Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides
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Autore: sivybiersack    03/01/2015    0 recensioni
Emily si è trasferita ormai da 3 anni a Los Angeles, dopo una vita passata lontana dalla sua città di origine. Vive in un appartamento con il suo ragazzo Mike con la quale ormai la nostra protagonista non ha nemmeno più un rapporto affettivo, dopo la morte dei suoi genitori è diventato aggressivo e assolutamente insopportabile. Fra disturbi alimentari, amici falsi e una vita che mai come prima sembra condurre ad un vicolo cieco, una mano dall'alto riporta Emily a vivere, anzi cinque. Si ritroverà a stretto contatto con una band hardcore emergente che le rapirà l'anima e qualcuno in particolare il cuore con un solo intenso e fulminante sguardo. ecco la storia di una ragazza che non si arrende mai, che troverà luce dove tutti vedono tenebre e amore dove a regnare sono silenzio e solitudine, un silenzio che presto una voce profonda e avvolgente spezzerà.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Cercai Andy nella sala ma senza grandi risultati, si voleva far desiderare? Ci stava riuscendo a pieno. Mi arrivò poco dopo un messaggio da lui
-trovami, fra 20 minuti prendo l’auro e vado a casa, se mi avrai trovata ti porterò con me-
All’una precisa se ne sarebbe andato… non ero sicura di volerlo seguire a casa sua, la cosa mi pareva un po’ affrettata. E poi c’era Mike. Per quanto il nostro rapporto fosse già finito non me la sentivo di tradire la sua fiducia. Nonostante tutto è stato il mio primo amore e non vorrei mai che tra noi si interrompessero i rapporti. Non ragionavo bene dopo il secondo drink, decisi di andare comunque a cercare Andy dato che Alicia si era volatilizzata lasciandomi un messaggio per incontrarci all’1 e 30 davanti all’auto, ma ad ogni mia chiamata rispondeva la segreteria telefonica. Nulla di nuovo era solito che Alicia ad ogni festa scomparisse per qualche ora con qualcuno a me sconosciuto per ripresentarsi ubriaca marcia e con un nuovo ragazzo. Esatto lei era quella intrepida fra noi due, io ho sempre preferito restare in disparte, ho sempre sofferto di attacchi di panico e a trovarmi in mezzo a gente nuova ansia. Lei invece no, ad ogni occasione riesce a divertirsi. Le mie uniche vere certezze sono la musica e la mia macchina fotografica, loro non mentono mai. Cominciai a cercare Andy, ma sembrava essersi volatilizzato, nessuno lo aveva visto e sentito e quando Jinxx provò a chiamarlo il cellulare pareva spento. Dove poteva essere? Cercai nelle cucine, nel guardaroba, nel back stage nelle salette private, ma non c’era. Dopo la rabbia venne lo sconforto, ordinai un altro drink e decisi di uscire dal locale, l’aria si era fatta pesante. Ebbi il tempo di accendermi una sigaretta che quel gruppetto di ragazzette che poche ore prima avevo liquidato mi accerchiava. Cercai di andarmene, ma una di loro mi prese per la maglietta strappandomela. Era la mia maglietta preferita, la mia prima maglietta degli Anti flag comprata da mio padre in Inghilterra per me. Non sapevo bene il motivo, ma adoravo il ricordo di quando me la diede, rimane tutt’ora uno dei pochi momenti belli passati con mio padre… mi arrivò un calcio sul polpaccio, probabilmente una aveva i tacci, perché lo sentì perforarmi quasi la pelle. Mi arrivò un pugno nello stomaco, non molto forte, ma l’alcool mi aveva intorpidita, non ero in grado di controbattere, mi presero la borsa e la buttarono a terra, il rumore orrendo di un oggetto importante che si infrange mi perforò le orecchie. Sbarrai gli occhi mi divincolai e mentre un pugno mi colpiva al labbro mi inginocchiai e aprii la borsa. L’obbiettivo da 200 dollari della mia adorata Canon era distrutta. In pezzi. Irreparabile. Le ragazze si diedero alla fuga ridendo. Io non ci vedevo dalle lacrime. Non sapevo nemmeno perché stavo piangendo… per la mia macchina fotografica… per non essermi saputa difendere da sola… perché ormai era l’1 e 15 e Andy doveva già essere per strada nel traffico, senza di me… o forse per il semplice fatto di sentirmi una completa idiota per aver pensato di fare una cosa del genere a mike, rimasi lì vicino al marciapiede col drink rovesciato a terra, la maglietta stracciata, il labbro e l’orgoglio sanguinanti e una Canon da ricomprare. Arrivò in quell’istante CC, mi scrollò , mi chiese cosa fosse successo e sembrava dannatamente spaventato.
-non ho… non ho nulla…-
Mi alzai e barcollando mi avviai verso il parcheggio delle auto, Alicia era lì che mi aspettava, quando mi vide in quelle condizioni cercò di farmi parlare, ma ero davvero distrutta. Mi accompagnò a casa e mi disse – domani ne parliamo ok?- feci un piccolo sorriso e corsi su per le scale, Mike era davanti alla tv, come al solito. Nemmeno ci salutammo, andai in bagno e cercai di struccarmi, con le lacrime che non la smettevano di rigarmi di nero le guance. Quanto mi sentii debole, impotente… mi misi sotto le coperte dopo essermi cambiata e cominciai a leggere. Leggevo da mesi lo stesso libro “interpretazione dei sogni” di Freud per dare un senso a tutti i miei dannati incubi, il libro diceva che gli incubi rispecchiano paure reali o inconsce dell’individuo. Ed era vero. Solo che dovevo finirla di sognare di parlare con Mike, perché più che una paura la mia stava diventando una paranoia, un senso di colpa lacerante ed ero arrabbiata con me stessa…  -cos’hai fatto al labbro?- Mike si sdraiò accanto a me-nulla- -sicura- annuii piano-dai puoi dirmi che è successo?-  -me lo dici tu che è successo fra noi?- Mike mi guardò per la prima volta dopo settimane, mi vedeva non guardava solo ma vedeva la mia espressione mentre gli urlavo contro quelle parole.  – non lo sai immagino. Non ti accorgi più di nulla ormai, quando esco, con chi esco, dove vado, quando torno. Non sei più il Mike di cui mi sono innamorata al liceo, non sei più tu! Non ti accorgi nemmeno se tremo la notte, se gli incubi mi tengono sveglia… non mi guardi più… non mi abbracci, non mi baci, solo qualche sorriso di cui io non riesco ad accontentarmi. Mi chiedo da settimane cosa ci sta succedendo e la risposta è solo una e per quanto sia dolorosa è dannatamente vera e se te lo dico adesso è perché poi non ci riuscirò più. Mike noi non ci amiamo più…- senza accorgermene avevo iniziato a piangere. Mike mi guardava smarrito. – io non lo so… magari è solo… possiamo rimediare…- ormai le lacrime non volevano fermarsi –Mike ormai è tardi per rimediare. Io… non credo che io e te potremmo stare più insieme…- mi fissò per un lungo istante che mi sembrò eterno, proprio come nei libri. –ok… posso accettarlo… cioè io, non voglio obbligarti… tu sei libera e sei fantastica e bellissima e perfetta e io ti amo… anche se non lo dimostro perché sono un idiota, anche se a volte dubito anche di me stesso. Se vuoi andare via fallo, ma…- mi prese a se e mi baciò. Erano mesi che non lo faceva ed io ero troppo triste per tirarmi indietro… facemmo l’amore per l’ultima volta. In silenzio, come per darci l’addio definitivo per non dimenticare che ci siamo amati sul serio. Una cosa Mike non la saprà mai, mentre lui pensava io fossi addormentata,  ero sveglia. E nel buio della stanza sentii i suoi soffocati singhiozzi. Stava piangendo, stavamo piangendo insieme, ma lui come al solito non se ne accorse.
   
 
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