Capitolo 43: Gli errori si pagano…
fisicamente!
“N |
on
potresti farlo andare un po’ più svelto, Rip?! Stiamo agonizzando, quaggiù!!”
“Mi
spiace, Phil” rispose il responsabile della Motoria a quello dell’Emotiva “ma
questo è proprio il massimo che riesco a raggiungere. Che pretendi, con tutta
l’adrenalina che gli hai depositato nelle gambe?!”
“Forza
maggiore, collega” la voce di Tracy s’inserì nella comunicazione “volevi che la
mandasse tutta su di noi? A quest’ora saremmo già in rianimazione!”
“Ci
finiremo in ogni caso, temo…!” concluse amaro il Coordinatore, sussurrando.
Trascinando
penosamente un passo dopo l’altro, il povero aspirante detective arrivò finalmente
davanti al cancello della scuola. Nemmeno nei giorni dei test di giapponese (la
materia che più detestava) l’aveva visto così poco volentieri!
Essendo
domenica l’entrata principale dell’istituto era naturalmente chiusa, ma il
ragazzo sapeva che, girato l’angolo, avrebbe trovato aperto il cancellino della
cappella. Varcatolo, arrancò ancora per una manciata di metri fino a
raggiungere la panchina più prossima, dove poté finalmente lasciar piombare il
posteriore sul sedile.
“Porca,
miseria, Rippy” gridò Parker, con irritazione “gli hai quasi incrinato il
coccige!!”
“Non
lamentarti, amico: è già molto se ce l’ho fatto arrivare!”
“Siamo
messi proprio bene…!” commentò cupamente Watson.
Alan
si terse la fronte madida, a dispetto dell’ormai fresco clima novembrino, si
massaggiò lo stomaco per calmare quelle fitte antipatiche e rimase a fissare la
ghiaia del vialetto, tenendo le mani intrecciate. Non trascorse molto tempo
prima che i sensori acustici di Chandler avvertissero un delicato rumore di
passi che si confondeva col frusciare delle foglie, agitate dalla brezza
pomeridiana.
“Arriva
qualcuno” comunicò Finch al suo superiore “sarà lei?”
Il
capo della Sensitiva si limitò ad esaminare lo schermo dell’oscilloscopio.
“Sì,
sì… è lei!” rispose semplicemente, dopo aver parametricamente riconosciuto le
onde che aveva esaminato per confrontarle con quelle della ladra Seya. Ormai, da
quel giorno maledetto, sembrava già passata un’eternità.
L’ago
del galvanometro adrenalinico (ne avevano rimesso uno di tipo tradizionale) si
alzò progressivamente all’aumentare del livello sonoro di quello scalpiccio,
soprattutto quando i sensori ottici percepirono anche un’ombra stagliarsi sul
terreno.
“Rip,
alzagli quella testa” ordinò Chandler, dopo un sospiro “coraggio!”
“Signorsì…!”
obbedì il capo della Muscolare, azionando risoluto il comando del muscolo.
Dopo
qualche secondo, sul monitor visivo si delineò la siluette di una ragazza dai
lunghi capelli che ondeggiavano al vento. Non appena i compensatori di
contrasto dilatarono le pupille a sufficienza, il dolcissimo volto di Lisa
Haneoka fu in grado di trasmettere un provvidenziale fascio di energia positiva
che l’elaboratore emotivo fu ben lieto di ricevere.
“Quanto
è bella…!” mormorò inevitabilmente Marlowe.
“Mantenga
il controllo, Phil” ordinò il Coordinatore “attento al controllo ghiandolare!”
Ma
era troppo tardi per impedire a due lacrime di scendere discretamente lungo le
guance del ragazzo prodigio di Seika, mentre un groppo doloroso impediva alla
laringe dell’incolpevole Wolfe di emettere anche una semplice parola di saluto.
Ricambiando quel silenzio significativo, la
ragazza si avvicinò quel tanto che bastava per consentire al suo fidanzato di
avvolgerle con forza il girovita, mentre lei gli stringeva al seno la testa
corvina. Rimasero così abbastanza a lungo, lui assaporando il calore materno di
lei e lei percependo lo smarrimento infantile di lui.
“Allora?
Cos’è successo…?” gli chiese, alla fine, continuando ad accarezzargli i capelli
con tenerezza. Il ragazzo scosse muto la testa, cercando invano di frenare i
tremiti delle spalle. Intuendo allora che doveva essere successo qualcosa di abbastanza
grave, Lisa stette per chiedergli del padre, prima di ricordarsi che proprio
lui le aveva prima risposto al telefono, con un tono troppo gioviale per non
essere in piena forma. Comunque, nonostante la sua scarsa esperienza della
vita, la giovanetta comprese in pieno che il suo ragazzo aveva bisogno di
sfogarsi e non esitò a spronarlo in tal senso.
“Ascolta,
tesoro… qui ci sono solo io. Se hai voglia di piangere, fallo. Dopo ti sentirai
meglio!”
“Ci
mancherebbe anche questa!” commentò immancabilmente il capo della Cerebrale.
“No…!!”
rispose invece Alan, con voce tremante.
“Ma
ti farà bene!” insistette la ragazza.
Lui
rialzò la testa e la fissò, con occhi iniettati di sangue: “Non essere così
buona, con me…!!” ringhiò.
“E
perché non dovrei esserlo?” sorrise lei.
“Perché
sono un gran bastardo, Lisa” gridò lui, di rimando “ecco perché…!!”
“Adesso
vedi di non esagerare, Phil…!!” saltò su Watson.
“Non
posso non comunicare quello che lui stesso sta pensando, Jim!” si giustificò il
collega.
La
compagna rimase sbalordita, ma si riprese quasi subito: “Ma tesoro, cosa dici?!
Tu sei il miglior ragazzo che io abbia mai…”
“T’ho
detto di smetterla…!!” la interruppe lui, scostandole bruscamente la mano con
la quale lo stava accarezzando. Poi, per tagliar corto, si alzò in piedi e
mosse qualche passo intorno cercando di calmarsi, ma senza troppo successo. Diede
infine un calcio ad un sasso e masticò un’imprecazione.
“Mi
vuoi dire, una buona volta, cosa t’è capitato?” gli ingiunse lei, con pacata risolutezza.
“Sono
qui proprio per questo” rispose lui, asciutto, mettendo le mani in tasca “ma
sarà meglio che ti siedi!”
“Ora
mi stai facendo veramente preoccupare” sbuffò lei, nervosamente. Dopo aver però
seguito il suo consiglio, attese in silenzio, fissandolo con le braccia
conserte “allora…?”
Lui
la squadrò preoccupato: “Mi odierai… lo so!!”
“Alan,
sto perdendo la pazienza” ribatté lei, ora in tono minaccioso “se non sciogli
quella dannata lingua, giuro che ti prendo a sculaccioni!!”
*Ne
sarebbe capace…!* si disse Watson, sgomentato “Dai, Philip, sputa…!” ordinò poi.
Lui
abbozzò un sorrisetto abbastanza tirato: “Qualcosa mi dice che non stai
scherzando…!”
“No
di certo” confermò lei “coraggio, su!”
“Ti
chiedo solo di non interrompermi: ascolta fino in fondo quello che ho da dirti…
poi potrai rispondermi tutto ciò vuoi. D’accordo?”
La
fidanzata sospirò stancamente, per poi annuire. Il suo promesso le si piantò allora
di fronte, in mezzo al vialetto, con le mani sempre in tasca, le gambe
leggermente divaricate e lo scuro ciuffo in mezzo agli occhi. Nonostante quella
stramba situazione, Lisa lo trovò estremamente desiderabile…
Dopo
qualche deglutizione e alcuni colpetti di tosse, il giovanotto iniziò a parlare
con voce ferma, per quanto leggermente roca:
“Questa notte, dopo che ti ho riaccompagnata… mentre stavo rincasando…
ho avuto un incidente. Niente di grave…” alzò subito la mano per
tranquillizzarla, allo sbarrare degli occhi di lei “…sono… sono semplicemente
svenuto per strada!”
“Svenuto
per…” ricordandosi l’impegno preso, Lisa si tappò la bocca come per autozittirsi.
“Sì,
io… non so che cos’è stato: la stanchezza, l’emozione… chissà! Ad ogni modo,
devo avere perso i sensi. E, quando li ho ripresi… mi sono ritrovato a letto!”
“In
ospedale…?” chiese lei, con ansietà.
“No,
all’obitorio!” grugnì Watson, fra sé e sé, mentre Marlowe gli faceva gli
occhiacci.
“Ecco…
non precisamente. Ero… a casa di… di…” iniziò a tremargli la voce.
“Di
chi…??!!” gridò la fanciulla, rizzandosi in piedi.
“Calma,
Lisa: calma…!!” ribatté lui, alzando le mani, assai più nervoso di lei “Mi
avevi promesso di non interrompermi, ricordi?”
La
ragazza tornò a sospirare, scuotendo lievemente la testolina rossiccia. Poi si
sedette di nuovo.
“Da
quanto ho saputo dopo” continuò, rimettendosi a passeggiare avanti e indietro
per tentare di calmare i nervi “mi aveva raccolto un’auto di passaggio e… beh,
quello che anch’io non capisco, in effetti… è perché, anziché all’ospedale o
alla polizia… mi abbiano portato a casa loro!”
“Ma
a casa di CHI…??!!” tornò a domandare Haneoka con veemenza, incapace di
mantenere l’impegno di ascoltarlo in silenzio.
“Dei
Sssccc… dei Sssccc…” tentò di rispondere Alan… ma Chandler non riusciva a
completare il messaggio vocale, perché la gola s’era totalmente prosciugata.
“Meta,
deglutire!” ordinò il capo della Sensitiva.
“Ho
le ghiandole quasi vuote, Gus…!” riferì Wolfe, con voce allarmata, omettendo di
avvertire che anche la vescica stava ricevendo sollecitazioni preoccupanti.
“Ce
ne basta una sola, Phil… ti prego!!” intercesse allora Marlowe.
Sbuffando,
il capo della Metabolica eseguì quanto richiesto e il povero segugio riuscì a
proseguire: “…inomya…!”
“Come…??”
chiese ancora Lisa, con la mano a coppa sull’orecchio.
“Ho
detto Sssccc…” osservando lo sguardo sempre più torvo della compagna, Alan
diede altri due colpi di tosse, fece un respiro molto profondo e finalmente
sparò la risposta fatale “…a casa di Sayaka…!”
Subito
dopo aver pronunciato qual nome proibito, il ragazzo s’era girato più o meno
inconsciamente su sé stesso (forse era stato lo stesso Parker a ordinarlo a
Kirby), ma la sua interlocutrice non gli permise certo di rimanere a lungo in
quella posizione.
“Voltati,
Alan…!”
Lui
non rispose…
“Ho
detto voltati…!!”
Un
tono basso, ma molto secco. Una voce spiacevolmente simile a quella di Rina
Takamya. Prendendo il coraggio a due mani (conforme a come Kirby dovette
impugnare le leve degli arti inferiori) il malcapitato si voltò, aspettandosi
di vedere il dolcissimo volto dell’amata sconvolto dall’ira. Manteneva invece
un’aura abbastanza calma, un rossore non troppo accentuato e la graziosa
boccuccia quasi incurvata in un sorriso… bastava non badare a quello sguardo d’acciaio
dal tono bluastro. Blackie Wolfe si terse il sudore, mentre osservava il check-panel
della prostata.
“Continua…!”
sussurrò Haneoka.
Alan
si tamponò la fronte fradicia: “Io… non so com’è accaduto” scosse il fazzoletto,
facendo sprizzare le gocce di sudore “fatto sta che… quando…” dovette
rideglutire penosamente “…quando mi sono risvegliato… ero dentro un letto… e…”
“…ed
era successo quello che temo?!” ora la voce di lei somigliava già più ad un
sinistro brontolio e il povero Kirby sentì distintamente tremare le due leve
delle gambe.
“Co…
come…?” balbettò il ragazzo.
“Non
ti servirà prendere tempo, bimbo mio” l’insolito appellativo gli fece
un’impressione molto sgradevole “chi c’era con te, dentro quel letto?!”
“Nessuno”
rispose immediatamente lui. Ma poi - dannato il rispetto per la verità -
dovette precisare “quando mi sono svegliato…!”
Lisa
strinse fortemente pugni e palpebre, rimanendo impietrita per vari secondi. Poi
si avvicinò al suo promesso e gli mise le mani sulle spalle. Quel contatto lo
fece sussultare, ma fu ben poca cosa rispetto al gelo che gli procurarono
quegli occhi piantati nei suoi. Avessero luccicato almeno un po’… invece
niente: duri come diamanti!
“Hai
fatto l’amore con lei…?”
La
bocca del detective si dischiuse per rispondere, ma nessun suono uscì da quel
pertugio. Le sue labbra, però, continuarono a tremare, come se volessero
trascinare concetti che
“Alan,
non te lo chiederò per la terza volta” sussurrò la giovane donna socchiudendo
impercettibilmente le palpebre “l’avete fatto oppure no…?”
Visto
il perdurare del blocco fonetico, al povero peccatore non rimase che chiudere
gli occhi e annuire con la testa.
“Lo
so che non mi crederai” aggiunse subito, con voce quasi atona “ma ero mezzo
addormentato… era buio… e credevo fossi tu!! Io…”
L’ex
ladra si staccò da lui, arretrando di mezzo passo. Il reprobo fu scosso da un
notevole brivido, osservandole lo sguardo che s’era fatto decisamente bieco.
Gus
Chandler scattò allora verso il comunicatore intersezionale: “A tutte le
sezioni: reggetevi. Sta per arrivare un ceffone di prima…!!!”
Tutti
il personale organico si affrettò ad obbedire… ma la reazione della controparte
non fu esattamente quella che si aspettavano: un colpo violentissimo fu
registrato dai sensori dell’Immunitaria, proprio all’altezza del magazzino
rifornimenti[1] e il tronco dell’organismo
si piegò in avanti, mentre i dispositivi d’emergenza della Cardiaca facevano
boccheggiare l’interfaccia del prelievo nutrizionale. Alan rimase curvo, con le
mani sul ventre offeso, a fissare il volto tuttora scurissimo della fanciulla,
alla quale aveva giurato amore eterno e che ora, a causa di una dannata serie
di malaugurate circostanze, aveva tutto il diritto di disprezzarlo! Questa
netta percezione psichica, sommandosi alle altre incombenti sensazioni fisiche,
fece scattare i circuiti di sicurezza dell’Immunitaria. Lo sventurato ragazzo
fece appena in tempo a mormorare “Perdonami, amore… ti prego…!!” prima di perdere
i sensi,
In
quanto al Coordinatore Harper, dovette amaramente constatare, proprio nel
medesimo momento, che i suoi due subordinati ci avevano azzeccato pienamente, quando
avevano affermato che Lisa Haneoka era caratterialmente del tutto simile all’ex
assistente coatta dell’ex segugio della Coda Sacra.[2]
***
Una
fitta acutissima accompagnò lo snebbiarsi del cervello e l’immagine di un
soffitto bianco, da cui scendeva una plafoniera. Un armadietto con le ante
trasparenti che lasciavano vedere scatolette e flaconi di medicinali, un
pannello per l’esame della vista e una porta col vetro smerigliato furono le
altre immagini che il redivivo Alan fu nuovamente in grado di percepire. In
quanto alle sensazioni fisiche, oltre al dolore inizialmente citato, una piacevole
frescura sulla fronte alleviava quel risveglio non del tutto confortante.
“Alan…
ti sei ripreso…?” chiese una voce dolcissima, non meno della calda mano morbida
che stava stringendo delicatamente la sua.
“Dove…
dove sono…?!”
“Nell’infermeria
della scuola!” gli rispose Lisa, dalla sedia vicina al lettino per i ricoveri.
Il
ragazzo mostrò un sorriso malinconico: “Finalmente ci sono arrivato, nel posto
giusto…!”
“Ti
fa molto male?” chiese Lisa, con apprensione mista al rammarico.
“Solo
quando rido!”
Se
la frase precedente era farina del sacco di Parker, quest’ultima proveniva chiaramente
da quello di Watson. La ragazza distolse lo sguardo, abbassando gli occhi: “Mi
dispiace di averti colpito…!”
“Lascia
stare… me lo sono ampiamente meritato. Anche se… te lo giuro… ti ho detto solo la
verità!”
Lisa
dovette respirare e deglutire più volte, per poter domandare: “Stai parlando di
Sayaka?”
“Sì…”
rispose debolmente il giovanotto, fissando sempre il soffitto “…mi ripugna
accusare chi non c’è, ma non voglio che tu pensi che io ti abbia fatto spontaneamente
una cosa del genere…! Posso presumere che, dopo l’incidente, ero passato dallo
svenimento al sonno… così mi avranno messo nel letto degli ospiti e…”
“…e
quella damerina ci si è infilata dentro. Giusto…?!” c’era ovviamente la
sconvolta Virginia Breed, al trasmettitore vocale di Haneoka.
Alan
si coprì il volto con la destra, emettendo un debole gemito: “Sono disgustato
di me stesso, credimi… avrei dovuto accorgermi che non eri tu!! Io…”
Scorgendo
un rivolo di lacrime che scorreva sulla gota del ragazzo uscendogli da sotto le
dita, Lisa trasalì. Alan Daiki Asuka, il suo duro, freddo, determinato e
implacabile inseguitore, stava piangendo! Quella vista la riempì di tenerezza,
che però, cambiandosi in rabbia, le impedì di saltargli addosso stringendoselo nuovamente
al seno.
“Quella
sgualdrina sciagurata…!!!” gridò invece, al colmo dell’indignazione “Come ha
potuto fare una cosa simile?? Non la perdonerò mai… mai!!!”
“È
colpa mia” ora c’era Marlowe, al suo microfono “sono un idiota… un disgraziato.
Faresti meglio a lasciarmi perdere…!”
“Non
dire assurdità…!!” ribatté lei, con veemenza.
“Dammi
retta, Lisa” insistette lui, in preda a un cocente rimorso che gli accentuava
il dolore allo stomaco “che te ne fai di uno come me? Non lo vedi come le faccio
soffrire, le donne?”
*Già…
come se a lui le donne lo facessero divertire…!* commentò, sarcastico, sempre il
capo della Cerebrale.
“Basta,
smettila” gridò la ragazza, balzando in piedi. Curvandosi poi su di lui,
afferrò i bordi del lettino dov’era disteso e gli sibilò in faccia, scandendo
bene le parole “siamo più che d’accordo che una cosa simile non sarebbe mai dovuta accadere…! Purtroppo è accaduta… ma se credi che, solo per
questo, sia disposta a rinunciare all’amore della mia vita, allora ti sbagli di
grosso!! È chiaro?”
“Ma
Lisa… io, ormai…”
“Piantala!!!”
gli urlò in viso la giovanetta, afferrandogli il volto fra le mani “Lo vuoi
capire che è di te, che ho bisogno? Me ne frego della tua verginità…!!”
Il
pomo d’adamo del detective ebbe un guizzo. No, decisamente quel superbo esemplare
del sesso debole (sic) non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. Anche perché,
per non dover sentire altre obiezioni, pensò bene di tappargli la bocca con un
superbo rapporto A, che fece immantinente ripartire il contatore del C.R.!
“Accidenti,
stiamo per passare i 2900!” osservò Tim Murdock.
“Speriamo
che si stacchi a breve” fu il commentò inaspettato di Marlowe “oltre i 3000 si
comincia a ragionare male…!”
Ma
quando la bocca di Lisa/Seya abbandonò quella di Alan, il contatore era
arrivato “solo” a 2946. Il capo della Neuro si tamponò la fronte col fazzoletto,
mentre il suo assistito, contemplando il bellissimo sorriso di lei, alzò
faticosamente la mano destra per accarezzarle la guancia, mentre la garza
inumidita gli scivolava dalla fronte.
“Come
sei buona, Lisa… vorrei tanto essere degno di te!”
“Tu
lo sei, Alan” rispose lei, ricambiando la carezza “hai soltanto bisogno di un
riferimento solido. E lo avrai…!”
“Cosa
intendi…?”
“Lascia
stare, per il momento. Dimmi, piuttosto: hai fatto la doccia, stamattina?”
Lui
corrugò perplesso le sopracciglia: “Certo che sì, perché?”
“Oh,
niente!” rispose la fidanzata, slacciandosi i bottoni della camicetta. In un
batter d’occhio se n’era già liberata e già brigava col fermaglio della gonna,
mentre il suo petto palpitava nel vezzoso reggiseno.
“Ehi,
che stai facendo…?!” mormorò il ragazzo, gelandosi.
“Non
si vede?” lei rispose, di rimando, estraendo le gambe dall’indumento e sfilandosi
le scarpe.
“Lisa…
se è uno scherzo, non mi sto divertendo, sai?” esclamò l’altro, con voce alterata,
mentre la giovane, tornata a sedere, si stava sfilando le calze. Poi lo fissò e
scosse la testa: “Il tempo degli scherzi è finito, Alan. È ora di fare sul
serio!” portandosi le mani dietro la schiena, si sbarazzò del reggipetto, si
rialzò in piedi e, senza la minima esitazione, si sfilò rapidamente le
mutandine.
Per
quanto fosse ormai stato “battezzato”, al giovane investigatore mancò il
respiro nel contemplare tale siffatta beltà, accentuata dalla luce dorata del
tramonto che giungeva obliqua dalla finestra:[3] i
morbidi capelli ondulati che le incorniciavano il viso e le spalle… il tonico
seno dargli arguti capezzoli turgidi… il delizioso vitino da vespa,
impreziosito dal piccolo, stuzzicante ombelico… le splendide gambe affusolate, che
terminavano con quegli adorabili piedini perfetti… e, naturalmente…
STONK…
SSSCCC…
“Oh,
no, porca p#%%@*a...!!!” imprecò assai poco elegantemente Julius Chester,
coadiutore della Riproduttiva, balzando sulla giuntura d’un condotto
testicolare, che aveva ceduto di schianto “Datemi una mano, qui…!!”
Due
assistenti muniti di stracci accorsero fulminei a tamponare la falla, mentre
l’addetto al controllo fecondativo chiudeva frenetico una valvola vicina per
arrestare l’uscita del fluido di trasporto, le cui perdite interne potevano causare
problematiche corrosioni.[4]
La
“svelata” fanciulla si accostò infine al lettuccio, dove il suo Alan era rimasto
sollevato sui gomiti, riappoggiando la mano calda sulla sua guancia gelida
(perché fosse tale, indovinatelo voi).
“Allora?
Ti spogli da solo o devo pensarci di nuovo io?”
“Mm…
mm… ma Li… Lisa… ss… si può sapere che ti pr… mmm…”
Chandler
non poté continuare con le prese di tempo foniche, poiché le labbra del suo
assistito furono immediatamente catturate da quelle della controparte, dopo che
la sua testolina aveva manifestato, scuotendosi, una certa femminea
commiserazione… i capi della Sensitiva e della Neurologica si voltarono verso
il Coordinatore, che stava impalato al centro della camera di controllo,
fissando preoccupato il terminale ottico. Dopo alcuni secondi di fredda
meditazione, mentre i sensori tattili segnalavano che la motoria della controparte
stava già slacciandogli la cintura dei calzoni, un funzionario della Direzione
Organica si accostò discretamente ad A1, sussurrandogli all’orecchio: “Signore,
c’è LS1 in linea per lei. Al telefono rosso!”
Sentendosi
come attraversare da una scarica elettrica, Lew Harper si affrettò verso il suo
ufficio, non senza prima aver disposto il preallarme generale. Una volta raggiunto
l’apparecchio, dovette stringere il pugno due volte per contrastare il
formicolio, prima di poter afferrare il ricevitore.
“Qui
Harper…!” annunciò, con la voce non del tutto ferma.
“Ben
ritrovato, collega. Sono Lana Orion. Devo porle una domanda, alla quale mi
aspetto che risponda con piena sincerità!”
“L’ascolto…!”
rispose l’altro, dopo aver penosamente deglutito.
“La
vostra Ripro è ancora fuori servizio o è nuovamente operativa?”
Harper
respirò, chiudendo gli occhi. Poi li riaprì e rispose con voce incolore: “È operativa!”
“Benissimo.
E la vostra Neuro si sente pronta, adesso, per un’unione totale con la nostra
assistita?”
A1
dovette respirare di nuovo, ma riuscì a mantenersi misurato e professionale: “Date
le circostanze, non si trova al cento per cento. Ritengo che avremo bisogno del
vostro aiuto!”
“Su
quello contateci in pieno. Posso dare il via alle mie collaboratrici?”
Ancora
un respiro precedette la risposta di A1, che comunque fu quella aspettata dalla
sua collega: “Dia pure il via, signora Orion… faremo del nostro meglio!”
“Ne
sono più che certa, signor Harper: oltre alla vostra malaugurata esperienza, avete anche tutto l’interesse di rendere
felice la signorina Haneoka. Arrivederci!”
Dopo
aver percepito il segnale di chiusura, il Coordinatore del “piccolo detective” si
abbandonò ad un lungo soffio liberatorio, dopodiché azionò il comunicatore
intersezionale.
“Esecutivo
a tutti i reparti: tenersi pronti per la condizione C…” si arrestò per raccogliere
le idee e proseguì, con la voce che leggermente gli vibrava “…non occorre vi rammenti
l’importanza di questo passo per la futura esistenza del nostro organismo… vi raccomando
quindi la massima concentrazione e il massimo rendimento, soprattutto alle
sezioni più coinvolte… signor Marlowe, signor Kirby e signor Spade: siamo nelle
vostre mani. Come ben sapete, sono i fatti che contano, assai più delle parole…
fate sentire a miss Haneoka quanto lei sia importante per l’uomo che ha scelto…!
Attendo conferma quando siete pronti…”
Una
ad una, tutte le sezioni comunicarono la loro completa operatività. Le voci dei
vari responsabili erano tese, ma non troppo agitate. Quando anche l’ineffabile
Samuel Spade ebbe completato la sua check-list,[5] “A1”
Harper emise il suo viatico: “Avanti tutta, signori… e buona fortuna…!”
Sedette
quindi alla sua scrivania e appoggiò la fronte sulle palme intrecciate, concedendosi
un ultimo sfogo mentale.
“La
mente l’avevate colmata da un pezzo… il cuore l’avete bloccato… adesso prendetevi
il corpo. Più di così non possiamo darvi…!”[6]
[1] Sarebbe lo stomaco…
[2] Devo ammettere di aver molto apprezzato l’idea dell’onorevole Lord Martiya, di rendere Lisa e Rina cugine - sia pure inconsapevoli - nella sua saga ispirata a Bayblade.
[3] Durante l’assalto precedente (vedi capitolo 37), l’oscurità aveva filtrato abbastanza quello stesso spettacolo!
[4] Gli appassionati di film sulla guerra navale (del genere U-Boot 96, Duello nell’Atlantico o U-571) potranno con più agio immaginarsi questa situazione.
[5] Assolutamente identica a quella spuntata da parte di August Percival “a bordo” dell’organismo di Ataru Moroboshi (vedi La storia segreta dei SISAS).
[6] Il solito vittimismo maschilista (scriverei, se fossi una scrittrice…).