Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Julien Bathory    13/01/2015    1 recensioni
"Cara Virginia,
questa notte un Nosferatu è morto a Pisa. Qualcuno sa perché. Qualcuno sa.
Fosse stato un semplice Topo di Fogna non sarebbe importato a nessuno. Peccato che questo povero bastardo non era uno dei tanti vermiciattoli che sciamano attorno ai ridicoli giochi di potere di questa città. Il nome Giacomo Leopardi ti dice qualcosa, vero? Brava, scommetto che sei sempre stata la prima della classe. Lascia la mela e alza la gonna."
[Fanfiction tratta dalla Sessione Oneshot Mash-up fra il GDRV Vampiri: Il Risveglio e Vampiri: Nell'Occhio del Ciclone]
Genere: Azione, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Capitolo 001 - Il Rosso e il Nero
Markus non riusciva a farsi una ragione riguardo alla sua solitudine.
"Perché devo essere così debole da non poter assistere il mio Sire in guerra?!"
Ed ogni volta percorreva il grosso salotto in tondo, strofinando l'indice ed il pollice contro la barba. Lo faceva quando era nervoso, ed in quei tempi gli capitava anche troppo spesso.
Per fortuna che c'era Giacomo. Oh, quel caro ragazzo lo supportava sempre con le sue lettere piene di complimenti ed incoraggiamenti, tutti infiocchettati dalle sue sante mani da scrittore e tutte sempre efficaci al punto giusto; e lo degnava pure di attenzioni. Lui! Fra tutti i Nosferatu che richiedevano la sua assistenza a Livorno e tutti i suoi ammiratori da Firenze a Pisa sceglieva sempre di rispondere prima a Lui.
Si sentiva molto a disagio su questo argomento, ma non poteva fare a meno di apprezzare largamente tutto l'aiuto che poteva arrivare, sia esso da un passante che da una persona come Giacomo Leopardi.
Eh già. Proprio lui. Il poeta maledetto, storpio, e geniale. Ironia della sorte essere un "Topo di fogna"? Proprio lui, come la storia ci ha sempre raccontato nei libri del liceo.
Si erano conosciuti durante le rarissime apparizioni di Giacomo nell'Eliseo pisano, sempre intento a fare da ambasciatore, e ci riusciva egregiamente. Doveva aver visto qualcosa di diverso in Markus, al punto che in pochi incontri erano diventati già ottimi compagni di conversazione, e quando il lavoro lo richiedeva altrove, l'afflusso di lettere non si fermava mai. Leopardi ammirava la peculiare propensione del giovane al non lasciarsi andare al suo lato animalesco a differenza dei Fratelli del suo stesso clan, e di rimando come non si poteva ammirare una mente come la sua, celebre ed attiva più che mai anche dopo la morte?
"Voi siete un barlume nella società vampirica, fratello Hund"
Gli scriveva spesso Giacomo, con calligrafia impeccabile.
"Se ci fossero più Fratelli così umani, il sangue non sgorgherebbe a fiotti come succede invece in questi tempi bui, fra ribelli e guerre interne"
E questo lo rendeva sempre così fiero, ma i momenti di sconforto in solitudine, soprattutto ora che Matteus non era lì a sostenerlo, si facevano sempre più presenti.
"Cosa devo fare, Amico mio?"
Gli scriveva ultimamente, e lui, col suo tono serafico, rispondeva sempre
"Continuare ad essere quello che sei, un cuore puro all'interno di un pozzo di catrame"
Beh, ovviamente. Ricordarsi sempre le parole del proprio Padre: "Domina il Lupo, nutrilo e trattalo con dolcezza. Domina il Lupo, non incatenarlo ma non lasciarlo cacciare. Domina il lupo, non essere disgustato ed amalo, abbraccialo".
Il senso di tristezza e disperazione non fecero male però al povero lupacchiotto nero. Passò i giorni distraendosi dall'angoscia aiutando il principato al meglio che poteva, mentre Dalila De' Pazzi, la Principesssina, gestiva il tutto con fare elegante e disinvolto. Intrattenere discussioni diplomatiche fra i Gangrel ed i Ventrue era la sua attività preferita, visto le divergenze che si venivano sempre a creare ogni volta che davanti ad un tavolino i primi si sporcavano tutto il colletto di sangue ed i secondi li guardavano disgustati, ma in realtà in tutto quel andare e tornare a casa il massimo che poteva sperimentare era rimanere incollato ad un buon libro, proprio come nei cari vecchi tempi, quando era un semplice bibliotecario e tutto quello di cui aveva bisogno alla sera era una tazza di camomilla con una spolverata di cannella. Ah, i cari vecchi tempi, quelli in cui gli pulsava ancora il cuore, quelli in cui dimenticarsi di obliterare il biglietto del treno era un grosso guaio. Ci ripensava sempre prima di coricarsi poco prima dell'alba.

"Il Grande Lupo Grigio continuò a combattere valorosamente, ma lì, nel campo di battaglia, trovò un ferito, un esterno. Era anche lui un piccolo cucciolo di lupo, robusto e muscoloso, rimasto fra i due fuochi della guerra, col il pelo ruvido e rosso, striato qua e là dal sangue. Fu allora che Il Grande Lupo Grigio decise che il suo branco si sarebbe allargato, di nuovo".

Mentre Markus leggeva l'ennesima raccolta di racconti Tedeschi, egli non sapeva cosa lo avrebbe atteso di lì ad un mese, ed in fin dei conti, è stato meglio così.

"La guerra, però, anche se combattuta in due, ti cambia. Il Grande Lupo Grigio non vedeva tanto sangue da quando era giovane, da quando non era così saggio ed inamovibile. La morte, la cenere ed il fango risvegliavano in lui La Bestia, e si sa, i figli imitano sempre il padre".

Erano passati tre mesi da quando la guerra era iniziata. Ormai Markus non sapeva neppure se il suo Sire era ancora vivo, e questo cominciava a sgretolarlo. La diplomazia non era più così facile, sfoggiare il solito sorriso di circostanza era sempre più faticoso e presentarsi a tutte quelle dannate riunioni era ormai insopportabile. C'era qualche elemento interessante, certo, come quella dolce ragazzina schizofrenica, "Vale", ma niente che lo potesse dissuadere dal divenire sempre più melanconico.
Ritornò a casa come tante altre notti, ripercorrendo sempre il ponte dove era scivolato quel benedetto giorno, e ritornò a casa di Matteus, per tutta la durata del buio, aspettandolo e controllando nell'Intranet Pisano novità sulla guerra. Fu proprio quando stava scorgendo notizie interessanti sulla ormai certa vittoria della Camarilla che qualcuno inserì la chiave nella porta d'ingresso. I suoi occhi si illuminarono e lui corse in quella direzione, aspettandosi finalmente il suo Signore. E fu così, in effetti:
Davanti a lui la tanto amata figura di Matteus, fradicia di fango e sangue come non lo era mai stata, ed... un altro soggetto?
«M-Matteus! Siete tornato, siete vivo!»
Cadde con le ginocchia a terra per l'eccitazione; la figura davanti a lui non esitò un attimo a parlare, ma lo fece in maniera così lenta e melliflua che gli sembrò innaturale.
«La Guerra è vinta, Markus, ma adesso dovresti prima pensare a salutare tuo Fratello, Figlio mio».
La sua mente era in stato confusionale, si voltò verso la figura sconosciuta, leggermente più bassa di Matteus, ma comunque imponente, che alla luce dei lampadari del corridoio si descrisse in un ragazzo atletico e dall'espressione arcigna, dagli arruffati capelli rossi, con un pizzetto abbastanza folto ed i vestiti quasi stracciati.
«Lui è Lukan. Come te, è una mia Progenie»
il giovane spalancò gli occhi, completamente esterrefatto.
«Mio... Fratello?!»

"Così per la prima volta i due lupacchiotti, il rosso ed il nero, si incontrarono, una volta tornati dalla guerra. Da quel momento, il destino cambiò strada per prendere quella che sarebbe stata la più difficile e dolorosa via che si poteva scegliere".

D'altronde l'amore ha sempre funzionato in questo modo, no?
   
 
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