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Autore: RoranForteMartello    03/01/2015    1 recensioni
Un amore mai sbocciato, nato nella morte e nella morte concluso. Il sacrificio, la perdita ed il dolore. Nessuno conoscerà mai questa storia, perchè nessuno potrà mai raccontarla, ma se esistessero parole che potessero mostrare l'intensità di quel solo attimo sarebbero queste. Questo è un One Shot che parla di razze antiche, di un odio mai dimenticato e dell'amore che supera ogni cosa. Se solo ne avessi la forza diventerebbe una long, ma la lascio a voi. Giudicatela e prendete spunto, se vorrete potrete pure farla vosta. L'importante è che faccia sognare.
(Gabrielle Delacour x Harry Potter)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabrielle Delacour, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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L'Amore Che Non Sarà Mai Più

Una trappola. Nessuno se la sarebbe aspettata, nessuno poteva prevederla, nessuno poté impedirla. Iniziò tutto nel mese di Agosto del 1994, quando Albus Silente chiese ai tritoni del Lago Nero udienza per discutere di una eventuale collaborazione durante il torneo tre maghi.

All’epoca quella dei tritoni era solo una flebile speranza, il sogno modesto di una razza dimenticata di ottenere finalmente la vendetta che agognavano. Accettarono l’incontro, fecero degli accordi, istruendo i propri simili nella speranza che lei venisse.

Poi ci fu il calice di fuoco ed il primo sabotaggio. Qualcuno offuscò il giudizio del giudice della competizione, imponendogli di scegliere Harry Potter come quarto campione di Hogwarts e sull’onda di quel primo sotterfugio l’antica razza fece la sua mossa. L’incantesimo confundus era stato lanciato da poco,  le tubature della scuola, che già avevano ospitato un Basilisco, fornirono asilo ad un gruppo di sirene, che nuotò fin dentro la scuola, cantando e plasmando l’ancora debole artefatto.

Bastò un po’ di vecchia magia di Atlantide per convincerlo a sceglierla, a fare di lei la campionessa anche di fronte a migliori candidati. Da quel momento iniziarono le febbrili attività. I mesi sembrarono giorni mentre gli emissari del lago nero osservavano lo svolgersi del torneo, preparando ed aspettando fino all’ossessione un piano per catturarla ed ucciderla.

Ed infine arrivò il giorno, il giorno in cui anche gli ostaggi vennero portarti al centro del lago da Silente, causando lo shock dell’antica razza. Un’altra! Un’altra membra della stirpe tre volte maledetta, che rubò loro la terra e li costrinse al mare dove i loro visi si ingrigirono, la loro pelle si corruppe e la loro storia venne dimenticata.

Ma non poterono toccarla. Silente era ingenuo, non stupido, potenti incantesimi proteggevano gli ostaggi contro la sorte avversa, nulla avrebbe potuto toccarli fino a che non avessero infranto lo specchio dell’acqua. I piani dovettero essere modificati, contromisure furono prese e poi iniziò l’attesa.

Il primo mago ad arrivare fu anche l’ultimo che si sarebbero aspettati di vedere. Harry Potter, lo sfavorito del torneo guidava il gruppo in avanscoperta, percorrendo le vie del loro villaggio sottomarino diretto alla piazza li dove lo aspettava il suo ostaggio.

I tritoni lo ignorarono, le sirene lo schernirono, ma nessuno gli fece del male. Anche quando non salvò subito il suo ostaggio, quando aspetto gli altri campione favorendoli nella gara, loro non gli fecero nulla. Stavano aspettando lei, era per lei che loro avevano preparato tutto, per lei che si erano arrischiati ad una guerra contro il parere dei più anziani della loro stirpe.

Ma lei ancora non arrivava. Passarono i minuti, il tempo stava per scadere, ma la strega ancora non si fece viva. La tensione si accentuò, l’aria si fece grave, fino a che Potter non prese l’iniziativa. Avrebbe salvato entrambi gli ostaggi, li avrebbe portati in superficie mettendo in mostra l’ingenuità che solo lui poteva avere. All’inizio i tritoni furono restii a lasciarlo andare, ma quando la bacchetta venne alzata e loro vennero minacciati, capirono di aver trovato un nuovo nemico da annientare.

Lo lasciarono andare, combattendo e lottando contro il peso dell’acqua e dei corpi che minacciavano di tirarlo giù. Nel frattempo in molti erano andati in perlustrazione, mentre tanti seguirono Harry nella sua ascensione. La risalita fu lenta e dolorosa per il bambino, che arrivato quasi al contatto con lo specchio d’acqua vide sparire le sue branchie ed i piedi palmati.

Per poco non soffoco, annegando nel lago nero, ma non era così che sarebbero morti. I tritoni misero insieme le forze, formularono l’antica magia che evoco un’onda del mare aiutando il mago nella sua impresa, fino a che questo non infranse la superficie.

Fu in quel momento che i tritoni agirono. Si mossero rapidi, le lance ed i tridenti sguainati.

Rauche grida di guerra li accompagnarono mentre la prima lancia fendette l’acqua come un siluro diretto alla piccola bambina.

Gabrielle Delacour

********

Respirava con estrema difficoltà.

Sentì di nuovo male ai lati del collo... avvertì la sensazione dell'acqua che gli riempiva la bocca... eppure l'oscurità scemava a vista d'occhio... vide la luce del giorno sopra di lui...

Scalciò forte con le pinne e scoprì che non erano altro che piedi... l'acqua gli scorreva in bocca e gli invadeva i polmoni... cominciava a sentirsi stordito, ma sapeva che la luce e l'aria erano a soli tre metri di distanza... doveva arrivarci... doveva...

Harry agitò le gambe così forte e così veloce che fu come se i suoi muscoli urlassero per protestare; era come se il cervello gli si fosse impregnato d'acqua, non riusciva a respirare, aveva bisogno di ossigeno, doveva continuare a muoversi, non poteva fermarsi...

E poi sentì i tritoni cantare, l’influsso di una strana magia piegare l’acqua e sospingerlo verso l’alto. La sua testa infranse la superficie del lago; l'aria pura, fredda e meravigliosa, gli punse la faccia bagnata; la inghiottì, con la sensazione di non aver mai davvero respirato prima, e ansimando tirò su anche Ron e la bambina.

Sorrise felice, aspettandosi le urla dello stadio gremito e l’aiuto dei tritoni amici che lo avevano soccorso in quel tratto finale, ma quando abbassò lo sguardo sull’acqua vide i loro volti grotteschi e le loro urla. Le voci erano diverse da qualche istante prima, non erano belle come il canto delle sirene, che aveva piegato il lago alla loro volontà, ma dure e cacofoniche come grida i guerrieri.

Ron e Gabrielle stavano appena riprendendo i sensi quando la prima lancia fu loro scagliato contro. Harry si getto di lato, impacciato dall’acqua, spostando appena in tempo la bambina dalla traiettoria del tiro.

“Cosa? Ma che…?”

Ron si guardò intorno confuso, non avendo capito ancora cosa fosse successo, l’unica cosa che pareva vedere era la bambina stretta tra le braccia di Harry che si muoveva agitata.

“Hai portato su anche lei? Ma sei scemo? Non avrai mica dato retta a quella stupida canzone vero, era solo per…” Ron si interruppe, abbasso lo sguardo, tastando confuso il tridente che gli spuntava dal petto. Riuscì solo ad alzare lo sguardo con un rivolo di sangue che colava dai lati della bocca prima di iniziare ad affondare nelle acque torbide e sporche di sangue.

“RON! NO!!”

Harry si protese verso l’amico, cerco di afferrarlo senza lasciare andare la bambina, ma l’amico era già troppo lontano, troppo in profondità perché potesse recuperarlo. Sciami di tritoni li circondarono mentre incantesimi iniziarono a volare dalla riva. Un’immensa fiammata sopra di loro annunciò l’arrivo di Fanny, ma un essere di fuoco e speranza era debole contro acqua e disperazione.

Molte lance vennero lanciate verso l’uccello leggendario, perfino una rete cerco di intrappolarlo, ma il famiglio di Silente era più che un mero animale da compagnia. Danzando e schivando nella fredda aria invernale, la creatura combatte al meglio della sua possibilità mentre dalla riva partivano imbarcazioni pronti a soccorrerli.

In tutto questo Harry pensava solo alla bambina. La bacchetta era stretta nella sua mano, i piedi scalciavano convulsamente nonostante i muscoli lacerati dalla fatica e grazie alla sua bocca nuovamente umano, molte maledizioni colpirono i suoi assalitori, che erano quasi sul punto di tornare nei loro freddi abissi, quando successe.

Il canto di una sirena, una lancia placcata d’oro ed un forte impeto di magia. Harry tentò di deviare l’arma, di appellarla verso di se, di immobilizzarla in qualche modo, ma tutte le sue magie erano inefficaci, inutili, così com’era inutile lui.

Per un attimo pensò a lui, alla sua vita senza l’amico, alla sofferenza della sua infanzia ed a come sarebbe stato solo dopo quell’ennesima battaglia. Senza riflettere, senza averlo pensato o programmato copri con il suo corpo la piccola francese, sperando che tanto bastasse a salvare almeno lei dalla furia dei tritoni.

Non fu così. La punta della lancia penetrò Harry e poi Gabrielle, arrivando fino a metà dell’asta prima di fermarsi lasciandoli li, impalati insieme. La forza di Harry venne meno e con questa anche la loro capacità di rimanere a galla. Fanny pianse su di loro, ma la sua lacrima venne diluita dal freddo lago perdendo efficacia e, come conseguenza di questa azione avventata, l’uccello venne ferito, cadendo in mare. Il fuoco risplendette per un’ultima volta mente l’essere moriva e tornava ad essere cenere e la cenere veniva dispersa in acqua.

Ron era morto, Fanny era morta, forse in modo definitivo, ed ora toccava a loro. Harry lottò contro il torpore, lo sguardo incatenato a quello della bambina che  come lui sembrava sul punto di cedere man mano che scendevano in profondità. 

Non poteva lasciare che lei morisse. Qualcosa in lui si smosse, una forza terribile e primordiale che si rifiutava di morire ed agognava la vita. La sua mente si scosse, divenne lucida lasciando ad Harry qualche secondo, solo qualche secondo per pensare…

… non era la prima volta che rischiava di morire…

… era successo l’anno prima e quello prima ancora, ed anche il suo primo anno. Tornando indietro si poteva risalire al primo attentato alla sua vita quando aveva solo un anno. All’epoca fu salvato da sua madre… fu salvato da colei che lo aveva generato…

… e Silente gli aveva anche detto come….

Harry guardò Gabrielle, gli occhi ormai socchiusi, la testa abbandonato. Se avesse aperto la bocca per parlare il suo unico polmone sano si sarebbe riempito d’acqua, ma anche così voleva aiutarla. Voleva darle il futuro che a lui era sempre stato negato. Voleva che fosse viva e che vivesse anche per lui…

“Io ti amo…”

Le parole uscirono fuori dalle sue labbra sotto forma di bolle d’ossigeno prezioso che mai più avrebbe respirato, ma anche così seppe che le aveva capito. Quelle due parole erano più che una semplice espressione, erano la somma di tutti i sentimenti che mai aveva provato per le persone a lui care.

La sua mente ricordo Sirius, Hermione, i Weasley, Ron…. Lentamente avvicinò le sue labbra alla bambina, poggiandole sulla sua fronte. Il bacio fu breve, giusto un istante di forte emozione. Poi i suoi occhi si chiusero e quelli d Gabrielle si aprirono d’improvviso.

Qualcosa li stava tirando fuori dall’acqua, una gondola con Silente e Madam Maxime li aspettava. Entrambi avevano il volto sudato e sporco, il lago era ridotto ad una pozza di sangue su cui galleggiavano cadaveri di tritoni non più vivi.

Ma era tardi.

Troppo tardi per i soccorsi e per i salvataggi.

Harry Potter era morto per lei...

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Note: Chiunque voglia trarre spunto da questo one shot è libero di farlo, sono il primo a cui piacerebbe vedere una storia su Gabrielle ed Harry

  
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