Quando ho letto che nel film del
Principe Caspian ci sarebbe stata una casta love story fra lui e Susan, ho
pensato “come è possibile? Nel libro non c’è”. Ma non appena ho visto quelle meravigliose
scene fra la gentile Susan e il bel Caspian, mi sono proprio innamorata di
questo nuovo pairing. E, ovviamente, è nata questa fan fiction, dal titolo
abbastanza banale. Ma trovo che sia il più adatto per questa storia che si è
evoluta proprio sulle note della canzone “The call”, che fa da colonna sonora
al film.
Spero che piaccia a quanti vorranno
leggerla.
I’ll
come back when you call me
Capitolo 1: “Soulmate”
Una danza
di petali di ciliegio iniziò nel momento esatto in cui giunse una folata di
vento particolarmente forte. I petali rosa chiaro sembravano muoversi con
estrema grazia sulle note di un silenzioso valzer. E, seguendo quella melodia, l’armoniosa
danza floreale stava creando una sagoma…umana.
Sdraiata
sull’erba, Susan si era sollevata all’improvviso, puntando i gomiti sul
terreno. Per un istante credette davvero di aver visto qualcosa o qualcuno di
molto familiare, qualcosa di magico, dunque non appartenente al suo mondo,
l’elegante Inghilterra.
Il suo
mondo…definitivo…
Susan
sospirò, tornando a sdraiarsi per terra, mentre un petalo si posò con
delicatezza sulla copertina del libro di Letteratura latina che stava
studiando. Lei,
Susan
scosse lievemente il capo: si trovava con le sue compagne nell’immenso giardino
della loro università, cercando di studiare uno dei più famosi autori latini,
Gaio Valerio Catullo. E, considerata l’importanza e la difficoltà della
materia, certamente non poteva permettersi magici voli di fantasia.
“Dunque,
sentite questa poesia di Catullo, dedicata naturalmente alla sua Lesbia!-
esclamò, all’improvviso, la sua amica Emma- Dammi baci, cento baci, mille baci e
ancora baci, cento baci e mille baci! Le miriadi dei nostri baci tante saranno
che dovremo poi, per non cadere nelle malie di un invidioso che sappia troppo, perderne
il conto, scordare tutto.”
Jane ridacchiò: “Oh,
cielo! Catullo era davvero incontentabile!”
“Peccato che Lesbia non
poteva fare a meno di tormentarlo! La loro fu una relazione estremamente
altalenante!” commentò Elizabeth, chiudendo il suo libro.
“Diciamo la verità,
Lesbia era una donna…dai facili costumi!” disse Emma, ma venne subito
richiamata da Jane.
“Emma!!”
Emma, dal canto suo,
sorrise ingenuamente, facendo spallucce: “Beh…lo era davvero, però!”
“Ad ogni modo, lui era
seriamente innamorato di lei! – commentò Elizabeth- Infatti la odiava, ma nello
stesso tempo l’amava!”
“Esatto, sentite questa:
Mia Lesbia, sei stata amata da me in modo così totale che in modo uguale
amata
non c'è donna e non ci sarà. Non si vedrà mai più in amorosi
legami tanto rigore di fedeltà quanto si vide in me e nell'amore che ti portai.”
lesse Jane con estrema enfasi.
Emma sospirò e si sdraiò con le mani sotto la testa: “Certo che Lesbia
era davvero strana! Aveva un uomo che l’amava più di ogni altra cosa e lei
neanche aveva capito quanto fosse fortunata!”
“Già, ci sono persone che cercano l’anima gemella per tutta la vita e
non riescono a trovarla, mentre altre la incontrano e neanche se ne accorgono!”
esclamò Elizabeth.
A quel punto, notando il silenzio così prolungato della loro amica
Susan, tutte e tre la fissarono.
Dopodiché Jane si sporse su di lei: “Tu non sei d’accordo, Susan?”
La domanda improvvisa di Jane la colse un po’ di sorpresa.
“D’accordo?” ripetè Susan, cercando di ricordare con tutte le sue forze
il discorso che avevano appena affrontato le sue amiche.
“Sì, non stavi ascoltando?”
“Oh, ma certo!- rispose Susan, con un sorriso lievemente imbarazzato-
Stavo ascoltando!”
“E allora, sei d’accordo?” domandò Emma, con estrema curiosità.
Susan riuscì a ricordarsi di cosa stavano parlando le sue amiche e
rivolse lo sguardo a terra: “L’anima gemella non esiste!”
“Non esiste? Cos’è questa ventata di cinismo?” esclamò Emma.
Susan si alzò in piedi, il libro sottomano, ignorando la sua domanda: “Credo
sia meglio rientrare. Sono quasi le 17! È l’ora del tè!”
“Ehi, Susan! Non scappare!”
La giovane Pevensie non ascoltò i richiami delle sue amiche e continuò a
camminare, fino a quando esse non la raggiunsero e la fermarono.
“Susan, dai, che ti succede? Sei così strana oggi!” le fece notare
gentilmente Jane.
Susan le sorrise, altrettanto gentilmente: “Scusatemi se vi sto facendo
preoccupare. Ma non mi va di parlarne, d’accordo?”
Le ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi annuirono.
“Come vuoi, Susan!”
“Non possiamo certo costringerti!”
“Grazie, siete delle vere amiche!” esclamò Susan, riprendendo a
camminare.
Mentre tornavano all’ingresso principale dell’università, Susan ascoltò
silenziosamente i nuovi discorsi delle amiche, riflettendo su quanto lei stessa
aveva affermato poco prima. L’anima
gemella non esiste.
Lei aveva già incontrato la sua: il principe…no, il re di Narnia, re
Caspian. Era talmente palese che lui fosse per lei la sua anima gemella:
Caspian aveva ricevuto il suo corno, l’aveva suonato, riportando lei e i suoi
fratelli a Narnia…e poi, prima di tornare in Inghilterra, lei, in un attimo di
pura e irresistibile follia, lo aveva baciato. Da quel giorno aveva pensato a
lui ogni santo giorno. Dunque, Caspian doveva essere assolutamente la sua anima
gemella, sebbene il loro fosse un amore impossibile, visto che appartenevano a
due mondi diversi e non si sarebbero più potuti vedere. Però lei lo amava ed
era convinta fosse Caspian la persona a cui era destinata.
O forse no?
Tutto sommato, da quando lei era tornata da Narnia, erano passati ben
due, lunghissimi, strazianti anni. E lui non aveva mai suonato il corno,
neanche per richiamare Edmund e Lucy. Almeno loro avrebbero potuto tornare a
Narnia e verificare se Caspian stesse bene oppure no, al contrario di Susan e
Peter. Chissà quanto tempo era trascorso a Narnia, chissà se Caspian si era
sposato e aveva avuto dei figli e, soprattutto, chissà se era ancora vivo…
Prima che una straziante angoscia le lacerasse il cuore per quei
pensieri tristi, qualcuno la chiamò: “Susan!”
Susan si guardò intorno e vide suo fratello Peter e il suo amico John
correre verso di loro.
“Per l’amor del cielo!” esclamò
Jane.
“Oddio, è Peter!” disse Elizabeth, stranamente eccitata.
Emma ridacchiò: “Oh, avete visto quant’è carino?”
“Beh, anche il suo amico non è niente male!” commentò Elizabeth.
In effetti, John era veramente carino: così alto, con capelli castani e
non troppo corti e occhi di un delizioso verde giada. Ma in quegli occhi Susan
non riusciva a trovare ciò che cercava: la dolcezza e l’irresistibile insicurezza
degli occhi scuri di Caspian.
Peter e John le raggiunsero.
“Ciao, ragazze!”
“Ciao!” esclamarono le amiche di Susan, con aria sognante.
“Tutto bene, sorellina?” domandò Peter.
“Sì, benissimo!”
“Dunque, John voleva dirti una cosa, vero?” domandò Peter, dando una
lieve gomitata sul fianco dell’amico.
John si fece avanti titubante e le porse un quaderno: “Ti…ti ringrazio
molto per avermi prestato i tuoi appunti di storia!”
Susan prese il suo quaderno e lo ringraziò.
Peter sospirò, portandosi una mano sulla fronte: “Sicuro che non dovevi
dirle nient’altro?”
L’amico, messo alle strette, arrossì lievemente e si schiarì la voce.
“Ecco, io volevo chiederti…se…per caso ti andasse di unirti al mio
gruppo di studio di stasera. Ci troviamo in biblioteca!”
Susan fulminò con lo sguardo suo fratello: lo stava facendo di nuovo! Da
quando lei era entrata all’università, il suo caro fratellino aveva cercato in
tutti i modi di affiancarle qualche bravo ragazzo adatto a lei, ignorando
totalmente la volontà di Susan.
“Mi dispiace, John, e ti ringrazio dell’offerta. Ma io preferisco
studiare da sola!”
Il ragazzo cercò di nascondere il dispiacere per quel rifiuto, ma era
fin troppo evidente. Anche Susan ci rimase male. Così, per fargli un piccolo
favore, deviò l’attenzione di tutti, rivolgendosi a Peter.
“Peter, potrei parlarti un attimo…da sola?”
Peter la guardò sorpreso: “Ma certo, sorellina!”
“Magnifico!- esclamò Susan, con un sorriso- Vogliate scusarci, ragazzi!
Ci vediamo dopo!”
Così dicendo, Susan afferrò il braccio di Peter e lo trascinò lontano
dall’edificio.
“C’è qualche problema, Susan?” chiese Peter, preoccupato.
Susan si fermò proprio davanti a lui e gli rivolse una delle sue
occhiate più infastidite: “Direi di sì!”
“E quale sarebbe?”
“Tu!”
Peter inarcò un sopracciglio, mentre sul suo viso si dipinse
un’espressione di perplessità mista a divertimento.
“Scusa?”
“Oh, per favore. Non fare finta di non capire! Ormai è da settembre che
cerchi di trovarmi un ragazzo!” sbottò Susan, irritata.
Peter sembrò colpito dalla reazione della sorella: “Deduco che John non
ti interessi, allora?”
“Né lui, né quel ragazzo del mese scorso…come si chiamava…Frank, né nessun
altro dei tuoi amici! In tutti questi mesi siete stati a dir poco asfissianti!”
Peter la guardò per qualche secondo, con un velo di tristezza negli
occhi, e sospirò: “Ti prego, perdonami, Susan. Non avrei dovuto intromettermi
in questo modo!”
Alla vista del fratello maggiore così dispiaciuto, Susan sospirò, rilassandosi,
e appoggiò una mano sulla sua spalla.
“Sì, non avresti dovuto farlo. Ma so che ti sei interessato a me per farmi
felice!”
“E’ solo che mi dispiace molto vederti così. In certi momenti non sei
più tu! E io farei di tutto per renderti di nuovo felice!”
Susan, sorridendo, gli diede un bacio sulla guancia: “Grazie, Peter!”
“Peter! Susan!”
I due fratelli si voltarono e videro in lontananza due figure umane
molto, troppo familiari che si stavano avvicinando, guidate dalla direttrice
del dormitorio femminile, la professoressa Knightley: erano
Edmund e Lucy.
Susan e Peter si guardarono sorridendo, mentre la loro sorellina Lucy li
raggiungeva di corsa.
“Lucy! Edmund!”
Lucy si gettò fra le braccia dei suoi fratelli maggiori: “Oh, che bello
rivedervi!”
“Che cosa ci fate qui?” chiese Peter, sorpreso.
“Volevamo farvi una sorpresa e ci siamo riusciti, vero, Ed?” esclamò
Lucy, rivolgendosi al fratello.
“Direi di sì!” rispose Edmund, mentre salutava i fratelli.
A quel punto, si intromise la professoressa Knightley: “Signor
Pevensie, signorina Pevensie, vi concedo un’ora per questa visita extra. Non di
più, mi raccomando!”
“Sì, grazie, professoressa!” disse Peter.
E non appena la professoressa si allontanò, Susan chiese:“E mamma e
papà? Dove sono?”
“A Londra, che domande!” esclamò Edmund, turbando con le sue parole il
fratello maggiore.
“Vuoi dire che siete venuti fin qui da soli?”
“Proprio così!” esclamò Lucy, con un sorriso innocente.
“Ma…papà e mamma ve l’hanno permesso?” domandò nuovamente Peter, con un
lieve tremore nella voce.
Edmund lo guardò quasi indignato: “Ehi, io ho quasi 18 anni, ormai, so
perfettamente in grado di viaggiare da solo!”
“Beh, ricordati che per me sei ancora il mio fratellino più piccolo!”
ribattè Peter.
“E tu ricorda che sono sempre un re di Narnia e non ho bisogno della
balia!”
A quella parola…Narnia… Susan
si costrinse a reagire, evitando di pensare a quel mondo che si abbinava sempre
e naturalmente ad un altro nome, e, da brava sorella pacata com’era, fu
costretta a intervenire: “Ora direi di smetterla! Edmund…Peter ha tutto il
diritto di preoccuparsi per i suoi fratelli. E Peter…Edmund e Lucy sono
arrivati fin qui sani e salvi, senza alcun problema; quindi, rilassati!”
Peter annuì, seppur controvoglia: “Sì, va bene!”
“D’accordo!” sbottò Edmund, incrociando le braccia sul petto.
“Non siamo certo venuti fin qui per litigare!- fece notare Lucy- Vero,
Ed?”
“Ehi, basta così, Lucy! Ho capito! Ora, per favore, ci vogliamo sedere?
Mi fanno male le gambe!” esclamò Edmund, sdraiandosi sull’erba tenera del
prato.
I quattro fratelli Pevensie si sedettero per terra, cominciando a
parlare e chiacchierare di ciò che avevano fatto in quel mese passato dall’ultima
volta che si erano riuniti: gli esami di Peter e Susan, le verifiche di Lucy ed
Edmund…
“E quindi Ed è riuscito a prendere un dignitoso 6 nell’ultimo compito di
matematica!-esclamò Lucy, sotto lo sguardo fulminante del fratello- E per
questo motivo la mamma, che era tanto felice, ha preparato una bella crostata
di marmellata di fragole!”
“Lucy!” la rimproverò lui, arrossendo.
“Signore e signori, mio fratello! Il genio!” commentò Peter a gran voce.
“Peter!”
“Peter, dai, smettila!- gli disse Susan- Edmund non è mai stato portato
per le materie scientifiche. Quindi, io trovo che sia un gran risultato per lui.
Caro Ed, da questo 6 conquistato con il sudore della fronte, potrai ora partire
per rincorrere risultati più importanti!”
Edmund guardò la sorella con perplessità per qualche secondo; dopodiché
le disse semplicemente: “Grazie!”
L’espressione incerta di Edmund divertì un po’ tutti e i quattro
fratelli cominciarono a ridere.
Poi, all’improvviso, si udì una voce, o almeno, Peter udì quella voce:
la voce femminile più suadente e armoniosa che avesse mai udito prima d’allora.
E lo chiamava…
“Peter…”
Peter, turbato, scattò in piedi: “Avete sentito?”
I tre fratelli lo guardarono sorpresi e sconcertati.
“Cosa?”
“Una voce di donna che…chiamava…me!”
“Una donna che chiamava te? Sicuro di star bene, Peter?” chiese Edmund,
ma tutto d’un tratto anche lui sentì una voce.
“Edmund…Lucy…”
I due fratelli udirono una voce che non aveva niente di femminile: era
una voce potente, ma nello stesso tempo molto dolce, quasi paterna. E
sicuramente una voce inconfondibile.
“Ehi, ho appena sentito Aslan!” esclamò Lucy, con un gran sorriso.
Lei, come Edmund, si alzò subito in piedi.
“Anch’io ho sentito la sua voce!” fece notare il fratello, altrettanto
felice.
Peter, Edmund e Lucy sembravano più eccitati che mai e pronti a
qualunque cosa fosse accaduta nei prossimi istanti. E tutti e tre fissarono il
loro sguardo su Susan, aspettando una qualche conferma anche da parte sua.
“Io non sento alcuna vo…” iniziò a dire Susan, ma si interruppe perché
anche lei sentì qualcuno.
“Susan…”
Una voce maschile, profonda, calda, dolcissima e così dolorosamente
familiare. Sicuramente Caspian la stava chiamando. E qualunque cosa fosse
successa, lei avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo.
Susan balzò in piedi e Peter, con una semplice occhiata, sembrò capire
chi aveva sentito Susan.
“Caspian?” domandò lui.
Susan annuì ansiosa, guardando i suoi fratelli, mentre il cuore sembrava
batterle in gola: “Cosa facciamo?”
“E io che ne so? Non possiamo andare a Narnia solo desiderandolo!”
rispose Edmund.
“Soprattutto noi!” aggiunse Peter, con una nota di malinconia, guardando
la sorella.
“Ma io devo andare! Lui mi sta chiamando!- esclamò Susan, con occhi
imploranti- Glielo avevo detto: chiamami, quando avrai bisogno di me!”
E poi accadde!
Dunque, spero che questo primo
capitolo sia stato abbastanza interessante. La storia terrà conto degli eventi
del film, ma anche del libro. Per esempio, la regina Susan viene definita Dolce
nel film, ma io preferisco l’appellativo Gentile dal libro. La storia prevede,
al momento, 17 capitoli.
Ah, in questo capitolo i nomi dei
personaggi inventati da me provengono dai libri della Austen, di cui io sono
una grande fan!
Bene, a presto!
Kia85