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Autore: Red_Coat    06/01/2015    7 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Torno indietro al limitare del bosco, e trovo Hikari ad aspettarmi con la pistola in mano. Sembra una bambina, ma suo nonno deve averla addestrata ad usarla perché la sua dolce mano destra ne impugna correttamente e con grazia il manico fissando un punto imprecisato del panorama del lago, di fronte a lei. Quando io mi paleso alle sue spalle, lei si volta rapida e me la punta contro, e solo quando vedo i suoi occhi adombrati riesco a capire quanto è terrorizzata. Alzo le mani in segno di resa per tranquillizzarla, e non appena abbassa l’arma la stringo a me e sento il suo petto sobbalzare mentre cerca di soffocare qualche singhiozzo.
 
<< Va tutto bene ora. >> le dico appoggiando piano le mia labbra al suo orecchio destro, poi prendo il suo viso tra le mani e la vedo sforzarsi di sorridere << E’ tutto a posto. >> ribadisco, facendo lo stesso.
 
Non sono spaventata mi dice.
Anche se tutto in lei, dal lieve tremolio dei suoi muscoli al leggero affannamento del fiato fino alla preoccupazione nei suoi occhi, mi dice il contrario.
 
<< Lo so. >> le rispondo, e sorrido aggiustandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio, per apparire più convincente.
 
Ma lei mi afferra la mano e se la preme sulla guancia morbida chiudendo per qualche istante gli occhi, e inducendomi ancora una volta a maledire quella dannata benda che me la copre quasi del tutto impedendomi di sentire il suo tocco angelico
No, sul serio! aggiunge poi, con più decisione Non sono spaventata. Ero soltanto tanto preoccupata per te. Ci hai messo troppo tempo, ed io pensavo che non saresti tornato!
Quella frase mi paralizza. Non tanto per ciò che significa al momento, visto che il mio scontro con Genesis non può essere durato più di dieci minuti, inclusa la chiacchierata non tanto amichevole che abbiamo avuto sia prima che dopo essercele date a vicenda. Mi preoccupa perché mi fa pensare a ciò che potrebbe accadere in futuro, al destino che attende me e Hikari.
Mio nonno riuscì a sposare mia nonna nonostante il suo lavoro di Soldier 1st class lo trattenesse a volte per un intero anno lontano da casa. Ma la mia situazione è completamente diversa.
La Shinra è arrivata al suo punto di rottura, e il reparto SOLDIER è in crisi, non ci vuole molto per comprenderlo. Con la diserzione di Genesis e il continuo svilupparsi di movimenti a difesa del pianeta è già un miracolo che i SOLDIER siano riusciti a resistere fino ad oggi. Ci voleva la miccia che innescasse il terremoto dall’interno, e quella miccia è stata accesa da Genesis ormai quattro mesi fa, lasciando tutti nell’angosciante attesa dell’esplosione. Tutti inclusi me, Zack e Sephiroth.
Non ho idea di cosa vogliano fare loro, se la situazione dovesse mettersi male, ma nel momento stesso in cui la frase di Hikari ha rimbalzato nei miei occhi e poi nella mia testa, mi sono reso improvvisamente conto che non ho idea neppure di quello che dovrei fare io.
Mesi fa, prima della convalescenza che mi ha portato a conoscerla e ad accorgermi di amarla, avrei di sicuro deciso di continuare a seguire Sephiroth qualunque fosse stata la sua scelta e ovunque lo avrebbe portato.
Anche adesso continuo a ripetermelo, perché questo è il mio obbiettivo primario, quello che ha guidato la mia vita fino a questo momento e che continuerà a farlo fino a quando non avrò trovato le risposte che cerco. Eppure … ora c’è Hikari, e tutto si complica.
Quando ho deciso di seguire Sephiroth ero da solo, non avevo più nessuno per cui lottare ed ero arrabbiato e ferito. Adesso, lei con quei suoi occhi grandi e profondi e con il silente linguaggio delle sue dita piccole e affusolate, sta pian piano dissipando le tenebre che circondavano il mio animo e nascondevano ciò che realmente io cercavo di essere. Un uomo, coi suoi sogni e le sue speranze.
Lei mi sta riportando alla luce, mi sta permettendo di riscoprirmi minuto dopo minuto e il solo pensiero di continuare a esistere senza di lei mi fa male dentro, un male dolce e atroce allo stesso tempo.
Così, ecco che nuovamente mi trovo di fronte a un bivio, io che avevo giurato di non cercare alcuna cosa all’infuori di Sephiroth e delle mie risposte.
E all’improvviso, come se fosse nuovamente emersa dal mio io più profondo, ritorna quella voce di donna calda e ammaliante, che mi sussurra serpentina      
 
"Devi scegliere. Lui sta per svegliarsi dal suo lungo sonno.
E tu dovrai scegliere."
 
Ecco un altro indizio indecifrabile, un'altra frase misteriosa e incomprensibile.
Lui chi? Di cosa stai parlando? Chi sei?
Ma nuovamente non ricevo risposta, e mi abbevero alle labbra di Hikari per colmare il grande vuoto che sento all’improvviso nel mio cuore e per placare la tempesta che sta ricominciando nella mia mente. La stringo forte a me come se volessi divorare tutta la luce che il suo nome e la sua essenza racchiudono, poi la libero come se avessi paura di spegnarla per sempre, e cerco di non rivelare il mio profondo turbamento tornando a sorriderle.
 
<< Hey sono un Soldier, ricordi? >> le rispondo mentre lei mi stringe ancora le mani.
 
Dopo il bacio, la preoccupazione è quasi del tutto scomparsa dal suo volto, ma rimane la paura, perciò mi vedo costretto a spiegarle a grandi linee la situazione.
 
<< Ascolta, so che effetto può fare la vista di quei mostri. Ho avuto anche io la stessa reazione la prima volta che li ho incontrati! >> le rispondo, e la vedo seguirmi attenta incastrando i suoi occhi verde smeraldo nei miei << Ma tu non devi preoccuparti. Quell’uomo col soprabito rosso era un 1st class una volta, ma poi ha disertato e ora fa guerra alla Shinra. Era me che cercava, perché ho uno stretto legame con Sephiroth – che è stato un suo amico – e mi sono rifiutato di unirmi alla sua ribellione. Tu e tua nonna siete al sicuro, sta' tranquilla! >>
 
Ho mentito sul vero motivo per cui Genesis mi ha attaccato, perché non voglio che lei sappia di più. Potrebbe essere rischioso, e preferisco fare tutto il possibile per tenerla al sicuro. Ma nuovamente lei sembra preoccuparsi più di me che di sé stessa, perché stacca la mano sinistra dalla mia e la poggia sul mio petto. E tu? Sarai al sicuro?
Vorrei stringerle la mano che ancora tiene stretta la mia per rassicurarla, ma non posso ancora muovere la destra, che si limita a rimanere inerte nella sua, fatta eccezione per qualche piccolo movimento del pollice e del mignolo, le uniche dita scoperte.
Così mi limito a sfiorarle il mento con l’indice della sinistra, come se stessi cercando di dipingere quella linea su una tela, e dolcemente appoggio le mie labbra sulle sue in un tenue bacio.
 
<< Cercherò di non morire, te lo prometto. >> le rispondo.
 
L’unica verità pura che è uscita dalle mie labbra fino a questo momento. Cercherò di vivere. Per me, per Sephiroth, per Zack, per Hikari, per la mia famiglia e per Jiro. Sono queste le uniche motivazione che ho per continuare a combattere adesso.
E devo averle trasmesso proprio questa mia convinzione, perché la vedo tornare a sorridermi, e mentre il mio cuore si libera dalla morsa della preoccupazione lei avvolge le braccia intorno al mio collo e poggia il viso appena sotto la mia nuca. La stringo forte, e non posso fare a meno di stamparle qualche dolce bacio dietro il collo mentre la sento sciogliersi rassicurata.
Sephiroth è la mia forza, Hikari è la mia luce. Anche se dovessi scegliere prima o poi tra il diventare potente quanto spero lasciandomi però trascinare nell’oscurità e il rinunciare a tutto per far risplendere la luce degli occhi di Hikari nel mio cuore, chi è che mi ordina di farlo sul serio?
I miei pensieri si dissolvono come nebbia quando vedo le mani di Hikari cercare di mirare qualcosa, ma all’improvviso sembra attardarsi a cercare di trovare la parole giuste che possano concludere questa conversazione e farmi capire quello che fino ad ora ho solo immaginato. Rimane per qualche secondo con le dita a mezz’aria in un segno indistinto, poi però ci rinuncia e avvicinandosi di più al mio viso lo afferra tra le mani con delicatezza e sfiora piano le mie labbra alla ricerca di un altro bacio, che non posso fare a meno di concedergli mentre impedisco che le sue mani si allontanino da me.
 
***
 
Tornando alla tenuta, facciamo finta che non sia successo nulla per non far preoccupare la vecchia signora, che pure non ha quasi tempo per accorgersi dei nostri sguardi e del mio insolito silenzio perché ha trovato un nuovo cliente in un vecchio pescatore venuto per il weekend. Gli ronza intorno con fare materno come ha fatto con me, circondandolo di attenzioni e offrendogli i migliori prodotti del luogo, ed io sono quasi sollevato da questo perché, anche se capisco che per i prossimi due giorni non potrò più allenarmi in riva al lago, almeno potrò sbollire in pace il nervosismo che ha preso ad attanagliarmi lo stomaco con una morsa dolorosa che quasi mi mozza il fiato, inducendomi a credere per qualche momento di essermi fatto male durante lo scontro.
Ma ben presto mi accorgo che ho solo bisogno di calmarmi, e siccome gli allenamenti sono vietati mangio qualcosa - sperando che uno stomaco pieno riesca a reagire meglio al dolore di uno vuoto – e scendo al lago col revolver in mano prendendomela col solito tronco malandato di quel vecchio albero morto e tornando solo quando le tenebre diventano così fitte da impedirmi di vedere con chiarezza ogni dettaglio.
E’ notte quando rivedo Hikari.
La sento aprire piano la porta in legno che emette un impercettibile cigolio, e non apro gli occhi fino a che il rumore dei suoi passi non si ferma proprio di fronte a me. Solo quando vede il verde mako scintillare nell’oscurità lei si apre in un sorriso imbarazzato, quasi volesse scusarsi di avermi disturbato anche se in realtà sarei io a dovermi scusare per aver finto di dormire non appena ho sentito la porta dischiudersi. Le sorrido e senza preoccuparmi di continuare a fingere di essere mezzo addormentato mi metto a sedere con la schiena poggiata alla testiera in ferro battuto del letto e le gambe distese sulle lenzuola sfatte, lasciando un po’ di spazio alla mia destra e porgendole la mano bendata per invitarla ad accomodarsi al mio fianco.
Lei, avvolta in un kimono blu notte e con i lunghi capelli castano scuro sciolti sulle spalle, poggia delicatamente le sue dita sulla fasciatura e accoglie il mio invito con un sorriso sollevato accoccolandosi stretta a me e poggiando la testa sul mio petto nudo.
La freschezza e la leggerezza dei morbidi fili dei suoi capelli uniti al calore del suo esile corpicino stretto al mio sembrano procurarmi un sollievo immediato dall’ansia che mi attanaglia, e mi godo quel momento immergendo il naso in quella cascata castana che profuma di vaniglia e fragole di campo e stringendola a me come se avessi paura di vederla svanire da un momento all’altro come successe con mio nonno.
Non abbiamo bisogno di parlare, di spiegare cosa ci ha impedito di dormire dopo una giornata come questa.
Lei ha paura di perdere me, io ho lo stesso timore rivolto verso di lei. Con la differenza che io so per certo che prima o poi succederà, com’è accaduto con tutte le persone che ho amato e che hanno lasciato cicatrici ancora calde negli angoli più reconditi del mio cuore.
E mi sento terribilmente in colpa per questo, perché continuo a starmene qui come se dovessimo continuare ad essere insieme per sempre mentre so che dovrò lasciarla nuovamente sola senza di me, senza più tornare indietro.
Perché a Midgar ho Sephiroth, una missione da portare avanti, amici morti da vendicare e nemici da affrontare. E non posso permettere che Hikari soffra a causa mia, che perda la sua innocenza che è la luce di cui ho così tanto bisogno.
Non riuscirei a perdonarmelo. Mai più.
 
ELABORAZIONE DATI IN CORSO …
CONNESSIONE …
 
Lazard Deusericus fissò assorto lo sguardo dell’albino che si puntava dritto nel suo e si chiese come mai fosse così preoccupato per il suo giovane allievo, tanto da richiamarlo in anticipo da un periodo di convalescenza per quella che era stata una ferita non da poco.
Certo, le condizioni che avevano portato a quello scontro erano state alquanto spettacolari e dopo aver visionato il video della sicurezza anche Lazard, in quanto direttore di SOLDIER, capiva che Victor non era un comune 2nd Class.
Ma seguendo questo ragionamento, non era logico presumere che Victor si trovasse più al sicuro lontano dalla sede centrale che rinchiuso tra le sue quattro mura? Evidentemente no, e se uno come Sephiroth – abituato a sfruttare la logica delle azioni militaresche anche nella vita di tutti i giorni – pensava questo, voleva dire soltanto che era a conoscenza di fatti nascosti a tutti gli altri.
Era questo ad impensierirlo, oltre a tutta quella miriade di sentimenti contrastanti derivati da situazioni personali e pericolose che preferiva non rivelare fino a che non avesse preso una scelta.
Continuò a guardare l’albino dalla sedia della scrivania dietro alla quale era seduto, con le dita incrociate all'altezza del mento e una tazza ancora colma di caffè ormai diventato gelido poggiata vicino allo schermo del pc, e più lo guardava più non poteva fare a meno di vedere la preoccupazione su quel volto di solito glaciale, anche se il 1st class cercava di nasconderla riuscendoci quasi del tutto.
Ma Lazard non era stupido, conosceva i suoi soldati forse anche più di loro stessi e sapeva quando qualcosa non andava. E questo era uno di quei momenti per l’eroe di Soldier, perciò senza più riuscire ad esitare il Direttore si sporse in avanti appoggiando i gomiti sulla scrivania e fissando l’albino in piedi di fronte a lui, in attesa di una risposta.
 
<< D’accordo Sephiroth. Victor Osaka ha il permesso di rientrare tra dieci giorni. Fino ad allora però, chiederò la protezione dei Turks per lui. >>
<< Non è necessario, Direttore. >> aggiunse l’albino, riuscendo a non scomporsi, anche se Deusericus fu quasi certo di vedere un guizzo inquieto balenare nei suoi occhi di ghiaccio.
<< Si che lo è, se ritieni il pericolo così imminente da fare in modo che Victor torni prima dalla sua convalescenza. >> rispose, poi trasse un leggero sospiro e aggiunse quasi paterno << E’ una misura necessaria soprattutto per chi gli sta intorno, lo sai. Neanche a me piacciono i Turks, ma … >>
<< Va bene … >> assentì l’albino con rassegnazione, senza neppure permettergli di finire la frase.
 
Fosse stato un altro soldato, magari un 2nd, a commettere una simile insolenza sarebbe stato costretto a non fargliela passare. Ma tra lui e i 1st class c’era quasi un rapporto di equità che permetteva loro un dialogo più aperto, non fosse per il fatto che dovevano usargli del voi ed era lui ad assegnare loro le missioni.
Anche se pure in questo ci sarebbe stato da discutere, visto che i 1st potevano anche permettersi di rifiutarle per buoni motivi, come Sephiroth stesso aveva fatto tempo fa quando gli era stato assegnato il compito di rintracciare il disertore Rhapsodos nel suo villaggio natio, a Banora.
Da allora erano cambiate molte cose, pensò con angoscia il direttore di SOLDIER. Troppe, a dir la verità. La Shinra stava cominciando a star stretta perfino a lui, che all’improvviso s’era ritrovato ad ammirare il coraggio di Angeal e Genesis nel ribellarsi a quella specie di piramide dove gli ultimi erano considerato solo stupide marionette. E tutti i membri di Soldier, inclusi lui e Sephiroth stesso, erano fra questi.
Lui aveva fatto la sua scelta e stava solo aspettando il momento giusto per metterla in atto. Ma Sephiroth … anche si sforzava di rimanere impassibile e lucido come sempre, anche su di lui gli ultimi avvenimenti stavano provocando quel tormento interiore con qui tutti i soldato dotati di cervello dovevano combattere. Era per questo che nei mesi e nei giorni antecedenti a quello Lazard aveva spedito a tutti i membri diverse mail apparentemente innocue che avevano come scopo quello di far riflettere.
Rimanete uniti Soldier, dicevano, mantenetevi fedeli al giuramento fatto.
Ma in realtà stavano semplicemente chiedendo: Siete ancora convinti di aver fatto la scelta giusta? SOLDIER è ancora un luogo sicuro in cui cercare un futuro migliore?
Parole strane e sovversive che erano state camuffate molto bene dietro a un ghirigoro ben costruito di ragionamenti estrosi, ma che una volta comprese non potevano non suonare strane, in particolare se uscite dalla bocca di uno dei capi principali, o almeno questo è ciò che credeva chi pensava a lui.
Ma Lazard non era il capo, anche se avrebbe potuto benissimo esserlo. Si limitava solo a fare ciò che la direzione richiedeva da lui, a fare in modo che le cose andassero come dovevano andare. Proprio per questo quella bufera in atto da prima della diserzione di Genesis rischiava di fargli perdere quel misero posto che in fondo aveva avuto soltanto per via della sua più grande sfortuna, quella di essere … quel figlio che il Presidente non avrebbe mai dovuto avere.
Cresciuto nei bassifondi mentre al suo fratellastro erano spettati di diritto tutti gli agi e i privilegi del figlio del capo, sebbene non avesse rimpianti riguardo la sua infanzia Lazard non poteva non rodersi il fegato al solo pensiero che mentre a Rufus era spettata tutta la torta, lui aveva dovuto accontentarsi delle briciole. Perché era un errore, un grossolano errore, e sebbene le sue capacità gli avessero permesso di accedere a pieni meriti nel ruolo che ricopriva ora, da quando quella notizia aveva sconvolto la sua vita non aveva più potuto far finta di nulla, e senza neanche accorgersene la sete di vendetta aveva iniziato a divorare il suo cuore, come un tarlo spietato e avido che non smetteva di divorare la sua mente e i suoi pensieri neppure mentre dormiva. Questa era la sua storia, il pensiero che lo divorava.
Conosceva quella di Angeal e Genesis, seppur in parte e non poteva che essere d’accordo con la loro diserzione, anche se non poteva ancora sbilanciarsi. E per quanto riguardava Sephiroth? Era sempre stato il più indecifrabile dei tre, quello meno avvicinabile e il più diffidente. Non amava parlare del proprio passato, forse neppure Angeal e Genesis lo conoscevano, e quello che stava avvenendo in quel preciso istante era forse l’unico colloquio in cui le sue emozioni erano riuscite a uscire da quello strato di ghiaccio in cui il 1st class dai lunghi capelli albini le rinchiudeva.
Avrebbe voluto sapere il perché di quella preoccupazione per Victor Osaka, chiedergli più informazioni a riguardo, e a dirla tutta avrebbe anche avuto il diritto di avere una risposta.
Ma era troppo impensierito per ascoltare una dettagliata spiegazione e comprenderla appieno, e non voleva turbare ulteriormente l’animo dell’unico first class rimasto a guardia del forte SOLDIER.
Perciò annuì con un sorriso quando Sephiroth si congedò bofonchiando un "grazie" torvo, e lo richiamò soltanto quando l’albino era ormai di fronte all’uscio dello studio, per comunicargli una decisione presa sul momento dopo quelle confuse riflessioni.
 
<< Il ragazzo è dotato di un grande potenziale. >> disse, e vide Sephiroth fissarlo in attesa, come se volesse entrare nei suoi pensieri e leggere le sue più recondite intenzioni.
 
Era importante che sapesse che non era una minaccia per loro, che i pericoli provenivano dall’alto e lui era l’ultima persona con cui prendersela. Così, dopo una breve pausa usata per cercare le parole migliori, si alzò in piedi e uscì da dietro la sua scrivania, evitando quasi di sfiorarne la superfice con la punta delle dita guantate di bianco.
 
<< E in questo periodo ci sarebbe utile averlo tra le file dei 1st con te e Zack Fair, se le cose dovessero mettersi male. >> continuò, per poi interrompersi di nuovo alla fine della frase e ripensando a ciò che aveva appena detto.
 
Se anche io dovessi andarmene, se SOLDIER dovesse finire nelle mani della direzione o dei Turks …. Almeno ci sarebbe ancora qualcuno su cui i membri più giovani possano contare. Per quanto? Questo era impossibile da stabilire, perché ormai il reparto si stava sgretolando e presto sarebbe rimasto solo quello che la leggenda di quei tre first class aveva contribuito a realizzare. Ma almeno avrebbe potuto resistere un po’ di più, dare il tempo a tutti di rendersi conto di quanto la Shinra fosse scesa in basso e di quanto in realtà fosse stato tutto merito dei Soldier e del loro direttore se giovani del valore di Victor Osaka o Zack Fair avessero deciso di prestare servizio agli uomini senza scrupoli che sedevano sui loro scranni al 65esimo piano della Shinra Company, decidendo il bello e il cattivo tempo. Tutti si sarebbero accorti di quanto importante era stato il lavoro svolto da Lazard Deusericus e dei 1st class che lo avevano aiutato nel corso del suo mandato. Tutti avrebbero saputo che lui era stato l’unico a credere in SOLDIER fin dall’inizio e ad amare il suo lavoro e i suoi sottoposti più di quanto non avessero fatto i vertici da quando la Shinra aveva iniziato ad esistere. O per lo meno questa era la speranza alla quale si appigliava per rimanere vivo mentre il dolore e la rabbia lo divoravano, spingendolo verso quella che di sicuro sarebbe stata la tappa più difficile della sua vita, e forse anche quella finale, perché la Shinra non avrebbe mai permesso che uno dei suoi maggiori esponenti lo tradisse e nel contempo continuasse a vivere.
Si riscosse, rendendosi forse conto di aver assecondato troppo il filo dei suoi pensieri e di aver lasciato Sephiroth in attesa, quindi ricomponendosi cercò di assumere l’atteggiamento più solenne che riuscì a trovare sperando che l’essersi posto oltre la scrivania potesse far capire al suo interlocutore che ciò che stava per dire non sarebbe stato un ordine, ma un forte desiderio, magari uno degli ultimi da direttore di SOLDIER.
 
<< Quando sarà tornato, valuterai se sarà il caso di una sua eventuale promozione a 1st, e se così dovesse essere … vedremo il da farsi! >> concluse, ricacciando dentro di sé l’amaro che gli aveva colmato cuore e gola.
 
Sephiroth lo osservò per qualche attimo, poi annuì e Lazard non seppe dire se questa sua decisione lo avesse reso felice o avesse contribuito a renderlo ancor più preoccupato, perché quel suo sguardo freddo era tornato indecifrabile come al solito e l’unica reazione che il 1st ebbe fu quella di voltarsi nuovamente verso di lui, fissarlo dritto negli occhi e poi dopo qualche secondo annuire in silenzio per poi voltarsi e sparire oltre la porta in vetro pressurizzato della piccola stanza.
Così, Lazard rimase nuovamente solo con i suoi fantasmi e quel combattimento tra il ragazzo dei bassifondi che era stato e l’uomo pieno di rancore e vendetta che non poteva più impedirsi di essere. E appoggiandosi alla scrivania strinse forte il metallo sotto le sue mani e butto all’indietro la testa chiudendo gli occhi in un ultimo tentativo di resistenza contro quelle lacrime che alla fine arrivarono, inducendolo a togliersi gli occhiali e a immergere il bianco candido dei suoi guanti nell’azzurro mare in tempesta dei suoi occhi, che ormai non poteva più placare.
O almeno non avrebbe più provato a farlo, perché non ce n’era più alcun motivo.
 
INTERRUZIONE DATI …
 
Giorno 32. La scelta
 
Non ho dormito, neppure stanotte, l’ennesima con Hikari stretta tra le mie braccia.

Some nights, I stay up cashing in my bad luck; some nights, I call it a draw
 
Nonostante siano passati altri due giorni dal mio scontro con Genesis, le parole di Hikari e di quella misteriosa donna continuano a rimbombarmi in testa confondendosi con il garbuglio intricato dei miei pensieri, che vanno e vengono avanti e indietro nel tempo che ho vissuto fino a questo giorno.
Non mi è neppure possibile descriverli perché alcuni sono collegati tra di loro, e cercano di aiutarmi a trovare una soluzione a quell’imposizione che vorrebbe spingermi a scegliere tra le due persone più importanti della mia vita. Il mio generale e la mia donna. Sephiroth e Hikari.
O almeno, penso che si riferisca a questo. A cos’altro potrebbe alludere, altrimenti? Aspetto di scoprirlo e intanto cerco di autoconvincermi che è solo un’illusione della mia mente stanca e troppo impensierita. C’è un’altra cosa poi che mi mette in allarme.
Non ho dimenticato quel Turk che ha difeso me e Hikari dalle copie di Genesis e che poi è stato ucciso da quest’ultimo. Il rosso ha detto che era qui per me, ma … perché? I Turk sono i servizi segreti della Shinra, e di sicuro quello non era lì perché aveva sbagliato strada. Cosa sta succedendo a Midgar? Sono in pericolo senza saperlo? O forse quegli uomini in nero non cercavano me ma Hikari? Mi sembra improbabile, altamente improbabile. Ma non riesco ad escludere nulla, visti gli ultimi avvenimenti. Ho cercato di addestrare Hikari a difendersi e so che non se l’è cavata male. Magari la stanno osservando con interesse per valutare quanto convenga spingerla ad arruolarsi. No, tutto questo è illogico. Non ci sono donne in SOLDIER, o almeno non che io sappia. Magari allora la vogliono nei Turks. Ecco, questo è più plausibile, anche se ciò non spiega il perché quell’uomo abbia sparato per difenderci e si sia palesato davanti ai nostri occhi facendo saltare la sua copertura.
Ci stava seguendo, questo era chiaro. Ma perché? Perché rischiare la vita per salvarci quando in realtà la sua missione era solo quella di valutare le potenzialità di una ragazza per spingerla ad entrare nei Turks?
No, c’è qualcosa in più, qualcosa che riguarda me e di cui io non sono a conoscenza. Forse qualcun altro oltre a Sephiroth si è accorto delle mie potenzialità, qualcuno del reparto scientifico magari. Forse quell’incidente che mi ha portato a perdere la mano ha fatto molti più danni di quelli che riesco ad immaginare. E questo mi sembra tutt’altro che altamente improbabile.
Non ci ho dormito per due notti, santo cielo! Due notti insonni, proprio ora che mi stavo abituando a qualche ora di sano riposo! Ho perfino tirato fuori il telefono dal cassetto e l’ho riacceso dopo tutto questo tempo, aspettandomi di trovare una chiamata o almeno un messaggio da parte di Sephiroth. Silenzio totale, almeno da parte sua, ed io continuo ad essere talmente preoccupato che non ho avuto il coraggio di leggere neppure uno dei 37 messaggi che mi sono stati inviati, 2 inviati direttamente dalla Shinra con oggetto “modifica al personale” e i restanti 35 speditimi da Zack o Kunsel. O meglio, dei 27 di Zack ne ho letti solo un paio inviatimi appena cinque giorni fa, giusto per tranquillizzarmi sul fatto che almeno lui fosse vivo e vegeto, e così oltre a questo so anche che la mia vacanza finirà prima del previsto, ovvero tra quattro giorni.
Dannazione! Avrei preferito continuare a tenerlo chiuso nel cassetto quel cavolo di aggeggio elettronico, perché adesso oltre ad essere ancora più impensierito mi chiedo cosa dovrò dire a Hikari per spiegarle … cosa? Mi restano solo quattro giorni per decidere se continuare con la mia vita o condividerla per sempre con lei, e improvvisamente mi rendo conto che non posso farlo.
Ripenso alla paura che ha avuto quando non mi ha visto tornare, durante lo scontro con Genesis, e più ci penso più mi rendo conto di non volerla sottoporre di nuovo a tutto questo. La vita di un comune Soldier è pericolosa, e la mia lo è ancor di più perché sono dotato di un potere speciale che tutti bramano e per cui sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa, perfino far del male a una ragazza indifesa e a una signora anziana che hanno la sola colpa di conoscermi.
No, non posso permetterlo.
 
"Devi scegliere!"
 
Mi ripete quella voce, mentre sdraiato sul letto che mi ha ospitato durante il mio soggiorno qui punto gli occhi al soffitto color in legno e osservo ormai quasi rassegnato l’immagine di quello strano ragazzo del mio sogno che mi guarda e sembra annuire dispiaciuto. Si, lo so penso Devo scegliere. È questo che volete, tu e quella voce misteriosa.
Ma non è giusto, e non lo farei se non avessi un buon motivo per farlo.
Chiudo gli occhi, e quando li riapro su di me rimangono solo le travi in legno del soffitto, mentre la voce del ragazzo ora ribadisce
 
"Scegli … ciò per cui sei qui."
 
No, rispondo io, in un ostinato tentativo di mantenere la mia mente ferma sulla realtà. Lo faccio solo per il suo bene.

 
Giorno 36. L’addio
 
Ho passato gli ultimi quattro giorni avvolto nella più totale tristezza e in una pesante inquietudine che mi ha impedito di chiudere occhi. Sono rimasto sveglio quattro notti di seguito pensando al da farsi e alternando momenti in cui sono stato sicuro della mia scelta ad altri in cui ho continuato a cambiare sistematicamente idea senza riuscire ad essere saldo nella mia convinzione.

Some nights, I wish that my lips could build a castle

Some nights, I wish they'd just fall off

E durante il giorno sono rimasto tutto il tempo assieme ad Hikari assaporando ogni momento assieme a lei e cercando di trovare le parole giuste per quel momento, senza tuttavia riuscire ad evitare i sensi di colpa.
Ho pensato a lunghi discorsi elaborati sul perché sia meglio per entrambi dividerci, ma in realtà è stato come lacerarmi da solo l’animo con un coltello affilato, perché il solo pensiero di separarmi da lei mi fa ripiombare nell’oblio dell’ansia e della tristezza in cui vedo soltanto tutto quello che ho perso e che sto per perdere, e vederla sorridermi così non fa altro che alimentare questo incendio che soffoca ogni forma di vita e di sentimento dentro di me. Avrei dovuto evitare che succedesse tutto questo, che noi ci innamorassimo, continuare a trattarla freddamente sperando che se ne andasse. Tutto sarebbe stato più facile.

But I still wake up, I still see your ghost
 
E invece ora mi ritrovo emotivamente distrutto mentre sdraiato sul mio letto fisso il soffitto illuminato dai vividi raggi solari del mattino e cerco di dare un senso a tutto questo. Oggi è il giorno della mia partenza, e questo Hikari ancora non lo sa perché non ho avuto il coraggio di dirglielo, anche se credo che abbia intuito qualcosa quando ieri mi ha osservato riordinare le mie cose nel borsone nero targato col marchio a colori della Shinra. Le ho mentito dicendole che stavo solo facendo un po’ di ordine dopo tutto quel tempo, ma anche se mi ha sorriso so che non se l’è bevuta perché la tristezza ha appannato i miei occhi. Anticamera di quello che accadrà oggi.
 

Oh Lord, I'm still not sure what I stand for

What do I stand for? What do I stand for?

Most nights, I don't know anymore...


Cosa le dirò per farla soffrire il meno possibile? Come è meglio che la lasci, con freddezza e disinvoltura o con un bacio caldo di dolore stampato su quelle piccole e morbide labbra color pesco? Potrò impedirmi di amarla? Potrò continuare a vivere come se lei non sia mai entrata nella mia storia?
Ripasso mentalmente ancora una volta il breve discorso che mi sono preparato con cura mentre aspetto che qualcuno, magari proprio Sephiroth, si faccia vivo per riaccompagnarmi alla vita normale, e non voglio neppure affacciarmi alla finestra per osservare un’ultima volta il lago. Quello che da ora in poi non solo farà parte dei miei ricordi d’infanzia, ma mi ricorderà anche il periodo in cui ricominciai ad amare, io che pensavo di essere riuscito ad imparare a non farlo mai più.
Sono quasi sicuro che, quando ripenserò alle sue acque calme e luccicanti alla luce del giorno, dalle sue profondità riemergeranno i volti di Hikari e di mio nonno, a ricordarmi che anche io, con tutto il mio egoismo e la mia crudeltà, sono in fondo un essere umano.
Ma ora basta, sono stanco di pensare.
Guardo l’orologio digitale posato sul comodino accanto a me, che segna le 10.15 del mattino, quindi chiudo gli occhi ed emetto un lungo sospiro cercando di visualizzare l’ultima immagine che ha invaso la mia mente. Il lago. Grande, azzurro e cristallino. Mi perdo ad osservare quello spettacolo e senza quasi accorgermene mi addormento, come cullato dalla sua pace e dalla sua armonia che mettono a tacere ogni cosa dentro di me, permettendomi finalmente di riposare con tranquillità dopo ormai sei giorni in cui non ho fatto altro che fissare il soffitto, chiedendomi come e perché.

\\\

Sono le 17.34 del pomeriggio quando un dolce tocco caldo scuote il mio braccio, risvegliandomi da quel sonno ristoratore durato quasi tutto il giorno.
Anche se non avrei avuto bisogno di vedere per capire chi fosse stato a svegliarmi, non appena spalanco gli occhi riconosco Hikari in piedi su di me nel suo kimono verde scintillante, lo stesso che indossava il primo giorno che c’incontrammo. Mi sorride, informandomi con dolcezza di avermi svegliato perché un soldato in uniforme nera è appena arrivato a cercarmi.
Il mio cuore perde immediatamente un colpo sperando che sia Sephiroth, ma penso che se fosse stato lui Hikari me lo avrebbe detto, visto che ha imparato a conoscerlo grazie al mio ritratto.
Ho un’ulteriore conferma che non sia lui dopo averle chiesto se lo sconosciuto porti un lungo soprabito nero, che è la sua caratteristica principale dopo la Masamune. Mi risponde di no scuotendo il capo, poi aggiunge che indossa soltanto una divisa nera come quella di mio nonno nel ritratto che ho dipinto per lei, e che porta con se una grossa spada agganciata alla schiena.
Mi viene subito in mente Angeal, e sono combattuto tra il credere che sia lui e il pensiero che sia impossibile. Cosi decido di rompere gli indugi e le chiedo di farlo attendere solo qualche attimo, giusto il tempo di risistemarmi un poco, e non appena lei esce dalla stanza inizio a darmi freneticamente da fare, senza sapere perché ora ho così tanta fretta di andarmene da qui.
Mi tolgo il pantalone in felpa nero che ho utilizzato come unico indumento per dormire e lo rimetto in valigia, poi tiro fuori il jeans bianco e la maglia a maniche corte del medesimo colore che avevo quando sono arrivato. Per ultime indosso un paio di calze nere e i vecchi anfibi da Soldier 1st class di mio nonno, poi copro la fasciatura col suo vecchio guanto nero e mi dirigo in bagno – ad appena due stanze da me – per risistemarmi i capelli, sciacquarmi la faccia e rendere il mio aspetto il più presentabile possibile.
I miei capelli sono cresciuti, sebbene il taglio non abbia ancora perso la propria forma, e non posso fare a meno di notare che la frangia, che un mese e mezzo fa era totalmente tirata all’indietro sulla fronte, ora ricade in avanti dividendosi tra i due lati del mio viso e arrivando a sfiorarmi quasi gli zigomi. Li per lì non ci faccio caso più di tanto, distratto dai miei mille pensieri e dalla fretta di scendere, ma non appena finisco di lavarmi velocemente il viso la mia immagine allo specchio mi fa rabbrividire e sobbalzare al tempo stesso.
Quei capelli, la loro forma a cascata che scende lungo gli zigomi fino a sfiorarli. Sono un po’ più corti, questo è vero, ma l’effetto non cambia di molto.
Se non fosse per il nero che tinge la mia chioma, per la forma un po’ più pronunciata del mio naso, per le sopracciglia folte e nere e per quegli occhi color mako tinti di macchie castane, a chiunque potrebbe saltare all’occhio ciò che adesso induce me a rimanere senza fiato.
Sephiroth. Sembro uno dei suoi schizzi meglio riusciti che qualcuno si è divertito a ricolorare, sebbene io sia in realtà molto diverso da lui.
Eppure, non appena questo pensiero sfiora la mia mente ecco che risento dopo tutto questo tempo quella scossa lungo la schiena. Attraversa rapida la mia spina dorsale e di nuovo rapida tramuta i miei occhi in quelli felini e verdi del mio amato generale, come se fosse una risposta di conferma al mio stupore.
Non fa male come le altre volte, anzi a dir la verità non sento neppure quel lieve pizzicorino alla vista che di solito mi provocava questo fenomeno, ma arretro come se mi avessero accoltellato, strizzando forte gli occhi e scacciando all’indietro la frangia ribelle con tale violenza e goffaggine da sbattere con la destra allo spigolo arrotondato del lavello in ceramica bianca, ritrovandomi improvvisamente con le spalle incollate al muro.
Non ho il coraggio di aprire gli occhi mentre stringo al petto la mano destra indolenzita cercando di convincermi che quello che ho visto è stato solo colpa della suggestione e della tensione di questi giorni. Passano i secondi, ed io mi ripeto che non posso continuare a stare qui per l’eternità a fissare il buio delle mie palpebre chiuse, cerco di calmarmi ricordando a me stesso che ho una giornata da concludere, un discorso da fare e un misterioso Soldier che mi attende al piano di sotto.
Devo tornare da Sephiroth, quello vero. Non ho tempo per questo, non ho tempo per ritornare ad essere il ragazzino impaurito che ero prima di arrivare qui.

 
So this is it? I sold my soul for this?

Washed my hands of that for this?

I miss my mom and dad for this?


Perciò riapro gli occhi, e seppure cerchi di non chiedere né una conferma né una smentita allo specchio, getto un’ultima rapida occhiata verso di lui prima di uscire di corsa dal bagno e noto con sollievo che tutto è tornato come prima. La frangia tirata all’insù, gli occhi cerulei infusi di mako, e tutto ciò che mi rende una persona diversa dal mio Generale.
Compio diversi respiri profondi e cerco di calmarmi e scacciare quell’immagine dalla mia mente mentre accelero e mi ritrovo a scendere le scale saltellando nervosamente.
Ma il mio cuore oggi sembra non avere il tempo di tornare a battere con regolarità, perché non appena atterro nella piccola hall che funge anche da bar e salotto vedo davanti a me l’ultima persona che mi sarei aspettato di trovare.
 
***

 
<< Zack … >> mormoro, a metà tra la sorpresa e lo shock.
 
E’ … cambiato. Enormemente cambiato. Ora i suoi capelli somigliano a quelli del ragazzo del mio sogno, una criniera blu notte che gli scende prepotentemente lungo la schiena dritta. Non so se sia colpa dei capelli o di cos’altro, ma sembra anche più alto di quanto lo ricordassi, ed ha un aspetto più imponente nella sua tenuta da 1st class.
Sulla sua guancia destra spunta una profonda cicatrice ad x, recente a giudicare dal colore ancora roseo della pelle. E poi c’è il suo sguardo.
Dio mio, sembra così … diverso anche quello. È impressionante come sia cambiato nel corso di un solo mese. Ora è più maturo, un po’ meno sognatore e bambinesco di come lo ricordavo io. Insomma, sembra cresciuto di botto da un giorno all’altro con una rapidità spaventosa, e anche se ad accogliermi trovo sempre quel sorriso rassicurante che lo contraddistingue, c’è qualcosa che mi spaventa.
Quella cicatrice, la tristezza che invade i suoi occhi anche se molto in profondità come l’acqua di un pozzo, il drastico cambio di look. E come mai ha la Buster Sword con sé?
In un attimo tutto si colora di rosso e bianco, tutto assume i contorni di quell’incubo che ha tormentato la mia seconda settimana qui, che torna vivido da me a spiegarmi tutto.
Angeal … non può essere vero. Non può essere, mi ripeto, il mio sogno non può essersi avverato. Sto quasi implorando, ma ciò che conta davvero è che ora ho davanti a me uno Zack Fair totalmente cambiato da come lo ricordavo che invece mi conferma il contrario.
Si che è vero. Solo così quella cicatrice può avere un senso, come la Buster Sword che pende dalla sua schiena.

But I still wake up, I still see your ghost
 
Vorrei svenire, lasciare che le mie gambe tremanti raggiungano il suolo mentre in un attimo il dolore mi sommerge come un improvviso e potente tsunami facendo crollare il mondo intorno a me come se fosse fatto di cartapesta. Ma non posso, perché nel frattempo lui mi guarda come se si aspettasse qualcosa ed io non riesco proprio a tirar fuori nulla dalla mia mente in subbuglio se non una frase stupida come
 
<< Wow, complimenti per il nuovo look … >>

Cosa? Ma che diavolo ho detto? Che razza di frase ho detto? Angeal è morto, io lo so anche se Zack non lo immagina neppure. So pure in che orribile modo è successo, l'ho visto con i miei occhi, e anche se non so il momento preciso in cui questo è avvenuto so che dovrei almeno sforzarmi di sembrargli interessato alle sue condizioni fisiche ed emotive, invece di preoccuparmi del suo nuovo taglio di capelli.
Idiota, sono un emerito idiota.
Ma lui sembra non prendersela tanto, anzi ride divertito e in quella risata liberatoria sento per la prima volta da che l’ho rivisto lo Zack che ho conosciuto al mio ingresso in Soldier, quello che mi ha sostenuto durante tutto questo tempo e che forse, sommerso da tutto quel dolore, è riuscito a salvarsi riparandosi in un angolino nascosto del suo cuore, lì dove sono sicuro giace anche il ricordo di Angeal.


 
Well, some nights I wish that this all would end

'Cause I could use some friends for a change

And some nights I'm scared you'll forget me again

Some nights I always win (I always win)

 
<< Sapevo che l’avresti detto. >> mi dice, avanzando verso di me e afferrandomi poi la mano sinistra con la sua destra.
 
Ci abbracciamo, stringendo i nostri pugni uniti al cuore, e non so dire come mai ma non posso impedirmi di sorridere pensando a quanto sono felice che almeno lui sia vivo e vegeto di fronte a me, anche se così cambiato.
È come se all’improvviso avessi di nuovo qualcuno da cui attingere coraggio e forza, almeno quelle necessarie ad affrontare i cambiamenti che mi attendono. Sono felice che sia al mio fianco adesso, ecco tutto. Così, quando lui mi dice.
 
<< Mi fa piacere rivederti! >>
 
Sento ch’è sincero e il mio cuore si scalda mentre rispondo con un sorriso.
 
<< Anche io sono contento! >>
 
Poi gli presento Hikari e sua nonna, raccontandogli molto brevemente di come siano arrivati a gestire la tenuta dopo la morte del capo famiglia, che all’epoca della mia prima visita era vivo e vegeto. E alla fine arriva il momento in cui lui, dopo un amichevole e divertente scambio di battuto con le due donne, è costretto a malincuore a ricordarmi il motivo della sua visita.
 
<< Mi fa piacere sapere che ve la siete cavata bene con questa testa calda! >> dice ad Hikari con gentilezza e un sorrisino divertito, inducendola a lanciarmi uno sguardo divertito mentre io, stringendola a me come per ringraziarla, non posso fare a meno di osservare come il vecchio Zack sia pronto a riemergere in qualsiasi momento di quella piccola e piacevole conversazione strappandoci dai nostri pensieri più cupi.
 
Anche mamma Manimi sembra stregata da quel sorriso dolce e un po’ birbante, tanto che alla fine si lascia sfuggire una risatina divertita, che tuttavia si spegne quasi subito non appena lui pronuncia rattristato quella frase, lanciandomi un lungo sguardo rammaricato.
 
<< Ora dovremmo andare, però. >>
 
E’ come se tutto si spezzasse. Sento il rumore secco della corda tesa troppo a lungo, Manimi mi chiede dispiaciuta e molto sorpresa.
 
<< Come, così presto? >>
 
E Hikari affonda il suo sguardo nel mio afferrandomi la mano coperta dal guanto così forte da farmi percepire di nuovo quel dolore sordo, mentre Zack aggiunge con rammarico e con un po’ di sorpresa.
 
<< Purtroppo sì, Sephiroth lo rivuole alla Shinra il prima possibile. E devo anche sbrigarmi a riportarglielo, o saranno guai! >> conclude con un sorriso, cercando di alleggerire un po’ la tensione.
 
Ma ormai ciò che è fatto è fatto, e mentre Hikari continua a guardarmi sperando invano che io dica o faccia qualcosa per restare con lei, so invece che è arrivato il momento di prendere una decisione, che dev’essere quella giusta per il bene di entrambi. O almeno, questa è la scusante che mi do, subito prima di annuire.
 
<< Dammi solo un altro minuto! >> dico, stringendo la mano di Hikari.
 
E non appena Zack annuisce accondiscendente scrollando le spalle, la trascino di sopra nella mia stanza, chiudo la porta a chiave e la faccio sedere sul letto, inginocchiandomi ai suoi piedi e prendendole le mani.
Non devo pensare ad altro se non a quello che ho da dire. Non devo guardare i suoi occhi che sembrano voler piangere da un momento all’altro, devo ignorare il tremito che sento attraversare le sue dolci dita e anche la sua testa che si muove piano a destra e a sinistra, supplicandomi di non fare ciò che ho deciso. Non dove ascoltare il mio cuore, che sta esplodendo dal dolore, e devo avere il coraggio di dire a me stesso che lo faccio solo per lei. Lo faccio per non darle un dispiacere maggiore, quello di non lasciarla lì ad aspettare un ragazzo che forse non tornerà mai più.
Non voglio che lei soffra per me, non voglio che pianga per me. Ma lo sta facendo proprio adesso, ed io mi sento un verme. Uno schifoso e stupido verme, mentre le prendo il viso tra le mani e asciugandole le lacrime con i pollici cerco di calmarla.
 
<< Hikari, ascoltami. Devo andare. Devo farlo, lo sapevamo sin dall’inizio tutti e due che non sarei rimasto qui per sempre. >>
 
Ma lei sembra non volersi rassegnare. Prende le mie mani umide delle sue lacrime, se le porta dolcemente alla bocca e sfiora con le labbra la mia mano malata, lasciando poi che le mie dita accarezzino le sue labbra. Non così, Hikari. Ti prego. Non rendermi le cose ancora più difficili.
Perché non puoi restare? Mi chiede, ed io per la prima volta mando al diavolo tutte le barriere difensive che ho costruito e mi rivelo per ciò che sono sul serio, come ho fatto con Sephiroth durante il mio primo giorno di addestramento.
 
<< Perché da quando sono nato ho scoperto di non essere come gli altri! >> le dico, afferrandole le mani come un naufrago fa col suo salvagente, e mentre vedo i suoi occhi verdi pervasi dalle lacrime so che tutto ciò che sto per dirle sarà la verità in cui crederà senza indugio.
 
Non posso mentirle, come potrei anche solo pensare di farlo?
 
<< Ho delle domande a cui dare risposta, Hikari. Troppe domande. E l’unico essere a questo mondo che può spiegarmi i miei dubbi è Sephiroth. Solo stando accanto a lui risolverò il mistero che è nato con me. >> continuo, senza neppure prendere fiato << Solo allora, quando saprò veramente cosa sono, potrò decidere cosa fare della mia vita. Ma fino a quel momento io sento di essere legato a lui, indissolubilmente! Ma tu non devi piangere, per favore non farlo! >> Sbotto, esasperato da quelle lacrime che continuano a sgorgare sempre più velocemente dai suoi occhi che continua a fissarmi tristi e disperati.
 
Non posso vederla così, non avrei mai creduto di doverla affrontare così. Ma mentre vorrei solo urlarle di smetterla e di ascoltarmi come si deve, mi muovo ancora una volta seguendo quel lato di me che neppure io sapevo di avere, quello che solo lei è stata in grado di farmi vedere. Chiudo gli occhi per qualche istante, aggrappandomi alle sue mani tremanti e cercando di soffocare la mia rabbia e la mia frustrazione. Quando ci riesco è già passata una lunga manciata di secondi, nel silenzio della stanza spezzato solo dal nostro respiro affannoso e dai suoi singhiozzi strozzati.

This is it, boys, this is war - what are we waiting for?

Why don't we break the rules already?

I was never one to believe the hype - save that for the black and white

I try twice as hard and I'm half as liked, but here they come again to jack my style

Torno a guardarla, cercando di trattenere il più a lungo possibile le mie lacrime mentre lei continua a fissarmi senza avere più la forza di aggiungere altro. Allungo la mia mano sinistra e sento Hikari tremare quando le sfioro con delicatezza la guancia umida, scostandole una ciocca di capelli umidiccia e riportandogliela delicatamente dietro l’orecchio. Chiude gli occhi, ed è solo allora che mi metto a sedere accanto a lei, le cingo il ventre con il braccio sinistro e poggio la mia fronte sulla sua. I nostri occhi umidi e confusi continuano a fondersi nuovamente gli uni negli altri, fino a che in silenzio non riescono a dirsi tutto ciò che noi non abbiamo il coraggio o la forza di spiegarci.
 
<< Tu … non puoi piangere, Hikari. Non puoi farmi questo … >> mormoro, e stavolta sono io ad accorgermi di star cedendo alle lacrime, perché il tono della mia voce s’incrina pericolosamente << Io ho bisogno di te, di quel sorriso. Soprattutto adesso. >> aggiungo, prima di lasciare che la prima lacrima sgorghi dai miei occhi fino a bagnare le nostre mani unite e strette in un nodo indissolubile << Per favore … >> la supplico, in un soffio, stringendo la sua sinistra nella mia e sfiorandola con un bacio.
 
Ed eccolo. Ecco che gli smeraldi dei suoi occhi s’illuminano di nuovo, riempiendo di luce il mio cuore e la stanza intorno a noi, mentre ora anche le appendici sue labbra formano una dolce curva verso l’alto e le sue mani tremano di più. Sorrido anch’io, e affondando il naso nel profumo dolce del suo collo sussurro un impercettibile grazie mentre la sento affondare di nuovo le sue mani nei miei capelli e abbandonarsi completamente quando inizio ad assaporare ogni singolo frammento della sua pelle dalla curva del suo zigomo destro fino al suo orecchio per finire sulle sue labbra carnose e morbide, piccole e generose, maledicendo ancora una volta la stoffa di quel dannato kimono che m’impedisce di assaporarla, respirarla, viverla.
E anche se non c’è tempo per questo adesso, quando mi ritrovo su di lei, distesa sul letto, triste e speranzosa allo stesso tempo, le afferro le mani e gliele avvolgo intorno al mio collo, divorandogliele di baci e lasciando che le mie labbra assaporino anche la pelle delle sue braccia che scopro dalla pesante stoffa del kimono. La sento tremare, so che sta impazzendo, ma non mi fermo fino che non sono a pochi metri dalle sue labbra.
Ora mi stringe ancora più forte, affonda le mai nei miei capelli e m’implora di restare solo con lo sguardo.
 
<< Non posso farlo, Hikari. >> le dico, poi mi affretto ad aggiungere << Ma sappi che non lascerò che nessun’altra, per nessun altro motivo, entri nel mio cuore fino a che ti saprò accanto a me in questo schifo di mondo. >>

La vedo sorridere, lascio che mi sfiori sognatrice e dolce le guance, seguendo con le dita la forma dei miei zigomi, dei miei occhi, del mio naso e quando arriva alle mie labbra le sfioro il dito con un bacio che poi si fa ancora più intenso e caldo sulle sue. La stringo, sfioro la pelle delle sue braccia, del suo collo, mordo le sue labbra e sento di non avere più la forza di fermarmi, mentre lei sfiora i muscoli delle mie braccia, si aggrappa disperatamente a me, afferra i miei capelli e assapora le mie labbra come a volermi ghermire con se per l’eternità.
Le concedo qualche altro minuto, poi mi abbandono con la testa posata sul suo ventre affannato e invaso da una folle confusione in cui respiro ancora il suo odore, il suo calore, come un animale in cerca della sua preda, e allora lei solleva il torace portando il suo viso sopra di me. Guardo quello sguardo bambino e incantato sorridermi di nuovo, mentre sento il tocco caldo e leggero delle sue mani d’artista sfiorare ancora una volta il mio viso. Sospiro e chiudo gli occhi, abbandonandomi totalmente a lei e sperando che questo riesca a convincerla del fatto che l’amore che provo per lei è molto più forte di qualsiasi altra cosa esista a questo mondo, forse anche della mia ammirazione nei confronti del mio Generale.
 
<< Baciami … >> sussurro, e sento le sue mani fermarsi a sfiorare ancora una volta i bordi del mio viso.

 

That's alright (that's alright).

I found a martyr in my bed tonight.

Stops my bones from wondering just who I am, who I am, who I am


<< Baciami, toccami, accarezzami, fai di me quello che vuoi. >> continuo, certo che ora mi sta nuovamente ascoltando << Io sono e sarò tuo per il resto dei miei giorni, Hikari. >> le dico.
<< Devi saperlo, questo. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi sia la decisione che il destino prenderà per noi, io sarò per sempre tuo. >>
 
La sento tremare. Aspetto che succeda qualcosa, ma solo dopo svariati istanti di immobilità mi decido a riaprire gli occhi e la vedo sorridere in lacrime, nel buio che avanza sempre di più fuori e dentro la stanza. Sorrido, ed ho la forte tentazione di sfiorarle il dolce profilo del viso e darle quel bacio che lei, per la sua innocenza, non ha il coraggio di darmi.
 
<< Forza … >> mi limito invece a mormorarle << Dacci dentro, piccola! >> la incoraggio.
 
Lei continua a sorridermi intenerita, portandosi una mano davanti alla bocca e guardando verso la porta. Ci stanno aspettando …
Eccola, la mia Hikari. Dolce, coraggiosa, piccola grande Hikari. Sorrido, poi mi risollevo e mi inginocchio sul materasso di fronte a lei e le prendo il viso tra le mani.
 
<< E chi se ne frega! >> mormoro divertito, prima di tornare a baciarla e stuzzicarla in ogni modo che conosco, fino a che entrambi non decidiamo che se deve succedere, deve essere qui e adesso.
 
Ed entrambi ci abbandoniamo a noi stessi.
 
***
 Oh, come on. Oh, come on.

That is it, guys, that is all - five minutes in and I'm bored again

Ten years of this, I'm not sure if anybody understands

This one is not for the folks back home; I'm sorry to leave, mom, I had to go

Who the fuck wants to die alone all dried up in the desert sun?

Non so quanto tempo trascorriamo avvinghiati l’uno altra, coperti solo dalla pallida luce lunare mentre i nostri vestiti giacciono abbandonati ai lati del letto.
Non più di una decina di minuti comunque, perché quando siamo pronti per rivestirci e scendere di sotto, troviamo Zack e Manimi intenti in un’amichevole conversazione su non so cosa davanti ad una fumante tazza di caffè, che s’interrompe non appena io ed Hikari riappariamo mano nella mano di fronte a loro.
Non mi preoccupo di tenere segreta la questione, perché so che Zack non è Sephiroth e forse oltre a capirmi sarà anche disposto a inventarsi qualche scusa per il nostro piccolo ritardo. Difatti, non appena i nostri sguardi s’incrociano io sorrido e lui mi rivolge uno sguardo complice schioccandomi un occhiolino.
 
<< Bene, ora penso sia veramente ora di andare! >> esclama, alzandosi e ringraziando mamma Manimi per il buon caffè e per la chiacchierata.
 
E mentre loro si scambiano gli ultimi convenevoli, Hikari si stacca da me e formula un’altra di quelle sue frasi astratte nell’aria. Io ti aspetterò, Victor Osaka.
Sorrido. Ormai è inutile continuare a struggermi per come renderle la pillola meno amara. Ho già fatto tutto il possibile, e anche oltre. Così le stringo le mani e me le porto vicino alle labbra, stampandole sulle nocche un paio di baci.
 
<< E nel frattempo, ama di nuovo. >> le dico, mentre la farsi nuovamente triste ma cercare di continuare a sorridere come le ho chiesto << Non abbiamo futuro, Hikari. Ti prego, fallo per me. Non aspettarmi, non cercarmi … porta con te solo il ricordo di questi giorni e sappi che se mai vorrai innamorarti di nuovo, io ne sarò felice. >>
 
E’ assurdo quello che le sto chiedendo, dopo quello che è appena successo tra noi. Lo so, ne sono consapevole. Ma so anche che tutto ciò che ho detto su di lei non farà alcun effetto, nonostante sia necessario puntualizzarlo.

Man, you wouldn't believe the most amazing things that can come from... 

Some terrible lie

Proprio come mi aspettavo, lei mi sfiora la guancia con una carezza, stringe con un tenero sorriso la mia mano malata e poi dopo aver sfiorato le mie labbra con un soffice e rapido bacio mi consegna qualcosa chiudendola nel palmo della mia mano sana.
Un ciondolo un vecchio ciondolo d’argento a forma di cuore con una sottile catenina dello stesso prezioso metallo. Si apre, e dentro c’è un suo ritratto in miniatura.
Per ricordarti di me aggiunge era di mia madre.
Sorrido, e prima di appendermelo al collo con un rapido gesto lo battezzo con un piccolo bacio sul argento freddo che custodisce l’immagine del mio sole. Della luce che da oggi in poi illuminerà il mio cuore. Poi afferro il borsone e faccio segno a Zack di andare, salutando con un bacio la vecchia e gentile Manimi e avviandomi verso l’uscita.
Ma all’ultimo minuto vedo il portachiavi che pende dalla cerniera del borsone, quello che porta lo stemma di SOLDIER con la scritta 1st class. Un altro regalo di mio nonno.
E decido che anche Hikari deve avere qualcosa per ricordarsi di me, qualcosa di tangibile ed importante più dei quadri che le ho lasciato e delle promesse che le ho fatto. Mi fermo sulla soglia e lo stacco con un gesto rapido, quindi torno indietro e prendendole le mani glielo lascio scivolare nel palmo senza aggiungere nulla.
Lei lo guarda emozionata e felice, mi sorride e dopo averle sussurrato un ultimo ti amo io me ne vado per sempre da lì, prima che i sensi di colpa e la tristezza abbiano il sopravvento, prima che io riesca a rendermi conto di aver perso per l’ennesima volta qualcosa di veramente importante, e prima che il cuore esploda di nuovo di dolore.
Devo tornare, mi ripeto.
Devo pensare alle mie risposte, al mio mistero, alla mia vendetta e al mio Generale. E così, mentre cerco disperatamente di ricacciare dentro di me i ricordi quei giorni meravigliosi che mi hanno cambiato, l’unica cosa che riesco a pensare è che stavolta non me la caverò.
Mi sono cacciato in un guaio più grande di me, ho iniziato una battaglia che non riuscirò mai a vincere, neanche se volessi. Perché altrimenti dovrei dimenticare Hikari, quei giorni con lei in cui ho scoperto me stesso come non sarei mai stato in grado di fare, fino a questa sera in cui le ho donato me stesso e le ho promesso cose che non sarò mai in grado darle. Dovrei dimenticare il sapore delle sue labbra, la morbidezza della sua pelle sotto le mie mani, il suo sorriso e il suo modo di insegnarmi a vivere.
E non voglio farlo. Mai e poi mai fino a che avrò vita.

The other night, you wouldn't believe the dream I just had about you and me

I called you up, but we'd both agree

It's for the best you didn't listen

It's for the best we get our distance...
 













Note: Ciao mie care e adorate lettrici.
Ero molto emozionata mentre scrivevo questo capitolo, perchè una scena dopo l'altra mi ha fatto fibrillare di un sentimento diverso e la canzone dei Fun a fine capitolo - Some Nights, per la cronaca - ha dato il colpo di grazia al mio povero cuore.
Dunque erano mesi che preparavo questo chappy e spero vi sia piaciuto perchè finalmente sono arrivata a questo punto della storia e ho potuto scriverlo. Comincio col parlare di Lazard, due righe solo per dirvi che non ho idea di cosa ne pensiate voi ma io ho sempre visto questo povero ragazzo schiacciato dalle circostanze esattamente come è accaduto a Genesis e Angeal, e ho voluto dedicargli uno spazio speciale non solo perchè comunque è e rimane il direttore di SOLDIER, ma anche perchè alla sua morte io ho pianto tantissimo indipendentemente dal fatto che fosse diventato una copia di Angeal. Mi è dispiaciuto da morire, credetemi, mi ero affezionata un botto. Mi ha sempre fatto simpatia, e anche se ho cercato di descrivervelo cercando di rientrare nel profilo che ha tracciato Tetsuya siete liberissimi di farmelo notare se sono andata troppo OT.
Detto questo, è inutile che io aggiunga altro su Hikari e Victor, vero? Bene, allora non aggiungo neppure su Angeal e vi dico solo che nel prossimo capitolo torniamo a Midgar e per la gioia di alcune di voi il nostro Victor testa calda incontrerà per la prima volta un giovanissimo CLOUD STRIFE.
Ripeto
CLOUD STRIFE

nel prossimo capitolo.
IHIH quindi Stay tuned e a presto :* Si entra nel vivo ragazzi, preparatevi.

PS. Non disperativi Fans di Hikari, non è un addio ;)
   
 
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