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Autore: Miriel_93    03/01/2015    2 recensioni
Per poter andare avanti, bisogna riuscire prima a far pace con il proprio passato.
Solo allora il futuro si snoderà davanti ai nostri piedi.
Nota (su consiglio di Solandia -> thank you very very very much): la mia ff si basa principalmente su quanto accade nell'anime dato che, purtroppo, ancora non sono riuscita a leggere tutto il manga per mancanza di tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo venti

Kaoru

«Sposami, Kaoru».
Sposami? Cosa vuole dire con “sposami”? Non può intendere davvero “sposami”. Insomma, in quale mondo un Kenshin poteva chiedere a una come me una cosa del genere?
Eppure non riesco a trovare altri significati a quella frase. La mia testa non riesce ad afferrare nemmeno mezzo pensiero coerente, come se fosse impantanata nel fango.
«C-cosa intendi dire?» Bofonchio, alla fine, sbattendo le palpebre troppo velocemente.
«Che cosa potrei voler dire?» Mi chiede Kenshin, con aria lievemente accigliata.
«Io…non lo so», borbotto, cominciando a sentirmi una perfetta cretina.
«Intendo proprio quello che ho detto. Sposami, Kaoru», ripete, con un sorriso sulle labbra. Resto in silenzio qualche istante, indecisa se convincermi di stare sognando o meno. «Se con il mio comportamento ti ho messa nella condizione di non voler rischiare più di star male basta dirlo. Davvero. Lo accetterei», aggiunge Kenshin dopo un po’, davanti al mio silenzio impenetrabile.
«No, no, no, ma cosa vai a pensare!» Esclamo frettolosamente, scuotendo la testa con decisione. «È che…non me lo aspettavo…voglio dire, insomma, cioè, io…»
«Vuoi un po’ di tempo per pensarci su?» Mi domanda, con una dolcezza disarmante nella voce.
«No, assolutamente», rispondo, forse troppo velocemente. Ormai non sto più capendo nulla.
«Ho sbagliato io, mi dispiace. Ho corso troppo, hai tutti i motivi del mondo per essere disorientata, non volevo. Ti chiedo scusa», dice Kenshin, alla fine. Sento il panico diffondersi lento ma inesorabile, come la nebbia autunnale che s’infila nei vicoli.
«No, Kenshin, aspetta. Sì», mi affretto a dire.
«Sì che cosa?»
«Sì lo voglio. Cioè, insomma, sì voglio sposarti». Possibile che riesca ad ingarbugliarmi anche in un’occasione del genere?
«Ne sei sicura?» Sul viso di Kenshin leggo un’ombra leggera di dubbio.
«Certo che sì», gli assicuro.
Il sorriso che si allunga sulle labbra di Kenshin vale più di mille parole. Lo vedo solo per un breve istante, perché poi le sue braccia mi stringono di nuovo a lui e io torno ad affondare il viso nel suo gi rosso fuoco, ubriacandomi con il suo profumo.
Io e Kenshin. Sembra impossibile. In quale vita potrebbe mai toccarmi così tanta felicità? Non in questa. O almeno così credevo. A quanto pareva il destino aveva un modo tutto suo per dimostrarci quanto sbagliavamo a farci delle aspettative.
Il tempo, tra le braccia di Kenshin, sembra essersi congelato. Come se, di colpo, nulla avesse più importanza.
«Kaoru!» Una voce stridula, piena di sorpresa e sollievo, condita da una vena di curiosità mi strappa a quell’incantesimo meraviglioso.
Sollevo il viso, Kenshin allenta la presa sul mio corpo e mi ritrovo faccia a faccia con Yahiko che, dopo l’iniziale perdita di controllo, cerca di fare il sostenuto, di tornare a farsi vedere per il ragazzino antipatico e presuntuoso che è. Non credevo che potesse mancarmi anche lui, con il suo comportamento infantile.
«Dove accidenti ti eri cacciata, insomma?!» M’interroga, incrociando le braccia sul petto, piantandomi addosso uno sguardo inquisitore. Pochi istanti dopo, richiamato probabilmente dalle urla, fa la sua comparsa anche Sanosuke, che sgrana gli occhi come se avesse visto un fantasma.
«Ma tu pensa chi ha deciso di farsi rivedere», scherza, sorridendo mentre assesta una poderosa manata sulla nuca di Yahiko. «Direi che le domande possono aspettare ancora un po’, vai a preparare dell’acqua calda per il bagno. Penso che a Kaoru non dispiaccia per niente l’idea», suggerisce, intuendo che, nonostante la mia scomparsa improvvisa, tutto andava bene. Rifilando un’occhiata complice a Kenshin, rimasto in silenzio, Sano se torna da dov’era venuto poco prima, trascinando con sé Yahiko, intento a lamentarsi a gran voce per il trattamento.
«Erano parecchio preoccupati anche quei due», mi confida Kenshin, una volta rimasti nuovamente da soli.
«Mi dispiace. Credo di dovere parecchie spiegazioni anche a loro», borbotto, mortificata.
«Non più di quelle che hai dato a me. In ogni caso meglio entrare. Credo anche di doverti delle scuse, non ho assolutamente pensato che potessi essere stanca», aggiunge, sorridendo appena nella penombra.
«Non preoccuparti», rispondo, mentre una parte di me registra lentamente il fatto che presto sarà mio marito. Sembra ancora così assurdo…!
 
Avevo bisogno di un bagno caldo molto più di quanto pensassi. Rimanere immersa nell’acqua bollente, sola con i miei pensieri, mi stava aiutando parecchio, per quanto avessi avuto la bellezza di dieci interi giorni da dedicare a quello che mi frullava per la testa. Solo che, in quei dieci giorni, non avevo dovuto metabolizzare la notizia che mi sarei sposata.
“Papà, mamma…se solo foste qui, ora…”, penso, raggomitolandomi nella vasca di legno finché l’acqua non mi copre anche le labbra. Soffio fuori l’aria contenuta nei miei polmoni, producendo tante piccole bollicine che increspano la superficie dell’acqua.
Pian piano il calore si disperde e decido di uscire dalla vasca. Mi asciugo velocemente, cercando di combattere il brivido di freddo che l’aria mi sta facendo salire lungo la schiena.
Finito di asciugarmi mi infilo una sottoveste di cotone, faccio passare le braccia nelle ampie maniche di un kimono pulito e mi stringo l’obi in vita. Raccolgo gli abiti da lavare ed esco dalla stanza piena di vapore, dirigendomi verso il retro, dove abbandono il fagotto di vestiti che indossavo prima del bagno. Da lì, poi, mi avvio verso la stanza che dà sul giardinetto interno, dove Yahiko, Sanosuke e Kenshin mi stanno aspettando. Li sento parlare, dall’altra parte del pannello.
«Sarai un cretino, però», dice Sano.
«E pure tonto, aggiungerei», rincara la dose Yahiko.
«Dannazione, dovevi aspettare che scappasse di casa per deciderti a chiederle di sposarti?!»
Quindi Kenshin ha già spiegato a entrambi la situazione. Molto bene.
«Non posso darvi torto. A mia discolpa posso solo dire che credevo di essere più forte. Di essere in grado di fare a meno di lei. La sua fuga, però, mi ha aperto gli occhi», spiega Kenshin. Il mio cuore incespica.
«Sì, sei un idiota», stabilisce Sano, dopo un breve istante di silenzio.
Decido di entrare.
Faccio scorrere il pannello nella guida, entrando con un’aria vagamente imbarazzata.
«Credo di dovervi delle scuse», inizio, prima ancora che possano aprire bocca.
«Più che altro delle spiegazioni», nota Sanosuke, incrociando le braccia sul petto muscoloso.
Sarà una lunga serata, me lo sento.



***L'angolo di Miriel_93***
Ebbene, chi non muore si rivede! 
Mi sembra stupido fare di nuovo un qualsiasi tipo di scuse per il ritardo nell'aggiornare, ma mi sembra una cattiveria, da parte mia, non farvene. Quindi, insomma, scusate di nuovo ^^"
Spero che il capitolo sia una buona moneta di scambio per il vostro perdono XD 
E...beh, non saprei che altro dirvi, ad essere sincera, quindi aspetto commenti (sia positivi che negativi, sia chiaro) e, nel frattempo, vi auguro buon anno (anche se siamo già al 3) e mi auguro che le vostre feste siano andate bene ^^
Ancora auguri e a presto! :*
  
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