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Autore: BebaTaylor    29/12/2014    1 recensioni
Lauren ha perso il fidanzato Sean poco prima di Natale ed è distrutta ma ha Jason — migliore amico di entrambi — che fa di tutto per farla sorridere, che però non è felice del fatto che Lauren abbia riallacciato i rapporti con Dean, il nipote della vicina di casa. E Lauren si troverà a scegliere: Jason e il suo amore, la sua dolcezza, la sua reverenza o Dean e la passione bruciante che prova per lui?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Burn

It doesn't take much to learn
when the bridges that you burn
It doesn't take much to cry
when you're living in a lie
And deceiving that someone who cares
If I could turn back the time
I would put you first in my life
[Don't say is too late — Westlife —]


3.


Lauren infilò il mocio nel secchio e lo passò su quell'ultima parte di corridoio e guardò Duchessa che annusava il pavimento con aria curiosa. «Stai ferma.» disse lei, «Mi lasci giù le impronte.»
Prese il mocio e il secchio e scese in cantina, svuotò il secchio nel lavandino e lo sciacquò per poi capovolgerlo e lasciarlo dentro il lavandino ad asciugare. Svitò il mocio dal bastone e lo gettò nella lavatrice che fece partire dopo aver messo il detersivo ne cassettino. Tolse i vestiti dall'asciugatrice e li piegò, fissò il grande orologio appeso alla parete e si rese conto che era ora di uscire per andare al lavoro; così tornò di sopra, afferrò il sacchetto con la divisa pulita, controllò di aver chiuso tutte le porte e le finestre, riempì la ciotola d'acqua di Duchessa e la prese in braccio. «Io esco, vado al lavoro.» le disse guardandola negli occhi azzurri, «Tu fai la brava gattina e non combinare disastri.» aggiunse mentre la gattina cominciava ad agitarsi, «La mamma torna per pranzo, quindi starai sola per qualche ora... io torno presto!» disse e le baciò la testolina prima di posarla a terra. Sorridendo andò in bagno a lavarsi le mani e a controllare che fosse in ordine, prese le sue cose e uscì di casa diretta al lavoro.

✫✫✫

Lauren sbuffò quando ritornò a casa, alle quattro e mezza del pomeriggio. Il posteggio era tutto occupato da auto e fu costretta a parcheggiare l'auto nel cortile. Prese il vestito di sua madre che aveva ritirato dalla lavanderia ed entrò in casa sbuffando ma sorrise quando Duchessa le corse incontro. «Ehi, piccola.» mormorò Lauren e portò l'abito nella stanza di sua madre e lo lasciò sul letto, avvolto nella sua custodia di plastica trasparente. Aprì le finestre di casa mentre Duchessa la seguiva miagolando. «Hai fame?» le chiese Lauren e la gattina miagolò ancora e la ragazza sorrise. «Dai, vieni.» disse e andò in cucina, prese il sacchetto dei croccantini dal mobile e riempì la ciotola rosa di Duchessa.
Lauren accese la o e prese una crostatina all'albicocca e si sedette sul divano, guardando distrattamente la tv, dove scorrevano le immagini di persone che erano al mare. Lauren sospirò, le sarebbe piaciuto andare un paio di giorni al mare ma, anche se era la metà di giugno, doveva aspettare ancora qualche settimana prima di andare in ferie.
Due crostatine e venti minuti dopo, Lauren si alzò dal divano, «Duchessa?» chiamò dalla cucina e attese ma la gattina non arrivò. «Duchessa?» chiamò ancora andando verso il corridoio, guardò in camera sua e in quella di sua madre ma la gatta non era lì; quando arrivò al salotto si fermò e fissò la porta-finestra aperta. «Merda.» imprecò fissando il balcone. «Duchessa?» chiamò sperando che non fosse uscita e scappata. C'era un buco nella rete a non l'aveva ancora sistemato, aveva paura che Duchessa fosse uscita in strada. Andò sul balcone e scese le scale di corsa, «Duchessa?» disse, «Vieni, qui!» esclamò e si inginocchiò sotto a un cespuglio, andò sul lato della casa, guardando fra i cespugli e il basso muretto che divideva la sua proprietà da quella di Elaine; si fermò di colpo quando vide, attraverso i fori decorativi del muretto, Dean, seduto per terra, con la schiena appoggiata al muro della casa e Duchessa fra le braccia. «Ehi, ecco dove era finita la birbantella!» esclamò e si arrampicò sul muretto, «Pensavo che fosse scappata... per fortuna l'hai trovata.» aggiunse e sorrise ma, quando guardò meglio il suo sorriso sparì: Dean aveva gli occhi rossi e le guance bagnate dalle lacrime.
«Dean? Cosa è successo?» domandò e scavalcò il muretto, raggiunse il ragazzo e si sedette accanto a lui. «Dean?» sussurrò.
Il ragazzo singhiozzò e si girò verso di lei, «Stamattina mamma è uscita con la nonna, quando sono tornate a casa... la nonna è stata male.» mormorò.
Lauren inspirò lentamente e lo guardò, «Elaine... Elaine sta bene?» chiese anche se aveva paura della risposta.
Dean scosse la testa, «No.» rispose con un sussurro e accarezzò Duchessa, «Non c'è più.»
Lauren aprì la bocca sorpresa da quella notizia e non seppe cosa dire, così si limitò a circondare le spalle di Dean con un braccio. «Mi dispiace.» mormorò dopo qualche secondo di silenzio.
Dean singhiozzò un paio di volte e si asciugò il viso con le mani, Duchessa si acciambellò sulle sue gambe e sbadigliò. «È stato un infarto.» disse, «Eppure stava bene...» mormorò.
Lauren annuì, aveva visto Elaine la sera prima e le era sembrata in forma come sempre. «Mi dispiace.» ripeté. «Tanto.»
«Lo so.» disse lui.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti e Lauren continuò ad accarezzare i capelli biondi di Dean.
«Io non lo permetterò mai!»
I due ragazzi sobbalzarono quando sentirono quelle urla. «Ma chi è?» domandò Lauren e fissò Duchessa correre a nascondersi sotto un cespuglio.
«Mio zio.» sospirò Dean, «Lui vorrebbe fare la veglia a casa, ma la mamma dice che non era quello che voleva la nonna.»
Lauren si limitò ad annuire, si accorse di avere il braccio sulle spalle di Dean e lo spostò sentendosi imbarazzata, portò le mani in grembo e fissò Duchessa che si era nascosta sotto a un cespuglio di ortensia. Tutto ciò — le lacrime, le scelte per il funerale, i parenti che avevano da ridire su ogni scelta — le ricordava Sean e l'ultima cosa che voleva era piangere davanti a Dean, così ingoiò le lacrime e si inginocchiò, «Duchessa.» chiamò a bassa voce e allungò il braccio destro verso la gattina che si nascose dietro a una foglia, «Vieni qui.» disse la ragazza e riuscì a prendere Duchessa per la collottola e la strinse al petto, infilando le dita fra il pelo bianco.
Lo zio di Dean gridò di nuovo e Lauren strinse Duchessa per impedirle di gridare, si sentì una porta sbattere, la ragazza si girò verso Dean e lo vide guardare dall'altra parte, verso la strada. Dopo pochi secondi apparve Kathy, la madre del ragazzo.
«Oh, Lauren.» disse la donna, «Sei qui.»
«Kathy... mi dispiace tanto.» disse la ragazza.
Kathy fece un sorriso triste, «Grazie.» mormorò, «Dean, cosa vuoi fare?» chiese. Il ragazzo alzò le spalle e non rispose.
«Puoi venire da me, se vuoi?» propose Lauren e si stupì un attimo dopo aver finito di parlare, «Se vuoi.» aggiunse e guardò appena Dean.
Dean alzò le spalle, «Va bene.» disse e Lauren lo fissò ancora più sorpresa di prima, non aspettandosi una risposta affermativa, così sorrise e si alzò in piedi.
«Okay.» disse, «Andiamo.» esclamò, «Dobbiamo scavalcare perché non ho le chiavi.»
Dean annuì e la seguì scavalcando il muretto dopo di lei; Lauren sospirò mentre saliva le scale del balcone del salotto e, dopo aver lanciato una breve occhiata alle auto posteggiate, si sentì in colpa per essersi arrabbiata per le macchine che occupavano il posteggio e che l'avevano costretta a mettere la macchina nel cortile.
Lauren fece entrare Dean e chiuse la porta-finestra, posò Duchessa sul pavimento e la gattina corse verso il grande tira graffi, si fece le unghie e sbadigliò.
Lauren condusse Dean in salotto, «Vuoi qualcosa?» domandò, «Acqua, una bibita, del succo...»
Dean sospirò e si sedette sul divano, «L'acqua andrà benissimo.» mormorò.
Lauren annuì e andò in cucina e aprì il frigo, fissò le bottiglie d'acqua domandandosi cosa preferisse Dean fra l'acqua naturale e frizzante, alla fine prese una bottiglia per tipo e due bicchieri che posò sul tavolino davanti al divano, si sedette sulla poltrona e fissò Dean che si guardava le mani, inspirò a fondo e svitò il tappo della bottiglia di acqua frizzante e si riempì il bicchiere. Sorseggiò lentamente guadando Dean che continuava a fissarsi le mani, sobbalzò quando Duchessa le passò accanto per poi andare andare ad annusare le stringhe delle scarpe di Dean, le sfiorò con la zampina e iniziò a masticarle. «Duchessa... no.» disse Lauren posando il bicchiere, «Lascia stare le stringhe.»
Dean guardò la gattina e mosse il piede facendola scappare, si riempì il bicchiere di acqua frizzante e lo bevve lentamente.
«Duchessa è attratta dai lacci.» disse Lauren guardando la gattina che tornava all'attacco, «Le piacciono tanto.»
Dean abbozzò un sorriso e osservò duchessa che annusava le sue scarpe, posò il bicchiere e la prese in braccio, la gattina miagolò e Dean le grattò la testa. «Scusa.» disse, «Avevo visto Duchessa che stava entrando nel giardino di nonna... e l'ho presa.»
Lauren sorrise, «Non preoccuparti.» disse, «Ero preoccupata perché c'è un buco nella rete e avevo paura che fosse andata in strada.» spiegò, «È un po'... tontolona, ecco. Si sdraia in mezzo alla strada e si rotola... e non si sposta se arriva qualcuno.»
«Oh, capisco.» mormorò Dean, «Hai ragione a preoccuparti.» disse e guardò Duchessa, «Non devi stare in mezzo alla strada, è pericoloso.» esclamò. La gattina miagolò e si spostò dalle sue gambe, saltò giù dal divano e si avvicinò alle scarpe di Dean.
Lauren rimase in silenzio non sapendo cosa dire o cosa fare, tutto quello che le veniva in mente le sembrava così... stupido e inutile, respirò a fondo e fissò il pavimento, cercando le parole giuste da dire ma non le venne in mente nulla. Così si limitò a bere ancora e guardò Duchessa che aveva perso interesse per le scarpe di Dean e aveva iniziato a giocare con un topolino di pezza.
I due non si scambiarono nessuna parola per qualche minuto fino a quando il telefono non squillò, Lauren lo prese, «Pronto?» disse.
«Lauren? Sono Georgia.»
«Oh, ciao.» disse lei e si domandò come facesse Georgia ad avere il suo numero. «Hai bisogno?»
«Ho saputo quello che è successo... e so che Dean è da te, ho parlato con Kathy.» rispose Georgia e Lauren si chiese se Dean ne avesse parlato con lei perché le sembrò che non lo avesse fatto. «Non risponde al cellulare... me lo passi, per favore?»
«Sì.» disse Lauren, «È Georgia.» si rivolse a Dean e gli passò il telefono, poi andò in bagno per lasciare un po' di privacy al ragazzo, si lavò le mani, si rifece la coda e tornò in salotto.
«Sta arrivando.» le disse Dean e Lauren annuì mentre si sedeva sulla poltrona.
«Non le avevi detto nulla?» domandò lei.
Dean scosse la testa. «No.» rispose, «Non mi è neanche venuto in mente.» sospirò. «Quando mamma mi ha chiamato non ho pensato più a nulla.»
Lauren annuì ancora e bevve di nuovo. «Mi dispiace.» esclamò. «Moltissimo.»
Dean la guardò, «Lo so.» mormorò.
Rimasero di nuovo in silenzio, mentre Duchessa faceva saltare il topolino di pezza.
«Come va?» domandò Dean.
Lauren alzò le spalle, «Bene.» rispose e si chinò afferrò il topolino e lo lanciò dall'altra parte della stanza e guardò Duchessa che lo inseguiva, alzò il viso e fissò il ragazzo, guardando gli occhi blu velati dalle lacrime. Lauren si riempì di nuovo il bicchiere e stava per bere quando il campanello suonò, sospirò e si alzò in piedi, scostò la tenda della finestra e vide Georgia. «È arrivata.» disse e andò ad aprirle.
«Ciao, hai fatto in fretta.» si rivolse a Georgia mentre teneva aperta la porta d'ingresso.
Georgia la osservò e spostò gli occhiali da sole sulla testa, «Sì.» disse.
Lauren le sorrise e si sentì in imbarazzo mentre le faceva strada verso il soggiorno, non riuscì a capire neppure il lei il perché, poi si disse che probabilmente era perché conosceva poco Georgia.
«Oh, Dean.» fece la ragazza e andò a sedersi sul divano, «Avresti dovuto dirmelo subito! Mi dispiace tanto.» mormorò stringendo Dean in un abbraccio.
«Georgia.... vuoi qualcosa?» domandò Lauren.
«No, grazie.» sorrise l'altra. «E scusami, non volevo essere... scorbutica, ma oggi al lavoro è stato il delirio.» disse, «Sembra che tutti i matti abbiano deciso di venire oggi al ristorante.»
Lauren abbozzò un sorriso, «Non preoccuparti.» esclamò e sorrise, si chinò e prese in braccio Duchessa, per poi sedersi sulla poltrona.
«Andiamo?» domandò Georgia a Dean che annuì piano, finì di bere e si alzò in piedi.
«Grazie.» disse Dean a Lauren e le posò una mano sulla spalla, «E scusami ancora per aver preso Duchessa.»
«Non importa.» esclamò Lauren, «Meglio con te che in mezzo alla strada.» sorrise e li accompagnò alla porta stringendosi la gattina al petto per impedirle di scappare. Guardò Dean e Georgia che scendevano le scale tenendosi per mano, li fissò mentre attraversavano il giardino e uscivano dal cancello. Chiuse la porta, sospirò e posò per terra Duchessa, lentamente tornò in salotto e si lasciò cadere sul divano dove scoppiò a piangere.

«Ma Lauren... piangi!» esclamò Jason quando la ragazza rispose alla sua chiamata, «Cos'è successo? Vuoi che venga lì?»
Lauren tirò su con il naso e si asciugò le lacrime, «Elaine è morta questa mattina.» disse.
«Oh.» fece lui, «Mi dispiace.» disse, «Vuoi che venga lì?» domandò.
«No, grazie.» rispose Lauren e si sedette sul divano, «Fra poco ceno e poi vado a dormire.» disse, «Ho un mal di testa che mi sta uccidendo.»
«Ah, va bene.» esclamò Jason. «Sai quando c'è il funerale? Così vengo con te.»
«Dopo domani, alle quattro e mezza.» rispose Lauren e guardò Duchessa che dormiva nella sua cuccia. «Vieni?» chiese e sperò che dicesse di sì.
«Certo.» rispose Jason, «È ovvio che non ti lascio sola.» disse. «Vengo da te per le quattro così facciamo tutto con calma.» aggiunse, «Ci sarà anche tua madre?»
«Bhe... sì.» rispose Lauren, «Mi pare ovvio.» disse e guardò sua madre portare in tavola due piatti di pasta. «Devo andare, la cena è pronta. Ci sentiamo domani.»
«Okay.» disse Jason, «A domani.»
Lauren chiuse la comunicazione, mise il telefono al suo posto e andò a tavola.

✫✫✫

Jason posò la mano sulla schiena di Lauren mentre si avvicinavano ai familiari di Elaine per fare loro le condoglianze, pensò che l'ultimo funerale al quale aveva partecipato era stato quello di Sean, inspirò lentamente e fece passare la madre della ragazza. Dopo venti minuti erano sul vialetto che conduceva al cancello d'ingresso e Jason sperò che Lauren non svoltasse a sinistra, per dirigersi verso la tomba di Sean perché non voleva vederla piangere e soffrire, così le posò una mano sulla schiena e avanzarono, superando il viottolo di sassi piccoli e bianchi.
«Non mi spingere.» protestò Lauren, «So camminare da sola!»
«Okay.» mormorò lui e tolse la mano dalla schiena anche se non avrebbe voluto farlo perché quel semplice contatto gli piaceva molto. «Non volevo spingerti.» disse, «Scusa.»
Lauren lo guardò e fece un piccolo sorriso, «Lo so.» disse, «Non preoccuparti.»
Anche Jason sorrise e guardò Lauren mentre continuava a camminare, inspirò a fondo e rimase lì, fermo, quasi incantato dalla figura di lei, dai capelli legati in una coda che si muoveva sulla sua schiena ad ogni passo.
«Jason? Ti sei incantato?»
Il ragazzo sorrise, «No, arrivo.» rispose a Lauren e la raggiunse, oltrepassarono il cancello e si diressero verso l'auto di lui. «Ci fermiamo a bere un caffè?» propose perché voleva passare altro tempo con Lauren.
La ragazza guardò sua madre e alzò le spalle, «Va bene.» rispose ed entrò nell'auto di Jason, sedendosi sul sedile del passeggero mentre sua madre andò dietro. Jason sorrise e si sedette anche lui, felice di poter passare altro tempo con Lauren.

✫✫✫

Lauren posò il bicchiere di plastica sopra il tavolino e prese il cellulare dalla tasca della divisa e fissò il nome di Dean lampeggiare sullo schermo, sfiorò il tasto verde e portò il cellulare all'orecchio, «Pronto?»
«Ehi, Lauren... ti disturbo?» disse Dean.
«No, sono in pausa.» rispose lei e girò la paletta di plastica nel cappuccino.
«Ecco... io e Alexia stavamo pensando di fare una serata per ricordare la nonna.» disse il ragazzo, «Sai, una cosa dove si ricordano i momenti divertenti.»
Lauren sorseggiò la bevanda calda, «Che cosa carina.» commentò.
«Vorresti venire?»
«Cosa?» domandò Lauren. «Ti ho chiesto se ti andrebbe di venire.» ripeté Dean. «Saremo solo io, Georgia, mia sorella e suo marito.» spiegò, «Vieni?»
Lauren bevve il cappuccino, «Sì.» rispose, «Basta che mi dici dove e quando e vengo.»
«L'indirizzo esatto non lo so, è un locale che conosce Alexia.» disse Dean, «Ti mando un messaggio in serata con tutti i dettagli.»
«Okay.» disse Lauren, «Aspetterò il messaggio.»
«Devo andare, ti lascio finire la tua pausa in pace.» esclamò Dean, «Ci sentiamo, ciao.»
«Okay, ciao.» lo salutò Lauren e chiuse la chiamata, infilò il cellulare in tasca e fissò il bicchiere chiedendosi come mai fosse venuta in mente un'idea del genere ad Alexia visto che non le era mai sembrata una persona che potesse avere un'idea di quel tipo però erano sei mesi che non la vedeva — escluso il funerale di Elaine — e un cambiamento del genere ci poteva stare.
«Hai un appuntamento galante?»
Lauren smise di bere il suo cappuccino e fissò la sua collega Clara. «Un appuntamento?» esclamò, «Cosa?»
L'altra sorrise, «Hai un sorriso di chi ha un appuntamento.» disse, «Su, sputa il rospo... con chi esci?»
Lauren scosse la testa e fissò quello che rimaneva del cappuccino, «Nessuno appuntamento.» rispose, «Era solo... un amico, ci stiamo organizzando per uscire con amici.» spiegò e finì di bere.
Clara alzò le spalle e infilò la chiavetta nel distributore del caffè, «Okay, okay... come vuoi.» disse, «Ma non negare che stai sorridendo.»
Lauren si bloccò poi scrollò le spalle. «Va bene.» disse e gettò il bicchiere nel cestino, «Io torno al lavoro.» esclamò e si allontanò e mentre tornava alla sua postazione si domandò se davvero avesse sorriso così tanto da far pensare a Clara di avere un appuntamento. Un appuntamento galante*. Sospirò e si sedette al suo posto, accese il display con i numeri e mosse il mouse per togliere lo screen saver. Si stampò un sorriso in faccia e schiacciò il tasto che cambiava il numero della persona che doveva servire — quel giorno doveva solo consegnare i referti, niente gente che si lamentava per le date degli appuntamenti — e sorrise all'anziano che le si avvicinò.

«Duchessa!» strillò Lauren, «Non mangiarmi il filo del caricabatterie!» esclamò e sollevò la gattina, «Ne hai già rotto uno!» disse e sistemò il filo dietro il comodino in modo che fosse fuori portata dagli artigli e dai denti di Duchessa. «Non posso spendere tutti i miei soldi in carica batterie solo perché tu hai deciso di mangiarteli.» sospirò e posò la gatta sul letto.
Il messaggio di Dean le era arrivo poco dopo che si erano sentiti, con il nome del locale, l'indirizzo e la data e l'ora dell'appuntamento — la sera successiva —, lei aveva risposto quando aveva smesso di lavorare dicendo che ci sarebbe stata. Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi mentre Duchessa saltava sul pavimento. Sbadigliò e aprì gli occhi, fissando il soffitto bianco, si sentì esausta e sospirò dondolando i piedi.
Sbuffò quando il suo cellulare squillò e si mise seduta, lo prese e rispose, era Jason. «Ehi.» fece, «Ciao.»
«Ciao, Lauren.» la salutò, «Come va?»
«Sono stanca.» disse lei, «Tu?»
«Tutto bene.» rispose lui, «Usciamo stasera?»
Lauren trattene uno sbadiglio, «No, scusa, sono davvero esausta.» rispose, «Facciamo venerdì?» propose, dimenticandosi di dirgli che la sera seguente — giovedì — sarebbe uscita con Dean.
«Ah.» fece lui, «Neanche un'oretta?» chiese, «Il tempo di berci una birra.»
«No, Jason... sono veramente stanca.» replicò Lauren, «Vorrei solo andare a dormire.»
«Okay.» sospirò Jason e Lauren intuì che non era contento, «Allora ci vediamo venerdì, come al solito...» disse, «Tanto domani non ci sono è il compleanno della prozia e devo andarci per forza.»
Lauren sorrise, «Uh, la terribile prozia!» scherzò, «Nulla di terribile.» aggiunse e sentì sua madre che le diceva che la cena era pronta. «Devo andare, è pronto.» disse.
«Va bene, ti lascio alla tua cena.» esclamò Jason, «Ci sentiamo domani.»
Lauren lo salutò e uscì dalla sua stanza e gridò quando Duchessa sbucò da dietro un mobile e le saltò addosso, infilandole le unghie nella caviglia e mordendola.
«Duchessa!» strillò, «Questa notte dormi sul divano!» disse a raggiunse il salotto.
«Ti ha morso?» le chiese la madre.
«Sì.» sbuffò la giovane. «Fa gli agguati.» disse, «Forse crede di essere una tigrotta.» aggiunse sedendosi; Duchessa sfrecciò per la stanza e balzò sul divano. «Stai lì.» borbottò Lauren, «Stai facendo troppi danni sulle mie caviglie.» disse e sorrise alla gattina.

✫✫✫

La birreria che aveva scelto Alexia era molto bella, con le pareti rivestite di legno, i tavoli e le panche di legno, il grande bancone alla destra della porta d'ingresso, le luci che scintillavano su di esso.
«E quella volta che hai alzato la gonna di Lauren e lei ti ha dato uno schiaffo?» rise Alexia, «E poi la nonna ti ha sgridato...»
Dean incrociò le braccia al petto, «Avevo cinque anni ed ero curioso!» si difese, «E tu,» si rivolse a Lauren, «Prima mi hai dato una sberla, poi se andata da mia nonna a dirle che ti avevo alzato la gonna.»
«Bhe, cosa dovevo fare?» sorrise Lauren, «Dirti di continuare pure?» lo prese in giro, «Avrò avuto quattro anni ma già sapevo che i maschi non dovevano alzare la gonna alle femmine.»
«Sì, okay.» borbottò Dean, «Ma mi avevi fatto male.» disse e gli altri risero.
«Non è colpa mia!» si difese Lauren e bevve un sorso di birra, «E poi se sei delicato...»
«Uh, altroché se lo è!» commentò Georgia, «Se lo punge una zanzara è capace di piagnucolare per venti minuti!» disse e scoppiò a ridere, abbracciò il ragazzo e gli baciò una guancia.
«La smettete di prendermi per il culo?» sospirò Dean.
«Guarda che da piccolo eri una vera peste!» disse Alexia, «Eri un terremoto, mentre pensavi a una cosa avevi già combinato mille disastri!»
«Come quella volta che sei scappato di casa...» disse Lauren.
«Cosa?» fece Georgia, «Sei scappato? E quando?» chiese mentre Dean sorseggiò la birra con lentezza.
«Avevo cinque anni e volevo il gelato.» borbottò il diretto interessato.
«Io voglio capire come hai fatto!» disse Georgia e posò un braccio sulle spalle del diretto interessato.
«Dean voleva il gelato ma la nonna gli spiegò che il negozio era chiuso.» disse Alexia, «Ma lui ci voleva andare per forza, così, in un momento in cui io e la nonna eravamo distratte, è uscito di casa, ha fatto una decina di metri... ed è stato fermato dalla mamma di Lauren.»
«Che ti ha riportato indietro.» finì l'altra.
«E sono stato sgridato da tutti: dalla nonna, da mamma e papà...» disse Dean, «e da tua madre!» guardò Lauren, «Non ho potuto mangiare il gelato per una settimana, e tu, ogni giorno, mangiavi il gelato sul balcone davanti a me!» aggiunse guardando Lauren.
Lei sorseggiò la birra e posò il boccale sul tavolo. «Guarda che non ero io che volevo andare sul balcone ma era mia madre che mi mandava perché c'era il divano nuovo!» disse guardando Dean e per un attimo fissò gli occhi azzurri del ragazzo che sembravano quasi blu sotto le luci fioche del locale, distolse lo sguardo e lo posò sulla sorella di lui. «Non è colpa mia se tu eri lì mentre io mangiavo il gelato.» esclamò e guardò brevemente Dean. «È colpa tua.»
Lui sbuffò, «Sì, okay.» borbottò, «La colpa è mia!»
Georgia rise, «Oh, bhe... sì!» confermò, «Sei scappato da casa quindi sei stato messo in punizione... quindi è colpa tua!» ridacchiò.
«Anche tu dai la colpa a me?» sbuffò Dean e incrociò le braccia al petto, «Uffa!» sospirò e bevve ancora, «Avevo cinque anni!»
«Ed eri uscito con i gettoni delle giostre.» disse Alexia, «Volevi pagare il gelato con quelli.» lo prese in giro, «Su, Dean, non puoi negare che da piccolo eri terribile!» Lui fece una smorfia, «Ce l'avete con me.» borbottò, «Eddie, aiutami1» disse rivolgendosi al cognato.
Eddie posò il bicchiere di birra sul tavolo, «Sono in maggioranza.» esclamò, «Vincono loro.»
Dean sospirò, «Bha, okay.» disse, «Non ero così terribile.» esclamò, «Ero un bravo bambino! Non combinavo così tanti disastri.» aggiunse, «Non sono io quello che voleva salire le scale con il triciclo...»
Lauren smise di sorseggiare la birra e guardò Dean, «Avevo tre anni!» si giustificò, «E sono anche andata al pronto soccorso perché mi sono tagliata sotto al mento!» disse, «È diverso.»
«A me non sembra.» esclamò Dean.
«Sì, invece!» la difese Georgia e Lauren se ne stupì, «Aveva tre anni e voleva fare uno di quegli esperimenti assurdi che fanno i bambini.» disse, «Non come qualcuno che ha messo i pattini a ventiquattro anni per la prima volta e pretendeva di saltare tre gradini senza ammazzarsi... almeno lei era piccola, tu eri solo cretino.»
Dean spalancò la bocca dallo stupore, «Ma... ma... uffa!» sbuffò, «Non è giusto!» borbottò, «Perché lei si e io no?»
«Perché io da piccola ero davvero carina.» rispose Lauren, «Lo dicevano tutti!»
«Eri terribile anche tu!» esclamò Dean, «Mi hai dato uno schiaffo!»
Lauren ridacchiò, «Solo perché tu mi avevi tirato su la gonna.» disse.
«Bha, ero solo curioso.» borbottò lui e le sorrise, Lauren distolse lo sguardo e fece un piccolo sorriso.
«Eri troppo curioso.» mormorò prima di bere ancora, «Potevi alzare la gonna di Alexia, non la mia!»
«Lei non portava mai la gonna.» replicò Dean.
«Bhe, ma non dovevi alzare quella di Lauren!» ribatté Georgia, «Non sono cose che si fanno!»
Dean sbuffò ancora, «Ero piccolo!» si lamentò, «Non lo sapevo!» disse e gli altri risero, «Uffa.»
Lauren finì la birra e rise di nuove, sentendosi rilassata e... felice di stare in compagnia di persone così piacevoli, si mosse sulla panca e spostò la sua borsetta di qualche centimetro, non accorgendosi che al suo interno il suo cellulare continuava a vibrare.

✫✫✫

Jason inspirò a fondo e riprovò a chiamare ma il cellulare di Lauren suonò libero fino a quando non entrò in funzione la segreteria. Il ragazzo sbuffò e posò il cellulare sul tavolo.
«La finisci di chiamare?» lo rimproverò suo padre.
«No.» disse Jason, «Lauren è uscita e non vuole rispondermi.» spiegò, «Mi preoccupo!»
Il padre sospirò, «Guarda che Lauren è grande e sa badare a se stessa...» disse, «Smettila di stressarla solo perché non è insieme a te.»
Jason fissò il genitore e sbuffò, «Io non la... stresso.» replicò, «Io mi preoccupo, è ben diverso!» disse, «Lei è fuori con... con...» sospirò, «Lauren è uscita e non mi ha detto nulla!» esclamò. Mezz'ora prima la sorella di Deacon gli aveva mandato un messaggio in cui gli scriveva che aveva visto Lauren in compagnia di Georgia, Dean e altre due persone e lui, due minuti dopo aver letto quelle parole e averne compreso il significato — a lui la sera prima Lauren aveva detto di no mentre a Dean aveva detto di sì — aveva iniziato a chiamarla senza ottenere risposta.
«Lauren e grande.» esclamò l'uomo, «Può benissimo uscire senza di te.»
Jason sbuffò di nuovo e si chiese perché suo padre non lo capisse, perché non riuscisse a comprendere il perché lui si preoccupasse così tanto per Lauren.
«E non sbuffare.» continuò il padre, «Tu sei solo geloso.» disse e Jason si sentì avvampare, «Perché lei è uscita con altri e non con te.» aggiunse, «Lasciala un po' in pace e falla uscire con chi vuole, anche se ci esce senza di te.»
Jason sospirò e si disse che nessuno lo capiva, lui voleva — doveva — proteggere Lauren e non sopportava che uscisse con qualcuno che non fosse lui, «Sì, okay, hai ragione.» disse e sperò di essere risultato convincente perché, per lui, suo padre non aveva ragione.

Finalmente, quando mancavano quindici minuti all'una di notte, Lauren lo chiamò. «È successo qualcosa?» domandò lei.
«No.» rispose Jason, «Ero solo preoccupato...»
Lauren sospirò, «Non devi esserlo, ero fuori con Dean, Georgia, la sorella di Dean e suo marito.» disse, «Nessun è un criminale fuori di testa.»
Jason fece un respiro profondo, «Lo so, è solo che...» mormorò, «Non mi hai detto nulla.»
«Non pensavo di doverti informare di tutti i miei spostamenti!» replicò lei, «Jason... stai tranquillo: non mi è successo nulla, ho passato una bella serata e mi sono divertita.»
Il ragazzo strinse il telefono e posò i piedi sul tappeto blu scuro, «Ah... va bene.» disse, «Mi fa piacere.» mentì.
«Bugiardo!» ridacchiò Lauren, «Lo so che menti.»
«Non è vero!» squittì Jason, «Sono felice che ti sia divertita.» disse ma mentiva ancora, non era felice che Lauren si fosse divertita senza di lui.
«Okay, okay.» Lauren si fermò e sbadigliò, «Farò finta di crederti.» disse, «Com'è andata la cena?»
«Come al solito.» rispose Jason e sospirò, «Sai come sono i miei parenti... insopportabili.»
Lauren ridacchiò, «Lo so!» disse e sbadigliò ancora, «Sono stanca... ci vediamo domani, okay?»
Jason ingoiò la delusione, avrebbe voluto parlare ancora con lei, «Va bene, dormigliona.» disse.
«Lo sai che sei il mio migliore amico e ti voglio bene?» mormorò lei, «Buona notte.»
Jason sorrise, «Lo so.» disse, «Anche io ti voglio bene.» aggiunse, «Buona notte.» esclamò, chiuse la chiamata e posò il telefono sul comodino e sorrise ancora di più. Lauren era uscita con Dean ma gli aveva detto che gli voleva bene e per lui era sufficiente. Con il sorriso sulle labbra spense la luce e si sdraiò sotto le coperte.




✫✫✫

Salve!
Scusate per il ritardo ma quel simpaticone di Open Office prima ha fatto sparire il capitolo 3. Io l'ho riscritto tutto e, qualche giorno dopo, avevo aperto i file dei capitoli 3, 4 e 5 e OO decide di andare in crash e farmi sparire i capitoli, comprese le copie di backup.
Mi era passata la voglia di riscriverli, poi, il 21 Dicembre i Britroyal hanno stellinato un mio tweet, il giorno dopo lo ha fatto quell'omino che amo tanto di Ben Montague e, infine, il 23 il Carter piccolo, ovvero Aaron, ha messo il like a una mia foto so IG.
Terno!
Sto fanghirlando ancora e fanghirlerò parecchio, suppongo, quando il 2 Marzo uscirà l'album di Ben. Il giorno dopo il mio trentunesimo compleanno. (Sono messa male, lo so! xD)
Comunque... io a tre anni provai a salire le scale esterne di casa mia con il triciclo... e mi sono tagliata il mento, il giorno prima di partire per le vacanze. Mia madre mi ha detto che chiamavo il dottore che mi ha ricucito “brutto e cattivo.”
Io piangevo mentre il medico, l'infermiera e i miei ridevano -.-
Comunque... grazie a chi legge, mette la storia in una delle liste e a chi commenta!

   
 
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