Campagna di
Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro
recensioni.
Farai
felice milioni di scrittori.
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non
essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera
da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi,
puoi salvare milioni di vite elettroniche.
Bonjour a tout le monde :D!
No scusate davvero il ritardo
gente… Queste vacanze sono state tutto tranne che rilassanti. E diciamo che non
vengo fuori da un gran periodo. All'orizzonte ci sono un sacco di cose belle (♥♥♥♥♥♥♥) ma allo stesso tempo
stanno succedendo cose che non mi sarei mai aspettata e che fanno davvero molto
male… Come dire, sono davvero esausta. Non avevo né le forze né la testa per
scrivere, e questo mi dispiace perché metà delle mie energie quotidiane vengono
da voi e dai follower dei miei lavori manga e di
illustrazione, non avete idea della carica che mi donate ♥. Con questo 2015
voglio cambiare tante cose, non so se ci riuscirò ma vorrei davvero tanto,
quindi mi sono imposta di tornare :3. Anche perché mi mancavano le vostre
vocine dolci ♥♥♥
(cacchius, sono indietrissimo anche coi commenti
°_°""… Sono un essere indegno ç_ç"!)
Uah, che bello, la saga
di Belia continua, sono troppo contenta anche se si sta dimostrando molto più
lunga del previsto ^^""… Mi amate lo stesso *w*?
Cast: NO!
Brutti antipatici
ç_ç""… Vi lascio alla lettura, vado a piangere sul mio cuscinone
morbidone TT-TT…
Kisshu: e che diavolo sarebbe -.-""?
Sparisci, insensibile
ç_ç!
Kisshu: … ma perché non c'è almeno un'autrice normale
-.-""?
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Cap. 21 – Toward the crossing: fourth road (part
III)
One Drop, two Drops, three are rocks and caves
Il mattino successivo arrivò
pigramente portando tutto il chiacchiericcio di Loonare come sottofondo dalle finestre
aperte. Ryou si svegliò presto, infastidito dalla luce, accorgendosi di non
avere più né febbre né debolezza, solo un leggero intorpidimento dovuto alla
dormita profondissima; sarebbe stato quasi di buonumore, se il russare di
Kisshu nel letto accanto al suo non avesse stonato il dolce spartito della
mattinata.
Il biondo schioccò la lingua
irritato, saltò giù dal letto e andò a lavarsi il viso mentre cercava di
ricollegare gli avvenimenti della notte precedente.
Gli altri dovevano essere tornati
molto presto dopo che lui era crollato addormentato, almeno a giudicare da come
MoiMoi si era agitato nel rivederli; all'apparenza nessuno doveva essersi fatto
male o altro e aveva sentito Eyner riferire di strani esseri che pattugliavano
la città di notte, ma lui era troppo intontito ed era a malapena riuscito a
scorgere Ichigo, graffiata ma illesa, spuntare dalla finestra prima di ricadere
in un sonno di marmo.
Uscì dal bagno, si vestì e chiamò
Taruto scrollandolo per una spalla; stava per fare lo stesso con Kisshu, che
altrimenti aveva l'aria di chi avrebbe ronfato per tutto il giorno, ma cambiò
idea: alzò la gamba e presa bene la mira gli tirò un calcio dritto nel fianco,
spedendolo giù dal letto. L'urlo e l'imprecazione che lanciò sbattendo sul
pavimento furono stranamente melodiosi per l'americano:
« È ora di alzarsi. »
« Shirogane…! Bastardo! »
Ryou sorrise malevolo, vedendolo
di sbieco riarrampicarsi sul materasso lanciandogli i peggiori improperi, e
soddisfatto riprese il suo aspetto animale e uscì dalla stanza ondeggiando
tronfio la bella coda argentata:
« Te ne dovevo una. »
« Non sperare di cavartela perché
non capisco un cazzo di quello che dici, dannato…! Appena ti acchiappo ci
faccio un manicotto con quella tua pellaccia! »
« Kisshu, ti prego… Sono sveglio
da cinque secondi, non gridare… »
Nonostante le proteste di Taruto,
il verde continuò a inveire contro Ryou anche quando questo fu fuori dalla
porta; Eyner, che uscì nello stesso momento dalla sua camera, fissò la pantera
con una smorfia rassegnata:
« Iniziate già a scannarvi appena
svegli? »
La pantera ruggì piano ed Eyner,
che ovviamente non capì, potè solo fare spallucce:
« Prima che scateniate una guerra
e distruggiate tutto il piano, sarà meglio andare a mangiare. »
Il salone rispetto alla sera
passata era molto tranquillo e non c'erano ancora tutte le clienti; al loro
tavolo le ragazze avevano già iniziato a mangiare con l'aria di chi vorrebbe
solo tornare sotto le coperte, a parte Purin che divorava allegra la sua
colazione e Zakuro, distaccata mentre beveva un the scuro e profumato.
« Buongiorno Eyner-san,
Shirogane-san. »
« Non perdi il vizio, eh
Reta-chan? »
La verde arrossì un pochino e il
bruno rise, sedendosi e afferrando una pagnottella dolce appena sfornata e
facendola sparire in pochi morsi. La pantera ringhiò bonaria e si accucciò
nella stessa posizione della cena, acchiappando con soddisfazione la pagnotta
salata farcita con prosciutto che Purin gli lanciò al volo.
« Noto con piacere che siamo
tutti in coma – bofonchiò Eyner ammirando le facce sconvolte – beh, a parte
Purin-chan… »
« Io sono abituata ad alzarmi
presto! »
Esclamò orgogliosa e divorò un
altro panino, che s'imbottì di una sostanza simile a burro e a un generoso
strato di zucchero:
« È fantastico poi non dover
preparare la colazione! »
« Purin, sono felice del tuo
entusiasmo, ma ti supplico… Non parlare così forte… »
La voce funerea di Ichigo si
affievolì fino a diventare un sospiro e lei affondò il viso tra le mani,
fregandosi gli occhi nella speranza di tenerli aperti. Aveva dormito a malapena
sei ore nell'arco dell'intera nottata e per la maggior parte aveva sognato
pipistrelli dagli occhi blu che danzavano a ritmi irlandesi e strane ed
equivoche situazioni con ragazze che avevano tutte la faccia di Kisshu, intervallati
da improbabili immagini di un harem femminile con una pantera argentata come
sovrano.
« Mi serve una vacanza…! »
« Non fai altro che lamentarti,
gattina. »
La rossa sbirciò appena oltre la punta
delle sue dita e fissò torva Kisshu, anche lui parecchio di malumore ma non
abbastanza da non provocarla.
« È soprattutto colpa tua se ho
da lamentarmi! »
« Insomma Ichigo, sei proprio una
lagna. »
Fulminò Minto con un'occhiataccia
ma quella continuò a gustarsi il suo pane con la marmellata e il suo the in
assoluta tranquillità.
Pai, sceso con il verde e Taruto,
sbuffò non potendo capacitarsi dell'energia che avevano per battibeccare a quel
modo e sprofondò sulla sedia, con l'aria torva di quand'era appena sveglio:
« Dov'è la senpai? »
Retasu si rese conto un po'
troppo tardi che lo stava domandando a lei; come capì tardi che lo aveva fatto
perché lei lo fissava da un minuto intero. La verde rimase a bocca semiaperta,
imbarazzatissima, e Zakuro rispose al posto suo:
« Credo sia andata a chiedere
alcune cose a Lia. »
Non aggiunse altro, forse perché
non ritenne necessario fare anticipazioni; Retasu ringraziò in silenzio il suo
intervento e riabbassò gli occhi sulla sua colazione dandosi della stupida.
MoiMoi arrivò un minuto dopo
gesticolando allegro:
« Buongiorno a tutti! Wow… Kisshu-chan, che faccia scura…! Ti
sei alzato con il piede sinistro? »
« Di pure con una pedata nel
culo, senpai. »
« Cioè come bisogna svegliarti
tutte le mattine? »
Taruto sghignazzò della sua
battuta e si beccò un proiettile di mollica dritto sul naso.
« Su bambini, state buoni, la
sorellona deve parlarvi. »
Li canzonò stancamente MoiMoi e
si sedette nel posto più centrale perché tutti lo sentissero.
« Ho saputo da Lia-san che il
vostro spettacolino di ieri notte è la notizia del mese. – sussurrò cospiratore
– Quei mostri che avete preso a calci… Li chiamato djonk, pare che ci siano da sempre a Belia e siano abbastanza
pericolosi, ma di solito restano sulle montagne. »
« E allora cosa ci faceva in
città? »
« Domanda giusta Purin-chan. Pare
che qualcosa attiri la loro attenzione, ma non hanno scoperto cosa: sanno solo
che girano in stormi più grandi della norma e che sono estremamente nervosi,
attaccano anche le persone se ne trovano nella loro traiettoria. »
« Me n'ero accorta. »
Sospirò mesta Ichigo; MoiMoi
continuò:
« Non so molto altro, anche
perché come unica soluzione hanno imposto un coprifuoco cittadino e nessuno è
andato a controllare alle tane dei djonk. Ma tutto è iniziato all'incirca un
mesetto fa. »
Guardò furbo verso Pai che annuì
immediatamente:
« Pensi che possa trattarsi del
Dono degli Avi? »
MoiMoi ammiccò trionfante.
« In effetti il merkv a Glatera
era mezzo impazzito per il contatto con la Goccia. »
« Probabilmente gli animali sono
più sensibili alle sue emanazioni, Ichigo-chan. »
« Rimane il problema di dove sia
la Goccia, di preciso. »
Si crucciò Minto posando la sua
tazza con un tintinnio.
« Credo che la cosa migliore sia approfittare
della luce per cercare alle tane dei djonk – riflettè Zakuro ad alta voce –
sono il nostro solo legame con il Dono, tanto vale partire da lì. »
Tutti approvarono, una misera
pista era sempre meglio che non averne nessuna.
« Di cosa discutete così
animatamente di buon mattino? »
Kisshu rabbrividì dal ribrezzo
alla voce stucchevole che li salutò. Sollevò appena lo sguardo di lato e
incrociò i languidi occhi scuri di Ren, a cui rispose voltandosi immediatamente
nemmeno avesse visto un orco; non gli sfuggirono le risatine di Taruto, Eyner,
Ichigo, Purin e Minto e li squadrò immaginandoli puniti da castighi atroci.
« Nulla di particolare Ren-san –
sorrise MoiMoi prontamente – cercavamo di decidere dove passare la giornata. »
Lui, con Lia artigliata ad un
braccio, sorrise e annuì, lanciando un altro paio di sguardi a "Lasa"
che per tutta risposta ammirò intensamente il piatto, pregando la smettesse
prima di farsi uccidere.
« Ora che ci penso, voi non avete
ancora assistito allo spettacolo di Ren-san! – trillò Lia roteando giuliva sul
braccio di lui – Ren-san, che dice è possibile una piccola anticipazione prima
di stasera? »
Il giovane fece finta di essere
restio all'idea e Lia insisté cinguettando, prorompendo in un breve battimani
quando alla fine lui accettò; il biondo cercò lo sguardo della ragazza dai
capelli verdi al tavolo, aspettandosi che l'entusiasmo fosse condiviso, ma
Kisshu era estremamente concentrato a girare lo zucchero nel suo the e non si
curò nemmeno di cosa facesse. Ren ne fu davvero deluso, evidentemente non era
troppo abituato all'indifferenza.
« Ren-san? »
Il biondo si riscosse quando Lia
lo chiamò e, sfoggiato il suo consueto e principesco sorriso, si mise in
posizione con fare teatrale:
« Preparatevi ad assistere ad una
magia. »
Da una tasca interna della
marsina estrasse un bocciolo ormai appassito, con il gambo nero e il fiore
incartapecorito. Agitò il fiore melodrammatico, facendo un sacco di smorfie
patetiche e declamando con ardore frasi sconclusionate sulla vita e la bellezza
che fecero raggelare vivamente il gruppo al tavolo, mentre le loonariesi
seguivano il discorso incantate; ad un certo punto Ren passò l'altra mano sul
fiore, nascondendola leggermente dentro la manica.
Le loonariesi trattennero il
fiato entusiaste, ma le terrestri e i jeweliriani lo fecero per tutt'altro
motivo.
Dalle dita di Ren s'intravide un
bagliore bianco iridescente e dopo un istante il fiore era rinato.
***
« È l'idea più idiota che ti
potesse venire in mente. »
« Parole grosse da una che ha una
spalla ridotta in coriandoli. »
Lindèvi si tese indispettita,
incapace di ribattere, e lasciò che la stanza fosse invasa dal rumore del
macchinario che stava analizzando la sua scapola maciullata. Toyu osservò i
dati comparire sullo schermo e cambiò postazione:
« Avrai una lunga convalescenza –
le disse – ci vorranno almeno altre due sedute di rigenerazione e alcuni giorni
di riposo. »
« Potresti uccidermi faresti
prima. »
Toyu le rivolse un sorriso
gelido:
« Chiedi e ti sarà dato. »
Lindèvi replicò sollevando il
naso imperiosa e l'altro rise malevolo:
« Ringrazia che non sei messa
come lui. Non potrò svegliarlo per un bel pezzo, mi chiedo se sarà in grado di
parlare ancora quando uscirà. »
Ed accennò con il capo ad una vasca
rigenerante in cui dormiva Zizi. Lindèvi piegò le labbra in un ghigno:
« Potrebbe non essere una brutta
cosa. Il mio apparato uditivo ringrazierebbe a non sentirlo più sparare
oscenità. »
Toyu annuì e terminò la sua
ricerca; il segnale della sonda esplorativa lampeggiò, ma non fu in grado di
capire la posizione:
« Deve essere a Jeweliria…
Probabilmente li stava seguendo. »
« Non puoi riportarla indietro? »
Lui digitò rapido sulla tastiera
impostando un codice specifico e inviò il segnale:
« Non posso entrare né portare
via nulla da lì, lo sai anche tu. Luneilim ha fatto un ottimo lavoro… Posso
solo inviare un comando alla sonda perché si sposti nel punto in cui l'ho
teletrasportata. »
« Ripeto, è stata un'idea
cretina. »
« Solo una scelta sbagliata di tempistica.
– la corresse – Mi sono immerso nella vasca prima di controllare possibili
problemi; la richiamerò in base, esporterò i dati che ha ricevuto, ricaricherò
un parassita e provvederò perché possa rientrare da sola. »
Scattò un secondo e si sfiorò lievemente
la schiena che, di quando in quando, mandava ancora accecanti fitte di dolore.
« Così noi potremo concentrarci
unicamente sulla totale guarigione, e intanto avremo un bel po' di informazioni
succulente. »
Lindèvi emise un verso muto, non
volendo dargli la soddisfazione di assecondarlo seppure il suo fosse un buon
piano. Vide Toyu richiamare la sonda e questa comparire tra le sue mani poco
dopo, ammaccata e un po' sporca ma ancora attivissima.
« Ci vorrà solo un momento. »
Disse accarezzandole l'involucro
metallico amorevolmente:
« Abbiamo ancora tanto bisogno di
te. »
Il
bianco assoluto attorno. Non bianco di luce, ma bianco di nulla, di gelo, di
oblio. Bianco senza sopra né sotto.
Lui
si studiò le mani, bianche anch'esse, pallide come morte, e prese una lunga
ciocca dei capelli neri come l'oscurità; gli scivolarono dalle dita prive di
forze, tornando pigramente a sfiorargli la schiena e le caviglie, e Lui sbuffò:
«
Non basta ancora. »
Lo
sentì arrivare, anche se nulla aveva scosso il silenzio da sonno eterno che
soffocava l'aria. Lo guardò sprezzante:
«
Non basta, ma presto sarò di nuovo completo. »
«
Non ci riuscirai. »
Lui
sogghignò squadrando l'Altro. Il bianco di quella dimensione fagocitava anche i
suoi colori e gli abiti blu apparivano nulla più che veli azzurro spento, quasi
grigi. Eppure gli occhi e i capelli splendevano come un fiore e la sua corolla
in un campo deserto.
Il
cielo e il sole.
Come
sempre Lui li odiava, li disprezzava. Li arrideva crudele. Li amava con
ferocia. Come il primo giorno.
«
Speri di fermarmi? – sussurrò velenoso – Questa volta ho dei sottoposti molto
più motivati. »
«
Questa volta hai dei poveri illusi plagiati dal tuo potere. – replicò l'Altro –
Nessuno che possegga un cuore o una mente liberi. »
«
Vieni a farmi la predica? – rise sguaiatamente, ma la sua risata fredda non si
espanse nell'aria rinsecchita – Come se avesse mai funzionato! Come se ne
avessi il diritto! »
Per
un po' l'Altro non rispose.
«
Loro ti fermeranno, come hanno già fatto. »
Lui
sorrise feroce:
«
Pensi che il tuo aiuto possa bastargli per farlo? »
Lo
vide irrigidirsi e rise più forte:
«
Hai parlato anche con quella ragazza, quella dell'acqua. Ammetto di essere
stupito, credevo avessi un legame privilegiato solo con quell'altra. »
L'Altro
strinse le labbra per lo sprezzo con cui Lui la nominò:
«
Non solo lei. Tutte loro… Le proteggerò, a qualunque costo. »
Lui
continuò a sorridere con un ghigno da bestia selvaggia:
«
No. Non puoi. Non hai tanta forza. – soppesò la questione studiandolo
attentamente – Qualcosa ti ha permesso di salvarla dal lago. Non so cosa, ma
posso intuirlo. »
L'Altro
divenne ancora più rigido.
«
Ma sarà la prima e ultima volta. Arashi ora sta dormendo, e io riprenderò il
controllo. Hai finito di fare il cavaliere. »
«
Non ti lascerò tornare! »
Urlò
con tutto il fiato che aveva:
«
Lotterò! Finché avrò solo un briciolo di coscienza, lotterò! Lotterò fino a
scomparire. »
«
So che lo farai. – il suo sorriso divenne di gelida commiserazione – Ma alla
fine, scomparirai. Non potrai fermarmi. »
L'Altro
tornò composto e Lui vide sul suo viso evanescente la paura.
«
Ti ho tolto la vita, una volta. Ti ho rubato la coscienza e il potere, e ti ho
tolto di nuovo la vita. Ora ti ho rubato anche l'ultimo nome che avevi. »
Le
sue labbra sottili si tesero orrendamente all'insù:
«
Sei solo Primo, un'inutile esperimento per la mia rinascita. Non sei nulla. »
Primo
lo fissò duramente. Lui gli lesse odio, sofferenza e rammarico nello sguardo
offuscato dal biancore.
«
È vero. Non sono più nulla. Ed è solo per questo che continuerò a macchiarmi
del peccato di ucciderti. »
***
Ichigo e gli altri erano fermi ad
un angolo di Loonare, su un'aiuola ben curata e circondata da panchine dove si erano
rifugiati per poter parlare senza destare troppa curiosità.
« Se è in mano a Ren è un bel
problema. – sospirò MoiMoi preoccupato – Come facciamo a farci restituire la
Goccia? »
« Se provassimo a rubargliela? »
« Ci vorrebbe troppo. – bocciò
Pai – Dovremmo studiare una strategia efficace, scoprire i suoi movimenti per
trovare un momento in cui non abbia ammiratrici tra i piedi… Non abbiamo tutto
questo tempo. »
Taruto sbuffò e affondò il viso
tra le mani riflettendo su un nuovo piano.
« Se confermassimo che c'è un
legame tra gli attacchi dei djonk e la Goccia posseduta da Ren-san, forse lo
persuaderemmo a darcela. »
« Ma come Retasu? – Minto sospirò
e si attorcigliò un ciuffo tra le dita – Quei cosi pare girino di notte e di
notte i beliani se ne stanno chiusi in casa. »
« Potremmo provare a fargli fare
il suo spettacolo qui e ora. Se davvero i djonk sono attratti dal Dono,
farglielo usare all'aperto e in pieno giorno li indurrà ad attaccare. »
« Potrebbe essere un buon piano.
»
Ammise Eyner e Purin sorrise
soddisfatta.
« C'è solo da pregare che quello
stupido non abbia già usato tutto il potere del Dono per i suoi inutili show. –
fece Pai cupo – Comunque, può essere un tentativo. »
« Ma come lo convinciamo? –
insisté Minto – Dai discorsi di Lia-san svolge sempre il suo spettacolo di sera
e al chiuso. Dovremmo trovare un grande incentivo per convincerlo a darci
un'altra anteprima… »
Ci furono alcuni secondi di
silenzio finché Kisshu non si rese conto che lo stavano fissando tutti. La sua
smorfia disgustata fu quasi comica:
« Potete anche scordarvelo. »
« Eddai, Kisshu-chan! Devi solo
fargli una domanda con gentilezza. »
« Piuttosto che trovarmi ancora
vicino a quel tizio resto donna a vita. »
« Quel Ren ne sarebbe contento. »
La risata di Taruto si spense in
un rantolo soffocato mentre Kisshu lo bloccava con una presa al collo,
apparentemente intenzionato a spezzarglielo.
« Su Kisshu, si tratta di fare
due moine e sbattere le ciglia. Ci riesce Ichigo, puoi farcela anche tu. »
« Sempre una parolina dolce per
me, Minto, ti ringrazio… »
Mugugnò cupa la mewneko.
« Non è evidente che non voglio nemmeno contemplare di fare
una cosa simile?! »
« Avanti, non è la fine del
mondo! »
« Se ti sembra tanto divertente
fallo tu Eyn! »
Il bruno si massaggiò il collo
cercando di apparire dispiaciuto, ma era chiaro l'impegno che stesse prodigando
per non ridere:
« Non credo di essere molto il
suo tipo, si vede che gli piacciono coi capelli lunghi. »
« Fai meno lo spiritoso… »
« Su, allora andiamo a cercare
Ren-san? »
« Hai le orecchie foderate di
cerume, scimmietta? – sibilò ancora il verde – Ho detto che non farò una cosa
simile! Scordatevelo! Non ci penso nemmeno! »
Non fu difficile rintracciare
Ren, che si trovava nel periodo di massima popolarità ed era sempre circondato
da uno stuolo di fanciulle pigolanti. I loro discorsi inutili si udivano per
tutta la via data la massa che
costituivano attorno al giovane, che si zittiva all'improvviso appena lui
apriva bocca.
« E… Dimmi Ren-san – disse con
voce setosa una mora riccioluta, chiaramente più grande del biondo – Hai già
programmi per la prossima Cerimonia delle Unioni? »
Visto il grande numero e la
frequenza dei matrimoni a Belia, era tradizione celebrarli tutti in una serie
di eventi pubblici, circa tre volte l'anno. Alla domanda tutte le presenti
trattennero il respiro guardando Ren adoranti e lui sospirò con un sorriso
timido:
« Non saprei Mae-san… Temo che i
dardi dell'amore non mi abbiano ancora trafitto il cuore con la fanciulla
predestinata… »
Si tenne la fronte con due dita
guardando un punto lontano, melodrammatico, e quasi tutte le presenti cercarono
nello stesso momento di intervenire per proporsi come predestinate facendo un
chiasso infernale.
Dalla parte opposta della strada
Kisshu deformò la mascella in una smorfia nauseata e girò sui tacchi:
« Arrivederci. Trovatevi qualcun
altro. »
« Kisshu-chan…! »
MoiMoi lo agguantò per i capelli lunghi senza troppa eleganza e lo
costrinse a tornare indietro e incamminarsi con tutti loro verso Ren. Il verde
teneva il broncio e il senpai dovette spingerlo più volte, perché ogni tanto si
impuntava di non muoversi più.
« Perché mi state facendo una
simile crudeltà? »
« Non ti abbiamo mica chiesto di
andarci a letto, Kisshu. Per l'amor del cielo! Devi solo parlargli! »
« Non ce la faccio! Non ce la
posso fare! – piagnucolò disgustato – Guardalo che faccia da ebete! »
Pensò con orrore che, oltre ad
essere svenevole da dare allo stomaco, il sorriso principesco di Ren fosse
identico a quello di Aoyama.
« Kisshu, metti immediatamente via quel sai! »
« È giusto una precauzione,
senpai… »
Mormorò funebre solleticando con
l'indice il manico dell'arma che nascose dietro la schiena.
« La tua faccia indica più un
intento omicida – ribattè Eyner, sinceramente preoccupato che l'amico desse in
escandescenze – ti prego metti via quello stuzzicadenti extralarge, prima che
ci arrestino. »
Kisshu gemette dall'esasperazione
e obbedì, ormai erano troppo vicini perché potesse scappare.
Appena Ren vide la combriccola,
"Lasa" in testa, s'illuminò in viso e congedò le sue ammiratrici
camminando spedito verso il gruppetto.
« Wow, gli piaci proprio! »
Sogghignò Taruto dando di gomito
al verde. Kisshu gli sussurrò furibondo minacce di morte alquanto plausibili e il
brunetto si ritrasse, senza smettere di ridacchiare.
« Salve, signorine. Vi state
godendo la giornata? »
Come la sera prima e come a
colazione si rivolgeva a tutti, ma il suo sguardo era puntato sulla giovane dai
capelli verdi. Kisshu strinse le labbra cercando, se non di sorridere, almeno
di non sputargli in un occhio.
« Tantissimo! – trillò MoiMoi più
avvezzo – Loonare è davvero magnifica! »
Lui sorrise compiaciuto. MoiMoi
diede un'occhiata a Kisshu perché continuasse la conversazione, ma visto che lui
si limitava a tacere deformando un brutto sorriso infastidito, gli diede un
discreto e potente pizzicotto proprio nel punto più tenero del braccio.
E
di qualcosa!
Kisshu serrò ancor di più la
bocca per non gridare, scambiandosi occhiatacce con il violetto.
Cazzo,
senpai, mi hai fatto male!
MoiMoi ricambiò con un cenno
allusivo.
Ti
decidi a parlare o no?!
Il verde deglutì forte,
disperato. Ren continuava a sorridere radioso e Kisshu si ritrovò a parlare a
denti serrati pur di contenere la voglia di tirargli un pugno:
« Ssssì, è davvero un bel posto. –
provò a sorridere per bene e sentì la faccia tirare da tutte le parti nemmeno
l'avesse di cera – Ma un pochino noioso. »
Ren lo guardò affranto:
« Com'è possibile? Solo la
bellezza della nostra città dovrebbe bastare ad emozionarvi. »
A Kisshu si accapponò la pelle al
suo tono melenso e MoiMoi gli artigliò il braccio prima che si teletrasportasse
via:
« Oh, non prendetela come
un'offesa, Ren-san! – cinguettò – Credo che la mia amica stia ancora
rimuginando sul vostro spettacolo di stamattina. »
Ren sorrise sorpreso e lusingato
e fissò Kisshu, che storse una boccaccia interpretata come sorriso imbarazzato
dall'ottuso beliano. MoiMoi ammiccò sussurrando:
« Sa, è rimasta molto colpita… »
Kisshu fu seriamente tentato di
strozzarlo per il tono evocativo e l'occhiata maliziosa che passò da Ren a lui
e poi al contrario, ma potè solo perseverare con il suo sorriso paralizzato;
avvertì dietro le sue spalle gli altri soffocare le risate e giurò a se stesso
che non li avrebbe fatti tornare a casa.
Chissà
se i djonk mangiano anche carne tritata.
Ren sembrava molto contento delle
parole di MoiMoi e afferrò galantemente la mano di "Lasa" – che
desiderò ardentemente potersela mozzare – guardandola languido:
« Sono desolato di avervi creato
dei fastidi. »
Kisshu resistesse a malapena,
finché non avvertì il calore della punta del naso vicino alla sua mano e la
ritrasse schifato:
« Vacci. Piano. Amico. »
Sillabò. MoiMoi lo squadrò
dandogli un altro pizzicotto, ma il verde rimase imperturbabile. Se proprio
doveva soffrire, valeva farlo in modo proficuo: visto che aveva cercato di
ignorare Ren dal momento in cui l'aveva visto, attirando solo di più la sua
attenzione, forse quella di essere scostante era la strada giusta. Incrociò le braccia
e si finse in imbarazzo per il gesto – cosa che gli costò un'enorme dose
d'orgoglio oltre che di bile – e borbottò:
« Stavo solo cercando di capire
dove fosse il trucco. »
Ren si risentì:
« Non c'è alcun trucco! – esclamò
premendosi una mano al petto – Ho ricevuto un dono che desidero condividere con
tutte le fanciulle, per far splendere i loro sorrisi. »
Kisshu avvertì le sue motivazioni
sgretolarsi e si piantò le unghie nei palmi, pensando a qualunque cosa, dalle
filastrocche che sua madre gli insegnò da bambino alle narcotizzanti lezioni
all'Accademia dell'Armata, pur di far defluire dalle sue orecchie le parole
stucchevoli del biondo; prese con discrezione un bel respiro e ostentò ancora
un'aria annoiata per i discorsi di lui, ravvivandosi indietro i capelli.
Zakuro nascose un sorriso dietro
la mano guardandolo, si stava impegnando parecchio a replicare atteggiamenti
femminili che le risultarono familiari per la loro rigidità e alterigia e gettò
una rapida occhiata al suo fianco.
« Uh? Che c'è onee-sama? »
La mora non rispose sorridendo
sibillina alla mewbird. Le circostanze erano comiche, tra l'altro era evidente
che Ren diventava sempre più turbato per quell'atteggiamento freddo e
scorbutico di "Lasa", affascinato da qualcuno che lo scacciava senza
troppi giri di parole.
« Sarà. – fece Kisshu perplesso –
Non l'ho trovato molto convincente. »
La mewwolf studiò la scena
divertita, poteva quasi sentire gli ingranaggi nella testa di Ren al lavoro per
trovare le giuste parole con cui rispondere.
Immaginò che ci sarebbe voluto
ancora parecchio e decise che sia lui che Kisshu avevano sofferto abbastanza.
« Saremmo presuntuose –
intervenne la mora sfoggiando il suo miglior sorrido da modella – a domandarle
un altro assaggio delle sue abilità? »
Il suo viso smagliante e la –
finta – espressione incuriosita di "Lasa" convinsero immediatamente
Ren ad accettare, sordo alle basse e rombanti proteste delle ammiratrici
lasciate indietro. Tirò fuori dalle tasche della marsina altri tre boccioli rinsecchiti
e Kisshu di domandò quanti ne avesse, di quei cosi, dentro la giacca. Gesticolò
con l'altra mano; il verde vide distintamente il punto da cui proveniva la luce
iridescente, un bracciale appuntato al polso: in cima ad esso c'era una piccola
pietra bianca che brillò quando Ren agitò le dita, e Kisshu sentì la pelle
formicolare gentilmente per le irradiazioni della Goccia.
Poco alla volta tutti e tre i
fiori si rianimarono e sbocciarono scatenando gli urletti delle spettatrici.
Kisshu rilassò le labbra in un ghigno soddisfatto, fregandosene tanto
dell'eccitazione delle loonariesi quanto di Ren che lo guardò dal basso con
fare trionfante: c'erano voluti cinque minuti interi prima che l'esibizione
terminasse e quando Masha iniziò a pigolare frenetico, mentre il terzo bocciolo
si schiudeva, Kisshu capì che avevano azzeccato l'idea giusta.
Lo squittire del robottino fu
coperto in pochi istanti da uno stormire sordo e dai gridi acuti dei djonk.
Storditi dal sole e inferociti gli esseri si precipitarono dalle montagne in
massa oscurando il cielo e gettando lo scompiglio tra gli abitanti: le civili
fuggirono urlando, rintanandosi in casa, e le guardie sulle mura tentarono di
fermare quante più creature possibili da distanza; pochi bersagli furono
abbattuti, e qualche soldatessa troppo temeraria che aveva deciso di avanzare
fu travolta dall'ondata precipitando dalle mura. La scaramuccia tra djonk e
Loonare durò pochi istanti, poiché le creature puntavano solo ad una cosa.
Ren sbiancò accorgendosi che i
djonk lo stavano accerchiando, volando in tondo come nubi di un temporale, ed
estrasse una piccola spada che portava sul fianco destro:
« Com'è possibile…?! Perché in
pieno giorno?! »
Gettò un'occhiata a MoiMoi e
Kisshu, assolutamente impassibili mentre si studiavano a vicenda con gli
animali, e proruppe forte:
« Non temete! Non permetterò che
vi facciano del male! »
Agitò la lama verso le creature
che gli gridarono contro battagliere; portò indietro il braccio per lanciarsi
all'attacco, quando qualcuno gli tirò una decisa pedata nei reni mandandolo
lungo disteso a terra, ed evitando che un djonk gli staccasse dalla mano spada
e dita.
« Non saresti capace nemmeno di
uccidere un arrosto – sbottò Kisshu, la gamba ancora piegata a metà strada da
dove lo aveva calciato – stai a cuccia, non ho voglia di occuparmi del tuo
cadavere. »
MoiMoi sospirò rassegnato alla
vista del suo malcelato sorriso soddisfatto.
« Temiamo di sapere perché sono
qui – accennò al biondo con un sorriso – poi le spiegheremo. Ora però stare qui
è pericoloso. Taruto-chan… Accompagneresti Ren-san al sicuro? »
Il brunetto annuì e afferrò con
poco garbo un attonito Ren per la collottola, trasportandolo fino al gruppo di
loonariesi con cui l'avevo incontrato, nascoste sotto l'arco d'ingresso di un
palazzo vicino ad osservare la scena.
« Sei stato un po' cattivo con
lui, povero! »
Rise MoiMoi guardando il
poveretto venire sbattuto fuori dal campo; Kisshu non smise di ghignare
malevolo:
« Dovevo sfogarmi. »
« Fammi indovinare – fece
agguantando il suo martello – non è bastato? »
« Ovviamente no. »
Il verde si gettò nella mischia
più infervorato che mai, saltando da una parte all'altra e fulminando un djonk
dietro l'altro; i suoi compagni e le MewMew non ebbero quasi da intervenire,
cercando solo di impedire alle creature di allontanarsi per attaccare i
beliani.
« WOAH! Ehi Kisshu! Divertiti pure, ma stai attento! A momenti friggi
anche me! »
Il verde rivolse a Eyner un
sorriso antipatico:
« Ops, scusami ♪! »
« Si sta vendicando, vero? »
Retasu gli sorrise impacciata e
fece un timido cenno d'assenso, prima di chinare la testa con un urletto e
schivare un fulmine che incenerì due djonk alle sue spalle.
« Kisshu, piantala di fare
l'idiota! »
Imbronciandosi come un bambino il
ragazzo obbedì ai richiami secchi di Pai, ma non trattenne un ghignetto
pensando che, di recente, l'altro si scaldasse più del solito. In determinate
occasioni.
La lotta durò un paio di minuti
prima che i djonk, confusi dalla luce e infuriati per le scariche e i fendenti,
se ne tornassero svolazzando ubriachi
alle loro tane nelle montagne. Kisshu scese a terra e si stiracchiò pacifico,
stava decisamente meglio dopo aver arrostito un paio di mostri.
Non ci volle molto perché,
scomparsa l'ombra delle creature, le loonariesi, civili e guardie, si riversassero
in strada circondando il gruppo di terrestri e jeweliriani chiedendo come e
perché di quanto successo.
MoiMoi tentò di tralasciare i
veri motivi della loro visita o cosa sapessero dell'oggetto posseduto da Ren e
concentrò l'attenzione di tutte sugli attacchi dei djonk, dicendo
semplicemente:
« La pietra che avete,
Ren-san… È molto potente, ma abbiamo
ragione di credere che li attiri. »
Il giovane, scioccato per la
lotta a cui aveva assistito, tentennò a rispondere:
« Come sarebbe? – mormorò sfilandosi
il bracciale e studiandolo – È solo una pietra… Sì, i suoi prodigi sono
inequivocabili, ma… »
« Da quant'è che la possiedi? »
Lo interruppe Pai stufo delle sue
chiacchiere. Ren ci pensò su:
« Da circa un mese, p- »
« Da quando hai iniziato a fare il
tuo numero? »
Le ragazze assiepate attorno a
Ren, preoccupate per lui e intente a sostenerlo, scoccarono a Pai occhiate
sconvolte per il suo tono brusco verso il loro eroe; Ren corrugò la fronte
riflettendo e rispose:
« Da poco meno di un mese, m- »
« E da quanto i djonk hanno preso
ad attaccare Loonare? »
Sia le donne che Ren si zittirono
guardandosi a vicenda preoccupati; il biondo ammise sconfortato:
« Da circa un mese. »
Pai fece un cenno con le mani
sottolineando l'ovvietà della situazione e allungò imperioso la mano verso il
biondo:
« Quello è meglio non lo usi più.
»
« P… Lena-chan! »
MoiMoi gli spostò il braccio con
fare di rimprovero e guardò Ren con un sorriso, pregando che le sue ammiratrici
non saltassero al collo di tutti loro.
« Siamo venute apposta a cercare
quella Goccia, e pare che per voi sia pericolosa. A noi occorre, se poteste
darcela sarebbe magnifico. »
Le donne di Loonare ebbero
reazioni contrastanti: presero a parlottare tra loro, chi dicendo che era
evidente la pericolosità del ninnolo e di darlo pure alle straniere,
soprattutto le più anziane, e chi dicendo, in particolare le giovani, che le
jeweliriane volevano solo impossessarsi di un oggetto di Ren-san e che dovevano
essere cacciate. Il diretto interessato si girò per un po' il bracciale tra le
dita finché Kisshu non si fece prepotentemente avanti, la stessa grazia del
fratello:
« Ti vuoi decidere? »
Ren sobbalzò e fissò in silenzio
la ragazza dai capelli verdi, una strana espressione incantata che Kisshu non
riuscì ad interpretare, e poi gli passò il bracciale. Kisshu e gli altri lo
analizzarono attenti e si preoccuparono, la Goccia sulla cima era davvero
minuscola, forse poco più piccola di una nocciola.
« Tutta l'energia sprecata…! »
Eyner afferrò Taruto per un
braccio prima che saltasse addosso a Ren:
« Non poteva saperlo – lo blandì,
sebbene la sua voce fosse piegata dall'irritazione – è inutile sfogarsi su di
lui. »
« Ogni Goccia è una vittoria
però, no? – mormorò Retasu – Non è molto, ma… »
Nessuno le rispose e lei ricevette
appena qualche sorrisino poco convinto.
« Scusate…? »
Si voltarono sopresi di sentire
la voce di Ren, specie così intimidita:
« A dire il vero… Quella pietra è
sempre stata così, ma dove l'ho trovata ce n'era una molto più grande. »
Kisshu gli planò a mezzo metro
dalla faccia squadrandolo assassino:
« E non potevi dirlo tipo immediatamente?! »
Lui non rispose e rimase ad occhi
spalancati contemplando la ragazza dai capelli verdi, perduta tutta la sua
verve linguistica:
« Io… »
« Dove l'hai trovata? »
Fece Minto concitata.
« Sulle colline… Poco distante da
qui. – disse piano – Non ci vuole molto ad arrivarci. »
« Per favore! – esclamò Ichigo
contenta – Dicci dove! »
Ren spiegò meglio che potè la
strada che aveva fatto il giorno in cui aveva trovato la Goccia, indicando il
sentiero visibile anche dalla loro posizione che serpeggiava su tra i declivi
man mano più scoscesi.
Il gruppo lo ringraziò
frettolosamente, si scusò con Lia e le altre donne e fece per avviarsi verso le
porte di Loonare, quando Ren esclamò:
« Forse…! Forse se venissi con
voi, vi sarei d'aiuto! »
Kisshu fece una smorfia del tutto
scettica:
« Non ne sono convinto… »
« Vi prego! »
Era irriconoscibile dal Ren di
pochi minuti prima; li scrutò senza dire altro, in trepidante attesa, con le
ammiratrici alle spalle che si rodevano il fegato nel vederlo così
inspiegabilmente agitato e desideroso di aiutare le straniere. MoiMoi fece spallucce:
« La strada la conosce meglio di
noi. Facciamolo venire. »
« In fondo vuole aiutarci – fece
Purin allegra – e a me è simpatico! »
« Che strano, eh scimmietta? »
Lei non smise di sorridere e
Taruto si premette una mano sul viso:
« Sei senza speranza… »
Nessun altro protestò, tranne
Kisshu che non aveva tantissima voglia di ritrovarsi ancora quell'appiccicoso
tra i piedi. Ren però non disse una parola a parte qualche ringraziamento e si
avviò con loro fuori città, il viso steso in un sorriso emozionato.
« Ma che avrà da fare quella
faccia cretina? »
Zakuro sorrise sorniona:
« Chissà… »
La prima parte di sentiero la
percorsero senza problemi, esso serpeggiava placido tra collinette d'erba scura
e saliva senza fatica sulle minime pendenze, accompagnando i passi del gruppo;
all'improvviso la salita si fece più ripida, il terreno meno compatto, secco e
disseminato di piccole rocce, e il sentiero si restrinse divenendo una
minuscola lingua di terra marroncina sulle montagne grigioverdi, battute da un
vento freddo e umido. Retasu si strinse nelle spalle rabbrividendo e si chiese
perché qualunque altro supereroe avesse almeno una o due divise per affrontare
il freddo, mentre loro dovevano sempre girare mezze nude.
« Manca ancora molto? »
Fumò Minto stanca per la
camminata, nemmeno le loro scarpe erano l'ideale per la vita da eroine, specie lei
e Zakuro coi tacchi, anche se la modella non mostrava tutto il fastidio della
mewbird. Ren non le rispose, incantato a guardare la testa del gruppo a cui
indicava il percorso man mano, in particolar modo su una chioma verde molto
seccata dalla sua presenza.
« No – rispose con garbo – poco
oltre quel crinale, subito fuori dalle tane dei djonk. »
Si arrampicarono su per un tratto
di una decina di metri e poi la strada ridiscese con più dolcezza, mostrando un
piccolo avvallamento circondato dalle pendici dei monti; una serie di grotte e
cavità scure si apriva minacciosa verso l'oscurità.
« Allora? – sbuffò Kisshu
scostandosi infastidito i capelli lunghi, impaziente di tornare al suo aspetto
– Dov'è? »
Ren superò la testa del gruppo e
mirò ad una serie di rocce disposte a cerchio appena fuori da una delle grotte
più grandi, allungando fiducioso la mano; la ritrasse immediatamente diventando
pallido:
« Ma dov'è…? »
Girò attorno alle rocce due o tre
volte, agitatissimo, frugando con le dita in ogni minima sporgenza e spostando
sassi, ma alla fine si dovette arrendere:
« Non c'è… Non c'è più, non
capisco… »
« Come sarebbe a dire non c'è
più? »
Sbottò Pai; Ren non potè far
altro che abbassare lo sguardo mortificato e confuso:
« Era qui, ne sono certo. Non
capisco perché… »
Si alzò in piedi e colpì per
errore un sasso, che rotolò dentro ad una delle grotte. Un piccolo stormo di
djonk, disturbato dalla pietra, uscì dal suo covo per spaventare gli intrusi e
iniziò a svolazzare loro attorno perché se ne andassero. Minto si coprì il viso
con le mani e indietreggiò provando ad allontanarli, inciampò e per poco non
precipitò nella caverna alle sue spalle; riuscì a tenersi ad una sporgenza e
cadde solo a terra, ma ciò non impedì al suo cuore di partire a battere come un
forsennato.
Dovette essere la sua paura a
farla reagire e mentre i djonk tornavano nella loro casa, il corpo della
mewbird risplendette di azzurro.
Ren mormorò un'ambigua
esclamazione in beliano e Kisshu lo squadrò con sufficienza:
« Tranquillo, non esploderà –
fece schioccando la lingua – lo so, fa un po' impressione, ma alla lunga ci si
abitua. »
« Minto-chan, stai bene? »
« Sì – rispose prendendo la mano
di MoiMoi – mi sono solo spaventata un po'. »
Guardarono tutti alle spalle
della mora la grossa cavità scura che scendeva ripida nelle viscere di Belia.
Ichigo e Retasu deglutirono forte, a nessuna delle due piaceva il buio.
« Se quelle creature cercavano la Goccia – gracchiò la voce di Sando
dai trasmettitori – può darsi che abbiano
portato quella che si trovava qui nelle loro tane. »
« Non dirmi che dobbiamo pure
scendere là sotto…! »
Gemette Ichigo.
« Hai idee migliori? »
« A-aspettate! – li bloccò Ren –
È pericoloso…! Laggiù è un labirinto ed è troppo buio, vi perdereste! »
Come a rispondergli Masha volò
pigolando verso l'ingresso della grotta e due grossi fasci luminosi si accesero
dai suoi occhi rischiarando un percorso tra le rocce:
« Luce, luce! Pii! »
Sando dai microfono imprecò
forte:
« Cazzo di aggeggio, almeno avverti! Sono diventato mezzo cieco! »
« Ops! Scusa! Scusa, pii! »
« Riesci a riprendere, senpai? »
« Sì… – bofonchiò lui – Piuttosto,
vedete di stare tutti vicini e di non perder- »
Non terminò le raccomandazioni
che all'entusiastico grido di andiamo! Purin
si era già lanciata nella caverna.
« E ti pareva. »
« Purin, dove vai?! »
Taruto le corse dietro e gli
altri subito dopo, Ren compreso, arrancando tutti nell'oscurità che li accecò;
Masha li precedette e all'inizio le sue torce puntarono confusamente prima da
una parte poi dall'altra, finché non trovò l'assetto giusto per volare e
illuminare i loro passi.
« Ahi! »
« Purin! »
Taruto sorpassò di nuovo Masha e
trovò la biondina, un paio di metri avanti, abbracciata ad una stalagmite più
alta di lei e intenta a massaggiarsi il viso:
« Sto bene – lo rassicurò con
tono nasale – però non l'avevo vista. »
« Questo perché fai le cose senza
pensare, scema! »
Le sorrise nonostante il tono
brusco e lei ricambiò allegra, il naso rosso e lucente per la botta.
« Che posto enorme… »
Sussurrò Retasu e la sua voce
echeggiò lo stesso negli anfratti contorti, di cui era impossibile vedere la
fine.
« Cerchiamo di restare il più
vicini possibile – bisbigliò MoiMoi guardingo – è troppo buio per vedere bene
dove mettiamo i piedi, potremmo finire in qualche buco; poi qui c'è poco spazio
per lottare, se infastidissimo i djonk… »
« Infatti! Vi ho detto che qui è
pericoloso! – fece Ren a gran voce – Vi prego, torniamo indietro! »
« Guarda che tu puoi anche
restartene fuori. »
Ribattè Kisshu sferzante. Ren si
ritrasse con una smorfia mista di preoccupazione e di indecisione e il verde
sbuffò:
« Grazie dell'aiuto – gli
concesse – ma ora ce la caviamo da sole. Tornatene pure a Loonare. »
Lui parve ponderarci qualche
secondo e scosse la testa:
« No. Non posso lasciarvi sola signorina.
»
« Oh, tranquillo! Me la cavo
molto meglio di te! »
Replicò malevolo, ma quello non
si scompose.
Restarono tutti in silenzio
qualche istante, decidendo da che parte provare ad andare, quando Ryou emise un
basso ruggito infastidito.
« Che succede? »
« Non lo sentite? »
Ichigo lo studiò senza capire e
poi il suo orecchio destro pizzicò, stuzzicato da un basso rumore molto
inquietante; fu una frazione di secondo e non fu sicura di averlo sentito,
finché Kisshu non chiese:
« Chi è che sta facendo crick? »
« Che rumore sarebbe crick? »
« Questo. »
Replicò al fratello minore
sollevando l'indice e anche Taruto lo sentì; dapprima uno ogni tanto, poi
sempre di più e a maggior velocità.
« Cos'è che fa crick? »
« Purin-chan, se parli non si sente…
Non è quella roccia che fa crick? »
« Quella è la goccia dalla stalattite, MoiMoi. Da quando le gocce fanno
crick? »
Borbottò Sando.
« C-comincio a sentirlo anche io…
»
« Ma da dove viene?! – sussurrò
allarmata Ichigo – Non sono mica i djonk vero?! »
Infatti il rumore pareva tanti
piccoli dentini battuti tutti assieme; Pai scosse la testa corrucciato:
« No… Sembra più… »
« Della roccia che si sgretola. »
Alle parole di Eyner tutti
puntarono i loro piedi. Un secondo dopo il pavimento calcareo franò, troppo
sottile per l'erosione e incapace di reggere tutto il loro peso.
Ichigo vide gli altri sparire
inghiottiti dalla terra. Lei ammirò per un momento il bordo di una voragine e
la sua parete, ma Kisshu le afferrò prontamente il braccio; la rossa tentò di
fare presa coi piedi e risalire, sentendo il peso di entrambi scivolare verso
il basso, quando vide la chioma bionda di Ren avvicinarsi e afferrare Kisshu
per la vita, tirandoli al sicuro.
La mewneko rimase immobile finchè
non sentì più alcun rumore e la terra sotto di lei smise di sbriciolarsi.
Kisshu sospirò forte:
« Grazie amico. »
Il ringraziamento di
"Lasa" accese in Ren un sorriso raggiante:
« Per lei q- »
« Ora però toglieresti la mano? »
Il biondo divenne scarlatto
rendendosi conto che nella foga non aveva prestato attenzione a cosa si stesse
aggrappando per tirare su le due ragazze; Kisshu continuò a fissare malissimo
prima lui e poi le sue dita sul suo seno e Ren nascose la mano dietro la
schiena, viola in volto:
« M-mi spiace… »
Kisshu replicò con un altro
sospiro seccato, più infastidito dal fatto che lo avesse toccato che dal
principio di essere stato palpato; del resto, lui non era abituato ad avere il
seno.
« Tutto a posto micina? »
Ichigo era tra le sue braccia,
dove l'aveva raccolta mentre venivano issati, e lui le sorrise contento di
vederla incolume. Lei si ritrasse un po', a disagio, ma si dimenticò presto di
dove si trovasse e guardò terrorizzata le voragini da cui erano circondati.
Si affacciò di sotto e chiamò con
foga gli altri uno per uno: qualche voce gli rispose, confusa nell'eco che
seguì, qualcun'altra no. Si guardò attorno disperata e Kisshu le mise una mano
sulla spalla:
« Calmati. Respira. »
Anche nella sua voce c'era una
certa angoscia, ma il vederlo così calmo la tranquillizzò. Inspirò ed espirò a
fondo e gli annuì lentamente.
« Prendi il trasmettitore e
vediamo se sono tutti sani e salvi. »
***
« C'è nessuno?! Ragazzi ci siet- Ahi…! »
« Minto nee-chan! Sono qui! »
La mewbird si tolse la mano dal ginocchio
bruciante e mosse qualche passo a tentoni con le mani protese avanti: non
vedeva assolutamente nulla, né davanti né dietro, né di lato, neppure le sue
mani; sentiva lo sdrucciolare di qualche sassolino riecheggiare attorno a sé, i
suoi passi ovattati, e Purin che si agitava in un punto non meglio definito se
vicino o lontano da lei.
La udì mandare uno strillo di
sorpresa e poi la voce di Taruto la zittì:
« Calmati scimmietta da circo,
sono io! »
La mewscimmia sospirò sollevata e
Minto sentì Taruto protestare, con ogni probabilità la biondina lo aveva
abbracciato o cose simili.
« Aspetta Minto! Non muoverti,
resta ferma! »
« O-ok – mormorò stupita
dell'ordine – ma non parlarmi più con quel tono, ragazzin-
»
Pure a lei sfuggì un urletto
quando di colpo avvertì qualcosa serrarsi sul suo polso; capì che era una mano
e, dato che Purin si trovava nella sua mewform e quella mano non era guantata,
immaginò fosse Taruto.
« Ma tu ci vedi? »
« Un pochino – rispose un po'
mortificato – voi due proprio niente? »
« Non vedo nemmeno la punta del
mio naso. »
Mugugnò la mora. Mosse un passo
verso di lui che la spinse indietro e tuonò:
« Ti ho detto di non muoverti! »
Lei indietreggiò mansueta, per un
istante aveva sentito la punta del piede oscillare nel vuoto.
« C'è un buco qui davanti a te e
non so quanto sia profondo. Vola finché non te lo dico io. »
Obbedì, un brivido gelido che le
attraversò la schiena, e si sollevò un poco da terra seguendo il braccio che
Taruto le tirava con gentilezza finché non le disse di posare i piedi a terra.
Lui rilassò le spalle ma era preoccupato: non vedeva quasi nulla, forse se
fossero stati solo in due sarebbe riuscito ad uscire incolume, ma in tre con
solo lui a fare da occhi era impossibile.
I ciondoli delle due ragazze
trillarono argentini e per poco tutti e tre non furono assordati dal rimbombo
del rumore nella gola. Fu Minto a rispondere:
« Ichigo? Stai bene? »
« Io sì. Qui con me ci sono Lasa – fece pronta – e Ren-san… Minto sei sola? »
La mewbird emise un muto verso di
assenso:
« Ci sono Sury e Purin con me. Ma
non capisco dove siamo, anzi, non vedo dove siamo. »
Fece affranta.
« Non muovetevi, resistete un minuto. – gracchiò lontana la voce di
Sando – Questo cosetto sta elaborando la
piantina delle grotte… Vediamo come uscirne. »
***
Solo lei poteva ritrovarsi
dall'interno di una grotta dentro ad un fiume; ringraziò di essere già
trasformata, così non sarebbe potuta annegare prima di capire cosa fosse
successo.
Perfino così, però, la corrente era
forte, l'acqua gelida, e lei ne aveva bevuto due buone sorsate prima di
uscirne; sbracciò per rimanere il più possibile fuori, cercando un punto per
tornare a terra, ma era troppo buio.
« Dammi la mano! »
Sobbalzò alla voce di Pai e
obbedì, lo sguardo in alto cercando di capire dove fosse e non vedendolo, e si
sentì teletrasportare all'asciutto.
« Grazie… »
« Ti sei fatta male? »
Lei scosse la testa, immaginando
che lui la vedesse nonostante il buio, e si strizzò un poco gli abiti zuppi
d'acqua ghiacciata.
« Cos'è successo? Dove sono gli
altri? »
Lo sentì frugarsi nelle tasche e
sospirare:
« Non lo so. »
Il rumore di qualcosa che si
rompe e dalle mani del ragazzo iniziò a fluire una luce fredda; Retasu lo
guardò posizionarsi sulla spalla un curioso oggetto sferico, che le ricordò uno
starlight sebbene la forma fosse molto diversa e la luce emessa molto più
potente. Distinse finalmente il piccolo fiume limpidissimo in cui era
precipitata, la grotta sottostante a quella da cui erano entrati che li circondava
e il buco sul soffitto da cui erano
caduti; non c'era nessun altro con loro, ma le sembrò di udire delle voci
lontanissime risuonare nel buio.
Quando il suo ciondolo trillò
sopra lo sciabordio del fiume lo afferrò con tale foga da staccarselo dal
collo:
« Ichigo? »
***
Non era stata una delle sue
cadute migliori, lo doveva ammettere. Era caduta così malamente da avere
difficoltà a capire dove fosse il sopra e dove il sotto, ma almeno non le
sembrava di avere ferite o contusioni gravi. Era stata anche fortunata, era
caduta sul morbido, ma non capì dove perché neppure con i suoi occhi da lupo
distinse qualcosa nel buio denso come pece.
« Zakuro… Stai bene? »
« Eyner… – lei si massaggiò
frastornata le tempie – Sì, non credo di essermi rotta niente. »
Lo sentì sorridere:
« Ora, non sei pesante, però… Ti
dispiacerebbe scendere dal mio stomaco? »
Aveva una spiegazione per
l'arrivo morbido. La mora balzò immediatamente in piedi e lui tossicchiò un
poco ridendo:
« Complimenti per l'atterraggio.
»
« Scusa. »
« A posto, a posto! –
sdrammatizzò subito – Il salto sullo stomaco è lo sport preferito di Sury per
darmi la sveglia, sei stata quasi più delicata. »
Zakuro emise un sospiro
divertito. Eyner creò una piccola fiamma che illuminasse la gola dov'erano
caduti, deserta eccetto che per loro due; prima ancora che si domandassero dove
fossero gli altri il ciondolo della mewwolf squillò.
***
All'iniziò fu più forte la paura.
Era in uno spazio stretto, troppo stretto, pareti e rocce gli impedivano di
muoversi e non capiva dove fosse l'alto e il basso; i suoi occhi animali si
spalancarono, bramando un minuscolo bagliore di luce, e ottennero solo ombre;
il suo respiro si fece irregolare per il tempo in cui ruggì pregando che
qualcuno rispondesse, ma il suo richiamo echeggiò sordo tra le pareti morte.
Sono
solo. Sono da solo.
« Ryou-chan…! Ti prego spostati,
o torna normale! Sei pesantissimo! »
Lui emise un astruso uggiolio e
udì il rumore di qualcosa che veniva rotto; tornò alla sua forma umana mentre
uno strano starlight rotondo si illuminava nella mano di MoiMoi, steso sotto di
lui:
« Stavo soffocando…! »
« Scusa MoiMoi-san – bofonchiò il
biondo alzandosi – ti ho fatto male? »
« No… »
Si fermò a guardarlo e ridacchiò
prendendolo in giro:
« Sei troppo irruento! Ci conosciamo
da troppo poco. »
« Per favore MoiMoi-san. »
« Uff, non hai senso
dell'umorismo! – protestò alzandosi – E nemmeno della strategia! Guarda che
fare gli indifferenti non sempre paga. »
« Come? »
L'altro lo zittì con un cenno
portandosi una mano all'orecchio e allungandosi verso l'alto, dove una luce
artificiale rischiarava un'apertura del soffitto; si frugò in tasca e prese il
suo trasmettitore.
***
« Kisshu-chan? State bene? »
Il verde agguantò rapido il suo
trasmettitore dalla tasca dei pantaloni e cinguettò con voce più acuta
possibile:
« MoiMoi-chan?! Sìì ♪, qui tutto bene! »
Qui
c'è ancora l'idiota! Non farci scoprire, è capace di denunciarci! E io ci tengo
al mio compagno d'avventura!
Pregò silenziosamente e strinse le
cosce dal terrore all'idea di un'evirazione non richiesta. Per sua fortuna
MoiMoi colse al volo ed emise una serie di strani rumori d'interferenza per
mascherare la sua svista prima di esclamare sollevato:
« Lasa! Tutto a posto?! »
« Qui stiamo bene, diciamo. –
sospirò il verde – Lì? »
« Ci siamo io e Ryou. Sembra che siamo precipitati in una piccola caverna
sotto la principale… Ma stiamo bene. »
« Anche noi… Io sto bene – si corresse Retasu – c'è Lena-san qui con me. C'è una grotta enorme, e c'è un fiume...
Sembra che vada ancora più in basso di dove siamo noi. »
« Qui tutto a posto, sono con… Milin – si aggiunse Zakuro – stessa situazione. Vedo un sentiero laggiù…
Ma non so dove porti. »
« Sei fortunata onee-sama, qui non vediamo neppure dove siamo! »
Gemette Minto.
Di sopra, Masha svolazzò vicino a
Ichigo e mandò la voce di Sando:
« Ora state zitti. Cavolo, questo piccoletto ne ha di circuiti sotto
tutto quel pelo… – borbottò tra sé e
sé e poi riprese – Sembra che le gallerie
di questa grotta convergano tutte in una più grande, duecento metri più giù in
linea d'aria. Se fate attenzione e le percorrete senza farvi crollare le pareti
addosso, dovreste uscirne incolumi. »
« Sei sempre molto rassicurante! – sbuffò MoiMoi – Invece di fare il disfattista, vedi se
riesci ad inviare le mappature di Masha ai nostri trasmettitori, così magari
evitiamo di morire qui sotto. »
Nello sfrigolio delle
comunicazioni si udì un piagnucolio strozzato di Retasu e Ryou fece laconico:
« Frase sbagliata MoiMoi-san. »
***
Taruto, spenta la schermatura e
tornato alla sua forma normale, prese in mano il suo trasmettitore che emise un
bip sordo e una rozza mappa del
dedalo di gallerie illuminò a malapena la gola in cui lui e le due ragazze
erano precipitati; Purin, abbracciata alla sua schiena, borbottò mogia:
« Però continuiamo a non vedere
niente… »
« Se mi molli trovo una
soluzione. »
Mugugnò arrossendo e tese la mano
libera verso il terreno: una serie di enormi fiori bianchi, con il centro che
emetteva una rassicurante luminescenza verde acqua, emersero tra le rocce
illuminando un preciso percorso come lampioni su una strada.
« Beh, niente male. »
Ammise Minto e gli sorrise
ammirata; Taruto ricambiò con un ghignetto compiaciuto.
« Sei bravissimo Taru-Taru! »
« E-ehi, scendi immediatamente! –
protestò divampando mentre lei era aggrappata alle sue spalle – Sei pesante! »
Minto sbuffò al loro spettacolino
e iniziò ad incamminarsi sul sentiero fiorito: nonostante stessero tutti bene
continuò a sentirsi angosciata, quel posto pareva enorme e la sua mente
razionale non smetteva di porle di fronte tutti i possibili pericoli,
incidenti, errori nonché le scarsissime probabilità di trovare la Goccia in
tempi brevi. Prese un fondo respiro per calmarsi e proseguì, seguita dai due
ragazzini che non avevano ancora smesso di punzecchiarsi come una coppietta di
sposi novelli.
***
L'aria laggiù era ferma e
bagnata, rarefatta al punto che Retasu, non proprio un'amante degli spazi
chiusi, iniziò ad avere dei giramenti di testa; tentò di darsi un contegno, di
respirare con la massima calma e mantenere la lucidità, le orecchie otturate
dallo sciacquio del rigagnolo al loro fianco divenuto solo un filo trasparente
tra le rocce rossastre: vedeva degli esserini bianchi, piccoli pesci e
granchietti, che sbucavano di quando in quando tra un guizzo e l'altro, per
nulla preoccupati o interessati alla loro presenza ma infastiditi dalla luce
che Pai portava e nascondendosi alla sua vista. Lui, che aveva ripreso il
solito aspetto, non era minimamente interessato all'ambiente circostante che
aveva degnato solo di una rapida scorsa quando aveva fatto luce, e camminava a
passo spedito indifferente sia che ci fosse poco ossigeno sia, apparentemente,
che la sua compagna di viaggio arrancasse goffa sui sassi per star dietro alle
sue falcate.
Per
lo meno è così buio che non può volare.
Pensò lei sconfortata mentre i
polmoni la obbligarono a fermarsi e accasciarsi con le mani sulle ginocchia.
« Vuoi riposarti un po'? »
La verde alzò confusa lo sguardo
incrociando quello di Pai, inginocchiato di fronte a lei, e avvertì le guance
diventare caldissime nell'ambiente umido.
« N-no… Solo un momento – sorrise
impacciata – qui c'è poco ossigeno… E io non sono proprio una sportiva. »
Lui mandò un verso d'accordo. Si
rialzò, non prima di averle portato due dita sotto il mento e averle alzato il
viso – cosa per cui lei rischiò di morire per colpo apoplettico fulminante –
sentenziando:
« Siediti, piuttosto, non stare
così ammucchiata. Se fatichi a respirare peggiori le cose. »
Si accomodò sui resti di una
colonna calcarea distrutta incrociando le braccia e guardandosi attorno
pensieroso. Retasu si aggiustò in ciuffo dietro l'orecchio e si sedette
ubbidente poco lontano, sospirando profondamente.
Per un secondo aveva creduto che
Pai la stesse per…
Fece finta di doversi strizzare
un altro po' un lembo del costume pur di nascondere il viso arrossato.
Ma
che sto pensando?! Sono impazzita?!
« Scusami. »
« C-come? »
« Passeggiare con calma non è il
mio forte. »
Retasu impiegò un minuto per
capire che si stava riferendo a lei che faticava a stargli dietro per la sua
camminata da maratoneta; scosse frenetica la testa:
« Figurati! Sono io che sono una
lumaca…! »
Le accennò un sorriso e Retasu sentì
ancora una stretta allo stomaco che le fece chinare la testa. Lo studiò alzarsi
con la coda dell'occhio e andare verso il ruscelletto, immergere due dita in
acqua(*) e poi chinarsi per bere un po'. Lei si
stropicciò i ciuffi verdi che rimanevano libero dalla lunga coda e si
mordicchiò le labbra, chiedendosi mesta per qual motivo fosse dovuta capitare
proprio con Pai: non riusciva più ad ignorare ciò che accadeva quand'era in sua
presenza, però non voleva pensarci.
Era troppo strano. Troppo
improvviso, troppo incomprensibile. Insomma, era troppo…
Complicato.
« È buona. – le disse lui
alzandosi e asciugandosi il mento – Bevi un po'. Non abbiamo né mangiato né
bevuto niente da stamattina. »
Retasu si accorse solo in quel
momento di quanta sete avesse e andò ad inginocchiarsi accanto la fiume. Ne
approfittò per sciacquarsi per bene il viso, perché tutta la nebbia della
stanchezza e tutti i suoi inappropriati pensieri venissero lavati via.
***
La galleria dove stavano camminando
Eyner e Zakuro si trovava subito sopra il fiume sotterraneo: larga appena a
sufficienza per passarci in due affiancati, la galleria trasudava dell'umidità
sottostante e dell'aria stantia e le fiamme che Eyner, tornato uomo, muoveva
sopra di sé non aiutavano a stare più freschi; per lo meno vedevano a più di un
metro dai loro piedi e la luce rossastra dava alle pietre un aspetto meno
spettrale.
La cosa non tranquillizzò troppo
la mewwolf, che non vedeva l'ora di tornare alla luce del sole.
Non era solo per l'ambiente
ostile, ormai da parecchi minuti aveva avvertito dei picchiettii e dei
passettini di minuscole zampette che la innervosivano moltissimo, stuzzicando
senza interruzione i suoi sensi animali.
Spuntò all'improvviso. Sul suo
stivale sinistro passò un piccolo millepiedi, rapido come un fulmine e
terrorizzato dall'invasione della sua casa, che cercò riparo dalla luce
insinuandosi sotto una roccia. La mora si contrasse come avesse preso la
scossa.
Maledizione.
« Zakuro…? »
« Sì? »
Eyner la studiò attento, per un
secondo aveva avuto l'impressione che qualcosa la turbasse, ma lei lo fissò di
rimando pacata e tranquilla come d'abitudine e lui scrollò le spalle:
« Niente. Lascia perdere. »
Svoltarono un angolo incappando
in un grosso masso che ostruiva metà passaggio. Eyner si fece avanti gentile
per spostarlo almeno un po' e permettere ad entrambi di non strisciare tra la
roccia e il soffitto, e l'addossò alla parete rivelando il terreno nero e
umidiccio brulicante di insetti.
« Ops. Scusate. – ridacchiò alla vista delle bestiole che scappavano
in tutte le direzioni – Trasloco non richiesto. »
Girò la testa e fu certo di non
sbagliarsi: appena lo sguardo zaffiro si era scostato verso il basso Zakuro si
era irrigidita, diventando più smunta del dovuto, e non sembrò propensa a
muovere neppure un passo oltre il nugolo di scolopendre, centopiedi e vari
cugini che si ammucchiavano uno sull'altro nella fanghiglia.
« Zakuro? »
Lei si scosse un poco, gli occhi
puntati sul cerchio irregolare di terra umida, e allungò titubante un piede
oltre il mucchio di insetti; quando un paio di esserini le passarono vicino al
piede il pelo della coda le si drizzò
mentre bruciava l'ultimo mezzo metro oltre l'ostacolo praticamente correndo.
Eyner la studiò muovere un paio di
passi incerti mentre rilassava le spalle, rigide come piombo, e titubante
chiese:
« Tu… Hai paura degli insetti? »
La mora lo fulminò con
un'occhiataccia muta e riprese a camminare con più foga, irritata come non mai.
Paura? No, lei ne era
terrorizzata(**), e non riusciva a pensare a qualcosa di
più umiliante e stupido: affrontava mostri alti dieci metri, alieni e pericoli
di ogni sorta, e poi le tremavano le ginocchia di fronte a creaturine grandi
quanto il suo dito indice e che avevano molta più paura di lei che il
contrario. Eppure non riusciva a farne a meno, le bastava captare il sentore di
un essere con più di sei zampe per inorridire; inoltre, da quando era diventata
una MewMew, non le sfuggiva la presenza di nemmeno il più piccolo insetto, cosa
non poco demoralizzante per qualcuno che ne avrebbe visti il meno possibile.
Si fermò poco più avanti in
attesa che Eyner la raggiungesse con la luce. Lui non le disse niente,
riprendendo a camminarle a fianco, e lei sfogò con discrezione la frustrazione
sui sassolini che incappavano negli stivali, trattenendosi a viva forza dal
sobbalzare quando altri insetti sempre più frequenti le zampettarono vicino
all'orecchio. Il bruno non capì perché arrabbiarsi tanto, le fobie delle
persone non erano qualcosa di razionale o controllabile, ma forse lui era di
parte: Zakuro gli era sembrata molto meno distante, seppur spaventata, affabile
e quasi dolce, e per un delirante secondo aveva pensato di abbracciarla per
tranquillizzarla; si era trattenuto immaginando una reazione non poco violenta
e il suo corpo abbandonato esamine in una galleria.
Avanzarono ancora una decina di
metri e gli insetti aumentarono di numero ad ogni passo, diventando una
preoccupazione anche per lui; Zakuro era sempre più a disagio, ma si ostinò a camminare
a testa alta ripetendosi di scacciare quella sciocca paura. Di colpo non solo
le pareti, ma anche il pavimento e il soffitto furono ricoperti da esserini
striscianti che puntarono nella direzione opposta alla loro correndo
terrorizzati.
Aumentarono, aumentarono e
aumentarono, finché non furono così tanti che iniziarono a camminare uno
sull'altro raggiungendo il livello delle loro tibie e nemmeno Eyner trattenne
un brivido schifato al sentore freddo e viscido della marea.
Zakuro si congelò in mezzo alla
galleria e divenne così pallida che parve svenire. Si sentì accapponare la
pelle mentre zampettine acuminate le graffiavano la pelle delle gambe
arrampicandosi sui suoi stivali, antennine fragili come vetro le stuzzicavano
le braccia e chelette schioccavano sopra la sua testa; avrebbe voluto
retrocedere o almeno scappare più avanti, ma quelle bestiacce erano ovunque e
lei avvertì il pelo delle orecchie e della coda rizzarsi in segno di pericolo e
lo stomaco rovesciarsi dal disgusto.
Non si rese conto del braccio
attorno a sé finché non posò la spalla contro il petto di Eyner: vide il
ragazzo generare una lunga fiammata che invase tutto il corridoio di fronte a
loro, causando un fuggi fuggi generale di tutti gli
invadenti inquilini. Lei rimase immobile e in silenzio e si sentì stranamente
più calma in quella stretta discreta.
« Ma che razza di insetti sono? –
protestò il bruno vedendo che il suo attacco li aveva solo allontanati – Sono
ignifughi?! »
Tornata più lucida la mewwolf si
permise di sbirciare le odiate creature e, in effetti, non vide nessuna
rimanere ferita dalle fiamme di Eyner; a ben guardare, però, non era perché
fossero a prova di fuoco.
« Guarda bene. »
Sussurrò indicando una parete ed
Eyner si rese conto che le fiamme passavano attraverso gli insetti come se non
avessero consistenza.
« Non… Sono veri? »
Si domandò incerto. Zakuro cercò
una spiegazione, ma non trovandola provò a fare ciò che stava facendo da un
paio di minuti, ossia calmarsi. Ancora ferma con il braccio di Eyner attorno alle
spalle chiuse gli occhi, respirando lentamente, pensando a tutto tranne che ai
disgustosi esserini che le gelavano il sangue e intuì il ragazzo bloccarsi per
lo stupore:
« Sono spariti… »
La mora, per nulla allettata
all'idea di rivedere il fiume di centopiedi, socchiuse un occhio solo: le
pareti erano nude e spoglie come quando erano partiti.
« Erano illusioni… – riflettè lei
ad alta voce – Più mi impressionavo, più aumentavano, ma appena mi sono
calmata… »
« Si è scoperto l'inganno. »
Concluse Eyner annuendo. Ritrasse
di scatto la mano che aveva ancora posata sulla spalla di Zakuro e guardò sulla
parete opposta: immaginò che fosse molto arrabbiata per l'invasione del suo
spazio, ma l'aveva vista così atterrita che non era riuscito a non stringerla.
La mora non disse nulla né
dimostrò interesse per il suo gesto e lui, un po' scoraggiato, riprese:
« Era quasi un… Meccanismo di
difesa. Per allontanare gli intrusi. »
« O una trappola. »
Si scambiarono un'occhiata.
« Parli di Zizi e degli altri? »
« Potrebbero farlo? »
« Non lo so – ammise scuotendo la
testa – non hanno mai mostrato tutti i loro poteri, dopo essere diventati
Ancestrali. »
Zakuro annuì e ripresero a
camminare guardinghi, il corridoio divenuto all'improvviso molto più ostile.
« Eyner? »
« Sì? »
« Grazie. »
***
« Voglio che ti spieghi per bene.
»
« Insomma, Ryou-chan, come sei
noioso! Mi hai capita benissimo! »
« Preferirei evitassi il chan… »
«
Ok Ryou-chan. »
«
Oh my God… »
Il violetto trotterellò davanti a
lui fischiettando tranquillo, nemmeno fossero ad una scampagnata. Ryou era
molto contento di poter finalmente tornare a parlare e muoversi sulle proprie
gambe, ma i discorsi di MoiMoi non gli erano piaciuti affatto.
« Non puoi continuare ad essere
così ambivalente con Ichigo-chan – sospirò dopo un po' l'alieno – la manderai
al manicomio! »
Ryou non rispose.
« Ichigo-chan è… Un po' tonta per
certe cose – ammise con tenerezza – se insisti a fare l'indifferente per poi
cedere quando non ne puoi più, non capirà mai. »
« … E cosa dovrebbe capire? »
MoiMoi si fermò incrociando le
braccia e guardandolo con sufficienza:
« Caro mio, pensi che sia cieca?
Hai scritto in fronte a caratteri cubitali "Ichigo sono innamorato di
te". »
Lui lo squadrò superiore e
proseguì senza replicare.
« Cos'è ti da fastidio che si
capisca o che un'aliena ti stia dando consigli? »
Il biondo si fermò guardandolo da
oltre la spalla, erano evidenti entrambe le cose. MoiMoi sospirò seccato,
l'onestà doveva essere morta e sepolta da un pezzo dentro al ragazzo; ci pensò
un poco sul se e come dire la frase successiva:
« Senti… Ichigo-chan è
preoccupata, ha tanti pensieri con il suo f- »
« Chiudi il becco brutta checca! »
Il violetto si raggelò dove si
trovava e soffiò furioso:
« Scusa come hai detto?! »
Ma Ryou non parve capire:
« Cosa? Non ho detto niente. »
« Non prend- »
« Parli ancora?! Devi stare zitto, checca schifosa! »
Le parole gli morirono in gola,
non era Ryou a parlare. Il biondo lo vide diventare cereo e guardarsi
freneticamente attorno, spaventato, e gli andò vicino:
« Ehi, stai bene? »
« Io… Io non… »
Emise uno squittio impaurito e si
accucciò a terra coprendosi le orecchie con le mani; il ragazzo gli mise due
dita sulla spalla, preoccupato, e anche lui iniziò a percepire uno strano
mormorio, una sorta di nenia malevola, che invece a MoiMoi giungeva chiara e
nitida. Si rannicchiò di più, le mani serrate sulla testa come a volerla
schiacciare, e presto anche Ryou vide e sentì ciò che sentiva lui: ombre
oscure, confuse e spaventose, con le vaghe sembianze di anonimi soldati di
Jeweliria, parlavano a gridavano insulti in direzione di MoiMoi con un tale
sprezzo che al biondo si ritorse lo stomaco.
Sparisci checca schifosa!
Fai schifo!
Speravi di divertirti unendoti all'esercito eh?!
I mezzi uomini non hanno diritto di parlare!
« Fuck! »
Non seppe cosa dire né cosa fare,
di secondo in secondo MoiMoi appariva più terrorizzato e le voci crudeli
diventavano più distinte. Disgustato, bloccato dall'ormai nota e odiata
sensazione d'impotenza, se ne restò con le mani porte verso il violetto finché
questo non gliene afferrò una, stringendola così forte che Ryou temette gli
avrebbe rotto le dita. L'istinto fu di ritrarsi, eppure la minuta mano di
MoiMoi tremava tanto che Ryou cancellò l'atavica antipatia per la razza aliena:
ricambiò la presa mandando un altro paio di parolacce in inglese per la forza
con cui l'altro gli artigliò il palmo, e
cercò di non lasciarsi incantare dal frastuono di insulti e veleno delle ombre
attorno a loro.
Non
sono vere. Non possono essere vere.
Andò avanti per minuti, ore, Ryou
non seppe dirlo con certezza. Udì MoiMoi mormorare a denti stretti di calmarsi
con ansia spasmodica, ma la cosa che parve confortarlo di più fu avvertire la
presenza dell'americano lì vicino. A poco a poco, con lo stesso mormorio
inquietante di quando erano arrivate, le ombre scivolarono via e attorno ai due
ragazzi ricomparve la galleria scura e
tranquilla illuminata dalla luce verde pallido creata da MoiMoi.
« What fuck was that…?! »
Il violetto, sempre rannicchiato
a terra, non rispose scuotendo un po' la testa e lo lasciò andare; Ryou lo
fissò a lungo senza trovare qualcosa di intelligente o pregante da dire. MoiMoi
si fregò le mani sul viso, chinato verso il basso, e con un sospiro tremulo si
costrinse a rialzarsi: aveva le guance rosse ed era chiaro che avesse pianto
nonostante il sorriso che gli rivolse.
« Questa è stata una cosa
inquietante! »
Ridacchiò con scarso entusiasmo.
Ryou rispose con un monosillabo sordo:
« Cos'era? »
« Non ne ho idea. »
« … Se non sapessi che non
possono essere qui – disse piano il biondo – darei la colpa ai vostri amici
ossigenati. »
MoiMoi scosse la testa:
« Toyu, Zizi e Lindèvi non sono
capaci di attacchi così raffinati. Forse un loro chimero, ma avrebbero potuto
colpirci molto prima se sapevano che ci trovavamo a Belia. »
« Pensi che centrino i djonk? »
« Non sono animali troppo
intelligenti, né con particolari poteri a quanto mi ha detto Lia-san – replicò
– ma erano interessati alla Goccia, forse è scattato qualcosa… Come la ragazza
a Tokyo. »
« Dici che si è fusa con uno di
loro? »
« Potrebbe… Sono animali
territoriali, forse il Dono ha sviluppato in loro uno strano sistema di difesa
della tana. »
Ryou annuì pensoso, il solo modo
per saperlo era rintracciare la Goccia. MoiMoi, più tranquillo dopo aver
riflettuto su altre cose, riprese a marciare con la luce sferica poggiata su
una spalla.
« … Mi dispiace che tu abbia
assistito ad una cosa simile. »
Non udì alcuna risposta
dall'americano e continuò:
« Era… Tantissimo tempo che non
pensavo a… »
S'interruppe un istante
perdendosi nei suoi pensieri:
« Deve essere per questo… Mi è
preso un colpo! »
Rise forzatamente. Ryou non
rispose ancora per un paio di minuti.
« … Quand'ero piccolo venivo
spesso preso in giro e malmenato da ragazzi che avevano almeno il doppio dei
miei anni, solo perché avevo la capacità di studiare al loro livello. »
Dal tono MoiMoi intuì che non
sperava neppure di paragonare qualunque tormento avesse patito lui con il suo
bullismo, ma era un tentativo di confortarlo in qualche modo:
« Evidentemente le persone
intelligenti danno noia agli idioti. »
Gli rivolse un mezzo sorrisetto
strafottente e MoiMoi rise di gusto sentendosi davvero meglio.
« Allora sei capace anche di dire
cose gentili, uh? »
Lo canzonò dopo un po' il violetto e Ryou replicò con un sorrisetto
furbo. MoiMoi lo studiò ancora un poco, ponderando divertito:
« Quasi quasi… Non sei nemmeno da
buttarvi via, anzi… »
« Come? »
MoiMoi non rispose e insisté a
borbottare tra sé e sé:
« Mmm, no, mi sa che non
funzionerebbe. – concluse infine e gli ammiccò – Sei carino, ma non il mio
tipo. Sei troppo mingherlino. »
« Io sarei… Cosa? »
Il violetto fece un cenno di superiorità
con la mano e riprese a camminare fischiettando; Ryou si scompigliò i capelli,
gli occhi spalancati in un'espressione frastornata, e sbuffò stremato.
Sono
sicuro che, prima che finisca questa storia, dovrò tornare dall'analista.
(*) Pai
lo fa anche nell'episodio 12, dove analizza la composizione chimica di un fiume
solo immergendovi la mano ( °-°?!?!?)
(**)
episodio 44
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Uhuhuhu… Yes, i'm baaad! *tono da supercattivo* gente sono ben 22 pagine, il buon senso mi ha
imposto di fermarmi xkè altrimenti per uno stacco
decente sono quasi sicura saremmo arrivati alla 30ina o anche + ^^"!
Kisshu: a te dovrebbero internarti…
Che ne dite J? In tutta sincerità
mi piacciono un sacco le parti di Zak ed Eyn e quella
di MoiMoi-chan e Ryou x3… Nessuno sfrutta mai la fobia della mora per gli
insetti (cioè in effetti… E chi ci pensa °-°""?) ho colto la palla al
balzo (muhahahahaaa +w+!). Non so se nella trama
principale ci sarà abbastanza spazio per parlare del passato di MoiMoi, anche
se ce l'ho tutto in testa e ho qualche bozza: è triste, ma mi piacerebbe
scriverne… Vedremo, + che altro sempre per problemi di spazio, magari inserirò
un cap extra :P
Pai: certo, perché non basta già tutto il resto -.-“!!
Ma che ti lamenti tu,
che ti sta andando pure bene!
Pai: ????
Scemo
-__-""…
Avevo promesso i
bozzetti, ma ne ho così pochi che da mentitrice qual solo dovrò slittare
-.-""… Fate con me scongiuri per i prossimi giorni, che siano davvero
di vacanza çwç!!
Ringrazio con millemila baci a Hypnotic Poison, Danya, mobo e Allys_Ravenshade Spero abbiate gradito
:3. Mando un bacissimo e un grazie enorme a che hanno commentato, abbraccio i lettori e
vi dico ALLA PROSSIMA!
Mata ne~♥!
Ria