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Autore: franci893    09/01/2015    4 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Ciao a tutti!
Innanzitutto, scusate davvero la mia assenza. Speravo di riuscire a postare prima ma alla fine il tempo mi sfugge talmente velocemente che nemmeno me ne rendo conto. Forse chi mi segue si accorgerà che ho cancellato il capitolo 6 e l'ho sostituito con uno nuovo. Il motivo per cui sono così in ritardo è anche questo, ho voluto riscriverlo e questo mi ha portato via molto più di quanto pensassi. Quando l'ho pubblicato mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo ma poi, quando dovevo scrivere quello successivo, mi sono resa conto che qualcosa non funzionava. Ho come avuto l'impressione di aver affrettato troppo le cose e di aver travolto la trama. Per cui, ecco qua il capitolo sostitutivo.
Magari alcuni di voi che avevano già letto quello precedente saranno un po' delusi, ma spero comunque di conoscere le vostre opinioni, positive o negative che siano, sono sempre ben accette!
Grazie mille e scusate il papiro iniziale!:)






6.
 
 
“Lynn, dove sei?”
 
Le foglie scricchiolano, e i passi si fanno sempre più vicini. 
 
“Lynn, dai, esci fuori.”
 
Sempre più vicini.
 
“Lynn, guarda che se non esci subito ti lascio qui da sola.”
 
Più nessun rumore. I passi si sono fermati.
 
Aspetta di sentire di nuovo la voce, ma nessuno parla più. Se n’è andato veramente.
 
Scivola giù dall’albero sui cui si era nascosta e inizia a correre giù per il bosco.
 
Non può averla lasciata lì da sola. Non lo farebbe mai.
 
Il pendio è sempre più ripido, e per poco non inciampa in una radice sporgente. Continua a correre, gli occhi che le pizzicano un po’ per l’aria fresca un po’ per la paura.
 
Questa volta ha proprio esagerato.
 
Arriva nella radura e la trova vuota. Deserta.
 
Sta per mettersi a urlare, quando qualcuno sbuca alle sue spalle e la fa atterrare malamente sull’erba bagnata.
 
“Tana per Lynn!” 
 
Tredan ride soddisfatto, mentre Lynn si divincola arrabbiata e si rimette in piedi.
 
“Pensavo mi avessi lasciato qui da sola!” grida, ferita.
 
Tredan ridacchia tra sé, ma poi la guarda, con quello sguardo protettivo che la fa sentire sempre al sicuro.
 
“ Non ti lascerò mai sola.”
 
 
Lynn si asciugò gli occhi, mentre raccoglieva rami secchi nel bosco.
L’aria si stava facendo fredda per l’avvicinarsi della sera, e il sole stava iniziando a disperdere i suoi raggi oltre le cime degli alberi. Non poteva attardarsi troppo.
Legò la legna in una fascina e iniziò a farsi strada a ritroso nella boscaglia. Camminava piano, cercando di non fare troppo rumore e allo stesso tempo di percepire qualsiasi suono attorno.
A quanto pareva, non vi era nessuno all’infuori di lei.
Lynn sospirò. Per l’ennesima volta.
Iniziava a detestarlo, quasi quanto piangere.
Eppure, negli ultimi giorni, non era riuscita a fare altro.
Odiava quella debolezza. A volte, faceva fatica a riconoscere in lei la ragazza che era stata un tempo. Dentro di sé aveva sempre percepito scorrere la vita come un torrente in piena, pieno di vortici e cascate, pronto a spazzare via ogni ostacolo che gli si parasse di fronte.
Ora quel torrente era diventato un ruscello silenzioso, quasi invisibile, quel tanto che bastava per andare avanti e sopravvivere.
 
“ Non ti lascerò mai sola.”
 
Lynn chiuse gli occhi, come se quel gesto bastasse ad allontanare quelle parole dalla sua testa.
Da quando era scappata dal castello, quel ricordo la tormentava. Per anni era rimasto nascosto nei meandri profondi della sua memoria e poi qualche giorno prima era riemerso come un fulmine a ciel sereno.
Per quanto si sforzasse, era sempre lì, alleggiava nella sua mente come una nebbia impalpabile e perpetua, simile a quella che stava iniziando a salire da fondovalle.
Paradossalmente, Lynn trovava conforto in quel ricordo perché era talmente vivido che a volte aveva l’impressione di avere Tredan accanto a sé. Sentiva la sua voce mescolata ai suoni del vento, la sua presenza in tutti i posti in cui avevano trascorso insieme l’infanzia. Erano sempre stati inseparabili e anche ora, pur sapendo che probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto, Lynn sentiva quel legame permanere, discreto e invisibile agli occhi degli altri ma non ai suoi.
Tuttavia, come ogni ricordo, anche quelli legati al fratello erano destinati a disperdersi sempre più con il passare del tempo, ed era un pensiero inaccettabile per Lynn. Quei ricordi erano tutto ciò che le rimanevano della sua vita precedente, l’unica di cui le importasse qualcosa. Se guardava avanti, non riusciva a scorgere niente per cui valesse la pena battersi. Nemmeno il castello, ormai caduto in mano agli invasori, le appariva più così importante. Si sentiva inutile. E disperatamente sola.
Sbatté gli occhi per scacciare le lacrime e, dopo aver attraversato rapidamente l’ultima parte della boscaglia, si ritrovò nella radura.
Il sole era calato del tutto, e l’oscurità stava prendendo il sopravvento.
La luna iniziava a fare capolino da nubi invisibili che avvolgevano il cielo, e i suoi pallidi raggi facevano brillare di riflessi freddi le cime innevate delle montagne.
Lynn si incamminò verso il capanno da caccia, l’unico posto in cui ormai si sentiva a casa.
All’interno di quelle quattro mura il tempo pareva essersi fermato. Ogni volta che vi entrava aveva la sensazione di scavalcare le barriere della realtà e di trovarsi in un’altra dimensione, accogliente e rassicurante.
Chiuse la porta, inserendo il chiavistello, dopo essersi assicurata che non vi fosse nessuno nelle vicinanze. La radura era ben protetta e solitamente solo gli abitanti della vallata erano a conoscenza della sua esistenza, tuttavia Lynn sapeva di non poter stare completamente tranquilla. Diversi briganti vivevano stabilmente in quella zona e, dopo l’inizio della guerra, avevano iniziato a farsi vedere sempre più spesso anche a valle. La ragazza si fece coraggio e accese il fuoco nel piccolo focolare che fungeva da camino. Le prime scintille scoppiettarono e in poco tempo la stanza fu rischiarata da una tenue luce aranciata. Avvolgendosi in una vecchia coperta, Lynn si accoccolò vicino a quell’unica fonte di calore e si mise a osservare la danza misteriosa, quasi onirica delle fiamme. Come succedeva spesso, bastò questo a tranquillizzarla. I giochi ipnotici prodotti dal movimento sinuoso delle fiamme e lo strepitio della legna secca operarono la consueta magia e ben presto Lynn si addormentò.
 
 
 
“Lynn, dove sei?”
 
Le foglie scricchiolano, e i passi si fanno sempre più vicini. 
 
“Lynn, dai, esci fuori.”
 
Sempre più vicini.
 
“Lynn, guarda che se non esci subito ti lascio qui da sola.”
 
La ragazza reprime una risata, mentre resta nascosta tra le fronde di una grande quercia. 
 
Questa volta non si lascerà ingannare così facilmente. Attende con pazienza.
 
Più nessun rumore. I passi si sono fermati.
 
Si sporge dal ramo su cui si è appollaiata ma non c’è traccia di Tredan.
 
Scivola giù dall’albero e, senza fretta, inizia a scendere lungo il pendio che conduce alla radura.
 
Sa che Tredan la sta aspettando lì.
 
Quando vi arriva, si guarda intorno, facendo finta di niente, e comincia a contare a bassa voce.
 
“Uno, due, tre….”, un fruscio alle sue spalle la fa voltare ma non vede anima viva.
 
“ Quattro, cinque, sei…” di nuovo un fruscio. O meglio, passi che si avvicinano. 
 
Si gira, certa di trovarsi di fronte il fratello ma non c’è nessuno. 
 
“ Va bene Tredan, esci fuori adesso.” dice, non più tanto sicura di sé.
 
Un nitrito spezza il silenzio, seguito dal rumore di zoccoli attutito dal terreno fangoso.
 
Lynn prova a muoversi, ma i piedi sono come incatenati al suolo. 
 
Grida il nome di Tredan, ma dalla bocca non esce alcun suono.
 
Il cavallo si avvicina sempre di più. Ma non è più uno, sono dieci, cento, mille.
 
La radura è diventata un campo di battaglia. Non la vede, ma percepisce attorno a sé le grida dei soldati, il clangore delle spade e l’odore del sangue. 
 
Non vede nulla, ma sa che Tredan è lì, impegnato a combattere. A difendersi. A morire.
 
Non lo vede cadere da cavallo, ma lo sente mentre precipita a terra ferito. 
 
Lo sente, mentre chiede aiuto con voce flebile. 
 
Lo sente, mentre esala il suo ultimo respiro.
 
 
Un gridò svegliò Lynn dai suoi sogni burrascosi, e si rese conto che apparteneva a lei.
Sentiva il cuore battere all’impazzata, mentre gli ultimi strascichi del sonno sparivano nell’oscurità della stanza. Il fuoco si era spento e nel camino erano rimaste solo poche braci, brillanti come lava fusa. Fece un bel respiro, cercando di calmarsi. A tentoni raggiunse il focolare e riattizzò le fiamme, avvolgendosi nuovamente nella coperta. Era attraversata da brividi di freddo e paura insieme.
Puntualmente, sentì le lacrime pungerle gli occhi. Ormai era un’abitudine.
“ Era solo un sogno”, pensò, serrando le palpebre per scacciare l’impulso di piangere.
Provò in tutti i modi a tranquillizzarsi, ma sembrava che avesse perso improvvisamente il controllo del suo corpo. I brividi che la scuotevano non accennavano a diminuire, e aveva l’impressione che il cuore fosse sul punto di esploderle nel petto. Con voce tentennante, iniziò a canticchiare una vecchia ninna nanna scozzese che la sua balia usava sempre per farla addormentare.
E lentamente, molto lentamente, il suo corpo si rilassò. Le palpebre si fecero pesanti e il sonno sembrava essere sul punto di prendere il sopravvento su di lei quando sentì qualcosa.
Un nitrito.
“ Forse sto sognando”, si disse, ciò nonostante si alzò in piedi e aguzzò le orecchie.
Passi. Erano lievi, leggerissimi ma comunque udibili. E si facevano sempre più vicini.
Non essendoci finestre, Lynn non poteva sbirciare fuori per vedere chi fosse. Poteva trattarsi di un animale, con molta probabilità, eppure il suo istinto le suggeriva il contrario.
Senza nemmeno accorgersi, afferrò un pezzo di legno e lo strinse nella mano, con forza.
Attese, il cuore in gola e la mente paralizzata dalla paura.
Sentì la porta scricchiolare per poi aprirsi di scatto, il suo cuore impazzire e le sue braccia sollevarsi e abbassarsi con forza.
E poi il buio.
 
 
La prima cosa di cui si rese conto, quando aprì gli occhi, fu il lancinante dolore alla testa.
Era così martellante, che dovette chiuderli nuovamente. Provò a tirarsi su, ma una mano gli afferrò una spalla e lo rimise al suo posto.
- State fermo – disse una voce.
Poi qualcosa di fresco gli sfiorò la tempia, regalandogli un momentaneo sollievo.
Aprì gli occhi, guardandosi intorno.
La persona accanto a lui si allontanò di colpo e quando riuscì a metterla a fuoco, Tristyn gemette.
- Non posso crederci – borbottò, alzandosi in piedi lentamente e cercando di non perdere l’equilibrio.
La ragazza lo guardò sospettosa da dietro la sedia cui si era rifugiata.
- Volevate uccidermi per caso? Perché ci siete quasi riuscita – osservò lui, massaggiandosi la tempia. Che disonore, farsi prendere alla sprovvista da una ragazzina. Che razza di guerriero era diventato? Non sapeva se gli bruciava più la ferita o l’orgoglio.
- Che cosa volete? – gli domandò, brusca. Teneva ancora in mano quel maledetto pezzo di legno e vista la sua abilità nell’usarlo, Tristyn avrebbe desiderato vederlo bruciare in un bel fuoco piuttosto che sentirselo di nuovo tirare addosso.
- Sono venuto per riportarvi al castello – disse, senza troppi convenevoli.
A dire il vero, mentre la stava cercando nei boschi, aveva pensato a un modo più cortese per farla tornare indietro con lui, ma gli era decisamente passata la voglia di comportarsi da cavaliere.
- Be’, avete fatto tanta strada per niente. Io non vengo – ribatté lei, imperturbabile.
- Non ho alcuna intenzione di stare a perdere tempo dietro a questa sciocchezza, ne ho già sprecato abbastanza – fece per afferrarle una mano, ma lei fu svelta a indietreggiare e ad alzare la sua arma.
- Milady, sto esaurendo la mia pazienza. Abbiamo finito di giocare, adesso voi tornerete al castello, che lo vogliate oppure no! – le ordinò.
Aveva usato il suo tono più autoritario, e sperava ardentemente che funzionasse.
Per quanto l’idea non gli dispiacesse, non aveva alcuna intenzione di trascinarla giù dalla collina con la forza. Era stanco, spossato e voleva solo un letto caldo su cui riposare qualche ora.
- Perché? –
La domanda lo colse di sorpresa.
- Perché volete che torni al castello? – ripeté lei, spazientita. Tuttavia, nel suo tono di voce c’era anche qualcos’altro che sul momento Tristyn non riuscì a riconoscere.
- Forse perché non è consigliabile che una giovane donna se ne stia da sola in una catapecchia in mezzo al bosco. Ditemi, milady, quanto pensavate di restare nascosta qui? – le chiese.
- Rispondete sempre alle domande con altre domande? – ribatté lei.
Ora ne aveva abbastanza.
Con decisione avanzò verso di lei e prima che potesse servirsene, le prese il bastone dalle mani e lo gettò nelle fiamme che ardevano nel focolare.
- Sentite, sono ore che vi sto cercando in mezzo a boschi e radure sperdute, e sono stanco. Potete credere quello che volete sul mio conto, ma non lascerei mai una fanciulla da sola in un posto del genere. E adesso vi prego di seguirmi! – disse, trattenendo a stento la rabbia.
Lynn non disse nulla. Sembrava essere caduta in trance, mentre guardava la sua arma improvvisata venire divorata dal fuoco.
- Milady?- la chiamò Tristyn. Cosa diavolo aveva ora?
- ….qui – vide le labbra di lei pronunciare qualcosa, ma il tono di voce era talmente basso che non udì nulla.
- Che cosa avete detto? – chiese, avvicinandosi a lei.
- Voglio restare qui – mormorò lei, in tono pacato ma risoluto.
Tristyn rimase in silenzio, non sapendo come reagire. Perché doveva essere così testarda, maledizione?
- Milady, ascoltatemi. Non so perché vogliate rimanere in questo posto dimenticato da Dio ma è necessario che torniate al castello. La vostra gente ha bisogno di voi, non potete abbandonarli così.–
- Io non credo proprio. Ormai mi odiano! – ribatté lei, arrabbiata.
- Ma che cosa state dicendo? – Tristyn era piuttosto confuso.
- Non fate finta di non saperlo! E’ tutta colpa vostra!- continuò lei, gesticolando nella sua direzione. Per fortuna che le aveva tolto dalle mani quel bastone, se no chissà cosa gli avrebbe fatto.
“ Ovviamente. Quando mai non è colpa mia?”, pensò lui con ironia.
- Me lo spiegherete strada facendo ma adesso – si piegò leggermente e se la caricò su una spalla, prima che lei potesse reagire in alcun modo – voi venite con me.-
Lynn non la prese bene. Affatto.
Gli tempestò la schiena di pugni mentre la trasportava fino al suo cavallo e cercò di divincolarsi in tutti i modi quando la mise in sella e salì dietro di lei.
- Voi non potete farmi questo! Lasciatemi qui! – gli disse furiosa, mentre lui spingeva il cavallo giù dalla collina al trotto.
Adesso ne aveva proprio abbastanza!
Tirò di colpo le redini, facendola sobbalzare contro di lui.
- Ascoltatemi bene, perché non ho intenzione di ripeterlo ancora. Potrei lasciarvi qui, come tanto desiderate, e tornarmene al castello da solo, anzi, forse avrei già dovuto farlo. Ma ci sono due motivi per cui non posso semplicemente farvi tornare in quella catapecchia a farvi divorare dai lupi: il primo è che non lascio vagare giovani donne sotto la mia protezione in mezzo ai boschi da sole; il secondo è che giù al castello sono ore che tutti vi cercano, terrorizzati che vi sia successo chissà cosa. Quindi, una volta per tutte, finiamo questo capriccio e torniamo a comportarci da adulti – concluse.
Lynn non rispose subito.
Trascorsero almeno una decina di minuti in cui restò in silenzio, immobile, tra le braccia di Tristyn, tant’è che si chiese se non si fosse addormentata.
- Non sono preoccupati per me. Non ha alcun senso – osservò, in tono neutro.
Ecco che ricominciavano le frasi senza senso.
Stava per ribattere ma lei lo interruppe: - “Voi non capite. Mi odiano. Da quando siete entrati nel castello, nessuno osa più rivolgermi la parola. Mi considerano una traditrice. E hanno ragione” – sussurrò, più rivolta a se stessa che a lui.
Tristyn sul momento non seppe come rispondere. Avrebbe voluto negare, ma a ben pensarci anche lui aveva notato come Lynn fosse rimasta isolata e sola dopo che l’avevano ricondotta sana e salva a casa. D’altronde, quello era stato il prezzo da pagare per evitare un combattimento aperto con i soldati, e lui non si era mai pentito per come aveva agito.
- Mi dispiace – disse. Lo era veramente.
Nonostante quella ragazza fosse testarda come un mulo, indisciplinata e con la lingua tagliente, una parte di lui ne provava ammirazione. Sapeva riconoscere un nemico valoroso quando lo vedeva, e Lynn aveva dimostrato più volte il proprio coraggio di fronte a lui e ai suoi uomini.
E adesso, nel vederla così sconsolata e oppressa dal senso di solitudine, qualcosa era scattato in lui.
Il suo animo da cavaliere, forse. O semplicemente compassione.
- Io non vi lascerò mai sola – le promise – Se mai doveste avere bisogno di protezione, aiuto, qualsiasi cosa, venite da me. Non sono un santo, ma mantengo la mia parola, una volta data.–
Si aspettava una battuta tagliente o un’occhiata scettica, ma quando Lynn si girò, si sentì come se qualcuno gli avesse tirato un pugno sul petto.
Gli occhi di Lynn brillavano, pieni di lacrime.
Riflettevano mille emozioni diversi, paura, dolore, stupore.
Era come se lo stesse vedendo per la prima volta, e Tristyn si sentì attraversare da quello sguardo, scavare a fondo nella sua anima come a ricercare la veridicità delle parole che aveva appena pronunciato.
La ragazza non disse nulla. Ma annuì lievemente. L’aveva convinta.
Per il resto del viaggio, rimasero in silenzio, ognuno immerso nei proprio pensieri.
Quando arrivarono in prossimità del castello, Lynn si era addormentata. Aveva appoggiato la testa contro di lui, in una posizione raccolta che non poteva essere del tutto causale.
Cercava sicurezza, protezione.
E adesso aveva capito dove poteva trovarla.

 
   
 
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