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Autore: Rowena    19/11/2008    3 recensioni
La gita scolastica di quest’anno dell’Osaka High sarà in California.
Oh no. No no no, non può essere!
Ci deve essere un errore: questa giornata sembrava così promettente, il tempo splendido e una giornata a caccia di saldi con la mia migliore amica in programma, quindi perché si deve abbattere su di me questa disgrazia?
Non è giusto, non me lo merito.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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E così, dopo tante ansie e preoccupazioni, eccoci sulla strada per l’aeroporto ad attendere l’arrivo degli altri.
Mi sento molto più tranquilla rispetto a quando ho ricevuto la notizia della gita, forse perché posso essere ancora una volta Ashiya Mizuki, lo studente straniero arrivato in Giappone la scorsa primavera.
Sano e Nakatsu sono con me, ovviamente, e così Julia, che non vede l’ora di conoscere tutta la truppa. Le ho raccontato della serata che si è persa soltanto oggi, sebbene siano passati già tre giorni, e la poverina, così si è definita, ha dovuto accontentarsi di un riassunto breve e senza troppi particolari; non le voglio nascondere niente, ma non potevo certo farle un resoconto dettagliato fino alle più piccole stupidaggini davanti ai miei amici, no?
Non importa, lei ora guarda di tanto in tanto Sano con aria ammirata, ha cambiato idea su di lui non appena le ho detto del bacio (era ora, ha commentato poco fa), compiaciuta come se la storia fosse sua e non mia.
Io scuoto il capo, di nuovo nei miei panni maschili: per fortuna che ho conservato tutta la roba che ho preso in Giappone, mi sarebbe scocciato comprare altri vestiti per la vacanza.
La mia migliore amica mi osserva, un po’ stranita da quello che lei considera un ottimo travestimento, per quanto le risulti improbabile questo abbigliamento addosso a me. Ci credo, sono sempre stata un maschiaccio, ma prima della mia permanenza in Giappone non mi è mai venuto in mente di infagottarmi in questo modo! “Sai, Mizuki, questi vestiti da maschio non ti si addicono molto; ti è andata bene che sei piatta come una tavola da surf, altrimenti ti avrebbero scoperto subito!”
Peccato che neanche la mia scarsa taglia di reggiseno sia servita per ingannare il dottor Umeda, rispondo io prima di scoppiare a ridere, per nulla offesa. Nakatsu se l’è presa molto più di me, a giudicare dalla filippica che ha cominciato a difesa del mio petto e delle mie forme inesistenti, mentre Sano…
Sano ne approfitta per sussurrarmi all’orecchio che io gli piaccio proprio così, personificazione di un asse da stiro, facendomi arrossire come un pomodoro. Maledizione, ma perché fa così? Non si nota neanche un po’ quanto si diverte da matti a mettermi in imbarazzo! Ma lo sistemo io, vedrà al momento giusto, mi riprometto cercando di tornare a un colorito umano.
Siamo arrivati all’aeroporto, finalmente, e siamo giusto in tempo per veder atterrare il volo da Tokyo.
Julia mi chiede come voglio organizzarmi: “Che dici, posso fermarmi qui per conoscere tutta la banda o è meglio se levo le tende?”
Ci vorranno almeno altri quindici minuti perché i ragazzi scendano dall’aereo, recuperino i bagagli e passino, la dogana, immagino, perciò le chiedo di rimanere con noi ad aspettare. La mia amica sembrava non aspettare altro, noto: una strana luce le brilla negli occhi e la cosa non mi piace per niente.
Come temevo, infatti, Julia non perde subito l’occasione e acchiappa Sano e Nakatsu per un orecchio ciascuno. “Ora ascoltatemi bene, voi due: Mizuki è la mia migliore amica e pretendo che torni a casa felice e serena com’è adesso; soprattutto tu, spilungone” rincara in modo particolare rivolta al mio ragazzo. “Prova anche solo a pensare di farla soffrire e le pene dell’inferno ti sembreranno piacevoli in confronto a quello che ti farò io con le mie mani”.
Ma ma ma…
Sono allibita: povero Sano, non bastavano le minacce molto più velate, per quanto intimidatorie, di mia madre? Mi dà fastidio tutto questo accanimento per proteggermi: da cosa, poi, non lo so. Io e Izumi abbiamo diviso la stanza per più di un anno ed è andato tutto bene, mi ha sempre rispettato e pur conoscendo la mia vera identità non ha mai cercato di approfittarne.
Certo, allora non eravamo una coppia, ma non vedo come questo cambiamento possa influenzare più di tanto le sue maniere. E in ogni caso, io so difendermi, per la miseria!
Faccio per ribattere al posto di Sano, quando una specie di onda d’urto investe tutti e quattro all’improvviso. Ok, non c’è dubbio che siano arrivati.
Julia lascia andare i due ragazzi, confusa: “Ma… Cosa diavolo è successo?”
Lo so io, eccome se lo so: era un baby gridato tanto forte da rischiare di abbattere la barriera del suono, ma non faccio in tempo a spiegarle che tutto il corpo studentesco dell’Osaka High si riversa nell’atrio e corre verso di noi. L’obiettivo, neanche a dirlo, sono io! I ragazzi mi circondano e fanno a gara per abbracciarmi e salutarmi prima degli altri. Strette di mano, pacche sulla schiena, Nanba mi stringe fino a togliermi il fiato.
“Mizuki, come stai?”
“Che si dice in America?”
“Ti siamo mancati?”
Queste ed altre mille domande mi vengono poste a raffica, mentre ancora fatico a respirare. Che cari, così affettuosi… Ma finiranno per uccidermi, dannazione!
Sul caos che si è scatenato in un battito di ciglia, una voce femminile si fa sentire allegra e chiocciante: “Ashiya-kun, sorridi!” Akiha gesticola verso di me e impugna la sua macchina fotografica, pronta a immortalarmi come al solito.
Dovrà recuperare questo periodo per rimpinguare la scorta di mie immagini da vendere alle studentesse del St. Blossom, suppongo.
“Ma riesci ancora a vendere le mie fotografie?” Chiedo imbarazzata liberandomi da Nakao che, prendendo come esempio Nanba, stava cercando di stritolarmi.
La donna annuisce esibendo un sorriso a trentadue denti. “Certo: al St. Blossom nessuno sa chi sei in realtà, perciò non vi è alcun motivo che la popolarità di Ashiya-kun, lo studente tenero e carino tornato in America, crolli in breve tempo; anzi, il fatto che tu non studi più all’Osaka High non ha fatto altro che aumentare le tue vendite! Se andiamo avanti così, ti manderò una percentuale: ora stai fermo” e detto questo si rimette a scattare, almeno finché un dottore fin troppo conosciuto non la spinge via.
“Questa è una gita scolastica, non un set fotografico, stupida” commenta Umeda irritato. Non riesco a trattenere una risata: sono sempre gli stessi, per fortuna, sebbene lui non sembri più tanto disgustato dalla presenza di Akiha. Anzi, la tocca perfino volontariamente e senza farsi venire attacchi di nausea: che sia tornato su questa sponda mentre non c’ero?
Per quanto sia irritante e scortese, mi rendo conto di essere ormai commossa per la felicità nell’averlo rivisto: senza di lui sarei crollata molto prima e addio ai tanti mesi in Giappone.
Come se avesse captato i miei pensieri, Umeda si volta e, per un attimo, abbandona i suoi soliti atteggiamenti; addirittura, forse a dimostrare che il contatto con il genere femminile non lo sconvolge come prima, mi sorride e mi abbraccia forte.
“Sei mancata a tutti, piccola pazza” sussurra con dolcezza perché solo io lo senta, facendomi capire quanto anche lui mi sia mancato: ha coperto l’assenza di Julia là in Giappone, trovandosi a farmi da confidente che lo volesse o no, e ora mi sembra strano confrontarmi solo con la mia amica, senza più ascoltare i suoi pareri.
Tuttavia, Umeda rimane Umeda, e per ricordarmelo torna subito a essere insopportabile; si scosta un poco da me e mi fissa con quell’aria strana, seria e diabolica allo stesso tempo. “Tuttavia, non credere che per questo sarò più indulgente con te; sai quali sono le regole!”
“Sissignore” esclamo scherzosamente mettendomi sull’attenti.
Il dottore sta per aggiungere qualcosa, soprattutto notando Sano che, pur nel marasma di poco fa, non si è mai allontanato da me, ma un rumore strano e gli urli di sfida di Tennōji lo richiamano all’istante. “Arienai, ora che diavolo succede? Torno subito!”
Approfittandone, il mio ragazzo mi chiede cosa intendeva dire Umeda.
Salto su come se mi fossi seduta su uno spillo. “Ehm… È meglio se ne parliamo una volta arrivati in albergo, credimi”.
Sento una mano arpionarmi una spalla e mi giro di scatto, stupita: non so se ridere o preoccuparmi nel vedere Julia in condizioni terribili, spettinata e tutta sporca, come se tutti i miei amici l’avessero calpestata.
Lei mi fissa con aria disperata: “Questi sono senza cervello! Pensavo che Nakatsu fosse un caso clinico, ma in confronto a questa gente sembra perfino intelligente. Io me ne vado prima che sia troppo tardi, Mizuki: fatti sentire, mi raccomando”.
E fugge via come un fulmine prima ancora che possa replicare qualsiasi cosa. Poverina, non era preparata all’Osaka High e ai suoi studenti!
Sano ed io ci guardiamo, entrambi un po’ sottosopra, poi scoppiamo a ridere insieme. La chiamerò più tardi, quando ci saremo sistemati all’hotel, tanto per sapere se si è ripresa; volevo anche invitarla ad accompagnarci a qualche visita, ma a questo punto mi sa che non si farà niente. Peccato, mi sarebbe piaciuto che lei e Nakatsu…
Umeda, già esasperato, si arma di megafono e sale su una poltroncina per richiamare l’attenzione della scolaresca. “Avanti, stupidi, dobbiamo andare: fuori ci aspettano i pullman, uno per dormitorio. Ashiya, tu riprendi il tuo posto con i tuoi vecchi compagni”.
Allora eccoci, si parte in questa nuova avventura.




Le risposte della svampitissima autrice:

@sushiprecotto_chan: Wow, la tua recensione è stata davvero una manna. Davvero, è bellissima. Come mi ha detto una mia socia, essere scemi e geniali come i giapponesi non è possibile, però si fa quel che si può! ^_^
Hana Kimi poi ha uno stile particolarissimo, senza quello secondo me si perde buona parte delle gag e delle situazioni comiche. Sono contenta che ti piaccia come ho cercato di restituire quello stile!
Ho iniziato da poco a prendere il manga, quindi sono un po' indietro, però lo adoro...

@tentennina: non so se hai visto anche l'episodio speciale del drama... Mi spiace perché hanno liquidato la gita in America con tre battute (geniali, per altro), però in fondo io sto scrivendo la mia versione della storia... E mi sto divertendo un sacco. Spero di continuare a far ridere anche te e chi altri continua a leggere la mia storia!

Ciao ciao, Rowi!
   
 
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