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Autore: sopra_al_rumore    13/01/2015    1 recensioni
Era la storia della mia vita.
Era davvero la storia della mia vita, solo che io ancora non lo sapevo.
Vivevo con la speranza di incontrare qualcuno del genere, qualcuno che potesse stravolgermi.
Guai a desiderare troppo una cosa però, spesso finisce col distruggerti e tu, nemmeno ci fai caso, se non quando... hai perso tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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In realtà, ad ogni rintocco, ora dopo ora, passai la notte a rendermi conto che, per una volta nella vita, non c'era nulla che potessi fare per cambiare la situazione.
Pian piano, con gli occhi sempre più stanchi mi abbandonavo all'idea che andar via era esattamente quello che sarebbe successo e che io non avrei potuto oppore resistenza. Potevo tornare certo, di tanto in tanto, ma non sarebbe mai stato lo stesso. Magari dopo gli studi avrei potuto prendere in mano la mia vita e decidere di tornare lì dov'ero cresciuta, ma prima di allora non avevo altre possibilità.
La notte scorreva lenta, le mie borse sotto gli occhi si accentuavano e il respiro di Luke era regolare, abbastanza da rasserenarmi e addolorarmi allo stesso tempo.
Mi sarebbe mancato tutto, anche quello che probabilmente non c'era mai stato.
Due cose avevo ben fissato nella mia mente:
la prima era che nulla sarebbe mai stato lo stesso dopo la mia partenza,
la seconda, per quanto azzardata come ipotesi era che forse tenevo a Luke molto più di quanto volessi dimostrare.
Avevo da pensare anche a Camila, perché un'amicizia come la nostra non sarebbe potuta esistere da nessun'altra parte, mai più e questo mi rattristava molto.

L'indomani mattina andai a scuola, come se non fosse successo nulla ma i segni della notte insonne erano abbastanza evidenti.
Luke giocava con Calum quando Camila ci raggiunse. Temetti che potesse dire qualcosa a proposito del traferimento ma si limitò ad abbracciarmi mentre Luke perse per un attimo il distacco da Calum e si voltò a guardarci. Molte volte i gesti parlano più delle azioni e quell'abbraccio mi toccò il cuore a tal punto che dovetti fare uno sforzo enorme per evitare di scoppiare a piangere davanti a tutti.

Entrate nel bagno delle ragazze Camila delicatamente cercò di parlarmi:
"Dove hai passato la notte?"
"Da Luke..."
"Ma non gli hai detto nulla, non è vero?"

Abbassai lo sguardo fissandomi la punta delle scarpe. "Non ne ho avuto il coraggio..."
"Ma Tara, non è questione di coraggio. Pensi che sparire nel nulla possa sconvolgerlo meno di raccontargli tutta la verità?! Dopo tutto non è una tua decisione..."
"Appunto Camila. Non è una mia decisione, è questo che mi blocca... è questo che mi manda in bestia. Non è una mia decisione."

A quel punto trattenermi non fu una cosa possibile.
Camila mi abbracciò ma neanche tra le sue braccia trovavo conforto.
Avevo bisogno di parlare con mia madre, magari dimostrandomi più paziente e coprensiva avrei potuto ottenere un proroga o qualcosa di simile...

Quando telefonai a mia madre, dopo scuola, il suo telefono risultava costantemente occupato.
Non riuscivo a mettermi in contatto con lei, le ore passavano e non avevo voglia di vedere Luke prima di aver provato almeno un'ultima volta a convincere mia madre.
Quando giunse sera, con essa arrivò anche un messaggio di Luke.
"E' tutto il giorno che ti aspetto, non credevo fosse opportuno passare a vedere che succede. Ti ho vista strana stamane. Forse meglio evitare..."
Il suo turbamento era comprensibile ma non potevo dirgli nulla, qualsiasi risposta, in futuro, poteva essere usata contro di me.
Così decisi di non rispondere al messaggio. So già che quella non fu una delle migliori decisioni che potessi prendere ma al momento sembrava l'unica ragionevole.
Attesi altre due ore prima che, quasi in piena notte, mia madre rientrasse.
"Mamma..." l'accolsi come un povero cane affamato e infreddolito che cerca alloggio in una calda dimora e questo la insospettì molto.
Io, invece, non credevo che potessi sfoderare un lato del mio carattere tanto fragile e speranzoso.
"Cosa c'è Tara?"
"Ho bisogno di parlarti..."
"Tara..."
esordì in tono pacato e deciso "... se dobbiamo ritornare sulla questione trasferimento sai già come la penso."
"Si, questo l'ho capito... però io vorrei tanto restare qui. Non c'è nessun altro modo per uscire da questa situazione senza che ci siano feriti?"
"Ma di cosa stai parlando? Quali feriti? E' solo un trasferimento, tu e Camila avrete modo di sentirvi... Con tutta la tecnologica che c'è oggi, questo dovrebbe essere l'ultimo dei tuoi problemi...!"
"Ah si?"
chiesi sul filo del rasoio. La mia pazienza iniziava a scarseggiare. "E sentiamo, quale dovrebbere essere il primo dei miei pensieri?"
"Non lo so, pensare al futuro forse. Iniziare a cogliere l'opportunità che ti si sta presentando davanti. O magari iniziarti a concentrare su qualcosa che non riguardi ciò che inevitabilmente lascerai qui..."
"Tu non capisci!"
il mio tono di voce era leggermente aumentato. Sentivo caldo, la mia temperatura corporea iniziava a risentire della discussione. Di lì a poco avrei sicuramente esagerato.
"Io capisco che non c'è altro che puoi dire o fare per questa situazione."
"Quanto tempo ho?"
"Due mesi."

Mi voltai e andai decisa in camera mia. Avevo solo due mesi. Due mesi per abituarmi all'idea che quella non fosse più casa mia.
Due mesi per salutare tutti. Due mesi per stravolgere la mia vita. Due mesi per Luke e Camila.

Decisi subito di rispondere al messaggio che Luke ore prima mi aveva inviato.
"Scusami. Ho dormito poco la scorsa notte e stamane ero stanca. Passerà tutto con una bella dormita..."
Ancora una bugia. Le prime di una lunga serie da qui a due mesi se non mi fossi decisa a mettere in chiaro la situazione.
"Tranquilla. Sicura che non ci sia nulla che tu voglia dirmi?"  chiese senza ulteriori dubbi.
"No, sto bene, davvero."
"Dove sei stata oggi? Mi sei mancata..."
"Avevo qualche commissione da sbrigare..."
"Pensavo che riuscissi a trovare del tempo per me..."
"Hai ragione, sono stata inperdonabile. Mi dispiace."
"Ci rifaremo, abbiamo tutta la vita davanti..."
"Buona notte Luke"
"Notte Tara..."

Un'ondata di messaggini invasero il mio cellulare, una serie di botta e risposta.
La mia vigliaccheria aumentava a dismusura parola dopo parola, così come le mie bugie.
Dopo tutto non avevo risposto al pensiero di Luke rassicurandolo e tirando le somme questo non faceva di me una falsa.
Ma una bugiarda si e se è vero che i due termini sono spesso correlati non mi spiego la mia strana abilità nell'omettere le cose cercando di non ferire chi mi circonda.
L'unica cosa che sapevo con certezza era che il tempo stringeva e che prima o poi avrei fatto i conti con la verità.
Mia madre, per l'ennesima volta, aveva il potere sulla mia vita e stava cambiando il mio futuro.
Se in meglio o peggio, nessuno poteva saperlo.


Il mattino successivo indossai una maschera di apparente felicità e mi precipai a scuola.
Tra me e Camila era tutto normale, a tratti sembrava quasi che lei avesse dimenticato il mio trasferimento imminente,
o forse cercava solo di non pensarci, come me del resto.
Con Calum non c'erano progressi e questo non mi dispiaceva affatto. Probabilmente lui sarebbe stato l'unico a non mancarmi.
Ero solo infastidita del fatto che di lì a due mesi, il moro avebbe potuto gioire della mia assenza e riportare Luke al suo mondo.

Il professor Stivinsky quella mattina entrò in classe narrando cose sconosciute alla maggior parte degli alunni in quella classe.
Scrisse sulla lavagna "Elisabeth Eugenie Amalie von Wittelsbach", letto così, quel nome, non aveva alcun valore per noi.
Poi d'un tratto urlò: "...conosciuta anche come la Principessa Sissi..." subito tutti s'illuminarono ed anche i meno bravi capirono il periodo storico in cui ci trovavamo.
"Elisabeth è una bambina vivace e graziosa, con lunghe trecce biondo scuro. Cresciuta in un ambiente informale e a contatto con la natura. E' un abile nuotatrice, una provetta amazzone e ama la caccia e la pesca, oltre alle lunghe passeggiate sui monti e nei boschi.
Nulla che non vi è possibile sapere accendendo il televisore e guardando gli innumerevoli programmi o cartoni animati dedicati a lei."

Poi s'interruppe schiarendosi la voce. Tossii a piccoli colpi, come se avesse un nodo alla gola da ingurgitare e continuò:
"Potete apprendere anche che è stata duchessa in Baviera, imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria... ma forse c'è una cosa che in molti tralasciano, Elisabeth fu anche famosa in tutta Europa dopo i suoi trent'anni. Giunta al culmine della propria bellezza, fu capace di imparare ad usare il suo aspetto esteriore, come strumento di seduzione. E così ottenne molte cose."
Il professore tornò a sedersi e qualche ragazzo, per la troppa malignità che scorre ai tempi nostri si lanciò occhiatacce provocatorie, alludendo a chissà quale povera ragazza in questione.
Anche Calum, per un breve istante, guardò Luke, ma la cosa non mi sorprese.
"Tuttavia..." riprese il professor Stivinsky "... la vita della principessa fu tutt'altro che rosea. Basti pensare alla sua morte: una stilettata mentre era prossima ad imbarcarsi su un battello. Alcuni compositori e scrittori di origini Ungheresi hanno composto e scritto musical all'inizio degli anni '90 in suo onore. Ma non è questo il punto su cui voglio soffermarmi quest'oggi, la principessa aveva un debole per il poeta Ungherese Sandor Petofi, conosciuto per la sua lotta per l'independenza."
Così d'un tratto la lezione mi parve più interessante.
Certo erano altri tempi e le poesie di Petofi parlavano di problemi ben più serii dei miei ma qualcosa dentro di me si accentuò sempre più.
Parola dopo parola, mentre il professor Stivinsky leggeva "Un pensiero mi tormenta" (opera del poeta) , nella mia mente l'alba di una nuova guerra si faceva sempre più nitida. "Così..." concluse il professore "...il poeta morì in guerra, come aveva sempre desiderato. Cari ragazzi battetevi per i vostri ideali, la lezione è giunta al termine."
Il suono della campanella fece scoppiare la bolla di sapone in cui tutta la classe era entrata.
Il mio orgoglio gridava. Avevo voglia di combattere e non mi sarei arresa tanto facilmente.
L'unica prospettiva di fallimento era la morte, ma proprio come Petofi, sarei morta combattendo per i miei ideali.
Se pur solo metaforicamente, sentivo che era così che dovevo combattere. Come se non ci fosse un domani e l'unica alternativa fosse la morte.
Non esisisteva più un conto alla rovescia nella mia mente, bensì un incentivo.
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SONO TORNATA '-'
PERDONATEMI, HO MOLTO DA RECUPERARE.
LA VERITA' E' CHE NEGLI ULTIMI TRE MESI SONO STATA VIA DI CASA E PURTROPPO NON AVEVO NE' UN PC, NE' UNA CONNESSIONE AD INTERNET.
CI TENGO A RECUPERARE QUESTA STORIA E SOPRATTUTTO CI TENGO A NON DELUDERE ANCORA LE MIE LETTRICI.
SE VI VA, SONO ANCORA QUI.
IN ATTESA DEI VOSTRI PARERE.
BACI :*
  
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