Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Julien Bathory    13/01/2015    2 recensioni
"Cara Virginia,
questa notte un Nosferatu è morto a Pisa. Qualcuno sa perché. Qualcuno sa.
Fosse stato un semplice Topo di Fogna non sarebbe importato a nessuno. Peccato che questo povero bastardo non era uno dei tanti vermiciattoli che sciamano attorno ai ridicoli giochi di potere di questa città. Il nome Giacomo Leopardi ti dice qualcosa, vero? Brava, scommetto che sei sempre stata la prima della classe. Lascia la mela e alza la gonna."
[Fanfiction tratta dalla Sessione Oneshot Mash-up fra il GDRV Vampiri: Il Risveglio e Vampiri: Nell'Occhio del Ciclone]
Genere: Azione, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Capitolo 002 – Due di Cuori

 

"Cos'è il Male?" E' una domanda che Vale si era fatta fin troppo spesso, e mai si era risposta con la sicurezza necessaria. Come si può rimanere impassibili davanti ad un torto lampante, ad uno scippo di una vecchia signora, ad una ragazza che viene piantata al cellulare, ad un bambino a cui viene negato l'ennesimo giro sulle giostre? Tutte quelle piccole schegge di male la corrompevano, e lei perdeva la pazienza: dalla ragazza pura ed innocente che era si trasformava in una belva caustica, rispondeva male alle commesse delle boutique pisane e se ne andava battendo forte i tacchi sul pavimento lastrato, pentendosene poco dopo.

Ma lei era diversa, e non una pedina dell'oscurità. Oh, no, lei si era votata completamente all'aiuto del prossimo, e qualche sbalzo d'umore non l'avrebbe certo fermata.

Il suo Sire, Roberto Valenti, era partito per la guerra, non sapeva se per combattere o se per convertire i guerrieri, ma fatto stava che lui non poteva più aiutarla, ed il suo fratello maggiore gli aveva lasciato tutte le responsabilità per andarsene in giro a scorrazzare, forse in guerra pure lui.

Di conseguenza, essere il Primogen Malkavian non era assolutamente un compito facile, e nessuno ti prende mai sul serio quando ti poni in maniera gentile e disponibile; ripensarci le faceva venire tanta rabbia.

Che razza di maleducati

Stizzita, pensò.

Perché diamine mi hanno lasciata tutta sola in un momento come questo?!”

Poi scrollò la testa come per allontanare quei pensieri maligni, concentrandosi sull'obiettivo: quella sera sarebbe andata in comunità come tutti i Venerdì ed avrebbe aiutato con tutte le risorse disponibili i ragazzi tossicodipendenti che la popolavano. Non poteva chiedere di meglio per rinfrescarsi lo spirito.

Prese la sua macchina, una mini color magenta, e percorse la città restando nel perimetro.

Raggiunse la comunità in circa un quarto d'ora: parcheggiò l'auto nell'apposito spazio riservato ai volontari e si incamminò verso l'entrata; alle otto di sera era già buio pesto.

«Ciao, Vale!»

Le facevano gli altri volontari, appena lei varcava le soglie della struttura. Lei rispondeva sempre in maniera gentile e sorridente, sfoggiando tutta la sua solita bontà.

Percorse un paio di corridoi bianchi e giunse nella sala principale, dove si trovava sempre la maggior parte delle persone presenti nell'istituto.

«Buonasera ragazzi!»

Fece lei, agitando la mano. Tutti la salutarono di rimando, e si diresse verso la sua paziente preferita: era una ragazza sui diciannove anni, primo periodo universitario. Aveva la pelle bianca come il latte, il trucco pesante e scuro che le conferiva un'aria molto sicura e vestiti scuri alternati a colori molto sgargianti come il rosso ed il viola elettrico; i suoi capelli rosso rubino erano stati chiaramente colorati, ed aveva il perfetto profilo psicologico di una ragazza difficile.

«Come va stasera? Ho saputo che hai litigato con alcuni ragazzi in Piazza dei Cavalieri, ieri notte. Perché non sei rientrata all'ora prestabilita? Ci hai fatti preoccupare tantissimo...»

Vale era visibilmente triste e delusa dalle azioni della sua pupilla: vedeva quella piccola teppistella come la sua missione più importante, un diavoletto da trasformare in una perfetta signorina, dolce e tranquilla come lei. La sua presenza le aveva sempre fatto bene, infatti da quando l'aveva presa personalmente in custodia i progressi con la droga avevano avuto subito una grossa accelerata, molto più di quanto gli altri volontari non avessero mai ottenuto.

«Ve l'ho detto, sono stati loro a rompermi i coglioni per primi! Ed io che dovevo fare, stare lì a farmi urlare in faccia?!»

Sibilò la ragazzina, con il rossetto nero leggermente sbiadito.

«E così lì hai colpiti con una bottiglia di birra vuota... Lo sai che questo ti procura solo guai, non posso essere sempre lì a proteggerti, anche se vorrei tanto»

La più giovane non rispose, e Vale ebbe quasi un colpo di genio.

Non posso essere sempre con te, ma posso cambiare questa situazione

Si fece.

Posso toglierti da questo posto ed averti sul serio sotto la mia custodia

Sorrise sorniona mentre l'altra la guardava storta.

«Che c'è, vale? Ti fa ridere vedermi lo zigomo gonfio?»

Lei scosse la testa e la guardò con aria materna

«Ti va di venire a dormire da me, stasera? Magari ci guardiamo un film, così ti distrai un po'»

L'adolescente sorrise.

«Ci penso io a firmare tutti i documenti, tu vai a preparare tutte le tue cose»

 

Così, il suo piano stava andando per il meglio. Ora erano a casa, da sole, e stavano decidendo il film da guardare assieme ad una ciotola di gelato che Vale fingeva di mangiare ogni volta che l'altra gliela passava.

«Cos'ha Love Actually che non va?! E' un film così dolce!»

La ragazzina quasi ebbe un conato di vomito.

«Scherzi? Io voglio guardare uno splattern...»

Erano l'una l'opposto dell'altra, e questo le rendeva più vicine del previsto. La studentessa non poteva sapere che Vale aveva tutta l'intenzione di donarle l'immortalità.

«Hey, piccola»

Le fece la volontaria, scuotendo i lisci capelli castano chiari, così morbidi e profumati.

«Che c'è?»

Rispose secca

«Se ti dicessi che sono una Vampira, tu come la prenderesti?»

Lei scoppiò in una risata fragorosa, che interruppe solo per parlarle.

«Tu un Vampiro? Non ci crederei neanche davanti ad una prova!»

Vale si sentì autorizzata a tirare fuori i lunghi canini, quella sorrise e sembrò entusiasta.

«Quando hai comprato i denti retrattili?! Sono fantastici, ne voglio un paio anche io!»

Era tanto una dura, ma altrettanto ingenua, quella bimba.

«Dai, su, vieni a vedere come funzionano»

E la ragazza si avvicinò all'amica, fissando con gli occhi quelle due zanne. Vale la afferrò per i fianchi e si gettò sul suo collo, mordendolo con forza, ma molto graziosamente. L'altra gridò.

«Che cazzo stai facendo?! Mi fai male!»

Nei brevi attimi in cui si staccava per ricominciare ad assorbire il suo sangue, la giovane volontaria le rispose:

«Shhh... va tutto bene, adesso. Sarai mia Figlia, la mia piccola...»

Ed ecco che svenne, privata della sua linfa vitale. Vale si morse il polso e cominciò a far colare il liquido nero che ne uscì all'interno della piccola bocca dell'inconsapevole vittima, sorridendo, con quel visino macchiato di rosso.

Era così bella, in quel gelido sonno. Non procurava guai e tutti le avrebbero voluto bene, una volta trasformata in una perfetta Sorella. Troppo forte!

«Adesso non sarò più sola, nel caso Roberto non dovesse mai tornare»

Rise.

«Con la mia piccolina conquisterò i cuori di tutto l'Eliseo!»

Un malato senso materno si fece spazio nel suo cuore morto:

Io ho sempre votato la mia vita agli altri, da viva e da morta. Continuerò a farlo e questo è il mio progetto più glorioso. Adesso questa piccola mi seguirà in capo al mondo, sono la sua ragione di vita. Non c'è più nessun vuoto”.

Fu felice più che mai.

Che smemorata, lei è sua Madre e non le ha dato neanche un nome!

Beh, se lei era Vale, anche quella lì sarebbe diventata Vale.

ValeUno e ValeDue: stesso nome, destino inseparabile.

Non l'avrebbe MAI lasciata andare.

   
 
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