Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Whiteeyes95j    04/01/2015    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

FAMILY BISNESS – PART 2 - DE VERDANT FAMILY
 

Deborah Mccullough non si aspettava una visita da sua nipote Bonnie, anzi, non si aspettava che l’avrebbe mai più rivista. Era a conoscenza di cosa aveva fatto sua figlie Rosalie alla cugina e sebbene non approvasse, non avrebbe mai messo in pericolo sua figlia. Il fatto di avere sua nipote a casa sua, quindi, aumentava molto i suoi turbamenti circa le condizioni della figlia. Bonnie e Stefan furono condotti nel piccolo salotto, mentre Deborah era andata a preparare il tè. Bonnie e Stefan si guardarono intorno un po’ a disagio. Il salotto non era molto grande, le pareti erano di un marroncino chiaro, al lato c’era un piccolo caminetto con un orologio appeso in alto, di fronte al quale c’era una sedia a dondolo. Loro erano seduti su un piccolo divano marrone scuro e davanti c’era un piccolo tavolino di vetro mentre la televisione era grande ed era appesa alla parete di fronte. Sulle pareti erano appesi anche diverse fotografie di Rosalie e alcuni quadri. Bonnie non ricordava l’ultima volta che era stata in quella casa ma in quel momento ciò non la preoccupava. Sapeva che una volta lasciata Neverland, la malattia che sua sorella Sylvia le aveva trasmesso sarebbe solamente peggiorata e infatti il petto aveva ricominciato a farle male, la fronte era leggermente sudata e doveva fare dei respiri profondi per cercare di respirare.
 
<< Tutto bene ? >> le chiese Stefan notando il pallore del suo viso.
 
<< Non proprio, ma non devi preoccuparti per me. Starò bene una volta che tutta questa storia sarà finita. >> rispose la ragazza portandosi la mano al petto, come se quel gesto servisse a darle un po’ di sollievo.
 
<< Non so perché ma non ti credo >> le disse Stefan osservandola attentamente con i suoi occhi verdi.
 
<< Non sei l’unico ad avere dei segreti. >> rispose semplicemente Bonnie, senza neanche guardarlo.
 
Stefan avrebbe voluto chiederle altro, avrebbe voluto sapere come mai la sua amica stesse in quelle condizioni ma non poté farlo perché, proprio il quel momento, la zia della ragazza tornò in soggiorno con un vassoio in mano, con sopra tre tazze di tè calde e un piatto con dei biscotti. L’ideale visto che erano arrivati nell’Oregon molto tardi, erano ormai sera e faceva piuttosto freddo.
 
<< Ciao ragazzi, scusate ma non ho altro da offrirvi. Non aspettavo visite di alcun tipo. >> disse zia Deborah posando il vassoio sul tavolino.
 
<< Non preoccuparti zia. Non è nelle nostre intenzioni fermarci più del necessario. >> disse Bonnie prendendo una tazza.
 
<< Oh… beh se volete restare qui per la notte, non c’è alcun problema. La stanza di Rosalie è vuota e poi c’è anche una piccola stanza per gli ospiti >> disse Deborah.
 
<< Non si preoccupi, signora. Non abbiamo intenzione di disturbarla più del necessario. Vogliamo solamente chiederle alcune cose >> disse Stefan con fredda cortesia.
 
<< Oh… che tipo di cose desiderate chiedermi ? >> chiese  Deborah bevendo un sorso di tè.
 
<< Avrei molte cose da chiederti zia, molte domande che necessitano delle risposte che solo tu a questo punto puoi darmi. >> disse Bonnie posando la tazza sul tavolino.
 
<< Parla, ti ascolto >> disse la zia.
 
<< Che cosa sai tu dei De Verdant ? Sai come funzione il rituale ? Perché sono necessari il cuore di un vampiro e quello di una strega ? Servono altre cose per compierlo ? >> chiese Bonnie.
 
<< Beh, spero che abbiate tempo a sufficienza, la storia dei De Verdant è abbastanza lunga e complicata. >>.
 
<< Abbiamo tutto il tempo del mondo. Siamo venuti qui per una ragione. Stiamo cercando di risolvere un puzzle ma ci mancano ancora troppi pezzi. >> affermò Bonnie con sguardo deciso.
 
Stefan l’ammirò in quel momento. Bonnie finalmente era cresciuta, non era più una ragazzina piagnucolosa che aveva bisogno di qualcuno che la tenesse costantemente per mano, anche solo per reggersi in piedi. Ormai era una donna, che sapeva camminare da sola, a testa alta, senza bisogno di nessuno. Era diventata forte, quell’esperienza l’aveva temprata. Lui invece cos’era diventato ? Era pieno di rabbia e di odio, questo era un dato di fatto. Ultimamente aveva sentito qualcosa, indice che l’incantesimo di confine si era spezzato. Ma erano solo attimi fuggenti, che duravano meno di un battito di ciglia e non erano quasi mai sentimenti positivi. Odiava non avere il cuore sotto controllo, odiava che fosse nelle mani del nemico, sebbene fosse sollevato di non averlo più nel petto.
 

 
Damon era ancora bloccato nelle pareti dell’ufficio di quella psicopatica. Odiava sentirsi in trappola, odiava quella situazione e odiava quella megera con i capelli da pagliaccia ancora di più. Non gli importava chi lei fosse, se era o non era la zia di Stefan, lui la odiava ugualmente. Nessuno si permetteva di dirgli quelle cose, nessuno gli diceva che era un fallito e una bestia. Ok, la prima cosa non gliel’ha esplicitamente detta, ma lo intendeva mentre la seconda non faceva altro che ripetergliela. Cercò, con tutta la forza delle sue braccia, di liberarsi da quella trappola ma non ci riusciva, ogni tentativo da parte sua era inutile. Che cosa poteva fare ? Non si fidava certo delle streghe che lavoravano per quell’arpia. Sapphire gli aveva detto che tra tre ore una strega lo avrebbe liberato ma non si fidava delle sue parole. Lo riteneva colpevole per la morte della nipote, sicuramente aveva in serbo per lui altre sorprese. Con la faccia che gli bruciava ancora e con la sete che cominciava a farsi sentire, cercò di liberarsi nuovamente ma fallì ancora una volta. Era come se quelle pareti assorbissero la sua energia e la sua forza, minuto dopo minuto, rendendo più debole. Gli costava ammetterlo ma era in trappola e non aveva la più pallida idea di come liberarsi. Quante cose gli era costato ammettere il quei giorni… Più andava avanti in quell’avventura e più si vedeva costretto a mettere in dubbio la sua intera vita, a partire dai suoi genitori. Lui non aveva mai apprezzato particolarmente suo padre. Era sempre stato un uomo freddo, severo, rigido, si vedeva poco in casa e quando era in casa stava quasi sempre nel suo studio. Credeva tuttavia che tra i suoi difetti non ci sarebbe mai stato “marito infedele” e invece… suo padre non soffriva perché sua moglie era morta, perché non l’amava. Se l’avesse amata non l’avrebbe mai tradita. Lui soffriva perché aveva dato alla luce un “mostro”, senza sapere che inconsapevolmente ne aveva fatti nascere due. Perché la megera aveva ragione su una cosa, lui aveva trasformato Stefan in un mostro, e non centrava niente il vampirismo. Lui aveva distrutto tutto ciò che di bello c’era in suo fratello, lo aveva reso tale e quale a lui, quando aveva ormai capito che non c’era niente di bello nell’essere come lui. Che schifezza !! Ma non poteva pensare a quello proprio ora. Doveva liberarsi, doveva assolutamente trovare un modo !! Provò nuovamente a liberarsi ma non ci riuscì, anzi, provò un dolore acuto al polso destro. Ringhiando per la frustrazione, batté il capo all’indietro e cominciò a urlare.
 

 
Annabelle stava aspettando davanti alla casa di Deborah Mccullough. La casa era in un vialetto abbastanza isolato, dove c’erano altre due case che tuttavia distavano parecchio da casa Mccullough. Lei e Lorence stavano in macchina, davanti alla casa.
 
<< Perché siamo qui ? Perché non siamo altrove a fare qualcosa di più interessante ? >> le chiese Lorence fumando una sigaretta.
 
<< Perché voglio tenere la situazione sotto controllo. Non mi fido di Sylvia, per cui preferisco avere la situazione sotto controllo. >> rispose Annabelle.
 
<< E se ci scoprissero ? >>.
 
<< Tsk >>.
 
Evidentemente, per quel giorno, Annabelle aveva esaurito le parole da pronunciare e in macchina tornò a regnare il silenzio. Lorence non ci fece neanche caso, Barbie De Verdant non era mai stata una persona molto loquace. Anzi a volte sembrava che facesse anche un certo sforzo per parlare. A un certo punto, vicino alla casa, videro una luce blu, molto abbagliante.
 
<< Ma che cos’è ? >> chiese Lorence mentre si copriva gli occhi con un braccio.
 
Annabelle sorrise, o meglio, ghignò. Senza neanche rispondere, scese dall’auto e incominciò a incamminarsi verso la luce. Da quel fascio di luce apparve Sapphire, bella come la ricordava, ce indossava un vestito blu, lungo, con i ricci blu che scendevano lungo la schiena.
 
<< Bonjour Madame >> la salutò Annabelle inchinando con finta riverenza.
 
<< Annabelle De Verdant. Da quanto tempo… non credevo che ti avrei rivista così presto. Cosa ci fai qui ? >> le chiese Sapphire con freddezza.
 
<< Adoro le persone che vengono subito al dunque. Ebbene credo di esser qui per le tue stesse ragioni, Zaffira >> la chiamò in quel modo per provocarla.
 
<< Stefan ? Bonnie ? O Sylvia ? >>.
 
<< Forse tutti e tre, forse nessuno di loro. Ci conosciamo da molto tempo, ormai. Lo sai che io fatico ad interessarmi veramente a qualcosa. >>.
 
<< Io so solo che tu un tempo ti sei interessata molto a qualcuno. Questa maschera da Donna di ghiaccio funzionerà con chi non ti conosce, non con me >>.
 
<< Tu però non mi conosci. È  un peccato. Ma dato che le nostre strade erano destinate a incrociarsi di nuovo… è ora che io mi faccia conoscere meglio >>.
 
Dopo aver detto questo le scagliò contro un incantesimo che tuttavia Sapphire riuscì a bloccare.
 
<< Tutto qui ? Annabelle ? >>.
 
<< Niente affatto, Zaffira. Ho appena iniziato >>.
 
Dopo aver detto ciò le due intrapresero uno scontro. Smeraldo contro Zaffiro. Freddo contro Caldo. Annabelle De Verdant e Zaffira, due membri di due famiglie che combattevano dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati. Grazie a un incantesimo nessuno che non avesse qualità soprannaturali poteva vederle. Lorence dal canto suo, aveva deciso che sarebbe intervenuto solo se le cose si sarebbero messe male, nel frattempo si godeva un ottimo scontro tra donne, felice di aver finalmente qualcosa da fare. 
 

 
Anastasia De Verdant si svegliò di scatto. Si era addormentata sul divano mentre aspettava che Albert finisse di aiutare Juliet con un incantesimo  e adesso si era svegliata improvvisamente, con il cuore angosciato. Qualcosa stava accadendo a uno dei suoi figli, lo sentiva. Juliet era al sicuro, con Albert. Ma Annabelle ? Stava bene ? Si alzò velocemente dal divano e si diresse verso il grande specchio nel soggiorno. Con un incantesimo lo specchio brillò e vide sua figlia combattere contro Sapphire. Il suo cuore perse un battito. Sapphire era una delle streghe più potenti che avesse mai incontrato, dura e bella come lo zaffiro. Pericolosa e letale come nessun altra.
 
<< Ana >> la voce preoccupata di Albert le fece distogliere lo sguardo.
 
<< Albert… cosa succede ? Ti prego non darmi altre brutte notizie. Annabelle è…>> disse Anastasia con gli occhi lucidi abbracciando Albert in cerca di conforto.
 
<< Annabelle cosa ? >> le chiese Juliet che era appena arrivata.
 
<< Annabelle sta combattendo contro Sapphire. Non come ciò sia potuto accadere, sapevo che non avremmo dovuto lasciarla andare. Annabelle è molto potente ma Sapphire è… >> cominciò a dire Anastasia.
 
<< Mamma ! >> la chiamò Juliet << Non devi preoccuparti per Annabelle, lei è forte, non si lascerà sconfiggere molto facilmente. Ora tu devi solo stare calma. Andrò io ad aiutare Annabelle >>.
 
<< Cosa ? Tu non ti muovi di qui >> le disse Anastasia prendendola per un braccio.
 
<< Mamma… >>.
 
<< COSA ? Non potrei sopportare l’idea di sapervi entrambe in pericolo, Juliet. Non voglio che ti accada nulla. >> le disse Anastasia accarezzandole la guancia.
 
<< Ma non mi accadrà nulla, ci sarà Annabelle con me e poi tu e papà mi avete allenata bene. Ora tu devi pensare al bambino. >> disse Juliet prendendole le mani.
 
<< Perché ? Che ha il bambino ? >> chiese Anastasia ormai in preda a una crisi di nervi.
 
<< Ana… non perché, non so come ma qualcuno o qualcosa ha infettato il bocciolo. Dobbiamo sbrigarci e rimetterlo nel tuo ventre, dove sarà al sicuro e dove potrò curarlo. Ma dobbiamo fare in fretta >> le disse Albert prendendole la mano.
 
Anastasia si spaventò. Albert era, per natura, una persona pacata, che anche nei momenti più critici riusciva a mantenersi calmo e ad avere il sangue freddo ma adesso… adesso che vedeva chiaramente quanto anche lui fosse preoccupato non poté impedire a se stessa di agitarsi ancora di più. Strinse forte la mano di Albert in cerca di conforto e poi uscirono dal soggiorno, diretti verso il giardino. Juliet, quando si fu accertata che i genitori se ne fossero andati, si diresse verso lo specchio e fece sparire l’immagine. Sorrise, prima di aiutare sua sorella, aveva un’altra cosa da fare.
 

 
Deborah posò la tazza sul tavolino. Prese un respiro profondo e poi cominciò a raccontare. Non era sicura che dicendo la verità a sua nipote avrebbe fatto la cosa giusta, o ameno non nei confronti della figlia. Sapeva cosa sua figlia e Sylvia stavano cercando di fare e, sebbene non condividesse affatto quel piano, Rosalie era sua figlia e lei aveva scelto di appoggiarla. Ma anche Bonnie era giovane, aveva ancora tanto da offrire al mondo e sua figlia non glielo poteva negare.
 
INIZIO RACCONTO – Prima Parte
 
Tutto accadde quando i nostri antenati si trasferirono in America durante il 1200 e il 1300, non chiedetemi precisamente quando, le date non sono mai state il mio forte. Comunque, in quel periodo, per sfuggire all’Inquisizione, molte famiglie di maghi e altre creature soprannaturali, decisero di sancire un’alleanza per costruire un luogo in cui nessun uomo al mondo potesse far loro del male. Solo che alcune di loro non si vollero accontentare di un semplice palazzetto, con il giardino, alcuni volevano il potere, volevano regnare sulle altre creature, i maghi. La nostra famiglia fu una delle ultime a schierarsi. Tuttavia, inizialmente questi dissapori tra i maghi e le streghe non erano evidenti e comunque le nostre famiglie avevano bisogno di un luogo sicuro dove vivere, per cui formammo piccole comunità. La nostra famiglia all’epoca era formata da tre fratelli, gli unici della loro famiglia che erano riusciti a raggiungere indenni l’America. Markos, era il figlio maggiore, Henrik, era il secondo, Raskos, l’ultimo genito. I tre fratelli lì crearono delle famiglie e mentre nelle prime due regnò l’armonia per diversi anni, nell’ultima, seppur dopo un’iniziale felicità, l’armonia si spezzò. Raskos aveva costruito una famiglia, con una giovane strega, insieme avevano avuto due figli, Frederick, il più grande, che aveva ereditato il dono della magia e Diana, la secondo genita, che invece, stranamente, non aveva ereditato alcun potere. A volte capita che la magia non si trasmetta a tutti gli eredi. Frederick e Diana non crebbero allo stesso modo, i loro genitori erano sempre più attenti a Frederick in quanto mago e in quanto unico figlio che aveva ereditato i poteri. Suo padre lo obbligava a stare in casa tutto il giorno tranne quando doveva prendersi cura del piccolo giardinetto dove crescevano le erbe magiche che lui doveva imparare a trattare. Diana invece era libera di incontrare le altre creature, di giocare con altre bambine che avevano una disciplina meno ferrea di quella di Frederick. Ogni volta che usciva di casa, Frederick la guardava da dentro la piccola casetta in cui abitava con i genitori, con rancore, invidia, rabbia, perché lei aveva la libertà di cui lui non avrebbe mai potuto godere.
 
<< Frederick… perché non vieni a giocare fuori con me ? >> chiese la piccola Diana al fratello.
 
<< Perché tuo fratello ha altro da fare. Non ha tempo da perdere con inutili giochetti. Tu va pure, qui non saresti utile in alcun modo >> le rispose il padre.
 
Tutta questa freddezza e il mancato affetto da parte del padre, spinsero Diana a odiare la sua condizione di umana, portandola a provare odio non solo per suo padre ma anche invidia nei confronti del fratello che riceveva sempre più attenzioni rispetto a lei. Crescendo Diana divenne una bellissima fanciulla e Frederick si innamorò di lei. Si sa, l’odio e l’amore sono divise da un filo così sottile che basta poco per essere reciso. L’odio di Frederick divenne amore per la sua bellissima sorella. Diana all’inizio non ricambiava i sentimenti di suo fratello maggiore, Frederick non era bello fisicamente, era alto, magrolino, con la pelle pallida tanto da sembrare uno spettro, poiché, come ho detto, usciva raramente di casa, i capelli scuri quasi sempre sporchi e appiccicaticci, le mani pieni di calli per il lavoro in giardino e un carattere un po’ difficile da gestire poiché era cagionevole di salute, e aveva un potere troppo forte che non riusciva a gestire. Diana invece era una fanciulla bellissima, con i capelli biondo dorato, gli occhi grigio-verdi, un carattere solare, sempre perfetta e impeccabile in tutto, con un carattere molto altezzoso e pretenzioso, e a tratti anche molto viziata nonostante fosse cresciuta in una famiglia che di certo non navigava nell’oro. Era costantemente corteggiata da altri giovanotti molto più avvenenti di suo fratello, che le facevano doni, la riempivano di attenzioni e cercavano la sua compagnia. Diana inoltre sapeva che suo fratello provava dei sentimenti per lei, anche se, più per vanità che per pudore, fingeva di non accorgersene. La verità è che lei non ricambiava i sentimenti di Frederick perché, come ho detto, era molto risentita per il fatto che suo fratello aveva i poteri e lei noi. Tuttavia, Frederick sapeva che Diana era risentita nei suoi confronti, ma provò lo stesso a corteggiarla con la magia. Frederick, nonostante fosse fisicamente debole, aveva un grande potere, suo padre d’altronde, nonostante fosse il figlio minore, era più potente dei suoi fratelli maggiori, e questo significa che Frederick era il più potente. Frederick cominciò a usare la magia sempre di più. La usò per migliorare il suo aspetto fisico, i calli sparirono dalle mani, la sue pelle divenne più rosea, i capelli più ordinati, la salute meno debole, cominciò a vestirsi meglio, e presto catturò l’attenzione di molti giovani donne, inclusa Diana. Suo padre era orgoglioso di vedere che finalmente suo figlio si stesse impegnando seriamente nelle arti magiche, non rendendosi conto delle vere motivazioni. Alla fine, verso la fine dell’età adolescenziale, Frederick riuscì a coronare il suo sogno d’amore con Diana.
 
<< Buongiorno fratellino ! >> disse Diana salutando il fratello dopo essere tornata a casa.
 
Frederick, che stava studiando qualche incantesimo sul Grimorio di suo padre, alzò lo sguardo e le sorrise, senza dire niente. Diana non ci fece caso, era abituata alla poca loquacità di suo fratello.
 
<< Cosa stai studiando ? >> gli chiese mentre si sedeva vicino a lui sul piccolo tavolo in legno.
 
<< Sto cercando di perfezionare un… incantesimo sul dominio del… sangue. >> balbettò Frederick.
 
<< Oh. E come sta andando ? >>.
 
<< Lento >> disse semplicemente.
 
<< Hai esaurito la tua loquacità per oggi ? >> gli chiese Diana con ironia.
 
Frederick non le rispose per l’imbarazzo. Continuò a scrivere degli appunti sul foglio cercando di ignorare la vicinanza della sorella vicino a lui. Cercava di ignorare il suo profumo di fiori primaverili.
 
<< Frederick… perché non mi vuoi bene ? Perché mi allontani ? Ti ho ferito in qualche modo seppur senza saperlo ? >> gli chiese Diana con gli occhi lucidi accarezzandogli la guancia.
 
Frederick a quel punto sollevò lo sguardo dalle pagine del Grimorio e la guardò intensamente. Lentamente avvicinò una mano verso il suo viso e le accarezzò teneramente una guancia.
 
<< Sei così bella, così giovane, così desiderabile. Sei una tentazione troppo forte per me, pericolosa, abominevole per la natura. Sorella, come posso desiderare che tu mi stia vicina, se il mio desiderio è di natura impura e… sebbene io abbia desiderato ardentemente il tuo cuore adesso non posso non tirarmi indietro. >>.
 
<< Perché ? L’amore non può essere impuro. Se provi questi sentimenti per me, li provi per una ragione. Se noi proviamo dei sentimenti che seppur non si addicono alla natura, ci dev’essere una ragione. >>.
 
<< Nostro padre non lo accetterà mai. >>.
 
<< Nessuno lo accetterà mai. Saremo solo noi contro il mondo, ma io sono disposta a lottare se mi lascerai stare al tuo fianco. Potremo finalmente essere felici insieme, è tutto ciò che mi importa. >>.
 
<< Diana… >>.
 
Quel giorno si baciarono per la prima volta. Non sono sicura però  che Diana amasse davvero Frederick, credo più che altro che lei lo vedesse come un’importante conquista e credo di avere ragione, se lei lo avesse davvero amato non lo avrebbe mai tradito e ingannato. Comunque, riuscirono a tenere segreta la loro relazione per diversi anni fino a quando il piccolo villaggio che avevano costruito insieme ad altre creature cominciò a sparlare, e a sparlare e a sparlare. Inevitabilmente tutte quelle chiacchiere arrivarono alle orecchie di Raskos. Da quel momento decise di seguire i suoi figli e un giorno, mentre i due erano nel piccolo giardinetto e si stavano baciando. Raskos rimase così disgustato da ciò che vide che si accanì contro Frederick e gli impose di interrompere immediatamente quel rapporto malsano e contro natura con la sorella. Né Frederick né Diana acconsentirono a separarsi, anzi decisero di scappare via, insieme. A quel punto Raskos si recò dagli altri fratelli per chiedere loro aiuto per punire i figli. Markos e Henrik purtroppo gli dissero che per questi casi la magia non può fare nulla, potevano solo impedire che la situazione precipitasse, ovvero che i due potessero avere dei figli condannati dalla natura. All’epoca la magia si basava molto su di essa, per loro la Natura era quasi una dea al pari della Luna, per cui temevano il suo giudizio. I tre fratelli allora decisero di unire le loro conoscenze magiche per creare un incantesimo capace di rendere sterile in ventre di Diana, o meglio in modo che lei fosse sterile solo quando aveva dei rapporti con il fratello, quindi poteva avere figli con altri uomini, come infatti sarebbe accaduto successivamente. Frederick e Diana, dopo essersi sposati, si resero quasi subito conto di questa maledizione. Ovviamente Frederick non accettò mai questo affronto, così cercò di creare una sorta di doppio incantesimo che gli avrebbe permesso, non solo di avere dei figli suoi con sua sorella, ma anche di vendicarsi dei suoi zii e dei suoi cugini. Alla fine riuscì a creare un Rituale, che comprendeva il cuore di un vampiro in quanto un bambino nato da un incesto a molte probabilità di nascere con malattie, il cuore di un vampiro avrebbe garantito non solo una nascita sicura ma anche robustezza e bellezza al bambino, poi serviva del sangue materno e paterno e in fine il cuore di una strega pura, parente della madre e del padre, che era stato precedentemente legato con quello del bambino. Era una protezione per far si che gli i loro cugini e gli zii non cercassero di impedire la nascita del bambino. Una volta giunto all’ultimo giorno del nono mese, la strega veniva rapita e si dava inizio al rituale. Per prima cosa bisognava tracciare un cerchio su un terreno fertile, poi era necessario porre sul cerchio, in quattro diversi punti equidistanti tra loro, il cuore del vampiro a nord, quello della strega a sud, un piccolo contenitore con il sangue del padre a ovest e un altro con quello della madre a est e un bocciolo contenente in bambino al centro. Era necessario eseguirlo di notte in quanto il cuore del vampiro brucia alla luce del sole e in quanto è necessario al bambino affinché abbia i poteri. Dopo aver tracciato il cerchio e aver posizionato tutti gli ingredienti, si tagliano i polsi alla strega per bagnare il cerchio. Quando la strega muore, il bocciolo sboccia e nasce un bambino puro e perfetto, bellissimo e soprattutto amato dalla Natura. Frederick eseguì questo rituale tre volte ed ebbe tre bellissime bambine Daphne, Helen e Anastasia. Il rituale tuttavia non servì a dare a tutte e tre le bambine il dono della magia, come Diana, anche le prime due figlie nacquero senza poteri, eccetto Anastasia. Diana, così come provò rancore per il fratello, provò rancore anche per la figlia e non riuscì mai ad amarla come le altre due. Tuttavia Anastasia era la favorita del padre, che tuttavia non cercò mai di impedirle di sbocciare come invece suo padre aveva fatto con lui. Insieme padre e figlia si curavano del giardino, Frederick le dava lezioni di magia, di giardinaggio, le insegnava ad avere controllo dei suoi poteri. Il luogo di protezione era appena terminato e Frederick era andato lì a vivere con la sua famiglia.

<< Lo vedi figlia mia ? Questa pianta si chiama Asfodelo, appartiene alla famiglia Liliaceae. Le foglie dell'asfodelo si presentano sotto forma di una rosetta di grosse foglie radicali, strette e lineari, con l'estremità appuntita. Dal centro della rosetta emerge uno stelo nudo che porta una spiga di fiori più o meno ramificata secondo le specie. La spiga è generalmente alta un metro o più. I fiori iniziano a sbocciare dal basso. Hanno sei . Nella maggior parte delle specie, i tepali sono bianchi con una striscia scura al centro. I frutti sono capsule tondeggianti e la radice è commestibile. Questo particolare tipo di pianta è utile per le pozioni sulla cura della sterilità. Ti piacciono ? >> disse Frederick indicando alla figlia l’asfodelo.

<< Non tanto. Mi piacciono di più le viole, hanno un buon profumo. >> rispose la piccola Anastasia.

<< Le viole servono per le pozioni soporifere, tesoro. Non dovresti avvicinarti tanto. >>.

<< E le rose ? >>.

<< Le rose sono il simbolo dell’amore e della tentazione, sono talmente belle e profumate che, se usate correttamente, possono essere un’arma molto letale. >>.

<< Io non voglio utilizzare i fiori come armi, sarebbe un insulto >> affermò Anastasia nella sua ingenuità di bambina di sei anni.

<< Nessuno lo vorrebbe, piccola mia. Eppure a volte è necessario macchiare anche le cose più pure, per ottenere ciò che si desidera. Ma questo lo capirai in futuro >> disse Frederick dando un tenero pizzicotto sulla guancia alla figlia.

<< Padre ? Oggi pomeriggio posso giocare con Michael ? >> gli chiese sua figlia.

Frederick fu molto tentato di dirle di no. Non gli piaceva quel bambino, non gli piacevano quei capelli mori ma soprattutto quegli occhi verde smeraldo come quelli di sua madre. Le disse di si solo perché non riusciva a dire di no ad Anastasia. Inoltre le sue figlie, essendo di origini “discutibili”, non aveva molti amici con cui giocare e le sorelle maggiori passavo più tempo con la madre e a occuparsi di attività “normali”. Frederick non riusciva a capire perché sua moglie tendesse sempre a mettere così in evidenza la differenza tra le loro figlie ma amava sua moglie e non voleva pensare male di lei.

<< Ana, guarda qui !! Ti voglio mostrare una cosa >> disse il piccolo Michael prendendo in mano una pietra.

<< Cosa ? >> gli chiese Anastasia sedendosi sul prato.

<< Aspetta un momento >> le disse il bambino.

Dopo pochi secondi la pietra si trasformò in una bellissima farfalla, con le verdi che brillavano come uno smeraldo. Anastasia la guardò estasiata prima di dargli un bacetto sulla guancia. Michael arrossì e si pulì la guancia paffuta per poi sedersi vicino all’amica sul prato.

<< Michael ? Noi due saremo amici per sempre e staremo per sempre insieme, vero ? >>.

<< Ma certo. Io non ti lascerò mai da sola. Mignolo ? >> le chiese il bambino porgendole il mignolino destro.

Anastasia annuì poi con il suo mignolo strinse il suo. I due si alzarono e cominciarono giocare ad acchiapparello, sotto gli occhi vigli di Diana. Era spaventata ogni volta che li vedeva insieme. Sapeva che avrebbe fatto meglio ad allontanare Ana da Michael, altrimenti Frederick avrebbe scoperto che lei lo aveva tradito con un altro uomo e questo non doveva assolutamente accadere.

FINE RACCONTO – PRIMA PARTE

Bonnie e Stefan si guardarono. Quella storia era… incredibile e scioccante allo stesso tempo. Quindi… quella sarebbe stata la sorte di Bonnie ? Vene tagliate e cuore ridotto in cenere ? Non sapeva se essere felice di sapere cosa le sarebbe accaduto o meno. Insomma, sapere di essere un ingrediente prezioso per un rituale del quale non conosceva nulla era spaventoso. Sarebbe arrivata al giorno di scadenza senza sapere cosa le sarebbe accaduto. Ma adesso… adesso che lo sapeva a cosa le sarebbe servito ? Non poteva evitarlo ugualmente o il bimbo sarebbe morto e lei non sarebbe mai riuscita a vivere in pace con se stessa.  

<< Bonnie ? Bonnie ? >> Stefan la stava chiamando a voce bassa, quasi avesse paura di poterle fare del male anche solo in quel modo.

<< Cosa c’è Stefan ? Abbiamo scoperto ciò che volevamo scoprire. Ehm… tutto qui. Se prima c’era l’illusione di una via di fuga ora so che non c’è. Ma almeno sono preparata. >> disse Bonnie con un sorriso di rassegnazione.

<< A cosa ? Alla morte ? >> le chiese Stefan con voce fredda.

<< Forse. C’è altro che potrei fare ? Stefan… se io provo, in un qualunque modo, a interrompere il legame, potrei far del male al bambino. Lei… probabilmente già sta cercando di fargli del male. >> disse Bonnie cercando di trattenere le lacrime.

<< Lei chi ? >> le chiese Stefan che non riusciva a capire di chi stesse parlando.

<< Di Sylvia. >> rispose Deborah al posto di Bonnie.

<< Sylvia ? Chi è questa persona ? Cosa ha a che fare con il rituale ? >> chiese Stefan.

Bonnie a quel punto seppe che non poteva più tirarsi indietro. Stefan meritava di sapere la verità. Anche se Stefan era cambiato moltissimo restava sempre il suo migliore amico, colui che in quei giorni si era preso cura di lei, l’unica persona di cui sentiva di potersi fidare ciecamente.

<< Stefan, io ti devo dire una cosa. >> disse guardandolo intensamente << Sylvia è… >>.
 
Non fece in tempo a finire la frase che un forte boato nelle vicinanze li fece sobbalzare.
 
<< Ma… ma che sta succedendo ? >> chiese Deborah aggrappandosi alla sedia a dondolo per non cadere.
 
<< Non… non lo so. Vado a vedere. Voi proteggetevi e restate in casa. >> disse Stefan alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
 
<< Non vuoi che venga con te ? >> gli chiese Bonnie alzandosi in piedi.
 
<< No. Tu devi restare qui, al sicuro, insieme a tua zia. Inoltre… non credo che ti abbia raccontato tutta la storia… ancora. >> disse Stefan guardando intensamente Deborah, che chinò il capo colpevole, << Per quanto riguarda la nostra chiacchierata… avremo tempo per farla. Ora vado. >>.
 
Dopo aver detto questo, Stefan uscì di casa. Sigillando la porta con un incantesimo di protezione, in modo che nessuno dall’esterno potesse entrare in casa. Quando si voltò, vide che poco distante da casa Mcculloug, Sapphire e Annabelle stavano combattendo l’una contro l’altra. “Maledetta”, pensò Stefan vedendo Annabelle. Senza alcuna esitazione si diresse verso le due streghe, intenzionato ad aiutare Sapphire.

<< Zaffira… dopo tutto questo tempo rimani un’avversaria interessante. >> commentò Annabelle.

Annabelle aveva il fiatone, oltre a un piccolo taglio sulla guancia e qualche taglietto lungo il braccio sinistro e un livido sotto il mento. Anche Sapphire cominciava a essere stanca, Annabelle era un’avversaria non sottovalutabile, anche se non sembrava, la loro differenza di età era meno di un secolo e la loro magia era quasi al pari livello. D’altronde, lei e la madre di Annabelle erano quasi cresciute insieme.

<< Che cosa ci troveresti d’interessante in me ? >> le chiese Sapphire con tono brusco.

<< Anche se cerchi di nasconderlo, sei un’avversaria più propensa a difendersi che ad attaccare. Seppur minima la differenza di forza è evidente che la tua mano destra è quella dominante e che, nonostante tutto questo tempo, hai dei problemi di controllo suoi tuoi attacchi, ti fai prendere dalle emozioni. Per questo preferisci difenderti dai miei attacchi o fare in modo di scagliarli nuovamente contro di me. Hai paura di perdere il controllo, perché io ti ricordo troppe cose. >> rispose Annabelle con un’espressione fredda.

<< Che cosa mi ricorderesti ? >>.

<< Mamma mi ha detto… che prima di essere cacciate dal luogo… tu e lei eravate amiche del cuore e mi ha detto che tu eri gelosa, perché lei aveva i poteri e tu no. Mi ricordo che quando poi vi siete riviste a Firenze, tu e lei vi siete scontrate e hai perso il controllo. Per poco non mi hai uccisa, ho ancora la cicatrice. >> confessò Annabelle , sollevando un po’ la treccia lunga, dove si poteva vedere una cicatrice che partiva dal collo per poi scendere verso il petto che era nascosto dal maglioncino rosso.

<< Fu un incidente, non volevo farti del male. >> rispose Sapphire con tono freddo e distaccato.

<< Mi hai fatto male comunque, mi hai negato la possibilità di essere felice. >> disse la ragazza con tono ugualmente freddo e distaccato.
 
<< E per questo mi hai sfidato ? Per parlare di inutili eventi del passato ? >>.
 
<< No. Volevo solamente sapere perché. Sono alquanto curiosa di saperlo >>.
 
<< Ti credevo morta, avrebbe atteso inutilmente in tuo ritorno. Lui meritava di essere felice. >> rispose Sapphire.
 
<< Chi meritava di essere felice ? >> chiese un’altra voce, fredda e distaccata come le prime due.
 
Sapphire e Annabelle cercarono di nascondere la loro sorpresa e mantennero le loro espressioni fredde e composte. In questo, quelle due si assomigliavano molto. Sapphire si voltò indietro, per guardare suo nipote che la spalleggiava contro Annabelle, piena di orgoglio. Dall’altro lato, Annabelle, guardava la scena con indifferenza e noia.
 
<< Stefan ? Che gioia rivederti >> gli disse Sapphire sorridendogli leggermente.
 
<< Ciao Saph. Ciao… Barbie Girl >> disse Stefan senza sorridere di conseguenza e fulminando Annabelle con lo sguardo.
 
Annabelle incassò senza ribattere. Sapphire cominciò a preoccuparsi. Quanto aveva sentito Stefan ? Era davvero arrivato il momento di dirgli la verità ? Avrebbe tanto voluto dirglielo in una situazione più tranquilla ma era sicura che Annabelle ne avrebbe approfittato per metterla con le spalle al muro.
 
<< Allora ? Chi è che meriterebbe di essere felice ? >> chiese Stefan oltrepassando Sapphire e guardando Annabelle con sfida.
 
Nessuna delle due pareva intenzionata a rispondere. Annabelle continuava a osservare Stefan con freddezza, poi attaccò schiantando il ragazzo contro un’auto parcheggiata lì vicino.
 
<< Ti ricorda qualcosa ? >> gli chiese Annabelle con un ghignetto.
 
“Maledetta”, pensò Sapphire prima scagliare un incantesimo contro Annabelle che tuttavia riuscì a difendersi. Stefan si rimise in piedi e stava per attaccare Annabelle quando qualcosa lo trattenne a terra. Alzò lo sguardò e vide che Juliet lo stava trattenendo a terra. Stefan riuscì a liberarsi dell’incantesimo e cominciò ad attaccarla, ma Juliet riusciva a difendersi dai suoi attacchi, seppur con un o’ di difficoltà.
 
<< Juliet, non ho niente contro di te ma ti consiglio di toglierti di mezzo >> l’avvisò Stefan.
 
<< Io invece ti consiglio di non provocarmi. Sarebbe un grave errore da parte tua. Non mi fai paura, con quegli occhi freddi come il ghiaccio. Sono ormai un’abitudine per me. >> gli rispose Juliet scagliandogli contro una sfera di fuoco.
 
“Sono stanco di queste sfere di fuoco”, pensò Stefan scagliando un fulmine contro Juliet, la quale prontamente lo evitò. Dall’altro lato, Annabelle e Sapphire avevano ripreso a combattere, ancora più selvaggiamente di prima. Usavano gli incantesimi più dolorosi e forti che conoscevano.
 
….
 
Nel frattempo, Bonnie stava osservando il combattimento, o almeno, quello che riusciva a vedere, la casa era abbastanza lontana e poi c’erano gli alberi del giardino che le coprivano la visuale. Sperava con tutto il cuore che Stefan stesse bene, non avrebbe sopportato l’idea che gli succedesse qualcosa a causa sua. Con un sospiro, si sedette sul divano e guardò intensamente sua zia.
 
<< Sono stanca che la gente abbia dei segreti con me. Voglio la verità, zia. Non voglio più che mi venga nascosto qualcosa >> affermò con durezza.
 
<< Bonnie… >> provò a dire sua zia.
 
<< No ! Sono stanca, non hai sentito ? Mi avete nascosto l’esistenza di un’altra sorella per tutta la vita ! Una sorella che adesso lotta per avere la mia testa su una picca ! >> sbottò Bonnie.
 
<< Non dire assurdità Bonnie, Sylvia è… >>.
 
<< Tornata, zia. Sylvia è tornata. >> preferì non dire tutta la verità su quel punto, non voleva mettere in pericolo sua zia più del necessario, << Ha trovato il modo e ora vuole uccidermi. Oltre a ciò credo che tu sappia che sarò io la prossima strega a essere uccisa nel rituale e saperlo implica, automaticamente, il fatto che tu sia obbligata ad aiutarmi. O sarai anche tu colpevole della mia morte ! >>.
 
Bonnie strinse i pugni, fino a conficcare le sue unghie nella carne, le mani le prudevano per la rabbia e aveva tanta voglia di urlare. Sua zia non osava alzare lo sguardo, come se si vergognasse. Questo prima probabilmente l’avrebbe fatta sentire in colpa ma adesso non più. Adesso doveva sapere la verità, doveva, o tutto quello che aveva passato il quei mesi sarebbe stato inutile.
 
<< E va bene, Bonnie. Calmati. Ora continuerò a raccontarti la storia dei De Verdant. Ascolta bene perché questa parte sarà importante per te e per il tuo amico. Forse la più importante. >>.
 
INIZIO RACCONTO
Anastasia e Michael erano ormai giunti all’età dell’adolescenza, avevano diciassette anni entrambi ed erano in procinto di compierne diciotto, Ana tra dieci mesi, Michael tra un mese e tre giorni. I due stavano camminando mano nella mano nel giardino del luogo, dopo aver fatto l’amore. I due erano molto innamorati, sebbene le famiglie di entrambi erano contro, per diverse ragioni, a quell’unione.
 
<< Michael, io ti amo. >> disse Anastasia prima di baciarlo.
 
<< Ti amo anche io, Ana. Tra un po’ sarò abbastanza grande per poterti sposare. Potrò finalmente chiedere a tuo padre la sua benedizione >> disse Michael baciandola ancora una volta.
 
<< Non vedo l’ora di poter essere completamente tua, Michael. Spero con tutto il cuore che mia madre non si intrometta, come al suo solito. >>.
 
<< Non può farlo, anche se volesse, deve capire che noi ci amiamo e che non ci potrà mai essere qualcuno migliore di me per te. Noi ci conosciamo da quando siamo bambini, siamo entrambi maghi e io sono una brava persona. >>.
 
<< Michael, non devi convincere me del tuo amore, lo sai. Tuo padre ancora non riesce ad accettarmi e non so perché. >>.
 
<< Mio padre ignoralo. Rivede in te la mamma e da quando è morta… beh… pretende che io sia infelice come lui. >>.
 
<< Prometti che… comunque vada, non mi abbandonerai mai. Promettimelo ! >> gli disse prendendogli le mani.
 
<< Te lo prometto. Lo prometto in nome del nostro e… >>, le toccò il grembo poi continuò a parlare <<… della famiglia che presto creeremo insieme >>.
 
Quando Michael, una compiuti i diciotto anni, chiese la benedizione di Frederick, la situazione cambiò totalmente. Frederick aveva categoricamente rifiutato di accettare di dare in sposa, la sua figlia preferita, al figlio di un mago che ormai non si reggeva più sulle sue gambe e che aveva il cattivo gusto si sbavare su sua moglie. Michael si arrabbiò a tal punto che sfidò Frederick in un duello, ma Frederick aveva un piano migliore e più perverso. Prese un rubino e ordinò a Michael di farlo diventare nero, se lui ce l’avrebbe fatta avrebbe potuto sposare Anastasia. Michael ce la fece, a quel punto Frederick fece brillare il rubino, avvicinandolo a una candela e il rubino cominciò a brillare di un rosso intenso. Diana a quel punto scoppiò in lacrime, mentre Frederick cominciò a ridere amaramente. Anastasia, le sorelle e Michael non riuscivano a capire ciò che stesse accadendo.
 
<< Mia cara figliola, lascia che ti dica una cosa. La nostra famiglia ha avuto origine dal sangue, dalla natura e dalla luce. Come i rubini, in un certo senso. Lo sai che… quest’abilità è tipica della mia famiglia ? Dico bene, Diana ? >> chiese Frederick guardando la moglie con uno sguardo pieno d’odio.
 
Diana scoppiò a piangere copiosamente, nascondendo il viso con le mani. Daphne e Helen andarono a consolarla. Anche Anastasia si alzò per andare a consolare la madre ma il padre la fermò.
 
<< Non sprecare per lei parole di conforto, figliola. Lei non lo merita e non ne ha bisogno. Presto, invece,  tu avrai bisogno di molto conforto e molto coraggio. Ti avevo detto di non consumare il tuo amore con questo giovane uomo, mia cara. Ti avevo detto che il frutto del vostro amore sarebbe stato condannato dalla natura e non mi sbagliavo. Vero, mia cara ? >> chiese Frederick alla moglie che continuava a piangere copiosamente.
 
<< Mi dispiace tanto Fred, mi dispiace tanto. Io non volevo, non volevo… ho commesso un errore… >> disse Diana mentre singhiozzava.
 
<< Mamma… di che cosa sta parlando papà ? >> chiese Anastasia.
 
<< Signora De Verdant… >> provò a dire Michael che stava cominciando, suo malgrado, a capire.
 
<< Diana, cerca di avere un po’ di dignità. Almeno adesso che è in gioco la felicità di nostra figlia e il benessere di nostra nipote >> la rimproverò Frederick con voce dura.
 
<< Michael… io sono tua madre. Mi dispiace tanto. Io… io ho fatto uno sbaglio. >>.
 
<< Di cosa sta parlando ? >> chiese Michael, desiderando ardentemente di non credere alle parole di quella donna, nonostante le prove evidenti.
 
<< Io e tuo padre abbiamo avuto una relazione, molto tempo fa. Quasi un anno prima della nascita di Anastasia, sei nato tu. Ho chiesto un favore alla sorella di una mia amica di aiutarmi a nascondere la gravidanza. Non volevo che Frederick lo scoprisse e non volevo ferire Annabelle, che anche se non è tua madre, ti ha cresciuto e ti ha amato lei. >> disse Diana.
 
<< Era tua amica… >> disse Michael sottovoce.
 
<< Mi dispia… >> tentò di dire Diana.

<< NON DIRE CHE TI DISPIACE !! NON OSARE !! ALZA LO SGUARDO E ABBI LA DECENZA DI AMMETTERE LE TUE COLPE !! TU HAI CONDANNATO NOSTRA FIGLIA ALL’INFELICITÀ !! >> urlò Frederick contro la moglie.
 
<< Mamma !! Come hai potuto ? >> chiese Anastasia mentre cominciava a piangere << E adesso cos’accadrà al mio bambino ? >>.
 
<< Niente, Anastasia. Non permetterò mai che un bambino snaturato nasca nella mia famiglia !! Per cui ora hai due scelte, mia cara.  O abortisci oppure daremo inizio al rituale ! >> urlò Frederick ormai in preda all’ira.
 
<< NO !! >> urlarono Michael, Diana e le altre due figlie.
 
Anastasia rimase pietrificata da quelle parole, non si aspettava che suo padre le avrebbe proposto una soluzione così drastica. Quasi d’istinto si toccò il ventre, come a voler proteggere quella creatura, che era ancora nata e già era stata condannata a essere infelice. Scappò via da quella , dove le sembrava di non essere più in grado di respirare, e corse verso il giardino, sperando di poter stare da sola per poter riflettere sul da farsi. Poco dopo, Michael la raggiunse. Era seduta sul prato e stava piangendo silenziosamente.
 
<< Michael… che cosa faremo adesso ? >> chiese Ana prendendo la mano al ragazzo, che l’allontanò subito.
 
Quel gesto la ferì. Michael l’aveva allontanata, proprio adesso che aveva tanto bisogno di lui. Proprio adesso che anche il loro bambino aveva bisogno di tutto il loro affetto. Lui non la guardava nemmeno, se ne stava seduto sul prato, lontano da lei  e guardava un punto indefinito davanti a lui.
 
<< Non c’è niente che possiamo fare. Non è colpa nostra, noi non lo sapevamo. Ora si. E dobbiamo porre un rimedio a tutto. >> le disse Michael con voce fredda.
 
<< Che cosa vorresti dire ? >> chiese Anastasia con le guance piene di lacrime.
 
<< Che ora ne siamo consapevoli e dobbiamo porre fine alla nostra relazione. Non possiamo fingere che ciò non sia vero. Siamo fratelli e da oggi dobbiamo stare l’uno lontano dall’altra. >> rispose Michael continuando a non guardarla.
 
<< Quindi mi vuoi abbandonare ? E questo che mi stai dicendo ? Tu non mi ami più ? >>.
 
<< Non dire eresie… Ana. Questa situazione mi strugge, sto soffrendo come mai prima d’ora ma non posso… non posso ignorare il sangue che ci accomuna, lo capisci o no ? È una cosa contro natura. >>.
 
<< Quindi anche io sarei una cosa contro natura ? È questo che mi stai dicendo ? >> urlò Anastasia, ferita profondamente dalle parole dell’amato, alzandosi in piedi.
 
<< Mi dispiace, Ana. >>.
 
<< Ti dispiace ? Mi hai appena detto che sono una cosa contro natura ! >>.
 
<< Mi riferivo alla relazione dei tuoi genitori ! >> urlò Michael alzandosi a sua volta in piedi.
 
<< Non è affatto diverso ! Io sono il frutto di quell’amore contro natura, perché dovrebbe essere diversa ? Perché nostro figlio dovrebbe essere diverso ? >>.
 
<< Infatti non è diverso. Noi non faremo il loro stesso errore. Tu sei d’accordo con me, no ? Non hai intenzione di condannare un povero innocente per i nostri errori, vero ? >> chiese Michael guardandola per la prima volta, quasi implorandola di essere d’accordo con lui.
 
<< Quindi è questo che tuo figlio è diventato per te ? Un errore ? Sei un codardo, non riesci neanche a guardarmi ! >> urlò Anastasia dandogli le spalle.
 
<< Che cosa vuoi che ti dica, Ana ? >>.
 
<< NON CHIAMARMI ANA !! NON OSARE !! >> urlò la ragazza.
 
<< Ana, non urlare. Non sai quanto sia difficile per me. >>.
 
<< Per te ? Perché pensi che per me sia semplice da accettare tutto questo ? Ho da poco scoperto che l’uomo della mai vita è mio fratello e  anche un codardo che vuole uccidere il mio bambino senza pietà. >>
 
<< Mi dispiace tanto, Ana. >>.
 
A quel punto Michael si voltò e si diresse verso l’uscita di Neverland, Anastasia lo inseguì. Sapeva che se Michael avrebbe attraversato quel portale non lo avrebbe visto mai più. Ma arrivò il padre che la fermò. Anastasia urlò il nome di Michael con tutta la forza dei suoi polmoni, cercando di non farlo andare via.
 
<< AVEVI PROMESSO CHE NON MI AVRESTI MAI ABBANDONATA !! >> urlò Anastasia mentre cercava di liberarsi dalla presa ferrea del padre.
 
Michael si voltò un’ultima volta verso di lei, adesso anche lui aveva cominciato a piangere. Aveva le guance bagnate, il viso pallido, gli occhi spenti. La guardava, tuttavia senza vederla realmente. Sembrava quasi che la stesse pregando di lasciarlo andare, libero, di non coinvolgerlo in quella storia, di lasciarlo essere felice e di perdonarlo. Dopo le diede le spalle e oltrepassò il varco, sparendo per sempre da Neverland e dalla vita di Anastasia, senza prendere niente dalla sua camera, abbandonando anche il padre, che lo aveva tanto amato nonostante non fosse figlio suo.
 
<< Non preoccuparti, cara. È solo un codardo e non merita di far parte della sua vita. Ora dobbiamo pensare al bambino e alla splendida vita che vivrà. >> disse Frederick abbracciando la figlia.
 
Da quel momento, padre e figlia si allearono per ottenere la loro vendetta. Quando la guerra tra le creature della notte scoppiò, i due fecero in modo di far accusare la loro famiglia di tradimento. Solo che al posto di Frederick e Anastasia, fecero uccidere il signor Von Gruer, il padre di Michael e Rosalia Jewle, la madre della migliore amica di Anastasia, Zaffira. Ciò era necessario affinché le creature della notte non li cercassero più. Dopo pochi mesi dalla loro fuga, nacque una bellissima bambina che Anastasia chiamò Annabelle.  Frederick andò a vivere insieme alla figlia nella Dimensione Oscura e lì, dopo aver approfondito le sue conoscenze magiche, insegnò alla figlia tutti gli incantesimi di reincarnazione che conosceva. Tuttavia, Frederick cambiò molto, divenne un uomo oscuro e malvagio, che usava la sua magia come arma per le sue prepotenze, anche nei confronti della figlia. Nella Dimensione Oscura incontrò anche un’altra donna, con cui creò un’altra famiglia, in modo da poter continuare la discendenza dei De Verdant. Anastasia non ebbe una vita semplice nella Dimensione Oscura, aveva una figlia a cui badare, un sacco di incantesimi da imparare e inoltre doveva difendersi dalle angherie delle altre creature che conoscevano le sue “origini discutibili”. Suo padre non le era d’aiuto, così lei scappò via da lui e tornò nel mondo degli uomini con sua figlia. Tornò dopo molto tempo nella Dimensione Oscura e lì incontrò il suo attuale marito, Albert. Albert era un lontano discendente della “seconda famiglia” di Frederick, il quale continuava ad avere un’orrenda reputazione persino nella Dimensione Oscura e che aveva privato Albert di un’infanzia felice a causa dei suoi legami di parentela. Lui e Anastasia si sposarono, sancendo un’alleanza e insieme uccisero Frederick.
 
<< Tradito… ancora una volta… dal sangue del mio sangue. Perché figli miei ? >> chiese loro Frederick in punto di morte.
 
<< Non sono tuo figlio >> ringhiò Albert.
 
<< Oh… certo che no. Disprezzi a tal punto tuo padre da aver distrutto ogni legame sanguineo con me. Vergognati. >> gli disse Frederick con disprezzo.
 
<< Non lo biasimerei per questo. Sei stato un pessimo figlio, un pessimo marito e un pessimo padre. Tu non mi avresti mai amata se non fossi nata con i poteri, altrimenti adesso sarei stata bruciata sul rogo, insieme alle mie sorelle. Ma ora tu non mi farai più del male, ora potrò essere libera. >> disse Anastasia.
 
<< Libera ? Di fare cosa ? Vuoi andare a inseguire il tuo patetico sogno d’amore con quello sguattero di Michael ? Quel codardo che ha abbandonato te e tua figlia ? >> chiese Frederick con la voce piena di odio.
 
<>.
 
Dopo quell’episodio, non si sentì parlare per molto tempo di Anastasia e di Albert fino quando non sono giunti a Fell’s Church, ma tu questa storia già la conosci.
 
FINE RACCONTO – PARTE SECONDA.
 

 
Sylvia, da dentro il corpo di Bonnie, aveva ascoltato tutto. Sorrise, era finalmente giunto il suo momento. Adesso anche lei avrebbe potuto ottenere quello che voleva. La sua vendetta era, ufficialmente, iniziata.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Whiteeyes95j