Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    02/01/2015    5 recensioni
“Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia.” (Ian Fleming).
Una verità rimasta celata per troppo tempo; un’amicizia forse perduta per sempre; un gioco mortale che non lascia scampo.
Seguito di “Vittima Innocente”, è consigliabile ma non necessario aver seguito la prima parte.
Buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Hartmut Freund, Kim Kruger, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«A... Aida...» balbettò Semir, senza sapere se dover cadere definitivamente nel panico oppure se essere felice della comparsa della figlia.
«Papà, ho sentito te e la mamma discutere ieri sera... so tutto, per questo vi ho seguito.» spiegò la bambina uscendo dalla macchina e chiudendo lo sportello.
«Principessa...» mormorò Ben temendo che il collega andasse in escandescenza «Vieni qui.» sussurrò facendola avvicinare.
«Oh, perfetto.» fece la gelida voce di Gehlen di cui momentaneamente i poliziotti si erano dimenticati «Ringrazi sua figlia se non ho sparato, Gerkhan. Ora dividetevi come vi ho detto e iniziate questo percorso... ora! A meno che lei non preferisca lasciare la mocciosetta qua fuori tutta sola... a portata di mano dei miei uomini.».
«Bastardo!» Semir gettò il cellulare a terra in uno slancio di rabbia, e la voce del criminale scomparve immediatamente.
«Aida, porca miseria, ma che diavolo ti è venuto in mente? Eh?» gridò mentre la bambina si rifugiava tra le braccia di Ben.
«Io volevo solo... solo...».
«Solo cosa? Non è un gioco questo, hai capito? Non è un gioco!».
«Ma papà io... tu...».
Semir scosse il capo stringendo i pugni e fissando la figlia con occhi che lanciavano fiamme.
«Semir, calmati ti prego, lei non poteva sapere, non è colpa sua. Ora ti devi calmare.» intervenne Ben difendendo la bambina.
«Calmarmi?» fece il turco mentre la voce gli si incrinava dalla disperazione «Ma come faccio a calmarmi? Come posso calmarmi? Ora non possiamo lasciarla qui, quel porco se la verrebbe a prendere!».
«Infatti faremo il percorso tutti e tre e andrà tutto bene, ma tu prima devi calmarti, perché altrimenti non concluderemo proprio nulla.».
«Papà...» mormorò Aida avvicinandosi a lui «Scusa... io volevo solo aiutare in qualche modo te e lo zio Ben e quando ho sentito che tu e la mamma parlavate di questo incontro e di me... scusami...».
Semir abbracciò la bambina e la guardò negli occhi, provando a calmarsi come gli aveva intimato l’amico.
Aveva perfettamente ragione.
«Va bene... va bene cucciolo, stai tranquilla, andiamo. Ben, sei pronto?» domandò poi rivolto al collega.
«Semir, sei tu che non sei ancora pronto.» sorrise Ben «Dai, andrà tutto bene.».
Semir alzò le spalle, lo sperava.


17.47.
Il luogo era totalmente deserto e davanti a loro le due porte di metallo lucide contrastavano con l’apparenza antica del capannone.
«Zio Ben, posso venire con te?» domandò Aida dopo qualche attimo, squarciando il silenzio.
«No.» rispose il turco in automatico al posto del collega «Cucciolo, tu vieni con me, non appena abbiamo finito tutto rivediamo Ben, va bene?».
L’ispettore più giovane annuì con un mezzo sorriso «Sì principessa, vai con papà, è meglio. Sarà una cosa veloce, vedrai.».
Non che non si fidasse dell’amico, al contrario era la persona di cui si fidava di più in assoluto, ma Semir aveva voluto tenere Aida con sé per evitare che Ben si caricasse eventuali sensi di colpa in futuro. E, forse, anche perché l’idea di poterla controllare direttamente lo rendeva un po’ più tranquillo.
«Andiamo?» propose quindi.
«Andiamo, socio.» rispose Ben «Ciao principessa, ci vediamo dopo.».
Aida sorrise annuendo e i due ispettori si scambiarono un “batti cinque” con forza.
Quindi si fissarono negli occhi per un ultimo istante ed aprirono le rispettive porte, richiudendosele poi alle spalle.

Come aveva preannunciato Gehlen, il corridoio scendeva leggermente di livello. Era stretto e totalmente buio.
Aida afferrò la mano del padre e non emise un fiato fino a quando entrambi non furono arrivati ad un’altra porta di metallo, da cui filtrava un  po’ di luce.
«Pronta, cucciolo?» domandò Semir abbassandosi per guardare negli occhi la bambina, che annuì con aria decisa. Era coraggiosa, straordinariamente coraggiosa per la sua età. L’ispettore avrebbe giurato che un’altra bambina al suo posto lo avrebbe pregato di uscire urlando di avere paura, ma lei invece non sembrava terrorizzata, curiosa piuttosto.
Improvvisamente una voce metallica riempì il silenzio con una specie di risata che fece rabbrividire entrambi.
«Dunque» fece Gehlen attraverso gli altoparlanti «Siete arrivati davanti alla porta della prima stanza. Qui svolgerete la prima prova. Sarà divertente, non temete. Aprite... e che il gioco cominci.».
«Fai sempre tutto quello che ti dico io, chiaro Aida?» fece Semir rivolto alla figlia «Sempre e solo quello che ti dico io.».
«Va bene papà.».
«Okay...».
Il turco schiacciò un pulsante e la porta scorrevole si aprì per poi richiudersi automaticamente alle loro spalle. I due si trovarono all’interno di una stanza quadrata dalle pareti lisce e metalliche, che assomigliava ad una specie di contenitore ermetico a forma di cubo.
Avanzarono fino a trovarsi al centro della stanza, sempre per mano, attendendo che accadesse qualcosa.
E poi lo udirono.
Un rumore, prima lontano e poi sempre più forte.
Si guardarono intorno e solo allora Semir si accorse di due buchi laterali sulle pareti e capì che il rumore che progressivamente stava aumentando veniva da lì.
«Acqua...».

 

Dopo aver percorso lo stretto corridoio, Ben schiacciò il pulsante luminoso sulla parete di fronte a lui e una volta che la porta si fu aperta e poi richiusa alle sue spalle, si meravigliò di ritrovarsi in una stanza ancora più buia dell’ambiente precedente.
Non vedeva nulla, se non la timida luce a qualche metro di distanza che indicava la porta di passaggio per la stanza successiva.
Ignaro di cosa dovesse fare, si avvicinò con circospezione al centro della stanza, camminando lentamente ed emettendo il minimo rumore possibile.
Si fermò solamente quando sotto al suo piede sinistro sentì qualcosa... qualcosa di lungo e circolare, sembrava una corda o qualcosa del genere.
Ma non ebbe nemmeno il tempo di provare a capire di cosa si trattasse, che la corda improvvisamente gli cinse la caviglia e cominciò a stringersi sempre di più attorno ad essa, tanto da costringerlo ad urlare.
Sempre nel buio più totale, Ben si accucciò portando le mani alla caviglia per provare a slegarsi ma un’altra fune venuta da chissà dove gli si attorcigliò intorno al polso destro e un’altra, come lanciata da un uomo che lui non poteva vedere, gli cinse la vita con forza.
L’ispettore cominciò a dimenarsi sul pavimento provando a sottrarsi alla stretta con il braccio e la gamba ancora liberi, ma ben presto anche la seconda caviglia venne imprigionata.
Le corde si stringevano sempre di più, tagliandogli la pelle e provocandogli dolori lancinanti in tutto il corpo.
Urlò e si dimenò ancora ma non ottenne nessun risultato.


«Mapporca!» imprecò Semir notando che l’acqua gli era ormai arrivata alle ginocchia.
Continuava ad uscire dalle bocche a lato sulle pareti in flutti che a lui parevano sempre più abbondanti e irrefrenabili.
In non molto tempo sarebbero stati letteralmente con l’acqua alla gola.
«Papà, cosa facciamo?» gridò Aida preoccupata alzandosi sulle punte nel vano tentativo di bagnarsi un po’ meno.
«Non lo so cucciolo, aspetta, adesso mi faccio venire in mente qualcosa.».
Ma per quanto si sforzasse, al poliziotto non veniva in mente proprio nulla.
Non c’erano aperture in quel cubo di metallo, non avevano via di scampo e l’acqua continuava ad alzarsi.
Semir prese Aida in braccio notando che alla bambina nel frattempo l’acqua era arrivata al petto.
Saliva velocemente, troppo velocemente...

 

Quando una corda si attorcigliò intorno alla gola di Ben e cominciò a stringersi sempre di più, il giovane ispettore cominciò seriamente a pensare che sarebbe morto soffocato. Era praticamente immobilizzato a terra e provava a tenere distanziata la fune dal suo collo con le dita della mano ancora libera ma senza molto risultato.
Nel frattempo continuava a scuotere le gambe, dimenandosi come un animale caduto nell’imboscata di un bracconiere.
La corda attorno al collo si stringeva, si stringeva, si stringeva...
Ben cominciò a fare veramente fatica a respirare e la vista piano piano gli si andò offuscando...
Fu solo allora che vide qualcosa di luminoso e lampeggiante attaccato alla parete di fronte a lui: un timer.
Segnava venti secondi... doveva resistere ancora per venti, interminabili secondi...

Aida gridò agitandosi nell’acqua e annaspando per rimanere a galla.
Ormai l’acqua aveva riempito quasi tutta la stanza e Semir e la bambina nuotavano con la vana speranza che quelle due bocche cessassero di sputare liquido prima che loro fossero morti annegati.
Semir trovò un appiglio al soffitto, che ormai toccavano facilmente, una sottile maniglia di metallo a cui fece aggrappare Aida perché non si dovesse stancare troppo continuando a stare a galla.
Continuò a guardarsi intorno disperato, quando finalmente vide una cosa, una cosa che si domandò come avesse fatto a non notare prima.
Si vedeva male a causa dell’acqua che lo separava da essa ma... sì, era una botola metallica, sul fondo di quella che ormai stava diventando una vasca di morte.
Come aveva potuto non vederla, prima, sul pavimento della stanza ancora asciutta?
«Aida, tieniti alla maniglia, non staccarti mai.» gridò.
La bambina annuì terrorizzata nonostante l’acqua le arrivasse ormai praticamente alla gola e la sua testa fosse a due centimetri dal soffitto della piccola stanza. L’acqua continuava a uscire.
Dovevano avere ancora pochissimi minuti.
Semir prese un respiro e si immerse, nuotando fino al pavimento e aggrappandosi alla piccola e scomoda maniglia della botola nel tentativo di aprirla.
Provò e provò, trattenendo il fiato, consapevole che presto sarebbe dovuto risalire a prendere ossigeno, perdendo però altro tempo.
Era bloccata.
La botola non si apriva.

 

Prima prova... la supereranno i nostri eroi?
Come cominciare l’anno nuovo in maniera rilassante...
Grazie mille a chi continua a seguirmi e a recensire e un bacione!
Sophie :D

  
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