aprire il portone, le disse:
- Ehi, buongiorno! Abbiamo ordinato del sushi!
- Si può sapere cosa stai guardando su questo telefono da un’ora?
- Katy andò a sedersi sul divano, mentre Nina si avviava alla porta per aprire al fattorino.
- Uhm… io dico che il sushi non ti piacerà…
Rispose Fran a Nina, ma Katy le strappò di mano il cellulare e cominciò a sbirciare:
- Ehi! Ridammelo, stavo leggendo…
Fran si avvicinò a Katy smanacciando, cercò di riprendersi il cellulare, ma con poco successo, mentre Nina diede la mancia al ragazzo, che quasi moriva nel vedere Fran e Katy lì su quel divano, ma fortunatamente, Nina gli chiuse la porta in faccia prima che potesse succedere.
- Perché ti interessano i Thirty Seconds to Mars? Vai ad un loro concerto?
Le chiese Katy accigliata, mentre l’allontanava e guardava la pagina web che Fran era impegnata a leggere sul proprio telefono, prima che l’amica glielo strappasse dalle mani.
- Chi???
Chiese curiosa Nina, mentre portava a tavola il cibo.
Francis si arrese e si alzò dal divano per andare a controllare il sushi appena arrivato.
- Mmmh… io credo che passerò.
- E invece tu adesso mangi, o ti imboccherò con la forza.
Francis alzò lo sguardo verso l’amica Nina, e accigliata disse alzando le mani in segno di resa istantanea:
- Woh…
- Insomma mi dici perché leggevi la pagina di wikipedia dei…
- Fifty Seconds to qualcosa?? Già… perché? … e… chi sono?
- Thirty Seconds to Mars.
Esclamò Francis con tono quasi seccato, poi si avvicinò a Katy e le strappò di mano il cellulare.
- Sono una rock band… non sapevo li ascoltassi…
Rispose Katy mentre si avvicinava alle confezioni di sushi confezionato e ne rubava un pezzo per metterlo in bocca e assaggiarlo.
- Non li ascolto, infatti, ci ho mangiato insieme un paio di sere fa…
Katy rischiò di affogarsi con quel boccone dopo aver sentito quelle parole, e cominciò a tossire, mentre Nina corse a soccorrerla per darle qualche pacca leggera dietro la schiena.
Francis sbarrò gli occhi e guardò l’amica:
- Che ho detto?
Si strinse nelle spalle, poi Katy mandando giù il boccone la guardò stupita e disse:
- E non mi dici niente? Perché? Come li conosci?
- Sei una loro fan per caso?
Domandò quasi infastidita da quel comportamento dell’amica, ma poi Nina disse:
- E dai, Fran, come la fai lunga. Siamo soltanto curiose…
- Tu nemmeno sai chi sono…
- Beh neanche tu, visto che leggevi di loro su wikipedia!
Le fece una linguaccia la giovane stilista, che poi andò a sedersi accanto a Katy per cominciare ad ispezionare quel cibo ignoto per lei.
Francis sorrise sotto i baffi e restò a guardare lo schermo del suo BlackBerry, mentre Katy accavallò le gambe e mettendosi a sedere comoda, disse all’amica:
- Adesso raccontaci tutto, vogliamo sapere ogni dettaglio di questa cena.
- Poi dopo mi spiegate chi sono questi tipi…
- Shhh… o la distrai, Nina…
- Scusa…
- Non muoverti…
- Perché?
Le due ragazze si immobilizzarono e cominciarono a bisbigliare, mentre fissavano Francis, che a sua volta fissava loro ed era indecisa se ridere o spaventarsi.
- Perché potrebbe distrarsi e cambiare idea e quindi non raccontarci più la storia.
- Ohhh… giusto… ok.
Disse Nina in un sussurro, sorridendo poi a Fran in modo buffo, cercando di sembrare naturale.
- Allora?
Esclamò Katy dopo attimi di silenzio imbarazzanti.
Francis scosse il capo ed afferrò un pezzo di sushi mettendoli in bocca, cominciando così a masticare.
Le due ragazze continuarono a fissarla in attesa che parlasse, finché lei non ingoiò quel pezzo e disse:
- E’ successo tutto la mattina dopo l’ultima sera che ci vedemmo…
Francis spostò lo sguardo su Nina, non voleva specificare l’occasione della partita di Basket in presenza di Katy, la quale non era a conoscenza neppure di quell’avvenimento.
- Decisi di arrivare alla EmsAndFran col treno.
In stazione c’erano dei borseggiatori che presero di mira una coppia, così io che non riesco mai a farmi gli affari miei quando succedono queste cose, li seguo e li aiuto a recuperare la borsa. Finiamo dalla polizia per mettere a verbale la cosa, e questi due ragazzi per ripagarmi del favore mi invitano a cena da loro. Li trovavo molto simpatici, e mi dispiaceva dir loro di no, quindi accetto, e quando arrivo a casa loro spacco il naso ad un loro amico che era in giardino a fare delle foto.
- Che cos… scusa che cosa hai detto??
Domandò Katy improvvisamente stonata da quel particolare.
- Oh mio dio… ditemi che non è vero…
Commentò Nina, perfettamente concia del fatto che l’amica sarebbe stata capace di un atto simile.
- Non è come pensate, credevo… credevo fosse quel dannato stalker che non mi da pace…
- Ma se eri in casa loro?
- Era nel giardino… e poi… non ci avevo fatto caso… insomma a dirla tutta non mi dispiace neanche un po’, quel coglione se lo meritava.
- E perché? Era lui lo stalker?
- No, Nina…
Disse Katy, come se stesse aiutando la ragazza a capire una trama di un film, indicando, poi, Francis con una mano ed aggiungendo:
- Ha appena detto che credeva fosse lui lo stalker, ma non lo era.
La cantante afferrò un bicchiere riempiendolo di coca cola, e poi ne bevve un sorso.
- E allora chi era?
Domandò Nina, guardando con sguardo confuso in direzione di Fran, la quale alzando gli occhi al cielo disse loro:
- Jared Leto.
A quel nome, Katy sputò l’intero sorso di coca addosso a Francis, presa dallo shock, la quale dovette indietreggiare per non esserne travolta come con un uragano, ma fu tutto inutile.
Nina altrettanto sconvolta, esclamò:
- OH CRISTO!!!
- Ma si può sapere che cazzo vi prende a tutte e due?????
Urlò Francis guardandosi i vestiti macchiati, mentre si alzava dalla sedia.
Katy si pulì le labbra con un fazzoletto e cominciò a tossire di nuovo:
- Hai appena detto di aver preso a pugni Jared Leto!!!!
Le disse Nina con tono ovvio, mentre aiutava Katy a riprendersi con qualche pacca dietro la schiena, ancora una volta.
- E allora? Chi cazzo è questo fottuto ragazzo? Sembro essere l’unica al mondo a non conoscerlo!
Francis scosse il capo e cercò di salvare l’insalvabile su quei vestiti ormai interamente macchiati di coca cola.
- Non mangeremo mai più insieme noi due!
Esclamò con tono leggermente irritato in direzione di Katy, la quale mortificata le disse:
- E dai, scusa…
- Scusa? Credo di detestarti!
Disse con tono brontolone la ragazza mentre si dirigeva in bagno seguita dalla cantante che supplicava perdono.
[…]
Nina prestò a Fran dei vestiti puliti e Katy si offrì di portare lei stessa i vestiti macchiati in lavanderia, per farsi perdonare.
Fran adesso indossava un Jeans dell’amica che le calzava un po’ largo, dato che era dimagrita di molto nell’ultimo periodo; con sopra una camicia a quadri blu, rossa e bianca, con i risvolti lungo le maniche, restò senza scarpe, e solo con le calze a coprirle i piedi e i capelli li aveva tirati su in uno chignon disordinato.
[…]
- Non sapevo conoscessi quel tipo.
- Dai è un noto attore…
- Mai sentito nominare…
Commentò Francis alle parole di Nina che intanto continuava a cucire quella gonna nera che era sul punto di finire., mentre Katy si era allontanata da loro per fare una telefonata di lavoro.
- Ma dai… è noto nel tuo mondo…
- Nel mio mondo? Nel mio mondo quel tipo non esiste.
- Sai cosa intendo, nel mondo di Hollywood, insomma.
Francis lasciò scorrere ed andò a sedersi su una sedia, cominciando a dondolarsi sui piedi di essa per passare il tempo.
Al che Nina riprese a parlare e disse:
- Credo di aver visto qualche suo film… è bravo… mi è piaciuto molto in Alexander, il film con Colin Farrell. Lo hai mai visto?
Che cosa? Colin Farrell? Pensò Francis nella sua testa, e a quelle parole si stupì così tanto da perdere l’equilibrio su quella sedia e mancò poco che cadde.
- Che c’è???
Domandò Nina scossa dalla quasi caduta di Francis, la quale con occhi sbarrati cominciò a ricordare di aver conosciuto quel tipo molti anni prima.
Ricordò il suo volto, i suoi occhi e il suo taglio di capelli: ecco chi era, era quell’attore che fu travolto da una ragazza pazza che voleva un suo autografo sul seno.
Era nel periodo in cui stava in licenza dall’esercito ed assieme a suo fratello Edo era andata a ballare in quel locale di Hollywood, dove parlò per la prima volta con Colin.
Era lui! Adesso ricordava tutto!
- Francis?
Nina le si avvicinò poggiando una mano sulla spalla dell’amica per assicurarsi che stesse bene.
La ballerina tornò con i piedi per terra e si voltò in direzione della ragazza:
- Sì…cioè… ho capito.
Era in un evidente stato confusionale, ma poi scosse il capo e si lasciò distrarre dal rientro di Katy in camera che disse loro:
- Allora? E’ finito questo tailleur?
Nina tornò subito a lavoro e con un dito alzato disse:
- Ci siamo quasi!
- Ehi, ma non avevi detto di avere un progetto che poteva interessarmi?
Domandò Francis in direzione della cantante, ricordando in un lampo la loro telefonata.
- Sì, infatti stavo per parlartene…
- Sono tutta orecchi.
Katy andò a sedersi sul divano, ed invitò Fran a raggiungerla.
- Voglio collaborare con la EmsAndFran per l’esibizione di E.T. ai prossimi People’s Choice Awards
- Ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!
Le urla di gioia di Nina si sentirono per l’intero vicinato.
- Sìììììììì Sììììììììììì che cosa stupenda! Meravigliosa! Fantastica! Sarà epico!!!!!
- Ahahahahah
Katy si lasciava prendere dall’entusiasmo di Nina e se la rideva mentre la guardava festeggiare come se avesse appena vinto alla lotteria.
Francis al contrario, se ne stava lì a riflettere per conto proprio, cominciando a pensare a quanto avrebbe potuto guadagnare con l’ingaggio dell’amica a quell’evento tanto noto in America.
- Che c’è Fran? Non ti interessa?
Domandò quasi preoccupata Katy, mentre notava quell’espressione sul volto di Francis che era un po’ troppo seria per farle sperare in bene.
- No, no… anzi è proprio quello che speravo. È fantastico! Davvero!
Si sforzò di sorridere, ma la sua testa tornò a riflettere sull’ingaggio e quindi sull’accumulo dei soldi che stava facendo per ricoprire la clausola rescissoria del contratto fatto da Justin con la EmsAndFran.
[…]
Trascorsero qualche ora a pianificare l’evento, e chiacchiere tra amiche.
Francis era quasi rientrata in modalità soldato, senza ridere troppo od esporsi più del dovuto al divertimento che al contrario travolse la cantante e la giovane stilista.
La ballerina restò spesso sola con i suoi pensieri per organizzare al meglio gli impegni che l’avrebbero travolta nel vicino 2012: tra questa cosa dell’esercito, il provino per la parte nel nuovo film de Pirati dei Caraibi, dei People’s Choice Awards, e le probabili e scongiurate riprese del film, se avesse poi ottenuto quella parte.
Insomma, avrebbe avuto molto da fare, ed era tutto ciò che chiedeva: impegno, dedizione, mente occupata e soldi… dannati soldi che le rendevano sempre la vita difficile, più di quanto non lo fosse già.
Tutto questo avrebbe portato la sua popolarità ancora più alle stelle, ma Francis aveva imparato a gestire la propria fama, non era più un problema per lei camminare per le strade ed essere assalita dai fan, anzi, trovava la cosa davvero meravigliosa: riusciva a sentire il supporto e l’amore della gente ogni giorno di più.
Riceveva sempre grandi soddisfazioni per la sua EmsAndFran che aveva sempre più iscritti, e grazie agli incassi presi dalle percentuali degli ingaggi dei suoi ballerini, riusciva a costruire nuove strutture in nuove città del mondo, ampliando sempre più il suo nome e quel sogno che condivideva con Emma sin da bambina.
[…]
Francis aveva trascorso metà del tempo ad indicare alla sua amica stilista ogni minimo accorgimento che desiderava fosse fatto su quel tailleur che cominciava sempre più a prendere forma, mentre invece l’amica aveva trascorso il tempo a lamentarsi con lei del suo essere estremamente pignola ed ossessionata dalla perfezione.
Dopo un lungo pomeriggio di devoto lavoro, Nina riuscì a procurare a Francis il tailleur che desiderava: una gonna a vita alta lunga sino a sopra il ginocchio, di color nero e molto stretta, che mostrava le curve da urlo della splendida ballerina.
La camicetta, Francis la preferiva bianca e semplice, mentre invece la stilista insisteva sul fatto che dovesse essere di un grigio tortora per dare quel tocco di differenza che le altre non avrebbero avuto.
Entrambe le camice erano identiche, cambiava unicamente il colore: calzavano elastiche, grandi bottoni (neri per la camicia grigio tortora, e bianchi per la camicia bianca.) col colletto con un raffinato ricamo lungo tutta l’altezza del suo collo.
La giacca era sempre nera, ma con dei contorni neri lucidi lungo i bordi di essa e delle maniche, che calzavano strette lungo le braccia.
Francis misurò quel tailleur ed appariva davvero un incanto.
- Sei bellissima…
Disse in tono sognante Katy, contemplando tutta la bellezza dell’amica, mentre Nina, quasi maniacalmente, metteva a punto qualche microscopico dettaglio al vestito, poi le girò intorno e concordò con la cantante:
- Sei davvero uno schianto. Perfetta. Suprema. Meravigliosa.
- E guarda come la rende sensuale...
Le fece notare Katy mente incrociava le braccia sotto al petto e guardava la ballerina come un padre guarda ed elogia la propria figlia con orgoglio.
- Sensualissima!
Esclamò Nina convinta al massimo delle proprie parole, mentre Francis continuava a fissarsi nello specchio ad altezza d’uomo nella camera della sua amica stilista.
- Non credi stia meglio con la camicia bianca? Insomma forse è un po’ troppo il color tortora….
- Taci. Il tortora ti sta magnificamente. Mette in risalto la tua carnagione scura.
- Concordo. Insomma, anche a me piaceva la bianca, ma adesso che ti vedo con la camicia tortora, voto per il tortora.
- Non è che mi evidenzia i fianchi? Non vorrei esagerare, infondo sto andando in caserma, non ad un evento mondano, ragazze…
- Katy aiutami, ti prego… è tutto il pomeriggio che non fa altro che ripetere “e se così, e se colì” oppure “non è troppo, non è meno…” insomma la smetti? Sei perfetta! Il tailleur è perfetto! Ti da un’aria di una donna in carriera, non sembri neanche più tu.
Francis sorrise sotto i baffi e sospirando tornò a guardarsi nello specchio, riuscendo finalmente a convincersi che con quel meraviglioso tailleur addosso stesse bene.
[…]
- Mi dispiace se abbiam trascorso la giornata chiuse in casa, ma era davvero un’emergenza…
- Ehi… non dirlo neppure Greenny. È stato fantastico poter trascorrere del tempo con voi due ragazze, è stato come essere di nuovo al liceo. Mi sono divertita da matti… a parte quando ti ho rovesciato tutta la coca cola addosso…
- Già, a parte quello…
Disse Francis con un leggero tono acido, ma poi sorrise contagiata dal bellissimo sorriso di Katy, che ogni volta le ricordava quello di Emma, e così andò a travolgerla in un abbraccio, sotto lo sguardo addolcito di Nina.
- Grazie per l’ospitalità, Nina, è sempre bello rivederti! oh, e… potrei telefonarti molto presto per dei progetti di alcuni vestiti a cui sto pensando…
Nina sbarrò gli occhi dallo stupore e dalla gioia di quelle parole della nota cantante, e disse lei:
- Oh mio dio! Dici sul serio?
- Mai stata più seria! Mi raccomando, non ignorare le mie telefonate.
Le disse ammonendola con un dito indice alzato con imponenza, poi si lasciò scappare una risatina e le si avvicinò per abbracciarla.
- Oh, ma ti pare… grazie infinite Katy! Anche per avermi fatto provare il sushi…
- Per il sushi sono sempre disponibile, baby…
Le fece l’occhiolino, e Nina ricambiò con un enorme sorriso, ma poi fu distratta dallo squillare del proprio cellulare e dovette allontanarsi dalle due ragazze che erano a salutarsi sull’uscio di casa:
- Mi hai promesso che avresti parlato con Chenille.
Le disse con tono severo Katy, mentre Fran si poggiava allo stipite della porta con un fianco e si portava le mani incrociate sotto il petto.
- Sì… lo so… adesso passo da casa sua con Nina…
- Così mi piaci.
Le sorrise la cantante dolcemente, e lei ne venne ancora una volta contagiata.
- Ti voglio bene… e sta attenta lì a San Diego, non metterti nei casini, mi hai capito bene? E scrivimi un sms, una lettera, un telegramma, qualsiasi cosa, ma fallo!
Francis abbassò lo sguardo lasciandosi andare ad un divertito sorrisetto, poi andò ad abbracciarla e le sussurrò:
- Ti voglio bene anch’io Katy…ci rivediamo presto.
- A presto Greenny! E saluta Nina ancora una volta…
Le due si diedero un bacio, e poi la cantante lasciò l’appartamento di Nina, tornando ai suoi impegni da diva.
Francis richiuse la porta alle sue spalle, e soltanto quando rientrò in casa si accorse che Nina stesse discutendo con qualcuno al telefono:
- Perché non mi lasci in pace una volta per tutte? Mi hai stufata! Sono mesi che mi rendi la vita impossibile! No! Non interrompermi, cazzo!! … Non… Non… Ho detto che non voglio… Non voglio sentirti!
Francis si avvicinò all’amica al telefono e cominciò a guardarla con sguardo accigliato e le mimò con la bocca un “Chi è?”
Nina alzò gli occhi al cielo per la disperazione e le mimò anch’ella con la bocca “Joe”.
La loro storia d’amore era finita ormai da tempo, ma il ragazzo non si rassegnava, e continuava a tartassare la ragazza spesso con scenate in luoghi pubblici anche se la ragazza si recava a compiere mansioni giornaliere.
- Non mi interessa! Non… no! Non puoi continuare a dirmi che ti manco e aspettarti che io ceda alle tue insistenze. Ti stai rendendo ridicolo, lo sai questo? Basta! Fattene una ragione, Joe! Non voglio più stare con te! Tra noi è finita! Giuro che ti denuncio se continui così!
La ragazza presa da un attacco d’ira riagganciò il telefono e sbottò in un grido soffocato mentre stringeva i denti.
- Non ne posso più!
- Ehi… non credevo fosse così seria la cosa…
- Fran, sono disperata, non mi lascia in pace!
Disse disperata la ragazza guardando l’amica.
- Perché non prendi in considerazione l’idea di denunciarlo per davvero?
Nina non rispose, e si lasciò andare ad un sospiro liberatorio, non ne poteva davvero più di quella situazione, e forse l’amica le stava suggerendo l’unica via d’uscita.
[…]
Francis indossò ancora una volta i vestiti che le aveva prestato Nina: camicia a quadri blu, rossa e bianca, con quel jeans un po’ largo, e siccome la stilista aveva un numero di piedi più grande del suo, calzò i suoi lunghi stivali neri, anche se forse stonavano un po’ su quel look sportivo.
Nina indossò un leggings nero, con dei decolté neri alti, e una maglia nera lucida aderente a maniche lunghe, e sopra un cappottino rosso che richiamava molto all’atmosfera Natalizia che circolava in giro.
- Ehi dove credi di andare senza un cappotto?
- Non ho freddo, Nina, dai andiamo… è già tardi.
- Ma così ti ammalerai.
- Non sono una che si ammala facilmente, ormai sono anni che non prendo un’influenza.
- E vuoi prenderla proprio stasera?
- Ti sbrighi?
- Arrivo, arrivo…
Disse con un tono brontolone la ragazza, mentre chiudeva la porta di casa a chiave e si dirigeva nel parcheggio dove aveva lasciato la sua auto: una Mercedes classe A bianca metallizzata.
- Posso guidare io?
Nina si voltò verso Fran e accigliata le disse:
- Perché?
La ballerina si strinse nelle spalle e inclinando le labbra verso il basso disse:
- Ho voglia di guidare, non riesco a stare un giorno senza guidare un po’.
Nina prese le chiavi della sua auto dalla propria borsa poi gliele diede.
- Ok, ma non correre…
Alzò lo sguardo verso l’amica che prese le chiavi e sorrideva sotto i baffi, così Nina aggiunse subito dopo:
- …troppo.
[…]
Francis era fatta così, nonostante mettersi alla guida con un alterato stato emotivo fosse sconsigliato perfino sui libri per la patente, a lei faceva bene.
Era l’unico modo che aveva, non violento, per scaricare via un po’ di tensione accumulata, si sentiva bene alla guida, la corsa, la velocità, l’appagava.
Alcuni sorpassi fatti in alta velocità lungo la strada, fecero allarmare leggermente l’amica, che si teneva al bracciolo della portiera e le diceva:
- Fran, sta attenta! Rallenta!
- Mi trovi inaffidabile alla guida? Mh?
- N…no!
Francis fece un ennesimo sorpasso in una strada a doppio senso, e con delle macchine che giungevano contromano, ma la ragazza era troppo esperta e brava alla guida per poter cadere in un incidente.
- Sei forse la persona più brava alla guida che io conosca, ma anche la più matta!
Francis ridacchiò sotto i baffi, ma mai troppo esplicitamente, non era dell’umore adatto per farsi delle grosse risate a spese dell’amica che moriva d’ansia accanto a lei, con la testa era già all’incontro che sarebbe arrivato di lì a breve con Chenille.
[…]
- Prometti che mentre starò via, farai visita a Chenille tutti i giorni.
Fran guardò Nina prima di entrare oltre il cancello che le avrebbe condotte all’interno del grane giardino della villa dei De Noir, ed aggiunse:
- Tutti i giorni, Nina.
Nina si fermò e ricambiò lo sguardo, anche se un po’ confuso:
- Certo, lo prometto. Ma… cosa c’è che non va?
- Niente, voglio solo che tu le stia vicina. Sei l’unica amica fidata che ha.
- Non sono l’unica, Fran. Tu sei come una sorella per lei.
Francis si portò le mani nelle tasche dei Jeans e si strinse nelle spalle, cominciava a sentir freddino, ma provò a nasconderlo. Abbassò lo sguardo, e alle parole di Nina, rispose solo dopo una manciata di secondi, mentre erano quasi giunti fuori la porta d’ingresso della casa.
- Tu mantieni la promessa.
A quel punto, neanche ebbero il tempo di salire i tre scalini che le separavano dall’ampia veranda della casa, che subito MamaSu le accolse aprendo la porta di casa:
- Eccovi qui!! Entrate bambine! Ma…
La donna immediatamente diventò seria, diminuendo il suo entusiasmo nel vedere Francis vestita così leggera e guardandola quasi impallidendo, le disse:
- E tu che ci fai vestita così? Dov’è il tuo cappotto, eh?
Francis stava per risponderle, mentre toglieva le mani dalle tasche dei Jeans, ma la donna la tirò in soggiorno e continuò a parlarle con tono severo:
- Ma tu guarda… rischi di prenderti una broncopolmonite, col gelo che c’è lì fuori, avanti ora resta immobile qui vicino al camino, io vi porto subito del tè caldo.
Francis fu messa a sedere sul divano, quasi con la forza dalla donna, e non poté far niente per impedirlo, e anche se avesse potuto, non avrebbe osato: MamaSu sapeva come spaventarla, l’adorava.
- Scusami piccola, fatti abbracciare. Almeno tu hai avuto la decenza di mettere un cappotto.
Disse la donna andando a salutare Nina, che aveva ignorato all’entrata essendo stata presa dalla visione di Francis senza cappotto.
La stilista sorrise e ricambiò con affetto l’abbraccio della donna, che quasi considerava come una madre anche lei.
- Ehi, che ci fate voi qui?
Improvvisamente in soggiorno spuntarono Eddy e Jay, seguiti da Anaya che portava in braccio il suo grosso gatto Nemo (ex Randall).
- Ninaaaa!!
La bambina non si accorse anche della presenza di Francis, e subito andò ad abbracciare la giovane ragazza che l’afferrò in braccio sfoggiandole un enorme sorriso.
I due ballerini si avvicinarono al centro della stanza:
- Hola Fran.
- Boss!!!
Jay ed Eddy si avvicinarono alla loro amica e la salutarono con uno scocco di mani battendo il cinque.
- Ciao Ragazzi.
Disse loro Francis, mentre restava accanto al camino a riscaldarsi, con gambe accavallate, poi guardandoli disse loro:
- Come mai siete qui?
- Abbiamo chiuso da poco la scuola, e abbiamo accompagnato Chenille.
Anaya sciolse l’abbraccio con Nina, poi notando anche la presenza di Francis, si precipitò tra le braccia di Francis e la ballerina la tenne stretta a sé lasciandola seduta sulle sue gambe.
- Ciao Fran!!
- Amore mio!
- Che bello rivederti!
- Lo sai che i tuoi capelli crescono a vista d’occhio? Sono fantastici.
Le diceva con lusinga, la ballerina e la bambina le sorrise col suo tenero sorrisino che fece quasi sciogliere il suo cuore per quanto fosse dolce.
- Ciao Jay.
- Zucchero… sempre bellissima.
Intanto Nina e Jay si salutavano, catturando l’attenzione di Eddy, che guardò Nina con più attenzione, e poté constatare che l’amico avesse ragione.
Nina si accorse degli occhi addosso di Eddy, così sorridendogli stranita, gli disse:
- Eddy…?
Il ragazzo staccò gli occhi dal fisico della ragazza e scuotendo la testa, cercò di concentrarsi nel sentire ciò che la sua bocca dicesse e non sul fatto che avrebbe voluto portarsela a letto all’istante.
- Woh… scusa… Ehi… ciao…
Francis lo guardò accigliando lo sguardo, ma trattenne una risata per non metterlo in imbarazzo, capì al volo che la bellezza dell’amica si era fatta notare anche da lui, ma neppure il tempo di trattenere quella risatina, che vide spuntare Chenille dalla cucina assieme alla madre che reggeva un vassoio con del tè disposto in una teiera con tazzine e biscotti.
- Ragazzi, se volete scaldarvi un po’… tra poco è pronta la cena, perché non restate?
- Mi hai convinta già con “tra poco è pronta la cena”, MamaSu.
Esclamò Jay andando a prenderle il vassoio da mano, gentilmente, e poggiandolo poi sul tavolino del salotto.
Quasi tutti sbottarono in una risatina, alle solite parole buffe del ragazzo, quasi… perché Chenille e Francis continuavano a guardarsi in modo poco tranquillo, finché Fran non si alzò aiutando la piccola Anaya a fare lo stesso.
Chenille restò a braccia incrociate sotto il petto, e si sforzava di sorridere in direzione di Nina, ma con Francis nei paraggi la cosa non le riusciva spontanea.
C’era molta tensione tra le due, e ormai non lo nascondevano più.
Francis si avvicinò a Chenille dopo aver accarezzato i capelli di Anaya, e le disse:
- Posso parlarti un momento?
- Non ti sto tappando la bocca…
Quella risposta acida della ragazza, catturò l’attenzione di tutti i presenti, e anche la piccola Anaya, alzò lo sguardo verso la madre, leggermente impaurita che da un momento all’altro sarebbe nata un’ennesima discussione.
Francis, però, non si perse d’animo, anche se avrebbe voluto reagire in malo modo, si trattenne e disse:
- In privato…
I ragazzi si voltarono a guardare Chenille, restando ad aspettare una sua risposta alla richiesta di Fran, speranzosi che non sfociassero in un ennesimo litigio anche lì davanti a MamaSu.
Chenille guardò per qualche secondo Francis negli occhi, e soltanto dopo essersi convinta del fatto che la questione fosse davvero urgente, acconsentì e si allontanò dalla stanza, seguita dalla ragazza.
[…]
[Canzone consigliata per la scena Evanescence – Going Under]
Chenille e Francis si chiusero in camera della giovane madre: un enorme camera da letto che la ragazza divideva con la figlia, soprattutto la notte per dormire, e lo si poteva notare da alcuni suoi peluche sparsi per la camera:
- Allora? Cosa c’è di tanto privato?
- Domani parto per San Diego.
Chenille non disse una parola, chiaramente stupita, ma non voleva mostrarsi emotivamente coinvolta.
- Ti serve qualche altro favore?
Francis non si aspettava quella frase, così accigliando lo sguardo, disse col suo solito spiccato accento spagnolo che di tanto in tanto riaffiorava:
- Che?
- Insomma, oltre a badare alla scuola e a tutti i tuoi impegni, ti serve altro?
Francis spostò lo sguardo verso un punto vacuo alla sua sinistra, e cercò di placare la sua voglia di dar di matto.
Si morse le labbra, e soltanto dopo qualche secondo disse:
- No… No, Chenille.
La ragazza tornò con gli occhi sull’amica e la fulminò con un solo sguardo, poi aggiunse:
- Volevo soltanto avvertirti che questo Natale non ci sarò.
- E dove sarebbe la novità?
Chenille si strinse nelle spalle e con un tono irritato continuò dicendo:
- Sono quattro anni che non ti vedo per Natale… anzi forse è da quando ci conosciamo che non ti vedo per questa festività. E sai una cosa? All’inizio me ne dispiacevo, perché ho sempre amato questo periodo dell’anno, e l’ho sempre trascorso con le persone che ritenevo parte della famiglia, e tu lo eri. Ma provavo a capirti, ripensavo alla storia di Emma, che fosse morta proprio nel periodo di Natale, e rispettavo la tua volontà di non festeggiare, poi però sono trascorsi quasi dieci anni dalla sua morte e ho smesso di concederti questo alibi per sparire ad ogni Natale.
La ragazza parlava gesticolando vistosamente come suo solito, ed aggressivamente muoveva qualche passo avvicinandosi a Francis, che manteneva sotto controllo il proprio temperamento per non peggiorare la situazione.
- Hai una cicatrice sul labbro e non so nemmeno come te la sei procurata! Non so più chi sei, ormai! E sai una cosa? Non mi interessa dove vai, con chi sei, non sono affari miei.
Chenille esasperata, si allontanò dalla ragazza, ed era sul punto di uscire dalla camera, ma poi si voltò a dirle ancora dell’altro:
- Non devi venir qui e darci una giustificazione sulla tua assenza, basta bugie, preferisco non sapere nulla piuttosto che sentirmi dire una ennesima bugia da parte tua.
Francis allargò le braccia e lasciandosi prendere da un attimo di rabbia, le disse:
- Di quale bugia parli? Ti sto dicendo la verità! Tornerò soltanto il due gennaio!
Chenille non poteva credere alle sue orecchie. La ragazza non immaginava che sarebbe stata via tutto quel tempo, ma non volle darle la soddisfazione di farsi vedere sconvolta:
- Beh, allora tanti auguri, Francis! Passa un buon Natale e un felice anno nuovo in caserma!
Francis si mosse rapidamente ed arrivò a pochi passi dell’amica, guardandola dritto negli occhi, poi con un tono di voce profondo e toccato dall’emozione le disse:
- Sai cos’è l’unica cosa che mi spingerebbe a riarruolarmi? Niente morte di Emma, niente Justin, niente mio padre o la mia famiglia…
Fece una pausa di qualche secondo, e continuando a fissarla negli occhi, aggiunse:
- …ma tu.
Chenille resse quello sguardo dell’amica, nonostante i suoi occhi le si stessero riempiendo di lacrime, e Francis dopo una manciata di secondi, riprese parlando:
- Tu saresti l’unica ragione valida che avrei per restare lì dentro per i prossimi quattro anni. Per questi tuoi occhi che non fanno altro che guardarmi con rabbia, con odio… per come si è ridotto il nostro rapporto…
Chenille non disse una parola per una manciata di secondi, poi restando con lo sguardo inchiodato a quello di Francis, e a due passi dal suo volto, le disse:
- Se il nostro rapporto si è ridotto a tutto questo, è solo merito tuo.
Francis incassò il colpo di quelle parole e di quello sguardo, e la lasciò andar via.
[…]
- Ehi, Fran, dove vai?
- Bambina, che è successo?
Domandò preoccupata MamaSu dopo la domanda di Nina che si era alzata dal divano per raggiungerla mentre si avvicinava all’uscio della porta.
Fran non voleva dispiacere MamaSu, ma forse lo aveva già fatto abbastanza in questi anni senza neppure rendersene conto, così come aveva fatto con Chenille.
Si voltò in un visibile stato confusionale, e cercò di non allarmarla, inventando una scusa per andar via da lì.
- Devo… mi sono ricordata che devo ritirare una cosa importante in un negozio e…
- Non puoi farlo domani?
Francis guardò MamaSu negli occhi e poi andò ad abbracciarla:
- Mi dispiace, MamaSu, non posso…
- Ma Francis…
La ballerina alzò lo sguardo verso Nina e sciolse l’abbraccio con MamaSu poi disse all’amica:
- Resta, io ho chiamato un taxi, è già qui fuori.
- Ma Fran…
- Scusatemi ragazzi, devo proprio andare…
La ragazza passò a salutare gli altri con un rapido abbraccio singolare, diede un bacio ad Anaya e si congedò da quella casa il più velocemente possibile.
Non c’era alcun negozio che doveva raggiungere, non c’era alcuna commissione urgente che doveva svolgere, voleva soltanto andar via, e provare a chiudere gli occhi almeno una volta e non rivedere quello sguardo di Chenille di poco fa, mentre nella testa continuavano a rimbombarle le sue parole.
[…]
Salita a bordo del taxi, rientrò nel suo appartamento: era a pezzi, si era finalmente resa conto di quanto il suo rapporto con Chenille si fosse sgretolato negli anni, e soltanto adesso riusciva a provarne dispiacere.
Finalmente riusciva a provare di nuovo sentimenti ed emozioni che per anni si era negata di provare, nascondendo tutto dietro un muro di indifferenza e menefreghismo.
Fortunatamente però, adesso quel muro era crollato, e la persona che riuscì a far battere di nuovo il cuore di Francis, fu Chenille.
Quel cuore ferito e mal ridotto, tornò a battere e a sanguinare, stavolta a causa di nessun ragazzo, di nessun membro della famiglia De Laurentiis, ma solo per lei: quella ragazza incosciente che cinque anni prima l’aveva raccolta dalle strade del Central Park di New York e le aveva aperto la porta di casa sua e del suo cuore.
[…]
Il suo piccolo trolley nero, era pronto: dentro ci aveva messo alcuni indumenti intimi, un pigiama sobrio e poco femminile, alcuni prodotti per la cura del suo corpo e dei capelli, e altri oggetti di poca importanza.
Inoltre, in quella mattinata di shopping con Katy per Los Angeles, aveva colto l’occasione di comprare un interessante libro sulla psiche dei sordomuti, che le sarebbe tornato utile per quell’importante provino che avrebbe dovuto sostenere al rientro da quella sua breve esperienza nella sua vecchia caserma.
Aggiunse anche quelle pagine di sceneggiatura che le furono consegnate dal regista del film, poi non volle metterci altro, se non il suo mp3 con tutte canzoni nuove, mai ascoltate prima d’ora e che adesso voleva improvvisamente imparare e conoscere: erano le canzoni dei tre album dei Thirty Seconds to Mars, ormai quei ragazzi stavano diventando la sua nuova ossessione, e nemmeno se ne rendeva conto.
[…]
Inutile provare a mettersi a letto, era affetta da insonnia oramai da tempo, così decise di mettere addosso qualcosa di comodo, come il pantalone di una tuta grigio, e un maglione bianco semplicissimo, che però la teneva al caldo, tirando su i capelli.
Si struccò e lavò i denti, come ogni sera, lasciò accesa qualche luce soffusa per la casa, e si diresse nella sua camera da letto, per fare un po’ di zapping alla tv, con la speranza di dormire almeno qualche ora prima di partire in volta di San Diego.
Proprio mentre era appena arrivata in camera, la porta di casa suonò inaspettatamente, così si diresse ad aprire, curiosa di sapere chi fosse; ma non ebbe neanche il tempo di spalancare la porta, che qualcuno la travolse in un abbraccio.
Era Chenille, che sbilanciandola in quell’abbraccio la fece cadere a terra, ma non si scollò da quella presa, restando attaccata all’amica mentre piangeva a dirotto.
- Chenille?!!
Disse Francis stupendosi di essersela ritrovata addosso improvvisamente, tanto da farle catapultare a terra.
L’amica cercò di contenere quel pianto, e tra un singhiozzo e l’altro, riuscì a dirle:
- Non farlo! …Non farlo mai!
- Fare che cosa??
Domandò stonata Fran, mentre provava a respirare con Chenille che le stava distesa sul corpo e la stringeva forte in quell’abbraccio.
- Non restare lì dentro per altri quattro anni a causa mia!
Dopo quelle parole, Chenille crollò ancora una volta a piangere senza sosta, e Fran non trattenne un sorriso dolce, cominciando finalmente ad abbracciarla anche lei.
Le accarezzò i capelli e guardando un punto del soffitto, le disse con un tono di voce più dolce:
- Non lo farò… non lo farò, Chenille…
Chenille si sentì più sollevata, ma la voglia di piangere era più forte, così stringendola ancora in quel travolgente abbraccio, restò a piangere come mai Francis l’avesse vista piangere prima di allora.
[…]
Inizialmente Francis lasciò che l’amica sfogasse quel pianto, ma passato qualche minuto in quella posizione, rischiava di perdere l’uso di qualche arto, così provò a farla tornare in piedi e farla smettere di piangere.
- Ehi… Ehi… Chenille, adesso… adesso rialziamoci, avanti…
Chenille continuava a piangere, ma lentamente provava a smettere.
- Chenille… ti prego… comincio a non sentire più il mio corpo…
Diceva sotto sforzo la ragazza, mentre tentava di far rialzare l’amica, finché Chenille finalmente non tornò in piedi lentamente, seguita da Francis, che ancora si lamentava per quella 
caduta.

- Ouh… hai messo su qualche kilo, lo sai?

Disse sospirando Francis, mentre si dava una sistemata ai capelli e ai vestiti.

- Francis…

Chenille catturò l’attenzione di Francis, che dopo aver chiuso la porta di casa (che era rimasta aperta), alzò lo sguardo verso di lei, e l’amica aggiunse:

- Non dovevo dirti quelle cose…

- Non scusarti, Chenille non sei…

- No! Francis, lasciamelo dire…

Esclamò Chenille scuotendo la testa convinta.

- Non dovevo dirti quello che ho detto… 

- Non ha importanza…

- Non le pensavo davvero… insomma…. Se è vero che negli ultimi anni ci siamo allontanate, la colpa è anche mia… Non dovevo scaricarti tutte le colpe addosso.

Francis si poggiò con le spalle alla porta, portandosi le braccia congiunte dietro la schiena, e con capo chino, accennò ad un sorriso amaro e le rispose:

- Sono stata io a costringerti, Chenille… smettila di prenderti colpe che non hai. Adesso finalmente riesco a capirlo, ma ho lasciato trascorrere troppo tempo prima di poterlo fare, e mi dispiace…

La ballerina alzò lo sguardo verso l’amica e un po’ intimorita, disse:

- Vorrei solo… recuperare il tempo perduto…

Chenille le sorrise tranquillizzandola dolcemente, le voleva troppo bene per portarle rancore, e sapeva quante e quali pene avesse passato in tutti quegli anni.

Francis non meritava altro male, quindi si impose di perdonarla senza indugi, senza rancore. 

Era la sua miglior amica, e se adesso conduceva quella vita agiata, ricca di successi professionali e totalmente differente da quella che un tempo usava condurre: lo doveva tutto a lei.

- Hai un po’ di cose da raccontarmi… come ad esempio Mr. Johnny Depp, bella!!

Aveva desiderato di risentire quel “Bella” pronunciato in quel modo da Chenille, da troppo tempo, e adesso che finalmente lo aveva risentito, non riusciva a nasconderne la felicità e le mostrò il suo bel sorriso.

Poi però accigliò lo sguardo e disse:

- E tu come lo sai?

- Lo hai detto ad Eddy e non era più nella pelle, e lo ha raccontato a mezza scuola…

Francis ridacchiò sotto i baffi, abbassando lo sguardo per qualche secondo, poi però Chenille catturò la sua attenzione dicendole:

- A proposito di quel ragazzone… ma sai che… prima di venir qui, l’ho beccato in compagnia di Nina in veranda che… si comportavano in modo… strano?

Francis sbarrò gli occhi e non trattenne una risatina dettata dallo stupore:

- In modo strano in che senso?

- Sono più che certa che fossero sul punto di baciarsi quando sono uscita di casa. 

- Cooooooooooosa?

Esclamò Francis totalmente scioccata, e cominciò a sclerare sulla cosa assieme a Chenille per qualche minuto, finché non decisero di telefonare alla loro amica Nina.

[…]

- Metti il viva voce!

Le suggeriva Chenille, gesticolando vistosamente come suo solito, dopo che Francis avesse composto il numero della giovane stilista, che dopo alcuni squilli, rispose al telefono:

- Ehi, Franca! Tutto bene? Cos’è successo? Dove sei? Stai bene?

- Woh! Woh! Rallenta, bella!

- Chenille???

Nina non si aspettava di sentir la voce dell’amica, ma ne sembrò particolarmente entusiasta.

Comprese immediatamente, grazie anche alla risatina in sottofondo di Fran, che le due si fossero chiarite e che le cose si fossero finalmente aggiustate tra loro.

- Siete insieme?? 

- Non riuscirai a scamparla, Nina!

- Eh no, bella! Non provare a cambiare argomento!

- Avevamo cominciato un argomento e l’ho rimosso?

Fran ridacchiò, ma Chenille immediatamente le rispose con imponenza:

- Tanto lo so che lo sai che lo so.

- Oh mio dio Chenille… è uno scioglilingua… come hai fatto a dirlo così veloce?

Domandò Fran, stupita in direzione dell’amica: al che Chenille le fece segno di tacere con foga, scuotendo una mano, per poi tornare sulla questione di Nina, che dall’altra parte del telefono sembrava sempre più confusa:

- Allora? Com’è stato quel bacio?

Nina si congelò dalla vergogna a quelle parole, ma provò a nasconderlo, dicendo subito dopo una manciata di secondi passati in silenzio:

- E tu come lo sai?

Le urla di gioia di Fran e Chenille si issarono in tutto l’appartamento e forse anche in tutto il quartiere, e Nina quasi ne restò stonata.

La giovane Stilista provò a calmarle, ma fu tutto inutile, e solo dopo alcuni secondi trascorsi ad esultare come dei ragazzi ad una partita di basket, Chenille le disse:

- Raccontaci tutto, bella! Com’è stato? Cosa ti ha detto?

- Bacia bene?

Domandò curiosa Francis, mentre Chenille la guardò accigliata e Francis stringendosi nelle spalle, le disse:

- Che c’è? Me lo sono sempre chiesta… sì, insomma… Eddy è sempre stato quel tipo di ragazzo… sai… il più bello del gruppo che tu guardandolo ti chiedi: “Ma sarà almeno bravo in quelle cose tanto quant’è bello?”

Chenille si sorprese di sentir parlare Francis di quel genere di cose, lei che un tempo era sempre stata un tipo riservato, poi però si concentrò sulle parole di Nina, che dall’altra parte disse:

- Confermo che è bravo almeno il doppio di quanto è bello!

- Uhhh!!!

- Il mio caro e vecchio Eddy… non c’è che dire, è sempre stato bravo con le donne…

- Beh c’è da dire che il suo bell’aspetto lo aiuta molto…

- Vero anche questo…

Chenille e Fran stavano ragionando tra loro, perdendo quasi di mano la questione Nina ed Eddy, poi tornarono in sé e subito ripresero a parlare con Nina:

- Insomma mi ha chiesto se volevamo vederci e io gli ho detto “perché no?” Infondo lo conosco da anni ormai… è un bravo ragazzo in fin dai conti…

- Bravo è bravo finché siete amici… con le ragazze… uhm… chissà…

Disse Chenille, per poi essere interrotta dalla stessa Nina che disse:

- Non mi ci voglio fidanzare o che…

- Te la vuoi spassare, insomma…

Nina ridacchiò alle parole di Chenille e lasciò intendere che fosse così.

Alla fine le due amiche le diedero la loro benedizione su quella relazione che stava per sbocciare tra i due amici, finché dopo una lunga chiacchierata telefonica, riagganciarono e tornarono a parlare tra loro.

[…]

Avevano molto da recuperare e da raccontarsi, che forse una sola notte non sarebbe bastata. 

Francis le raccontò tutto quello che in quegli anni di solitudine ed isolamento si era tenuta per sé: partendo dalla storia della scoperta della sua vera madre: Esperanza, di Don Julio, della loro storia e su tutto ciò che avesse scoperto dei suoi nonni materni. 

Chenille si commosse così tanto da cominciare a piangere per tutta la durata del racconto dell’amica, che le confermava il fatto di non conoscere l’identità di suo padre, che restava ignoto anche a Don Julio. 

Ma non fu l’unica cosa che le raccontò: le disse dei suoi viaggi in Sud America, e nelle isole dell’America Centrale, della sua permanenza in Messico; le raccontò davvero ogni cosa, senza più volerle nascondere niente. 

Passò col raccontarle dei suoi momenti peggiori, delle cose brutte che aveva fatto e di cui non ne andava fiera e che ancora ne soffrisse adesso che ne parlava.

A tal proposito, finì anche col raccontarle di come si fosse procurata quella cicatrice sul labbro destro, e Chenille ne rimase più che sconvolta. 

[…]

Non si accorsero del tempo che trascorse, e al momento del tramonto di quel nuovo giorno: si ritrovarono a parlare dell’incontro con quella giovane coppia che poi si era rivelata essere legata al gruppo musicale 30 seconds to mars, di cui ultimamente Francis sembrava molto presa. 

- Sì, credo di averli sentiti nominare in giro… ma non ne so niente…

- Ti confesso che da dopo quella cena, mi hanno incuriosita e ho cominciato ad ascoltare le loro canzoni… sono davvero bravi…

- Dovrai farmi ascoltare qualche canzone, allora… e magari la prossima volta che ti invitano a cena da loro, ci porti anche me. Insomma voglio conoscerle anch’io le celebrità, bella!

Francis abbassò lo sguardo, sfuggendo in un sorrisino, ma poi disse:

- Non credo accadrà mai, Chenille… non voglio più legami di alcun genere con le celebrity… eccezion fatta per Katy…

Chenille fece silenzio, la sua mente andò immediatamente a pensare a Justin, e al fatto che la loro storia essendo stata sotto i riflettori di tutto il mondo, ancora oggi faceva parlare di sé a distanza di tempo, e proprio per la popolarità del cantante e della ballerina, la sua amica faticava il triplo ad uscirne definitivamente. 

Comprendeva perfettamente che avere a che fare con persone di quel mondo, era sconveniente per ogni tipo di rapporto, così acconsentì col capo dandole ragione, e deviò subito l’argomento, per non vederla più cupa in viso:

- Cazzo ma s’è fatto giorno! Tu dovrai prendere un aereo tra poche ore, e non hai neanche dormito!

- Figurati, non sarebbe una novità… e poi beh… ne è valsa la pensa, avevo davvero bisogno di questo momento con te, Chenille…

Chenille le sorrise dolcemente e andò ad abbracciarla, Francis la strinse di ricambio, e le due si lasciarono soltanto dopo un lungo abbraccio affettuoso, che non si scambiavano ormai da troppo tempo.

[…]

- Cazzo come sei bella con questo tailleur addosso! 

Francis sorrideva sotto i baffi mentre infilava un cappottino nero ed una sciarpa color tortora come la camicia, e si sbrigava a prendere le ultime cose di cui necessitava per la partenza.

- Non è necessario che tu mi accompagna in aeroporto, Chenille.

- Vorresti andarci con la moto vestita così?

Francis le lanciò una rapida occhiata sorridendole maliziosamente, come per confermare che l'idea non era male e che sarebbe stata capace di farlo, ma poi le disse:

- I taxi esistono per situazioni simili...

Al che Chenille accigliò lo sguardo e sbottò in una risposta aggressiva delle sue:

- Fanculo i taxi, bella! Ho l'auto parcheggiata proprio sotto casa, ti accompagno e non si discute!

Quando Chenille parlava così, Francis ne era sempre spaventata, le ricordava molto MamaSu; perciò non insistette più e lasciò che l'amica l'accompagnasse a prendere quell'aereo che l'avrebbe condotta a San Diego.

[...]

- Sta attenta in quella caserma! Promettimi che non farai qualche cazzata delle tue e che tornerai sana e salva!

- Chenille.... Non sono in partenza per una missione in Iraq , rilassati... E poi, non farò nessuna cazzata. Ti ricordo che sono un generale e che dovrò dare il buon esempio...

- Uoh... Tu sei nata per governare, bella!

- Che???

Esclamò in una risata, Francis, confusa da quell'affermazione dell'amica.

- Hai lo spirito del leader, del capitano, del comandante! Anche nella EmsAndFran fai rigare tutti dritti con le tue manie di perfezionismo...

- Essere perfezionisti non significa essere Leader, Capitani o Comandanti, Chenille! Ahahah

- Non ridere perché dico il vero e lo sai...

- Ma taci e aiutami a cercare il mio volo...

- Agli ordini signor generale!

Esclamò con tono scherzoso la ragazza, mentre le mostrava un saluto militare per prenderla in giro.

Fran socchiuse gli occhi in due fessure diventando minacciosa, poi le diede una leggera spinta scherzosa.

[...]

Finalmente trovarono il volo che partiva alle ore 9:00 e l'avrebbe portata a San Diego in meno di un'ora, dandole così la possibilità di giungere in caserma in perfetto orario.

- Prometti di fare attenzione...

- Questo te l'ho già promesso, Chenille... Sta tranquilla.

- Allora... 

Chenille abbassò per un attimo lo sguardo poi con un filo di voce più serio ed emozionato, aggiunse alzando lo sguardo verso di lei:

- …Promettimi che tornerai.

La ragazza aveva ancora paura che l'amica potesse davvero decidere di restare nell'esercito a causa sua, ma Fran le sorrise teneramente e accarezzandole una guancia le disse:

- Conterò i giorni per tornare da te, dalla piccola e da MamaSu..

Francis le sorrise e dopo averle dato un bacio sulla guancia, le disse con sincerità:

- Ti voglio bene, Chenille...

L'amica la travolse in un abbraccio e mentre la stringeva a sé, senza alcuna voglia di lasciarla andare, le disse:

- Oh... Ti voglio bene anch'io, bella!

Dopo un lungo abbraccio, Chenille fu costretta a lasciarla andare, restando a guardarla andar via versi la fila del check in che, stranamente, non era molto lunga. 

[...]

Francis arrivò in quella caserma che era stata casa sua per ben quattro anni, ed una marea di ricordi la invasero non appena mise piede lungo il viale della struttura che la divideva dall'enorme ingresso.

Ricordò delle condizioni in cui era quando vi arrivò, di tutto quel periodo difficile che trascorse lì dentro dopo la morte di Emma.

Ricordò dei suoi studi, degli allenamenti duri e le sembrò essere trascorso un secolo.

Aveva solo diciotto anni quando vi entrò, e adesso ci stava ritornando all'età di ventisette anni; più matura, più donna, con ancora più esperienze sulle spalle che la rendevano una persona diversa da quella che era.... o forse adesso, era più simile a com'era all'epoca.

D'altronde Francis se da un lato era maturata molto, dall'altro lato era sempre rimasta la solita ragazza solitaria e scostante di sempre... Il carattere di una persona non mutava mai.

Durante il viaggio aveva incontrato moltissimi affezionati, che le chiedevano autografi e foto insieme, ma anche se preferiva evitare proprio in quel giorno, non riuscì a tirarsi indietro, ed accontentò tutti con la sua solita ed immensa disponibilità.

[...]

Era quasi giunta all’ingresso della caserma, camminava trainando il trolley per una mano, mentre dall’altra tentava di reggere con difficoltà il libro che aveva comprato sulla psiche dei sordomuti (per informarsi sul personaggio di Zahira), i documenti, e una cartella in cui aveva racchiuso alcune carte ed attestati vari che le aveva rilasciato la caserma anni addietro. 

Purtroppo però, dalla fretta, cominciò a perdere l’equilibrio di quelle cose che reggeva con una sola mano mentre accennava una corsetta in direzione dell’entrata, e le caddero tutti quei fogli per terra.

I capelli, che aveva legato con una piccola pinzett, le si sciolsero mentre si chinava a raccogliere quei fogli, e solo in quel momento si accorse che c’erano un paio di mani in più che l’aiutavano a raccogliere le sue cose sparse per terra.

Alzò lo sguardo e si ritrovò dinnanzi agli occhi una ragazza della sua età, con capelli biondi con un taglio a caschetto, la quale sembrava sul punto di sbavare nel vederla così bella e sexy con quel tailleur addosso e i capelli sciolti selvaggiamente.

Le ci vollero alcuni secondi per riconoscerla: era Rebecca Cooper, la giovane soldato semplice che all’epoca le aveva tentate tutte pur di starle accanto e dimostrarle che di lei poteva fidarsi, ma Fran non era mai stata una che si fidava facilmente delle persone.

A primo impatto, però, Francis ricordò di quella volta, in cui Cooper cedette alla passione e la baciò nel cortile della mensa, lasciando scoprire la sua natura Lesbo e il suo debole per lei. 

- Generale De Laurentiis…

Esclamò con un filo di voce Cooper, ancora incantata, mentre la fissava.

Si era precipitata a aiutarla senza nemmeno accorgersi che fosse lei.

La giovane si sentiva combattuta: non sapeva se essere emozionata perché aveva appena rivisto una sua ex compagna di caserma con precedenti un po’ imbarazzanti, o perché si ritrovava davanti una celebrità del calibro di Francis conosciuta in tutto il mondo. 

Francis cercò di riordinare i capelli, portandoli dietro le orecchie, e lentamente si rialzò in piedi assieme alla giovane, che continuava a morire lentamente nel guardarla avvolta in quella meravigliosa gonna a vita alta nera, quella camicetta stretta color tortora che aveva qualche bottone sbottonato, quella giacca e quel cappottino nero.

- Cooper…

Esclamò Francis altrettanto sorpresa di rivederla, poi subito si precipitò a riprendersi quei fogli dalle mani della ragazza, sfoggiandole un bel sorriso cortese:

- Grazie mille…

La ragazza continuava a restarsene lì impalata, mentre veniva rapita da quel sorriso di Fran, che in passato non aveva mai visto e che nel vederlo adesso la stava quasi ammazzando per quanto fosse bello.

La ballerina, nel vederla in silenzio, cercò di rompere il ghiaccio e disse:

- Ti trovo bene…

- Anch’io! Ehm… voglio dire, sì, insomma stai… stai davvero una favola! Volevo dire in forma! Volevo dire bene!

Francis non trattenne una risatina divertita per la goffaggine della ragazza, riuscendo finalmente a strapparle un timido sorriso.

Cominciarono a camminare insieme verso l’ingresso, e Fran guardandola le disse:

- Credevo di essere in ritardo, e ho fatto un casino…

Gesticolò vistosamente allargando il braccio in cui reggeva quei fascicoli, mentre con l’altro trainava il trolley, poi Cooper le rispose abbozzando un sorriso sempre timido:

- Non avrei mai pensato che saresti venuta…

- E perché no?

Domandò curiosa Francis, mentre le rivolse uno sguardo accigliato:

- Beh … per… per quello che sei… insomma credevo che celebrità come te non facessero cose simili…

Francis non trattenne una risatina, ma continuava a guardarla accigliata, così Cooper provò a spiegarsi meglio, cominciando a parlare con meno timidezza e tensione:

- Sì , voglio dire… sei una star internazionale… chi l’avrebbe mai detto che saresti ritornata in un posto simile?

Francis l’osservava, e lieta di notare che cominciasse ad essere più tranquilla e rilassata, le sorrise, abbassando lo sguardo distrattamente, mentre continuava a camminare:

- Ti assicuro che sono stata in posti ben peggiori di questi… e poi beh, non potevo mancare.

Si voltò e le fece l’occhiolino e la povera Cooper quasi ebbe un mancamento, ma fortunatamente giunsero all’interno della struttura e la ragazza fu distratta dalla visione di tutti gli altri soldato donna presenti lì quel giorno.

La prima ad accoglierle fu proprio il generale Mitchell, responsabile della caserma.
Quella donna non era cambiata di una virgola, se non forse per qualche ruga in più solito portamento mascolino, capelli castano scuro rigorosamente legati in uno chignon basso, divisa impeccabilmente ordinata ed indossata con onore, guardava Francis tenendo le mani congiunte dietro la schiena, in una postura molto eretta.
- Bentornata Generale De Laurentiis!
Chissà, forse ci teneva a salutarla subito in quanto personaggio lustre, ma Francis volle pensare che era per il suo grado di Generale e non per la sua notorietà.
- Lieta di rivederla Generale Mitchell!
Esclamò con tono profondo mostrandole un saluto militare, che la stessa Mitchell prolungò in direzione della Cooper.
- Noto con piacere che c’è anche lei Cooper.
- Non potevo mancare, signora!
Anche Cooper ricambiò il saluto formale, finché Mitchell non disse loro:
- Riposo.
E le due potettero tornare in una posa più naturale.
- Lungo quella parete troverete le disposizioni delle vostre camere, ci rivediamo tra un’ora in cortile per la presentazione ufficiale.
Mitchell, indicò alle ragazze con lo sguardo, una lunga parete su cui vi era una grande bacheca che riportava dei fogli con su segnati i nomi dei soldati che avrebbero condiviso le stanze.
Cooper e Francis si congedarono dal Generale e poi si avvicinarono a quella grande bacheca per cercare il proprio nome tra quelle stanze.
Ironia della sorte, volle che Francis dovesse dividere la camera con Brown, la soldato con cui aveva avuto problemi in passato.
Un sorriso amaro marcò il volto della ragazza, che immediatamente cercò tra la folla il generale Mitchell. – Bella trovata - pensò tra sé e sé, riferendosi al generale, che senza alcun dubbio le aveva inserite nella stessa camera di proposito.
Cooper lanciò uno sguardo anche alla camera di Francis, dopo aver visto la propria, e non poté far a meno di notare anche lei della presenza della Brown, così alzò lo sguardo preoccupato verso Francis, ma la ballerina le rivolse un rapido sorriso tranquillizzante, poi le disse:
- Beh… ci rivediamo dopo, Cooper.
Fran non attese neppure una risposta dalla ragazza e le diede le spalle cominciando ad allontanarsi da lei trainando il proprio trolley.
[…]
Arrivò nella camera numero 9, era enorme: aveva sul lato destro tre letti singoli , e sul lato sinistro vi erano altrettanti tre letti con due grandi finestroni che illuminavano la grande stanza. C’erano due enormi armadi in comune posti lungo un’unica parete opposta all’entrata, e sulla loro sinistra vi era una porta che conduceva al bagno che avrebbero condiviso. Le pareti della camera erano di un colore classico e anche un po’ triste e cupo: un color beige tendente al giallino. Tra una fila di letti e l’altra vi era spazio a sufficienza per percorrere, l’intera aria orizzontale della camera.
Appena vi entrò, Francis notò che vi erano presenti tutte le sue cinque compagne di stanza tra cui Brown, che faticò un po’ a riconoscere a primo impatto, dato che adesso portava i capelli lunghi castani e lisci, raccolti in una coda di cavallo.
Quasi le sembrò ancora più grossa e massiccia di qualche anno fa, e la cosa era molto probabile.
Le due si guardarono intensamente, mentre le altre si alzarono e si avvicinarono a Francis, ma lei era troppo impegnata a lasciar capire ala Brown quanto “piacere” le facesse rivederla, sorridendole sotto i baffi.
Quel momento però, fu interrotto dalle altre ragazze soldato che si avvicinarono alla ballerina esclamando:
- Piacere di conoscerti Francis!
- Oddio non posso crederci!
- Ragazze lasciatela passare…
- Sono una tua grande fan!
Sembravano un gruppo di fangirl riunitosi attorno alla loro celebrity, le quali continuarono dicendo:
- Mia sorella più piccola è iscritta ad una delle tue scuole di Seattle!
- Io ti ho anche incontrato qualche anno fa in un bar a Los Angeles, ma non credo ti ricorderai…
- Sai quante ne incontra al giorno di fan, Silvia?
Le voci delle ragazze si accavallavano tra loro, eppure Fran non conosceva nessuna di loro, a parte Brown, che se ne restava per conto proprio sul suo letto, mentre guardava la scenetta.
Erano quattro giovani ragazze, soldato semplice in carica in quella caserma forse già da qualche anno; erano alte e magre, ma con un vistoso fisico muscoloso, non troppo femminile, né troppo maschile, quasi tutte col taglio di capelli corti, eccezion fatta per una di loro che portava dei lunghi e lisci capelli biondi sciolti lungo le spalle.
Francis rivolse loro un sorriso cordiale, poi guardò la ragazza che le disse del bar e provò a sforzarsi di ricordarsi di lei:
- Sì… certo… ricordo che eri con un ragazzo con i capelli rossi e che mi chiedesti una dedica per la tua nipotina che stava poco bene in ospedale…. Spero che adesso stia a casa e che stia bene.
Silvia, la ragazza in questione, sfoggiò un grosso sorriso emozionato, felice di constatare che la ragazza realmente si ricordasse di lei e di quel momento, così si affrettò a risponderle goffamente:
- Sì! Sì… sta benissimo, adesso, grazie mille! Oh… sei davvero fantastica!
Francis abbozzò un sorriso imbarazzato da quelle troppe lusinghe, poi mosse qualche passo verso l’unico letto ancora intatto, che era proprio di fronte a quello della Brown, e raggiungendolo, inevitabilmente lanciò uno sguardo verso la ragazza che sembrava sempre meno felice di rivederla.
La notorietà della ragazza, l’aveva resa ancora più insopportabile ai suoi occhi.
- Beh lasciamola alle sue cose, ragazze, avremmo tempo per parlare e conoscerci.
- Sì, ha ragione Samantha. Lasciamole riposare, avranno fatto un lungo viaggio.
Samantha?
Francis alzò lo sguardo verso quella presunta Samantha e notò che fosse proprio colei che aveva i capelli lunghi biondi ed inevitabilmente tornò con la mente alla serata della cena a casa di Tomo e Vicki e quindi a Jared Leto e alla sua ragazza.
Si lasciò scappare un sorriso mentre abbassava il capo e pensava a quanti scherzi le stesse riservando il destino con quei continui riferimenti a quei ragazzi, di cui cominciava già ad esserne appassionata: almeno musicalmente parlando.
[…]
Francis indossò la tuta da militare che le era stata fornita dalla caserma, e le fece uno strano effetto indossarla dopo tutti quegli anni, le sembrò quasi come se non l’avesse mai tolta per tutto quel tempo.
Sembrò essere trascorso un solo giorno dall’ultima volta che la indossò, eppure erano trascorsi cinque lunghi anni da quando aveva lasciato quella caserma per dare vita ad un nuovo capitolo della sua vita, che la portò sulla strada della notorietà mondiale.
Trascorsa un’ora, si diressero, come indicato dal generale Mitchell, in cortile, dove oltre allo stesso generale, c’erano altri ufficiali e successivi soldati donna tutti in fila.
[…]
- Signore! Benvenute, Signore!
Il timbro della voce imponente della Mitchell, non era calato di un tono.
La donna parlava alle presenti, restando difronte a loro:
- Mi rivolgo a coloro che sono in questa caserma da più di un anno e non da qualche ora: per i prossimi venti giorni, sarete allenate a combattere ed istruite sulla teoria della USA Army, dal vecchio squadrone del mandato duemiladue, duemilasei.
Le soldato in carica, se ne stavano immobili in una posizione eretta, tutte disposte sul lato sinistro del generale, la quale continuò parlando, stavolta rivolgendosi ai soldati alla sua destra:
- Per quanto riguarda voi, soldati del mandato duemiladue, duemilasei: come già vi è stato comunicato dal nostro invito, questa iniziativa vi porterà a trascorrere i prossimi venti giorni in qualità di insegnanti, di istruttori, per le nostre giovani promesse della USA Army. Noi tutti confidiamo nelle vostre capacità e nelle vostre esperienze passate in questa caserma.
Francis era nella prima fila delle sue vecchie colleghe, in una postura impeccabile, mentre con sguardo vacuo in un punto imprecisato dinnanzi a lei, ascoltava le parole del Generale Mitchell, la quale aggiunse:
- Lasciatemi darvi il bentornato tra noi e auguro a tutte voi un buon lavoro e una buona permanenza.
A quel punto tutti i soldati si portarono una mano sulla fronte, e battendo un piede a terra, le rivolsero un tipico saluto militare esclamando all’unisono : “Sissignor Generale!”
[…]
Quelle ore di mattino le trascorsero ad ascoltare le indicazioni del generale e dei vari sottoufficiali riguardo alle loro mansioni, ai loro compiti in quei giorni.
Ogni singolo soldato del vecchio mandato, aveva un compito proprio da svolgere:
Cooper si sarebbe occupata di sostenere 10 lezioni di una durata di 90 minuti ciascuna riguardanti “Le tecniche di irruzione in ambienti chiusi”, come comportarsi in tal caso e cosa e come fare per riuscirci nel migliore dei modi.
Brown, invece, si sarebbe occupata di sostenere in totale 10 lezioni pratiche di 60 minuti ciascuna su “Smontaggio e manutenzione dell’arma”, avrebbe cioè mostrato loro come montare e smontare un arma nei casi in cui fosse stato necessario, come prendersene cura, perché si sa che per un soldato il miglior amico: è l’arma.
A Francis invece toccarono il ruolo sia d’insegnante di teoria che di pratica.
In qualità di Generale, poteva anche allenare i sodati; dunque le era stato affidato il turno mattutino di allenamento, che durava due ore per un totale di venti lezioni.
In più, le erano state riservate le lezioni sulle armi: su cos’era un’arma, quanti e quali tipi di armi ci fossero e i loro vari funzionamenti. Questo corso di teoria sulle armi, sarebbe durato 10 lezioni per una durata di 60 minuti ciascuna.
Si prospettavano giorni lunghi ed impegnativi per Francis, e la ragazza non poteva chiedere di meglio durante quel periodo dell’anno che per lei era sempre difficile da superare.
[…]
Al rientro nelle camere, dopo un lungo pomeriggio di spiegazioni ed illustrazioni varie da parte del generale e degli ufficiali sulle loro mansioni, Francis e Brown ebbero modo di scambiarsi le loro prime parole, essendo le uniche presenti in camera, dato che le altre erano ad allenarsi e/o a lezione.
Francis era impegnata a rimettere a posto la sua roba nella valigia, non voleva disfarla e mettere le sue cose negli armadi in comune, preferiva tenere le proprie cose nel trolley che avrebbe poi riposto sotto al proprio letto.
Sul letto vi aveva appoggiato il suo pc portatile che aveva acceso poco prima: doveva controllare alcune email di lavoro.
E proprio in quel momento in camera fece rientro Brown, la quale la guardò per alcuni attimi, per poi voltarsi a chiudere la porta della camera e recarsi verso il proprio letto, mente Fran non la degnava di una minima attenzione.
- E così… ti hanno privato della suite reale mandandoti a dormire in camere come queste per farti sembrare più normale?
Francis sorrise sotto i baffi mentre ripiegava la gonna del suo tailleur e le dava le spalle:
- Vedo che con gli anni non hai perso la tua vena comica, Brown.
- Tu invece negli anni diventi sempre più insopportabile!
Francis si voltò a guardarla, ancora con la gonna tra le mani, e le disse:
- Non sei la prima a dirmelo…
- Come va il ginocchio?
Le disse sorridendole con cattiveria, mentre abbassava lo sguardo verso il ginocchio che anni prima lei stessa le aveva ferito con una mazza di ferro in una simulazione d’incendio in un carro armato.
Francis abbassò a sua volta lo sguardo verso il ginocchio e con una leggera vena di dispiacere, ricordò quel momento e inevitabilmente anche quel dolore.
Aveva subito atti di violenza, di bullismo da parte di quella ragazza, senza mai rispondere alla violenza con altra violenza, si era sempre comportata in modo ragionevole e maturo.
Al che Francis si mise a sedere sul bordo del proprio letto e cominciò ad alzare i risvolti del pantalone della tuta della gamba sinistra, mostrandole una grossa cicatrice di sei punti sul ginocchio.
Brown restò a guardarla stranita, se la ricordava una ferita da nulla, se non da massimo uno o due punti, così Francis le disse:
- Parli di questa?
La ballerina le indicò con un dito, una specie di graffio, proprio a due centimetri di distanza da quella cicatrice, poi alzò lo sguardo verso la ragazza e le disse:
- Sì… va bene, grazie. Adesso riesco a muovere il ginocchio perfettamente.
Brown continuava a fissare l’altra cicatrice, e Francis notandolo le disse:
- Questa, purtroppo per te, non me l’hai procurata tu, ma un incidente stradale… come vedi ho la pelle dura.
Le sorrise beffardamente, poi con un movimento rapido e leggermente scazzato, si riabbassò le pieghe del pantalone e tornò a ripiegarsi i vestiti.
Brown fece silenzio, e restò a guardarla per alcuni secondi di spalle, ma da lì in avanti non disse più una parola, chissà perché.
Francis fece come se la ragazza non fosse stata presente e continuò a fare ciò che stesse facendo prima ancora che rientrasse in camera.
[…]
Nel rimettere a posto il cappotto nero che indossava quel mattino, Francis notò che in una delle due tasche, vi era una memory card e in un lampo ricordò:
ancora una volta ripensò a quei ragazzi, ai Thirty Seconds to Mars, al momento in cui aveva rotto la macchina fotografica di Jared Leto e a quando gli aveva quasi rotto il naso. Nel momento in cui Tomo e Vicki corsero in suo soccorso, Francis abbassò lo sguardo verso la canon del ragazzo ridotta a pezzi sull’asfalto, e notò che era uscita fuori anche la memory card, così senza farsi notare dagli altri, la prese e la mise nella tasca di quel cappotto che proprio quel giorno aveva ri-indossato.
Aveva totalmente dimenticato quel particolare, aveva totalmente dimenticato di possedere la memory card del ragazzo, così presa da una forte ondata di curiosità, si mise a sedere sul letto e la inserì subito nel suo computer per andare a spiare quelle foto.
Brown la osservava in silenzio, alzando lo sguardo di tanto in tanto, mentre si concedeva una lettura di un libro, mentre Francis, totalmente assente, maneggiava al computer ignorando la sua presenza.
Aprendo la cartella dei file di quella memory card, si ritrovò davanti oltre mille foto, e scorrendo rapidamente nel vederle tutte, notò che fossero delle foto meravigliose, che immortalavano dei bambini di colore in luoghi malridotti e poveri, doveva essere in qualche parte dell’Africa, ma poi scorrendo sempre più in basso, trovò una foto che immortalava la scritta Haiti.
Era stato ad Haiti dopo il tragico terremoto dell’anno precedente?
Caspita! Questo si che era sorprendente, ogni giorno scopriva cose nuove e sorprendenti su quei ragazzi, soprattutto su quello che trovava più antipatico.
Man mano che scorreva verso il basso, le foto di Haiti finivano, e cominciavano ad apparire foto personali del ragazzo in compagni di qualche amico o di qualche ragazza, tra le quali spuntava fuori anche Samantha tra una foto e l’altra.
La cosa che la stupì e non poco, furono le ultime quattro barra cinque foto, perché erano foto che ritraevano proprio lei nel momento in cui arrivò a casa di Tomo quella sera.
Nella prima foto si vedeva lei a bordo della sua moto, con in testa ancora il suo casco, poi ecco un altro scatto molto bello di lei che sfilava via il casco e le scivolavano i suoi lunghi ricci castani lungo le spalle.
E ancora lei mentre scendeva dalla moto con una panoramica mozzafiato: in pratica vi era lei e la sua moto nell’angolo in basso a sinistra dell’inquadratura e nel resto vi si poteva notare il cielo quasi color blu che incorniciava quel momento, con uno spicchio di luna perso nel cielo.
Nel rivedersi in quegli scatti, una stretta allo stomaco colpì la ragazza: erano davvero delle foto bellissime, così belle da farle sembrare dei photoshoots professionali.
L’ultima foto le strappò un sorriso, perché immortalava il momento in cui Francis, con un’espressione incazzata, mentre si avvicinava al ragazzo con aria minacciosa.
Pensare che subito dopo gli avesse distrutto quella macchina fotografica, la fece sorridere divertita ma anche un po’ imbarazzata, per il fatto che fosse stata così stupida ed ingenua nel pensare che quello potesse essere stato il suo stalker.
Trascorse vari minuti a rivedere quelle ultime foto, per poi cominciare a guardarle tutte, e nel rivedere quel ragazzo, quel suo viso, quei suoi occhi che sembrano dire tutto ma allo stesso tempo sembravano non dir nulla, cominciò a provare un senso di dispiacere nei suoi confronti; quel dispiacere che non avrebbe mai creduto di provare.
Stava cominciando a rivalutarlo forse se avesse avuto la possibilità di rincontrarlo proprio in quel momento, si sarebbe scusata con lui per quel pugno e per avergli distrutto la sua macchina fotografica…
Sfortunatamente per lui, però, quelle scuse non sarebbero giunte… non adesso, almeno.

[Continua…]


 
   
 
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