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Autore: iosonolamiagabbia    10/01/2015    0 recensioni
Questa storia parla di un gatto di una mia amica, Baloo. Vi racconterò tutte le sue avventure mentre è alla scoperta del mondo.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Cross-over, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Erano già partiti da un bel po' ma non aveva idea di dove stessero andando. Lo avevano chiuso nella gabbietta con la sua coperta preferita, illusi che questo potesse bastare a farlo stare tranquillo. Dentro a quella piccola e angusta auto, i suoi padroni chiacchieravano e ridevano, ogni tanto si voltavano verso di lui e ridevano più forte. Non poteva sapere cosa stessero dicendo ma dentro di lui sapeva che non era niente di buono. Mai fidarsi di umani che ti chiudono in una gabbietta, con i tuoi giocattoli preferiti e poi ti portano in auto! C'era stato soprattutto un fatto che lo aveva insospettito: quella mattina, mentre la sua giovane padroncina lo portava fuori casa, incrociarono il suo vicino, quel gatto vecchio, grigio, obeso e puzzolente. Lo aveva guardato con un sorrisino divertito scoprendo i suoi denti quasi totalmente cariati e gli aveva detto: "auguri, amico! auguri!" e poi era scoppiato a ridere. Ripercorrendo con la mente quei ricordi, non si accorse di essere arrivato. Scesero tutti quanti dalla macchina e lo portarono dentro. Appena nell'ingresso, capì dove si trovava e il sangue gli si raggelò nelle vene. La grande sala d'attesa era piena di umani con qualsiasi tipo di animale domestico: un'anziana signora con un pappagallo che non parlava più, un uomo in giacca e cravatta con un cane che aveva la bocca bloccata da un osso probabilmente addentato con troppa foga, una bambina con un coniglio dalle orecchie stranamente basse e con uno sguardo perso nel vuoto, sicuramente era depresso oppure avevano tentato di cuocerlo per la cena di Natale. Li vide entrare in quello stanzino uno dopo l'altro e allo stesso modo uscire. I rispettivi padroni erano felicissimi mentre loro avevano la faccia sconvolta. Cominciò ad avere paura. Lo portarono dentro, lo tirarono fuori dalla gabbietta e lo misero su un tavolino d'acciaio freddissimo. Lo misero a pancia all'aria e una donna vestita di verde si avvicinò con un sorriso falsamente carino e cominciò a grattargli la pancia. Questo non gli dispiaceva. Era totalmente perso dal piacere che stava provando quando vide un uomo avvicinarsi con una siringa. Non riuscì a liberarsi perché quella donna tanto carina che prima lo coccolava amorevolmente, ora lo stringeva in una morsa da cui era impossibile uscire. Sentì un pizzichio, poi la vista annebbiarsi e poi più nulla. Si svegliò nel suo lettino, a casa sua. A fatica riuscì ad aprire gli occhi, la testa gli girava, si sentiva imbambolato. La sua giovane padrona stava davanti a lui e si stava sganasciando dalle risate, indicando la sua faccia. Chissà cosa aveva da ridere quella, come se potesse permettersi di fare osservazioni agli altri. Be', forse non era in ottima forma ma quella stava comunque esagerando. Decise di ignorarla e cominciò a leccarsi una zampa per poi passarsela sul muso. Spostò la sua gamba posteriore dietro la sua testa e si chinò per leccarsi le sue parti intime, era l'ora del bidet. Quello che vide, o meglio, che NON vide lo lasciò senza parole. In un attimo ripercorse la sua giornata, dalla partenza, all'arrivo, alla sala d'attesa, alla signora verde che gli aveva fatto i grattini sulla pancia. Lo avevano ucciso, avevano ucciso la sua virilità, il suo orgoglio, il suo essere maschio alfa. Gli avevano tolto la sua parte più importante, come avrebbe fatto d'ora in poi a stare con gli altri gatti? Lo avevano condannato ad una vita di solitudine, di amarezza ed umiliazione.
   
 
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