La polvere da sparo solletica le tue narici, eppure sembra non infastidirti minimamente.

Forse perché sei un soldato?

Ma guardati: non hai più un braccio, i tuoi vestiti sono ridotti in stracci malconci e macchiati di sangue, i tuoi occhi sono pieni di rancore.

Ti stai pentendo, soldato?

Le tue unghia artigliano il palmo della mano mentre t'incammini tra le macerie.

Crick, crock.

I tuoi stivali sbriciolano i pezzi più piccoli, alzandone la cenere.

Quest'ultima ti infastidisce appena, portandoti a tossire e coprirti naso e bocca.

Ti guardi attorno: tutto è stato distrutto dalla strage che ha colpito il tuo paese.

Continui a camminare anche se sai benissimo che non dovresti essere qui.

Il silenzio regna sovrano mentre arrivi alla tua destinazione.

Una lacrima riga il tuo viso quando la vedi. Distrutta, come i tuoi sogni volati via col vento.

Sembri dispiaciuto, soldato.

Sembri dispiaciuto mentre sfiori quelle mattonelle rotte e scheggiate, tagliando i tuoi polpastrelli.

Se chiudi gli occhi, riesci ancora a sentire il rumore dell'acqua che tanto amavi.

Ti guardi di nuovo attorno: i grandi finestroni sono rotti, i pezzi di vetro sono ovunque. Alcuni li schiacci con i piedi mentre continui a camminare.

Arrivi nel corridoio. Ci sono tante porte, alcune rotte alcune ancora stranamente intatte. Le mura sono danneggiate dall'umidità e dalle esplosioni, come se dovessero cadere da un momento all'altro.

Dei passi rompono il silenzio. Hai paura, soldato? Forse perché sai che non dovresti essere qui.

Ti fai coraggio e segui quel rumore: ti ha portato davanti alla camera numero cinque.

Ti è familiare, non è vero soldato?

Fai un passo, entri nella camera: c'è un uomo con la tua stessa divisa in piedi fermo al centro del vano.

Non si è nemmeno accorto che sei entrato, troppo occupato a guardare una foto bruciacchiata.

“Mikoshiba?” sembri quasi incredulo nel vederlo, soldato.

Incontri i suoi occhi dorati velati dalle lacrime, quel viso distrutto dalla guerra.

“Matsuoka...” notando la tua presenza nasconde la foto dietro la schiena. “Che... Ci fai qui?”

“Volevo salutare questo posto per l'ultima volta” gli spieghi. “Chi c'è su quella foto?”

Ma la vera domanda che ti poni è: perché proprio qui?

Seijuro tenta di ribattere ma si arrende, mostrandoti la foto.

È la tua cara sorellina Gou.

“Come facevi a sapere che era qui?” la prendi bruscamente, guardandola incredulo.

Quella foto la tenevi sempre con te, anche se nessuno l'ha mai vista.

Era davvero importante per te, vero soldato?

Dopotutto, era la persona che tu volevi proteggere più di tutti.

È per questo che ti sei arruolato, soldato? O meglio, Rin?

“Una volta ti ho visto nasconderla dietro la scrivania” ammette l'altro. “Volevo solo... Rivedere il suo viso, anche se da un pezzo di carta”

Avevi completamente dimenticato di averla nascosta lì, vero? A giudicare dalla tua espressione sorpresa, sembra proprio di sì.

“Volevo chiederle di sposarla...” la sua voce è spezzata da un pianto soffocato. “Ma sono arrivato troppo tardi”

Ah, lui è chi amava tua sorella. Non è così, soldato? Come godevi ogni volta che lo respingeva o lo ignorava totalmente.

Vederlo così ti fa un certo effetto, forse perché sta male per lei?

Anche tu stai male, infondo. Provi a nasconderlo, ma il dolore è più che evidente.

“Mi... Dispiace per il tuo braccio” Seijuro rompe il silenzio creatosi fra voi due.

“E' andata così” il tuo sguardo cade sulla manica della tua divisa vuota. “La maggior parte di noi ora non c'è più, non posso che ritenermi fortunato”

Immagino che tu senta anche la mancanza di Sosuke e gli altri, vittime delle terribili vicende.

Un nodo si stringe attorno al tuo stomaco mentre le immagini dei tuoi compagni torturano la tua mente: il disordine di Nitori, gli insetti di Momotaro e il janken con Sosuke.

“Mancano anche a me”ancora una volta, Seijuro rompe il silenzio. “E' così strano non sentire più la voce di mio fratello in caserma”

Sorridi appena nel ricordare, nonostante tutto ciò ti faccia star male.

“Ah, ho trovato anche questa”

Ti porge una piccola cornice: ci siete tutti. Vi state abbracciando e state sorridendo verso quello che doveva essere il vostro futuro.

“Sosuke... Ai...Momotaro...” scorri le dita verso i loro visi. “Perché proprio loro?”

Le lacrime scendono involontarie sul suo viso, la tua voce è spezzata dai singhiozzi.

Fa male, vero soldato? Anche Seijuro sembra pensarla allo stesso modo, tirando su col naso e alzando lo sguardo.

Ormai, siete rimasti soli.

“Pensarci è inutile, anche se potevamo fare qualcosa era troppo tardi” senti le sue braccia stringerti a sé, mentre vi guardate attorno.

“E anche per la Samezuka è troppo tardi”