Cassandra guardò sorpresa l’amico.
-Vuoi venire con me…?
Kageyama abbassò lo sguardo ed annuì timidamente. La
ragazza si morse le labbra, combattuta.
-Dovrei chiedere a chi mi ospita se è possibile... E poi
Okinawa è lontana, sei davvero sicuro di voler allontanarti così tanto da casa
tua?
Il ragazzo continuò a fissare il pavimento: erano
passati quasi dieci anni dal suo ultimo viaggio fuori porta, la sua casa era
l'unico posto che considerava davvero sicuro in quella città, ma solo perché
era l'unico luogo in cui era certo di non incontrare persone sgradevoli come i
suoi compagni di scuola, vicini pettegoli, professori invadenti e debitori
arrabbiati. Okinawa era davvero lontana da quel suo posto sicuro, ma allo
stesso modo era lontana da tutto ciò che Reiji voleva evitare, le probabilità
di incontrare qualcuno che conoscesse lì erano pochissime. E poi avrebbe avuto
Cassandra vicina ventiquattro ore su ventiquattro, se fosse stato in difficoltà
la sua amica sarebbe subito corsa in suo aiuto. Per il castano il gioco valeva
la candela.
-Io... Io sono convinto di riuscire a farcela. È solo
una settimana e se riesco a fare questo potrò fare qualsiasi cosa!
Andrei sospirò, non essendo molto convinta della cosa.
-Ci saranno anche i miei amici lì, dovrai provare a
legare almeno un po' con loro. Te la senti?
Kageyama annuì ancora, ormai deciso su cosa fare, e la
castana sospirò nuovamente.
-Va bene, vedrò cosa è possibile fare. Ma tu dovrai
dirlo ai tuoi nonni, no?
Il ragazzo si irrigidì: non aveva tenuto conto
dell'opinione dei suoi parenti, potevano dirgli di no. Ma Reiji si scrollò,
ritrovando la sua decisione, li avrebbe convinti ad ogni costo.
Fischiettando tranquillamente, Cassandra svolgeva come
ogni pomeriggio le mansioni che le erano state affidate dal proprietario del
mini-market. Stava giusto lavando il pavimento quando il suo cellulare squillò.
La ragazza prese il telefono e guardò il nome comparso sul display: “Kageyama
Reiji”. Appurato che fosse una cosa importante la castana si girò verso il suo
superiore, facendo cenno al cellulare.
-Capo, è una cosa importante, posso fare una piccola
pausa?
L’uomo fece cenno di sì e Cassandra rispose.
-Kageyama, dimmi!
-A-Andrei, ecco… Ehm…
La giovane si incuriosì: il suo amico sembrava un po’
ansioso.
-Qualcosa non va?
-Beh… Ho parlato con i miei nonni del viaggio e…
-Ti hanno detto di no?
-No, non mi hanno detto niente in realtà…
-Mh, che intendi?
-Vogliono conoscerti prima di dirmi sì o no…
Cassandra sorrise inconsciamente.
-Tutto qui? Per me va benissimo! Quando dovrei
incontrarli?
-Oggi…
-Dopo il lavoro a casa tua?
-Sì...
-Come al solito allora, nessun problema!
La castana sentì il suo amico fare un verso
contrariato prima di avere una risposta vera e propria.
-A dopo allora...
Il ragazzo chiuse la chiamata e Cassandra poté tornare
al suo lavoro.
Kageyama sedeva sul divano con le braccia e le gambe incrociate e
picchiettava velocemente le dita sul suo braccio. Era nervosissimo, ma non
poteva mostrarlo apertamente davanti ai suoi nonni, quindi stava facendo
l’impossibile per contenersi. Era la prima volta che presentava un amico ai
suoi parenti e per di più questo suo “amico” non solo era una ragazza, ma era
anche la ragazza per cui provava qualcosa. Se avesse potuto avrebbe camminato
nervosamente per tutta la casa, ma la presenza dei suoi nonni lo frenava e la
cosa lo stava uccidendo. Come a completare quel quadretto pieno di stress si
aggiungeva il fatto che Cassandra era in ritardo e il castano non sapeva se chiamarla
al telefono, rischiando di far avvertire la sua agitazione ai nonni, oppure
stringere i denti e sperare di non esplodere. Dopo un’altra manciata di minuti
si sentì suonare al campanello ed il ragazzo scattò in piedi come una molla e
andò subito ad aprire.
-Sei in ritardo.
Cassandra ridacchiò, cercando di ignorare il fatto che il padrone di casa
la stesse fulminando con lo sguardo.
-Scusami, è che mi sembrava scortese presentarmi a mani vuote, così mi sono
fermata in una pasticceria a prendere qualcosa!
Reiji sospirò e si spostò, permettendo alla castana di entrare. Lei si
diresse subito in cucina dove i due anziani stavano bevendo un tè in attesa
dell’arrivo dell’ospite. Appena la ragazza comparve sulla soglia, la coppia le
sorrise e la nonna di Kageyama fu la prima a rivolgerle la parola.
-Oh, benvenuta cara. Quindi tu saresti la ragazza di cui ci ha parlato
nostro nipote?
La giovane fece subito un inchino formale per salutarli.
-Piacere di conoscervi signori, il mio nome è Cassandra Andrei.
Il sorriso della donna si allargò, piacevolmente sorpresa dalle buone
maniere della ragazza.
-Il piacere è nostro Andrei. Reiji ci aveva accennato il fatto che eri una gaikokujin, ma
non lo sembri per niente. Parli il giapponese in maniera perfetta.
Cassandra si rialzò, sorridendo a sua volta.
-Abito qui da quando ho tre anni, sapere la lingua è il minimo! Ah, ho
pensato che fosse scortese presentarmi a mani vuote, così ho portato dei
dolcetti.
Dopo qualche minuto si ritrovarono tutti e quattro seduti al tavolo a chiacchierare.
Kageyama rimaneva teso come una corda di violino: temeva che la ragazza non
piacesse abbastanza ai parenti e che questi ultimi gli proibissero non solo di
andare in viaggio con lei, ma anche di vederla ancora. Ma, nonostante le paure
del castano, sua nonna sembrava andare d’accordo con Cassandra, infatti
chiacchierò per diversi minuti con la ragazza sul perché la sua famiglia si
trovasse lì in Giappone, sul lavoro dei suoi genitori, sulla sua rendita
scolastica e sui suoi interessi prima di passare al sodo e chiedere del
viaggio.
-Reiji non ci ha detto molto su questa settimana, solo che dovreste passare
una settimana ad Okinawa…
Cassandra annuì, senza perdere il sorriso.
-Sì, in poche parole in questo consiste il viaggio. Si tratta di una piccola
rimpatriata con alcuni miei amici delle elementari, staremo insieme per una
settimana e niente di più!
La donna annuì tranquilla.
-Capisco. In questo caso però Reiji non sarebbe un po’ di troppo?
-Oh no, non si preoccupi per questo! Sono più che felice di far conoscere
Kageyama ai miei amici e poi sono convinta che uscire un po’ di casa gli faccia
bene, non trovate anche voi?
I volti dei due anziani si tesero per un momento: sì, pensavano che uscire
di casa facesse bene a loro nipote e quella sembrava una situazione
irripetibile, in fondo era stato il ragazzo stesso che aveva chiesto loro di
partire per quel viaggio.
-Sì, anche noi pensiamo che gioverebbe alla sua salute, però vorrei
chiederti qualche informazione in più se non ti dispiace. Per prima cosa non
sarete da soli, vero? Ci sarà un adulto a controllarvi, no?
-Certamente! Saremo ospiti da una mia amica, suo padre è il direttore di un
hotel e ci mette un paio di camere a disposizione, saremo sotto la sua
supervisione.
-Ottimo, ottimo, così sarà anche più facile avere un recapito telefonico.
Dimmi, qual è il nome dell’hotel?
Cassandra sussultò un attimo, poi arrossì appena, decisamente imbarazzata.
-È il Ritz-Carlton Hotel…
I due anziani e il loro nipote rimasero a bocca aperta: si trattava di una catena
di hotel di lusso, la camera più economica superava spesso i cinquantamila yen.
La donna fu la prima a riprendersi dallo shock e a riprendere la sua aria
sorridente.
-Il padre della tua amica è il direttore di un hotel così lussuoso? Non è
certo una cosa molto comune, sarebbe un vero peccato far perdere a Reiji
un’occasione simile.
Kageyama si mise a guardare sua nonna con gli occhi che brillavano,
aspettando di ricevere il suo consenso per terminare la discussione. L’anziana
guardò suo nipote, ancora incerta: rimaneva un problema da risolvere prima di
dare il via libera.
-Bisogna ancora vedere per l’aereo però, non sappiamo se ci sono ancora dei
posti disponibili…
-A quello avevo già pensato io, ho parlato con l’agenzia con cui mi sono
organizzata e sul mio volo ci sono ancora alcuni posti disponibili! Se mi date
subito una risposta posso passare lì prima della chiusura e fare il biglietto
anche per Kageyama!
La donna rimase nuovamente sorpresa, sempre in maniera positiva: quella
ragazza aveva pensato proprio a tutto, si vedeva che in fondo voleva
intraprendere quel viaggio insieme a Reiji.
-Allora nonna, posso?
L’anziana spostò lo sguardo su suo nipote: per quanto tentasse di
trattenersi si poteva ben intuire quanto fosse impaziente di ricevere una risposta.
-Beh, ormai è tutto sistemato, ho capito che ti sto affidando a persone per
bene e responsabili. Ti do il permesso, ma ad una sola condizione…
-Quale?
-Alla fine della pausa estiva vorrei che tu provassi a tornare a scuola.
Kageyama rimase come pietrificato: tornare alla Raimon significava
affrontare non solo le malelingue e i bulli che lo tormentavano, ma anche
Daisuke e la squadra di calcio. Il solo pensiero gli riportava alla mente
troppi brutti ricordi. Il ragazzo chiuse gli occhi per un momento, facendo un
respiro profondo per calmarsi e cercare di non esitare troppo prima di dare una
risposta.
-Ok, ci proverò.
Il castano continuò a ripetersi che se riusciva ad affrontare quel viaggio
poteva anche affrontare la sua scuola e cercava di farsi coraggio al pensiero
che Cassandra sarebbe stata solo in qualche classe più in là rispetto alla sua,
pronta ad aiutarlo in caso di bisogno.
-Allora va bene, hai il permesso di partire.
Gli occhi del giovane si illuminarono di una luce tutta nuova mentre si alzava
ed invitava la sua ospite a seguirlo in modo da poterle consegnare i documenti
necessari alla prenotazione di un biglietto aereo. Quando i due ragazzi furono
usciti dalla stanza l’anziana donna sospirò sollevata. Suo marito però rimase
un po’ corrucciato.
-Qualcosa non va caro?
-Siamo davvero sicuri che questa sia la cosa migliore per Reiji? Insomma,
non ci ha ancora detto perché tutto d’un colpo non è più voluto uscire di casa.
-È vero, ma sono convinta che si sia aperto un po’ con quella ragazza. Sembrano
parecchio uniti, ed in fondo lei è la prima amica che ci presenta da… Da una
vita in verità. Lasciamo che lo aiuti lei, sembra in gamba e si vede che gli
vuole bene. Fra giovani si capiscono di più!
L’uomo sospirò, ancora un po’ preoccupato.
-Spero davvero che possa aiutarlo…
-Cerchiamo di avere fiducia nel nostro piccolo Reiji. È combattivo come sua
madre in fondo, se la caverà…
La donna sorrise e bevve un ultimo sorso di te, ripensando alla sua defunta
figlia. Per quanto fisicamente Kageyama somigliasse terribilmente al padre,
l’anziana aveva sempre pensato che per carattere il nipote somigliasse molto
più alla madre e quel pensiero riusciva sempre a rasserenarla: sua figlia
continuava a vivere non solo nei ricordi dei suoi cari, ma anche in alcuni atteggiamenti
di suo figlio.
Gaikokujin = parola usata dai giapponesi per indicare le persone straniere.
Letteralmente significa “persona da una terra esterna”
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Angolino rotondo
C’è voluta la neve a Taranto per farmi
aggiornare, la neve. Non so se avete
presente Taranto, ma la mia è una città così marinara che non ci basta un mare,
ne abbiamo due. Comunque parliamo della fic: questo è
un altro capitolo di transizione, sta per iniziare una parte interessante che
darà una bella svolta alla storia quindi preparatevi. Ma tanto per la prossima
volta che aggiornerò ve ne sarete già dimenticati. O forse no, visto che il numero delle persone
che mi minaccia di morte se non aggiorno è aumentato potrei aggiornare più in
fretta! Ho detto potrei, non prometto niente.
Auguri a tutti ragazzi, passate un buon
capodanno ed iniziate il 2015 con stile!
A presto,
-Lau ° 3 °