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Autore: Ormhaxan    05/01/2015    5 recensioni
Inghilterra, 2013. Dexter Freeman è uno scrittore da cinquanta milioni di copie, o almeno lo era prima dell'uscita del suo ultimo romanzo, - quello che è stato definito un "Fiasco" da pubblico e critica - prima del divorzio e prima dell'alcool. Disilluso e oppresso da quella grande metropoli che è Londra, Dexter decide di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare a Richmond, nello Yorkshire, dove tutto ha avuto inizio. Qui, in una città apparentemente ostile, cerca di liberarsi dai propri demoni, primo tra tutti l'alcool, e ritrova una vecchia amicizia - la sorella di quello che un tempo è stato il suo migliore amico - che gli stravolgerà la vita e, forse, gli farà ritrovare quella passione per la scrittura e la poesia che sembra aver perso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Charlotte Harrison non ricordava l’ultima volta che un uomo l’aveva baciata con tale dolcezza, con una devozione alla sua persona e al suo corpo come in quel momento la stava baciando e adorando Cole. Ogni volta che la baciava, il moro aveva la straordinaria capacità di farla rabbrividire di piacere, riusciva a farla rilassare, a lasciarsi andare e far sorridere anche dopo una giornata orribile. Lui era tutto ciò di cui lei aveva bisogno, il suo punto fermo: sapeva come farla ridere, sapeva cosa dirle in ogni situazione, era un ottimo partner sia lavorativo che sotto le coperte e più di ogni altra cosa lui c’era stato, era rimasto, quando tutti gli altri erano andati via.
Lui era Cole, il ragazzo che aveva conosciuto quasi per caso al suo ritorno dalla Francia, un caro amico, un instancabile lavoratore, il ragazzo perdutamente innamorato di lei, e in un mondo perfetto sarebbe stato il ragazzo di cui lei si sarebbe follemente innamorata a sua volta, avrebbe sposato e con cui avrebbe avuto dei figli, creato una famiglia.
“Credo che dovremmo…” iniziò lei, non appena lui spostò le sue labbra verso il suo collo, guardando con la coda dell’occhio verso la vetrina del negozio dopo che una strana sensazione, un sesto senso, l’aveva messa in allarme.
Baciarsi con tanto trasporto nel corridoio sembibuio della pasticceria, dove i passanti più attenti avrebbero anche potuto vederli, non era stata una buona idea, ma quando Cole le aveva circondato la vita con le sue braccia, l’aveva fatta indietreggiare fino a spingerla con la schiena contro il muro e l’aveva baciata in quel modo Charlotte non era riuscita a tirarsi indietro, a dire di no.
“Cole! – protestò nuovamente, portando le mani sul petto di lui e allontanandolo di qualche centimetro – Non possiamo continuare così, non mentre lavoriamo: la gente potrebbe vederci e io non voglio che la nostra relazione diventi oggetto di pettegolezzi, non voglio che la cosa si sappia, non ancora.”
“Lo so, lo so, ma sei così bella con questo vestito e non ho saputo resistere alla voglia di baciarti.” Si giustificò lui, abbozzando un sorriso sghembo, squadrandola ancora una volta.
Era uscita solo pochi minuti prima dal bagno con indosso un vestito taglio tubino blu che aveva messo in occasione di un evento importante, del pranzo a cui era gentilmente stata invitata da Rose Freeman, e quando Cole l’aveva vista si era letteralmente avventato sul suo corpo dalle forme sinuose e sulle sue labbra rese ancor più carnose dal rossetto appena applicato.
“So di essere uno schianto, – disse lei, scherzando e fingendo di darsi arie – ma ti prego di tenere a bada i tuoi ormoni, Monaghan.”
“Farò del mio meglio, dolcezza. – promise, afferrendola nuovamente per la vita – Ma continuo a non capire perché vuoi andare a questo pranzo: Dexter Freeman è appena uscito dal centro di riabilitazione, e dubito che stare a contatto con un soggetto fragile e imprevedibile come lui possa giovarti.”
“Vado, - rispose piccata – perché Dexter e la sua famiglia sono persone a cui tengo, perché mi hanno vista crescere  e perché sua sorella Rose un tempo è stata una delle mie più care amiche. Vado perché a mio fratello avrebbe fatto piacere, perché a me fa piacere, quindi ti prego di non insistere oltre.”
“Okay, scusami. Non volevo sembrare possessivo o cercare di farti stare lontano dalle persone a cui tieni, è solo che… - sospirò e scrollò le spalle – Ho letto di quello scrittore, so cosa si dice di lui sui giornali, e sarà stato anche tuo amico un tempo, il migliore amico di Matt, ma la verità è che oggi è uno sconosciuto.”
“Hai detto bene, Cole: è stato mio amico, un secondo fratello – ed io lo amavo, l’ho amato con tutta me stessa, nel modo puro  ingenuo in cui solo un’adolescente sa e può amare, pensò – e voglio che sappia che non è solo, che ha amici a cui può fare affidamento. Tu per primo sai quanto è stato difficile per me dopo la morte di Matt, dopo la clinica e dovresti capire perché lo faccio, capire che…”
“Lo so, lo so. – disse, interrompendola e posando le mani sulle sue braccia – Sei una ragazza dal cuore d’oro, speciale, e mi sono innamorato di te anche per questo. E hai ragione: in questo momento delicato Dexter avrà bisogno di vedere volti amici attorno a lui, quindi vai! Vai, prendi la tua deliziosa torta e passa una buona giornata. Io sarò qui ad aspettarti.”
“Grazie. – disse lei, posando una mano sulla sua guancia e baciandolo – Grazie per aver capito, per riuscire a capirmi sempre.”



 
**



“Scusa il ritardo! – esclamò Charlotte quando Rose le aprì la porta d’ingresso della villetta – Ho fatto tardi e con la torta nella macchina ho dovuto tenere una velocità sostenuta.”
“Non preoccuparti, Dexter non è ancora arrivato. – la informò Rose, celando malamente la sua preoccupazione – Mi aveva detto che sarebbe arrivato per le dodici, che avrebbe preso un autobus fino al centro e poi avrebbe fatto una passeggiata ma è passata un’ora e sto iniziando a preoccuparmi.”
“Hai provato a chiamarlo sul cellulare? Magari ha avuto un imprevisto e l’hanno trattenuto più del previsto.”
“Spento. Dexter difficilmente riaccenderà quel “mostro infernale”, come gli piace chiamarlo, non prima di aver attivato un nuovo numero. Ha deciso di sparire dalla circolazione ed è deciso a fare le cose per bene.”
“Di certo arriverà a momenti. – cercò di tranquillizzarla, abbozzando un sorriso non molto convincente – Dex è sempre stato un amante delle lunghe passeggiate all'aria aperta, e probabilmente si sarà fermato in qualche parco, ad ammirare il panorama e i fiumicciattoli, e avrà perso la cognizione del tempo.”



 
**



“E così hai deciso? – gli aveva detto Matt, raggiungendolo in strada e appoggiandosi alla sua macchina di seconda mano rossa in cui il suo amico stava caricando le valigie – Addio Richmond, te ne vai per sempre.”
“Non farla più tragica di come sembra, amico: tornerò per Natale, e ci sentiremo spesso. Mi comprerò uno di quei maledetti arnesi, un cellulare, e mi potrai chiamare quando vorrai. Non è la fine del mondo.”
“Per alcuni lo è, sai? – chiese in maniera retorica, inclinando leggermente la testa – E non guardarmi con quella faccia: sai perfettamente di chi sto parlando. La mia piccola sorellina si è follemente innamorata di te, e se non fossi il mio migliore amico adesso dovrei spaccarti la faccia. Forse lo farò anche se sei il mio migliore amico.”
“T-tu… - Dex sgranò gli occhi, boccheggiò – Come lo sai?”
“Dio, Freeman, è mia sorella: so ogni cosa che le passa per la testa, è un libro aperto per me, e poi solo un cieco, o tu, non si sarebbe accorto del modo in cui ti guarda da tipo un anno, dei suoi occhi che brillano ogni volta che entri in una stanza. Sei il suo mito, ed era abbastanza intuibile una cosa del genere.”
“Mi dispiace, davvero. Odio lasciarla, odio l’idea di abbandonarla con il cuore infranto ma che cosa potrei offirle? Ha 17 anni, cazzo, è una ragazzina. Ha una vita davanti, mille possibilità, e di sicuro non sarò io a precuderle quella vita, quelle possibilità.”
“Così lo ammetti: qualcosa è successo tra di voi?” Matt assottigliò lo sguardo, si sporse verso di lui con aria minacciosa.
“Io… noi… niente di irreparabile! La virtù di tua sorella è intatta, non siamo andati oltre qualche innocente bacio.” Si affrettò a dire il futuro scrittore, chiudendo gli occhi per paura di ricevere un pungo in faccia.
“Innocente, eh? Non credo proprio. Vi ho visti l’altro giorno sul patio, e il bacio che le stavi dando non era affatto innocente.”
“Matt, amico, io… lascia che ti spieghi! Io… io ci tengo davvero a lei, io la amo!” esclamò, senza neanche rendersi conto di ciò che aveva detto ad alta voce all'amico.
“T-tu, davvero? – Matt strabuzzò gli occhi: quella rivelazione non se la sarebbe mai aspettata – Dex, non hai mai ammesso una cosa del genere per nessuna, neanche per le tue ragazze storiche, per Margaret.”
“Lo so, lo so, e ancora non riesco a crederci di averlo detto ma… - scosse la testa, gesticolò – Non è questo il punto: io devo andare, devo fare quello che è giusto fare. Non sarebbe felice con me, lo capisci, capisci quello che intendo?”
“Sì, sì lo capisco… - Matt sospirò e abbassò lo sguardo – Ci tieni a lei, vuoi solo il meglio. Lo capisco, lo accetto e non devi preoccuparti per lei: baderò io alla mia sorellina, mi prenderò cura di lei e la farò stare bene. Ce la caveremo, come sempre, quindi non preoccuparti e pensa solo a realizzare il tuo sogno.”
“Grazie, Matt, grazie.” Allungò una mano che Matt strinse saldamente, e prima di entrare in macchina e partire alla volta di Londra lo salutò dicendo: “Arrivederci, Harrison.”
“Arrivederci, Freeman.”

 
 

 
**
 
 

“Mi dispiace di essere così tardo.” Sussurrò, piegandosi sulle ginocchia e posando un girasole sulla tomba del suo amico.
Dexter Freeman aveva camminato senza meta per svariati minuti – ripensando dopo anni all’ultima volta che aveva visto Matt da solo prima della sua partenza per Londra - prima di decidersi ad andare al cimitero, a rendere omaggio al suo amico, parlare con lui dopo tanti anni. Non era mai stato un fervido credente, si reputava agnostico, ma era certo che in qualche posto non troppo lontano Matt lo stava osservando, poteva vederlo prostrato davanti alla sua tomba e sentire le sue parole bisbigliate.
“Sono un pessimo amico, lo sono sempre stato.” Continuò, sedendosi a gambe incrociate sul perfetto prato all’inglese che ricopriva le tombe.
“Non sono tornato per il tuo funerale, non ci sono riuscito: sono stato un codardo, mi sono fatto scudo della scusa del lavoro, della promozione del libro per scappare lontano, far finta che non fosse successo nulla; sono scappato, ho fatto ciò che so fare meglio e mi vergogno…”
Si passò una mano tra i capelli, sospirò: “Tu ci saresti stato, tu c’eri sempre: per me, per Charlotte, per la tua famiglia. Sempre, tu facevi di tutto per esserci, non importa se in quel momento eri dall’altra parte del mondo: tu prendevi aerei, treni, autobus e qualsiasi mezzo assurdo per arrivare in tempo, non lasciare da solo un amico. Non ho mai meritato la tua amicizia, non ho mai meritato neanche Charlotte…”
Sorrise algido, sul suo viso comparve una smorfia: “L’ho vista, sai? Con il pasticcere, con quel tipo moro: si stavano baciando. Ebbene sì, Charlotte è andata avanti, è diventata una donna sexy che tutti vorrebbero al loro fianco, si sta costruendo una nuova vita, una vita in cui io non ho posto. Dio, non che sia geloso, no, solo… - roteò gli occhi, rise – Tutti sono andati avanti, mentre io sono tornato indietro: ho avuto la presunzione di credere che a Richmon avrei trovato tutto come l’avevo lasciato, che tutti mi avrebbero accolto come una star, invece la gente mi guarda con indifferenza, i miei amici di un tempo non sono più tali; tua sorella non è più la ragazzina innamorata di me, ma una donna che ne ha passate tante e tu… tu sei andato via, e io mi sento così solo.”
Portò gli occhi al cielo, indicò l’azzurro candido con un dito ed continuò: “Stai ridendo di me, adesso, vero? So che te la stai ridendo, bastardo, e hai tutte le ragioni per farlo. Avrei dovuto darti ascolto, sai? Sarei dovuto tornare, prendere Charlotte, portarla via di qua e vivere con lei a Londra. Ce l’avrei fatta, l’avrei resa felice, forse… o forse avrei rovinato tutto? – scosse la testa – Dio, non lo so, non lo so. Forse sarebbe andata diversamente, forse lei sarebbe stata la mia musa, ma forse no… forse avrei trascinato anche lei nel baratro e ci saremmo distrutti come ci siamo distrutti io e Margaret.
“Ma io non ho mai voluto bene a Meg come ho voluto bene a Charlie: il nostro rapporto è sempre stato altalenante, molto fisico e… no, Meg non è mai stata la piccola Charlotte, e io sono stato stupido a riprenderla con me.”
Si portò le gambe al petto, continuò a fissare la lapide del suo amico: “Le auguro tutta la felicità del mondo, sai? Spero che sia felice con lui, che abbia quello che ha sempre sognato. Certo, vorrei sapere cosa le è capitato, cosa l’ha spinta verso la bottiglia, ma non credo siano affari miei. Non ho alcun diritto di chiederglielo, sono un estraneo per lei, qualcuno che un tempo conosceva, che ha amato… - sorrise ghembo – Sì, stronzo, lei mi amava, anche se ho negato quando tu me lo ha chiesto. Ma anche questo lo sapevi, vero? Sapevi sempre quando mentivo, quando dicevo una cazzata. Tu eri mio fratello, la parte migliore di me, e te ne sei andato troppo presto. Sai, farei qualsiasi cosa per poterci scambiare di posto, per farti tornare, ma non posso… - alzò gli occhi, i suoi occhi verdi che si stavano velando per le lacrime – Mi dispiace, Matt, mi dispiace per tutto. Spero che, ovunque tu sia, tu possa perdonarmi; spero che tu stia in un posto migliore di questo, spero che tu te la stia spassando con qualche pollastra e… e spero di rivederti un giorno. Mi manchi, e ti vorrò sempre bene. Non ti dimenticherò, mai e prometto che non lascerò mai più sola la tua preziosa sorellina, che ci sarò sempre per Charlotte e che la proteggerò nel modo che merita, come avresti fatto tu. Starà bene, vedrai, e anche io prima o poi starò bene, quindi non preoccuparti per me. Non preoccuparti di nulla, amico mio, e riposa in pace. Addio.”


 


*



Angolo Autrice: Nono capitolo della storia, un capitolo piuttosto intenso soprattutto nel finale e nel salto temporale/ricordo di Dexter. Non ho molto da dire oggi: spero che il capitolo vi sia piacuito, di essere riuscita a trasmettere tutte le forti emozioni descritte e ringrazio come sempre tutti voi che seguite la storia! Lasciate una recensione se vi va. Non mordo, giuro :3
Alla prossima,
V.
 
  
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