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Autore: Soraya Ghilen    30/12/2014    1 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Cap8: Non cambierei nulla
P.O.V. Cristina
Dopo altri due mesi di navigazione i miei nervi erano sempre più a fior di pelle. Avevo un paura immensa che la nave sarebbe affondata da un momento all’altro.
“Tu non puoi continuare così! Mi stai facendo letteralmente impazzire!” mio marito era intrattabile e questo, dovevo riconoscerlo, era quasi totalmente colpa mia. “Girolamo, hai pensato che più tempo passiamo in mare, lontano da tutto e tutti, più cibo consumiamo, più gli uomini si arrabbiano per colpa della fame e più le nostre speranze di tornare a casa si assottigliano?” “In realtà, mia cara moglie, passo la giornata a girarmi i pollici” “Sai, per una sola volta, vorrei che tu ammettessi che hai sbagliato!” “Siamo dispersi in mezzo al mare e l’unica cosa a cui tieni e potermi dire che è solo colpa mia se questa sciagura si è abbattuta su di noi!” “Perché è così, Girolamo!” alzando gli occhi al cielo, scese dal letto per pararsi di fronte a me in tutta la sua statuaria nudità, posano le mani sui fianchi. Non l’avevo mai visto assumere quella posa. “Mettiamo bene una cosa in chiaro” mi puntò un dito contro “tu sei voluta venire con me e ti avevo avvertito che non sarebbe stato facile e tu, ora, mi stai dando il tormento e mi stai facendo venire voglia di chiuderti nella stiva insieme con i topi e con quello che resta delle provviste!” capii che stavo sbagliando. Stavo pretendendo da lui cose che non aveva: certezze. Mi alzai a mia volta e mi feci vicina, baciandogli il mento, carezzandogli il petto con la punta delle dita. “Scusami tanto, mio caro” lui cinse le mie spalle con un braccio forte e robusto “Girolamo, sono sei mesi che siamo in mare e faccio starni sogni che mi fanno sentire che qualcosa non va. Ho paura che siano i bambini ad essere in pericolo e non noi” con due dita lui mi girò il capo in modo da poter avere le sue labbra quasi sulle mie. Mi resi conto, guardandolo negli occhi, che la crudeltà e il gelo che esternava non erano altro che mera illusione. In quel preciso istante i suoi occhi erano così dolci e pieni d’affetto. Nessuno m’avrebbe mai creduta, se l’avessi raccontato in giro. “So che di recente non faccio che dirlo ma, ti prego di credimi, presto sarà tutto finito e finalmente potrai stringerli tra le tue braccia e tutto andrà di nuovo come vuoi” “Va bene, più o meno” lui rise, continuando ad accarezzarmi la schiena con una mano e a tenermi il viso fermo con l’altra. “Abbiamo firmato una tregua, mia bellissima?” “Potremmo, si…” “Bene” e scese con le labbra non sulle mie, come avevo pensato, ma sul mio collo, baciandolo con attenzione e passione. Chiusi  gli occhi, buttando la testa all’indietro, mentre accarezzavo i capelli scuri di Girolamo. Erano cresciuti, così come la barba, che ora mi solleticava il collo. Posando, poi, le labbra sulle mie mi spinse verso il letto, dove mi stesi, aprendo le gambe per far spazio al suo corpo. Era caldo, quasi bollente, e un leggero strato di sudore gli ricopriva la schiena, permettendo alle mie mani di scivolarvi sopra con facilità. Aveva una pelle morbidissima, rovinata appena dalla crosta di qualche cicatrice disseminata qui e lì.  In un attimo di lucidità mi chiesi ancora una volta quali segreti dolorosi nascondesse la sua infanzia, ma poi il presente ebbe la meglio e nulla riuscì a portarmi lontana da quel letto e da quell’uomo.

Dopo che la passione mia e di mio marito si fu esaurita il movimento della nave cullava i nostri corpi affaticati e imperlati di sudore, avvolti nelle lenzuola di lino. Ero stesa supina, con un braccio che spariva sotto il corpo di mio marito, steso a pancia sotto. “Chi te le ha fatte?” “Le cicatrici?” annuii “Il mio maestro d’armi e, tal volta, anche mio padre” gli scostai un ciuffo di capelli scuri dagli occhi “Ricordo che una volta avevo deciso che volevo a tutti i costi domare un cavallo. Era bellissimo, sai. Nero, possente, indomabile. Volevo domarlo e, poi, farlo vedere a mio padre.” Prese un respiro profondo, come a calmarsi “Ma il cavallo era troppo forte per un bambino, anche se molto determinato a riuscire nel suo intento. Fui disarcionato. Lì per lì non accadde nulla ma quando Lupo lo disse a Sisto lui…non reagì molto bene” immaginai quello che dovevano avergli fatto, infatti un brivido mi percorse la schiena “Venne all’accademia. Era notte fonda. Le guardie mi presero di peso dal letto e mi portarono nella sala di addestramento,  dove mi legarono a un ceppo che non avevo mai visto prima. Sisto apparve dopo poco. Aveva una frusta tra le mani e un’espressione che non prometteva nulla di buono per me” gli baciai una spalla, sapendo quanto gli costasse raccontarmi tutto quello “Sei un debole, Girolamo. Sai essere forte solo con le parole. Ti insegnerò che prima di dar fiato alla bocca bisogna avere la certezza di non fallire!” aveva lo sguardo perso nel vuoto. Faceva così male vederlo in quello stato “Fu quello che mi disse prima di iniziare a frustarmi. Continuò fino a quando non persi i sensi. Poi, se ne andò così com’era arrivato. Non si preoccupò neanche di accertarsi che fossi vivo o morto”  lo abbracciai, col solo braccio libero, baciandogli una guancia “Girolamo, mi dispiace così tanto” “A me no. Sono un uomo di parola anche grazie a quella lezione” “Eri solo un bambino, tanto dolce, che voleva colpire suo padre e renderlo orgoglioso” si girò sul fianco, guardandomi negli occhi “ Cercavo bontà paterna in chi  non ne aveva. Sono stato uno sciocco da bambino, poi non lo sono stato mai più” “Tutti credono che tu sia un mostro. Io stessa l’ho pensato molte volte, ma non è così. Sei solo un bambino a cui hanno insegnato a fare il soldato dal suo primo respiro” mi diede un bacio sulla fronte, accarezzandomi i capelli “Io non sono mai stato un bambino, Cristina, non ho mai voluto esserlo né ho potuto” davanti al suo sguardo così triste avrei voluto piangere. Invece mi sforzai di sorridere e di baciarlo con tutto l’amore che potevo comunicare “Non essere triste per me, dolce amore mio. Io sono contento della mia vita. La considero un dono di Dio e non la cambierei” gli sorrisi e lo spinsi con le spalle sul materasso per poi salirgli in grembo “Poi il passato resta tale, non si può cambiare ma il futuro lo scriviamo passo dopo passo” annuii, abbassandomi su di lui, baciandolo con dolcezza, mentre tornavo ad essere sua per l’ennesima volta.

“Terra!” fui svegliata con questo urlo. Quasi non ci credevo. Terra. Dopo sei mesi in mare, terra. “Girolamo, svegliati” lo spinsi giù dal letto “Vai a vedere che succede” lui mi guardò malissimo, mentre prendeva le braghe di pelle scura, se le infilava per poi uscire sul ponte di comando. Passarono quelli che potevano essere pochi minuti o ore, quando mio marito tornò in cabina. “Moglie, cosa fai? Mi dai il tormento per mesi e quando troviamo un posto in cui sbarcare non ti alzi dal letto?” poteva essere vero? Doveva trattarsi sicuramente di un’allucinazione collettiva. Mi alzai di corsa, infilandomi una veste di lino leggero, stretta in vita da un corpetto azzurro.
Sul ponte oltre a mio marito c’erano Zoroastro e Giulia, entrambi con una bruttissima cera. Ero quasi certa che Giulia non mangiasse adeguatamente da giorni. “Mia signora” mi salutò con un sorriso dolce e sincero, mentre Zo guardava l’altra nave, dove c’era il mio maestro e Amerigo Vespucci nella nostra stessa posizione. “Non ho mai visto nessun posto come quello” disse il capitano “Non sono di certo le Indie, mio signore” la terra di fronte a noi era rocciosa, con grandi spiagge di sabbia bianca e una ricca vegetazione. “Girolamo, dove siamo?” “In un nuovo mondo, amore mio” disse , passando un braccio intorno alle mie spalle.
Angolo dell’autrice: salve! Scusate se torno dopo tanto tempo e con un capitolo così breve ma ho il mio bel da fare e le feste non lasciano molto spazio per scrivere.
Allora, ci siamo. I nostri eroi sono sbarcati nel nuovo mondo, per la gioia di tutti. Chi lo sa cosa li aspetta e chi tra loro non tornerà, se non saranno prese decisioni diverse.
Bene, vi lascio con tanti auguri di buon anno nuovo.
Un bacio,
Sol!

  
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