Clint
era in stazione a Bratislava da circa due ore e mezzo.
Rumlow non si era ancora fatto vedere, ciò era parso molto strano a
Clint: il treno che da Vienna portava a Bratislava era partito alle 19-21,
aveva impiegato la sua ora abbondante per arrivare, ma Rumlow
non era sceso da esso.
Barton, allora, aveva telefonato il contatto di Fury a Vienna,
quello che aveva procurato loro i mezzi di trasporto e a cui avevano chiesto di
rimanere a controllare la stazione. L'uomo lo informò che Rumlow
si era fermato a cena in un ristorante e che, quindi avrebbe preso un treno
successivo, fu poi quello delle 21-21.
Erano dunque quasi le 22-30 e Barton aveva pronto il proprio piano: aveva pagato un
giovanotto per avvicinare Rumlow e convincerlo ad
alloggiare nel fantomatico albergo di suo padre; lo avrebbe fatto poi passare
in una viuzza raramente frequentata e lì Occhio di Falco a avrebbe fatto il suo
dovere.
Come faceva Barton a
sapere che Rumlow avrebbe dormito a Bratislava e non
avrebbe proseguito subito per Zilina? Semplice: non
gli avrebbe lasciato altra possibilità.
In che modo? L'arciere aveva già studiato
l'impianto ferroviario, le centraline e tutto il resto: appena giunti il treno,
lui avrebbe scoccato una serie di frecce in punti precisi che aveva individuato
per mettere fuori uso la stazione per alcune ore.
Questo contrattempo avrebbe costretto Rumlow a passare la notte a Bratislava, anche se Barton non aveva intenzione di farlo arrivare in hotel.
La voce elettronica annunciò l'arrivo del treno
al binario 7; Clint scese nel sottopassaggio e si posizionò vicino alle
scalinate di quel binario per assicurarsi che Rumlow
avesse preso quel treno e fosse arrivato a destinazione. Finalmente lo vide in
mezzo agli altri passeggeri, allora si affrettò a raggiungere gli impianti da
mettere fuori uso.
Sibili leggeri nell'aria.
Le frecce volarono rapide contro il loro
bersaglio. La stazione di Bratislava andò in blackout.
Barton non si curò della reazione sorpresa di tutti gli altri, si
affrettò a ritornare alle calcagna di Rumlow e a
seguirlo, senza perdere tempo. Clint era molto abile e riuscì facilmente nel
pedinamento senza farsi notare. L'uomo che aveva ingaggiato stava facendo un
ottimo lavoro.
Barton li precedette nel vicolo stabilito e si appostò su un tetto
con l'arco pronto.
Attendeva: Rumlow
sarebbe passato da lì a poco. Mentre aspettava sentì uno spintone, lui si
sbilanciò in avanti e cadde.
Dopo un paio di metri nel vuoto, mentre stava
afferrando una freccia col rampino da scagliare per afferrarsi a qualcosa e
salvarsi, la caduta si arrestò e lui rimase sospeso a mezz'aria. Era alquanto
sorpreso e non aveva idea di cosa stesse accadendo, poi vide in aria, di fronte
a lui, lo stesso uomo che era apparso sul treno.
Senza dare a Barton
il tempo di dire alcunché, Kadosh fu chiarissimo:
“Dammi i miei appunti e non ti ucciderò, altrimenti ti uccido e mi prenderò
comunque i miei appunti.”
Clint pensò rapidamente: Fury gli aveva appena
scritto di non difenderli a costo della vita, lui era immobilizzato ad alcuni
metri da terra e aveva un'altra missione da svolgere. Non poteva nemmeno
scoccargli contro qualche freccia, perché era completamente paralizzato: una
sensazione orribile!
Sospirò e disse: “Sono nella valigetta del mio
arco, è sul tetto.”
Kadosh scomparve dalla sua vista, poco dopo riapparve, col proprio
taccuino in mano e disse, sfogliandolo compiaciuto: “Finalmente qualcuno di
ragionevole.” chiuse il quadernetto, guardò Barton e
gli disse: “Bravo soldatino, puoi tornare alla tua missione.”
Un attimo dopo Kadosh
era di nuovo scomparso e un'inspiegabile forza sollevò Clint e lo rimise sul
tetto.
Ancora un po' scombussolato per l'accaduto, il
giovane riprese la sua freccia mortale e la incoccò, ma tenne ben a portata di
mano anche quella col rampino, per sicurezza.
Finalmente vide entrare nel vicolo il
giovanotto che aveva assoldato, Rumlow e altri tre
uomini. Era buio e la luce fioca, ma per Clint ciò non costituiva un ostacolo.
Tese la corda e un attimo dopo la freccia sibilò nell'aria. Prima che potesse
colpire il bersaglio, però, Rumlow afferrò il giovane
e lo usò come scudo.
Che accidenti di udito ha?
Pensò Barton.
La freccia scoccata non era una freccia comune,
poiché non sarebbe bastata ad uccidere un deathlock;
bensì era una di quelle esplosive. Un attimo dopo, dunque, che il povero
slovacco innocente era stato trapassato, scoppiò spargendo le sue membra e le
sue interiora un po' ovunque. Quasi contemporaneamente, Rumlow
lo aveva spinto di lato e aveva puntato il suo braccio cannone verso il palazzo
su cui era sposato Barton e sparò un colpo.
Clint, un attimo prima, su gettò dall'edificio,
scoccando la freccia col rampino sul tetto di fronte, così potè
calarsi al suolo senza farsi male.
Clint non si era certo demoralizzato per
quell'incidente, era abituato agli intoppi e a reagire immediatamente. Come
prima cosa, scoccò un paio di dardi ai colli dei due agenti HYDRA ancora del
tutto umani e li uccise sul colpo, così da poter affrontare Rumlow
da solo.
Il deathlock puntò il
braccio, ma mentre il cannone caricava il colpo, Barton
fu abbastanza rapido e preciso da infilare nella bocca da fuoco tre frecce con
carica elettrica in modo da poter mandare in corto i circuiti del cyborg.
La strategia di efficace: il deathlock fu attraversato da una scarica elettrica molto
potente, durante la quale non poteva reagire.
Clint, allora, ebbe tenta secondi di tempo per
scagliare la bellezza di quattro frecce esplosive contro Rumlow
e lo colpì al petto e in testa. L'esplosivo fece il proprio dovere.
Clint vide le frecce scoppiare e dilaniare il deathlock che cadde a terra.
Barton, allora, decise di dare fuoco a tutto il resto per ripulire la scena dello scontro. Dopo di che, inforcò la moto: direzione Zilina.
-Afdera...
Afdera... Ascoltami, fanciulla...
-Chi...? Ispas!
Sei tu! Vero? Che cosa...?
-Calmati fanciulla, non agitarti. Sì,
sono io, tu puoi chiamarmi ancora così.
-Cosa...? Dove...?
-Stai dormendo. Ho pensato di venire a
fare due chiacchiere, so che ti fa piacere.
-Piacere ...?! ... Perché? Perché
adesso e non prima? Dopo due anni!
-Due anni, tre mesi e undici giorni,
per l'esattezza.
-Perché mi stai parlando proprio
adesso? Hai avuto altre occasioni.
-Sono molto occupato.
-Ah, giusto, con l'ordire complotti e
poi denunciarne altri su youtube, mascherato.
-All'incirca
... Ho avuto molto da fare e tu mi hai fatto perdere un sacco di tempo
prezioso. Spero ti sollevi il morale sapere che mi hai costretto a cambiare
strategia. Hai notato che negli ultimi otto mesi non hai avuto mie notizie? È
perché ho deciso di lasciar perdere le sciocchezzuole, come quelle che hai
sventato, ma concentrarmi sull'aumentare il mio potere, in attesa del grande
momento!
-Quale grande momento? Che cosa stai
escogitando?
-Io nulla, attendo il grande momento
che verrà da solo o quasi. Conosci l'HYDRA, vero? Sono quasi arrivati a R’iyeh e al tempio dove lui dorme o, per essere precisi,
dormiva. Si è svegliato, ha lanciato il suo richiamo e presto sarà libero.
-Cosa?! Questa è follia! Come puoi desiderare
che lui ritorni?
-Oh, non desidero certo che lui torni a
dominare, no, stai tranquilla. Voglio solo avere la possibilità di accrescere
il mio potere.
-Non sarebbe più facile, per te,
prendere il potere senza avere lui in concorrenza?
-Non hai capito. Il potere che intendo
io non è l'autorità, ma la potenza, la forza. Io sono avverso ad ogni forma di
ordine, giusta o sbagliata che sia, ormai dovresti saperlo.
-Sì, ti sei dato alle tenebre. Hai
rinnegato il Sole che è Verità e Ordine!
-Sì, perché sono andato oltre,
fanciulla mia! Tutti scioccamente attribuiscono al Sole il merito della vita,
ma non è lui a darla. È l'acqua la vera fonte di vita, ci sono esseri che
vivono senza luce, nessuno che vive senza acqua. Dio aleggiava sulle acque e
poi ha creato il Sole. Tu sei ancora legata alla creazione, io sono andato
oltre, sono andato all'acqua viva, al potere primordiale.
-Senti, Talete, l'energia ha bisogno di
essere imbrigliata da regole.
-Le regole servono per manipolare e
limitate la gente. Tu e tutti gli altri camminate con le stampelle perché vi è
stato insegnato che si cammina con le stampelle. Io, invece, cammino senza di
esse e ho molte più possibilità di voi. Permettimi di insegnarti a camminare fa
sola, brucia le stampelle che hai.
-Se l'anarchia ti desse tutto il potere
di cui ti vanti, non avresti bisogno di farmi una proposta del genere.
-Non hai capito un accidente! L'ho
detto per te, non per me. Ci risentiremo presto, appena lui sarà libero. Cerca
di non farti uccidere. Un abbraccio Kadosh.
Afdera
si svegliò di colpo, ma senza aprire gli occhi. Non sapeva dove si trovasse, né
che ora fosse. Per un attimo pensò di essere nel letto di casa sua e che fosse
mattino presto, poi si rese conto che non poteva essere così. Controvoglia, si
decise ad aprire gli occhi e, allora, capì subito di trovarsi sdraiata sul
sedile posteriore di un'automobile. Doveva essere una macchina grande, visto
che riusciva a stare distesa e non si era rannicchiata.
Si
mise a sedere e vide che ci stava guidando era Fury.
“Buongiorno.”
la salutò lui, anche se fuori era buio pesto.
“Che
cosa...?” Afdera non ricordava con esattezza quanto accaduto “Io volevo tornare
da Kadosh per gli appunti, ma poi? Non ricordo ... È
stato lui a ...”
“No.
Sono stato io ad addormentarti per portarti via.”
“Perché?
Ora l'agente Barton è in pericolo! E, forse, Kadosh ha già recuperato i suoi appunti!”
“Sì,
li ha presi. Barton mi ha avvisato del buon esito
della sua missione di uccidere Rumlow e mi ha detto
di aver reso il taccuino.” Fury era impassibile.
“Cosa?!”si
infuriò la ragazza.
“Calmati!”
le ordinò l'uomo “Hai detto che nemmeno Stephen è riuscito a sconfiggere Kadosh, ma si è limitato a metterlo in fuga: che
possibilità potremmo avere noi? Intendo dire, improvvisando, senza aver
studiato una strategia e con n così poche informazioni!”
“Quel
taccuino poteva esserci molto utile per capire il potere di Kadosh
e come fare a contrastarlo.” Afdera, scavalcando, andò a posizionarsi sul
sedile davanti e incrociò le braccia indispettita.
Fury
non rispose e restò il silenzio per alcuni minuti, finché la donna non chiese: “Mi
state riportando a casa?”
“Ora
ci stiamo dirigendo a Zilina, dove ci congiungeremo
con l'agente Barton e l'agente Romanoff.”
spiegò l'uomo, tranquillamente “Dopo andremo a trovare tuo zio.”
“Cosa?!”
esclamò lei, stupita “Giusto per dargli un saluto e poi via, vero?”
“Perché
tanta fretta?”
“Non
posso lasciare il principe Ottone da solo! Ha bisogno di me! Ha novant'anni,
non può gestire lo scavo da solo!”
“Intanto
vieni da Phil e racconti tutto quello che sai su Kadosh,
poi deciderà lui se lasciarti andare o meno: lo S.H.I.E.L.D.
potrebbe avere bisogno di te.”
Afdera
non era affatto d'accordo, ma fu abbastanza accorta da non protestare, in modo
da non destare sospetti e poter usare indisturbata il teletrasporto, qualora
fosse stato necessario.
“Comunque,
hai ragione.” disse Fury, dopo un altro lungo silenzio “Nikolao,
l'amico di Raimondo, sono io e, sì, è stato il dottor Strange
a darmi la possibilità di rimanere giovane. Quando Raimondo venne ucciso, usai
tutte le mie risorse per scoprire chi fosse stato ad ordinare l'attentato. Alla
fine scoprii che erano stati i tedeschi, sua perché era ebreo, sia perché
tenevano si stesse avvicinando all'arca dell'Alleanza, che essi volevano, e in generale
lo ritenevano pericoloso ai loro piani. Temevano il sistema di spie e soldati
che avevamo allestito: non immaginavano, però, che Raimondo non era il solo
leader, ma che c'ero anch'io, come due lati della stessa medaglia, uno mostrato
al mondo e l'altro tenuto nell'ombra. Nel corso delle indagini mi imbattei
nell'HYDRA e iniziai a contrastarla. L'RSS non aveva idea di chi io e i miei
uomini fossimo, né da quale parte stessimo. Infine mi rivelai all'agente Carter
e iniziammo a collaborare e poi fondammo lo S.H.I.E.L.D.
Ecco, questo è quanto.”
Fury,
nonostante lo tenesse ben nascosto, si era commosso a quel ricordo: da tanto
non pensava a Raimondo e a ciò che aveva dato vita al senso della sua vita.
Nonostante
la bravura dell'uomo nel nascondere le emozioni, Afdera si era accorta d della
malinconia che aveva invaso Fury, tacque qualche istante e poi chiese
dolcemente: “Come mai avete deciso di dirmelo, adesso?”
“Penso
di potermi fidare di te... ed è strano: raramente qualcuno conquista la mia
fiducia, men che meno in tempi così brevi. Forse è
perché discendi da Raimondo o chissà. Per questo l'agente Barton
era infastidito: non si spiega la mia fiducia in te. Ad ogni modo, eri già
persuasa di quale fosse la realtà e anche se avessi continuato a negare tu non
mi avresti creduto.”
La
spiegazione di Fury non era del tutto sincera: dopo aver ragionato a lungo,
aveva stabilito che tanto valeva dare conferma alle giuste supposizioni della
ragazza, aggiungendo il discorso sulla fiducia per lusingarla, in un certo
modo, e quindi farla sentire in dovere di mantenere quella ipotetica fiducia.
Era ben deciso a tenere quella donna legata allo S.H.I.E.L.D.,
almeno finché non avesse rintracciato Strange; finché
il suo vecchio amico non fosse tornato, lei era l'unica alleata che avevano che
conoscesse bene l'ambito esoterico e che potesse aiutarli nell'affrontare quel Kadosh, qualora si fosse rivelato una minaccia.
Il
viaggio procedette senza difficoltà e infine a arrivarono a Zilina
senza problemi verso le prime luci del giorno: Fury aveva guidato senza fretta.
Il SUV si fermò davanti alla villetta di Rostislav,
dove già era stata parcheggiata la moto di Barton.
I
due scesero dall'auto ed entrarono nell'abitazione, nel cui salotto trovarono
Occhio di Falco e la Vedova Nera. La donna sonnecchiava un poco, ma si destò
immediatamente, appena vide l'ex direttore, poi notò anche la ragazza e chiese
chi fosse.
“È
quella di cui ti ho parlato.” rispose Clint “La nipote dell'agente Coulson.”
“Il
direttore Coulson.” lo corresse Fury che poi subito cambiò argomento,
domandando: “Allora dov'è la bottiglia?”
“È
quella sul tavolino vicino al camino.” rispose Natasha
“Non l’ho spostata di un millimetro, esattamente come mi ha ordinato.”
“Molto
bene.” Fury guardò l'oggetto e poi chiese: “Afdera, conosci quest'artefatto?”
Alla
ragazza bastò uno sguardo per riconoscerlo e mormorare: “Il diavolo nella
bottiglia ...! A chi appartiene, ora?”
“A
nessuno: ho ucciso il suo proprietario.” scandì Natasha.
“Hai
idea di come si possa neutralizzarla?” domandò Fury “L'HYDRA la vuole. Noi non
lo vogliamo: che cosa si può fare?”
“Chiunque
la tocchi per primo ne diventerà il proprietario.” spiegò Afdera, impietrita “Prendendola
gratuitamente, non potrà più rivenderla e sarà dannato all'inferno. Non posso
spedirla in altre dimensioni o piani, perché equivarrebbe al toccarla e poi,
altrove, chiunque potrebbe prenderla.”
“Forse
ho una soluzione temporanea, finché non troviamo di meglio.” disse Fury “La
bottiglia può avere un solo proprietario per volta, giusto?”
“Esatto.”
“Quindi
se noi siamo in due o tre ad afferrare la bottiglia contemporaneamente, essa
continuerà a non appartenere a nessuno. Potremmo chiuderla in n una cassetta di
sicurezza e impedire che altri la prendano.”
“Non
so, forse anche il solo prendere in mano la cassetta di sicurezza potrebbe
causare l'assegnamento di un padrone alla bottiglia: essa vuole essere
posseduta.” replicò Afdera.
“Inoltre
si correrebbe troppo il rischio che se ne impossessi qualcuno di sbagliato.”
aggiunse Clint.
Rimasero
tutti in silenzio per alcuni secondi, poi Fury disse molto gravemente: “Allora,
la prenderò io.”
“Signore?!”
esclamarono all'unisono Clint e Natasha.
“Non
potete! Vi condannerete all'inferno!” tentò di dissuaderlo Afdera.
“Non
c'è altra soluzione, per il momento. Ad ogni modo confido che tu o Stephen
troverete un escamotage per cavarmi fuori da quest'impiccio.”
Detto
ciò, senza lasciare il tempo di dire o fare altro, Fury afferrò la bottiglia e
se la mise in tasca. A quel punto era inutile parlare oltre.
“Bene.”
disse poi l'ex direttore “Io, ora, ho intenzione di andare da Coulson e la
ragazza verrà con me. Voi due che cosa avete intenzione di fare? Venite con
noi? L'ultima volta che l'ho sentito, Coulson era parecchio impiegato con
operazioni delicate. Magari potreste fargli comodo." "Io sicuramente!”
si affrettò Clint.
Natasha forse avrebbe
preferito tornare a Parigi, ma decise di seguirli anche lei e verificare se
effettivamente c'era del lavoro per lei.
“Perfetto,
allora, torniamo a Vienna e facciamoci sostituire la moto e il SUV con un jet e
poi rotta per Coulson.” concluse Fury, soddisfatto.