L'Amore Che Non Sarà Mai Più
Una trappola.
Nessuno se la sarebbe
aspettata, nessuno poteva prevederla, nessuno poté
impedirla. Iniziò tutto nel
mese di Agosto del 1994, quando Albus Silente chiese ai tritoni del
Lago Nero udienza
per discutere di una eventuale collaborazione durante il torneo tre
maghi.
All’epoca
quella dei tritoni era solo
una flebile speranza, il sogno modesto di una razza dimenticata di
ottenere
finalmente la vendetta che agognavano. Accettarono
l’incontro, fecero degli
accordi, istruendo i propri simili nella speranza che lei venisse.
Poi ci fu il
calice di fuoco ed il
primo sabotaggio. Qualcuno offuscò il giudizio del giudice
della competizione,
imponendogli di scegliere Harry Potter come quarto campione di Hogwarts
e
sull’onda di quel primo sotterfugio l’antica razza
fece la sua mossa.
L’incantesimo confundus era stato lanciato da poco, le tubature della scuola,
che già avevano
ospitato un Basilisco, fornirono asilo ad un gruppo di sirene, che
nuotò fin
dentro la scuola, cantando e plasmando l’ancora debole
artefatto.
Bastò
un po’ di vecchia magia di
Atlantide per convincerlo a sceglierla, a fare di lei la campionessa
anche di
fronte a migliori candidati. Da quel momento iniziarono le febbrili
attività. I
mesi sembrarono giorni mentre gli emissari del lago nero osservavano lo
svolgersi del torneo, preparando ed aspettando fino
all’ossessione un piano per
catturarla ed ucciderla.
Ed infine
arrivò il giorno, il giorno
in cui anche gli ostaggi vennero portarti al centro del lago da
Silente,
causando lo shock dell’antica razza. Un’altra!
Un’altra membra della stirpe tre
volte maledetta, che rubò loro la terra e li costrinse al
mare dove i loro visi
si ingrigirono, la loro pelle si corruppe e la loro storia venne
dimenticata.
Ma non poterono
toccarla. Silente era
ingenuo, non stupido, potenti incantesimi proteggevano gli ostaggi
contro la
sorte avversa, nulla avrebbe potuto toccarli fino a che non avessero
infranto
lo specchio dell’acqua. I piani dovettero essere modificati,
contromisure
furono prese e poi iniziò l’attesa.
Il primo mago ad
arrivare fu anche
l’ultimo che si sarebbero aspettati di vedere. Harry Potter,
lo sfavorito del
torneo guidava il gruppo in avanscoperta, percorrendo le vie del loro
villaggio
sottomarino diretto alla piazza li dove lo aspettava il suo ostaggio.
I tritoni lo
ignorarono, le sirene lo
schernirono, ma nessuno gli fece del male. Anche quando non
salvò subito il suo
ostaggio, quando aspetto gli altri campione favorendoli nella gara,
loro non
gli fecero nulla. Stavano aspettando lei, era per lei che loro avevano
preparato tutto, per lei che si erano arrischiati ad una guerra contro
il
parere dei più anziani della loro stirpe.
Ma lei ancora
non arrivava. Passarono
i minuti, il tempo stava per scadere, ma la strega ancora non si fece
viva. La
tensione si accentuò, l’aria si fece grave, fino a
che Potter non prese
l’iniziativa. Avrebbe salvato entrambi gli ostaggi, li
avrebbe portati in
superficie mettendo in mostra l’ingenuità che solo
lui poteva avere. All’inizio
i tritoni furono restii a lasciarlo andare, ma quando la bacchetta
venne alzata
e loro vennero minacciati, capirono di aver trovato un nuovo nemico da
annientare.
Lo lasciarono
andare, combattendo e
lottando contro il peso dell’acqua e dei corpi che
minacciavano di tirarlo giù.
Nel frattempo in molti erano andati in perlustrazione, mentre tanti
seguirono
Harry nella sua ascensione. La risalita fu lenta e dolorosa per il
bambino, che
arrivato quasi al contatto con lo specchio d’acqua vide
sparire le sue branchie
ed i piedi palmati.
Per poco non
soffoco, annegando nel
lago nero, ma non era così che sarebbero morti. I tritoni
misero insieme le
forze, formularono l’antica magia che evoco un’onda
del mare aiutando il mago
nella sua impresa, fino a che questo non infranse la superficie.
Fu in quel
momento che i tritoni
agirono. Si mossero rapidi, le lance ed i tridenti sguainati.
Rauche grida di
guerra li
accompagnarono mentre la prima lancia fendette l’acqua come
un siluro diretto alla
piccola bambina.
Gabrielle
Delacour
********
Respirava con
estrema difficoltà.
Sentì
di nuovo male ai lati del
collo... avvertì la sensazione dell'acqua che gli riempiva
la bocca... eppure
l'oscurità scemava a vista d'occhio... vide la luce del
giorno sopra di lui...
Scalciò
forte con le pinne e scoprì
che non erano altro che piedi... l'acqua gli scorreva in bocca e gli
invadeva i
polmoni... cominciava a sentirsi stordito, ma sapeva che la luce e
l'aria erano
a soli tre metri di distanza... doveva arrivarci... doveva...
Harry
agitò le gambe così forte e
così veloce che fu come se i suoi muscoli urlassero per
protestare; era come se
il cervello gli si fosse impregnato d'acqua, non riusciva a respirare,
aveva
bisogno di ossigeno, doveva continuare a muoversi, non poteva
fermarsi...
E poi
sentì i tritoni cantare,
l’influsso di una strana magia piegare l’acqua e
sospingerlo verso l’alto. La
sua testa infranse la superficie del lago; l'aria pura, fredda e
meravigliosa,
gli punse la faccia bagnata; la inghiottì, con la sensazione
di non aver mai
davvero respirato prima, e ansimando tirò su anche Ron e la
bambina.
Sorrise felice,
aspettandosi le urla
dello stadio gremito e l’aiuto dei tritoni amici che lo
avevano soccorso in
quel tratto finale, ma quando abbassò lo sguardo
sull’acqua vide i loro volti
grotteschi e le loro urla. Le voci erano diverse da qualche istante
prima, non
erano belle come il canto delle sirene, che aveva piegato il lago alla
loro
volontà, ma dure e cacofoniche come grida i guerrieri.
Ron e Gabrielle
stavano appena
riprendendo i sensi quando la prima lancia fu loro scagliato contro.
Harry si
getto di lato, impacciato dall’acqua, spostando appena in
tempo la bambina
dalla traiettoria del tiro.
“Cosa?
Ma che…?”
Ron si
guardò intorno confuso, non
avendo capito ancora cosa fosse successo, l’unica cosa che
pareva vedere era la
bambina stretta tra le braccia di Harry che si muoveva agitata.
“Hai
portato su anche lei? Ma sei
scemo? Non avrai mica dato retta a quella stupida canzone vero, era
solo per…”
Ron si interruppe, abbasso lo sguardo, tastando confuso il tridente che
gli
spuntava dal petto. Riuscì solo ad alzare lo sguardo con un
rivolo di sangue
che colava dai lati della bocca prima di iniziare ad affondare nelle
acque
torbide e sporche di sangue.
“RON!
NO!!”
Harry si protese
verso l’amico, cerco
di afferrarlo senza lasciare andare la bambina, ma l’amico
era già troppo
lontano, troppo in profondità perché potesse
recuperarlo. Sciami di tritoni li
circondarono mentre incantesimi iniziarono a volare dalla riva.
Un’immensa
fiammata sopra di loro annunciò l’arrivo di Fanny,
ma un essere di fuoco e
speranza era debole contro acqua e disperazione.
Molte lance
vennero lanciate verso
l’uccello leggendario, perfino una rete cerco di
intrappolarlo, ma il famiglio
di Silente era più che un mero animale da compagnia.
Danzando e schivando nella
fredda aria invernale, la creatura combatte al meglio della sua
possibilità
mentre dalla riva partivano imbarcazioni pronti a soccorrerli.
In tutto questo
Harry pensava solo
alla bambina. La bacchetta era stretta nella sua mano, i piedi
scalciavano
convulsamente nonostante i muscoli lacerati dalla fatica e grazie alla
sua
bocca nuovamente umano, molte maledizioni colpirono i suoi assalitori,
che
erano quasi sul punto di tornare nei loro freddi abissi, quando
successe.
Il canto di una
sirena, una lancia
placcata d’oro ed un forte impeto di magia. Harry
tentò di deviare l’arma, di
appellarla verso di se, di immobilizzarla in qualche modo, ma tutte le
sue
magie erano inefficaci, inutili, così com’era
inutile lui.
Per un attimo
pensò a lui, alla sua
vita senza l’amico, alla sofferenza della sua infanzia ed a
come sarebbe stato
solo dopo quell’ennesima battaglia. Senza riflettere, senza
averlo pensato o
programmato copri con il suo corpo la piccola francese, sperando che
tanto
bastasse a salvare almeno lei dalla furia dei tritoni.
Non fu
così. La punta della lancia
penetrò Harry e poi Gabrielle, arrivando fino a
metà dell’asta prima di
fermarsi lasciandoli li, impalati insieme. La forza di Harry venne meno
e con
questa anche la loro capacità di rimanere a galla. Fanny
pianse su di loro, ma
la sua lacrima venne diluita dal freddo lago perdendo efficacia e, come
conseguenza di questa azione avventata, l’uccello venne
ferito, cadendo in
mare. Il fuoco risplendette per un’ultima volta mente
l’essere moriva e tornava
ad essere cenere e la cenere veniva dispersa in acqua.
Ron era morto,
Fanny era morta, forse
in modo definitivo, ed ora toccava a loro. Harry lottò
contro il torpore, lo
sguardo incatenato a quello della bambina che
come lui sembrava sul punto di cedere man mano che
scendevano in
profondità.
Non poteva
lasciare che lei morisse.
Qualcosa in lui si smosse, una forza terribile e primordiale che si
rifiutava
di morire ed agognava la vita. La sua mente si scosse, divenne lucida
lasciando
ad Harry qualche secondo, solo qualche secondo per pensare…
… non
era la prima volta che
rischiava di morire…
… era
successo l’anno prima e quello
prima ancora, ed anche il suo primo anno. Tornando indietro si poteva
risalire
al primo attentato alla sua vita quando aveva solo un anno.
All’epoca fu
salvato da sua madre… fu salvato da colei che lo aveva
generato…
… e
Silente gli aveva anche detto
come….
Harry
guardò Gabrielle, gli occhi
ormai socchiusi, la testa abbandonato. Se avesse aperto la bocca per
parlare il
suo unico polmone sano si sarebbe riempito d’acqua, ma anche
così voleva
aiutarla. Voleva darle il futuro che a lui era sempre stato negato.
Voleva che
fosse viva e che vivesse anche per lui…
“Io ti
amo…”
Le parole
uscirono fuori dalle sue
labbra sotto forma di bolle d’ossigeno prezioso che mai
più avrebbe respirato,
ma anche così seppe che le aveva capito. Quelle due parole
erano più che una
semplice espressione, erano la somma di tutti i sentimenti che mai
aveva
provato per le persone a lui care.
La sua mente
ricordo Sirius,
Hermione, i Weasley, Ron…. Lentamente avvicinò le
sue labbra alla bambina,
poggiandole sulla sua fronte. Il bacio fu breve, giusto un istante di
forte
emozione. Poi i suoi occhi si chiusero e quelli d Gabrielle si aprirono
d’improvviso.
Qualcosa li
stava tirando fuori
dall’acqua, una gondola con Silente e Madam Maxime li
aspettava. Entrambi
avevano il volto sudato e sporco, il lago era ridotto ad una pozza di
sangue su
cui galleggiavano cadaveri di tritoni non più vivi.
Ma era tardi.
Troppo tardi per
i soccorsi e per i
salvataggi.
Harry Potter era morto per lei...
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Note: Chiunque voglia trarre spunto da questo one shot è libero di farlo, sono il primo a cui piacerebbe vedere una storia su Gabrielle ed Harry