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Autore: Sarapia    14/01/2015    4 recensioni
ATTENZIONE!!!! Sarete voi a decidere per chi deve essere sparato il cannone! ;)
quale sarebbe stata l' alternativa ai 75esimi Hunger Games?
Genere: Azione, Fluff, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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-Signore e signori ecco a voi la vincitrice dei settantacinquesimi Hunger Games: Annabeth Chase, distretto 3.- annunciò una voce orgogliosa.

Gli Hovercraft vennero a prelevarla e furono costretti a trascinare con lei anche il cadavere immobile di Percy.

-Non lo toccate! NON VI AZZARDATE!- sguainò il pugnale con dita tremanti quando dei tecnici ritentarono.

Alla fine concessero ad Annabeth di piangere e stringere a sè il corpo di Percy sino all' ingresso in una stanza isolata della struttura dove furono portati. Annabeth capì che quella era un' ulteriore trappola solo quando vide i gas chiari invadere la stanza chiusa a chiave. Pochi istanti e anche il capo di Annabeth cadde al suolo vicino a quello troppo pallido del semidio. Una vaga chiazza scura si allagò per il pavimento sterile.

Quella notte Annabeth non sognò.

 

***

 

-Quando Percy si è ucciso lei ha tentato lo stesso, lo sai, ma l' abbiamo recuperata appena in tempo.- stava dicendo una voce femminile.

-Ha subito qualche danno?- chiese una seconda persona.

-Il pugnale ha perforato un organo, la milza, ma solo di striscio quindi i danni non sono stati gravi. Tuttavia abbiamo dovuto asportargliela via. Ora è sotto l' effetto della morfamina.- spiegò quindi il primo interlocutore.

Pausa.

Annabeth cercò con tutta se stessa di aprire le palpebre, ma queste parevano pesare troppo, quasi quanto un centauro. Alla fine Annabeth rinunciò e sprofondò ancora nel nulla.

 

***

 

-Come mai non si riprende?-.

-Credo che sia lo shock.-

-Ma non ha sognato in questi giorni, vero?-.

-No, abbiamo impedito al cervello di rielaborare dati durante le ore di sonno.-

-E allora qual è il problema?-.

-Pare che abbia un cervello particolarmente sviluppato. Non so per quanto i farmaci potranno ancora negarle gli incubi.-.

-La madre come ha reagito?-.

-Atena? Si è presentata solo una volta. Da quanto ho saputo in questo momento è a casa di Sally.-

-E' venuta anche lei?-.

-Oh sì, Sally viene qui tutti i giorni, tuttavia non possiamo farla entrare. Non fino a quando la ragazza non si sarà ripresa.-.

Annabeth registrò quei pochi dati e tentò di muovere i muscoli; questi parevano pesare trenta volte il normale, eppure rispondevano ancora ai suoi comandi. Fece per mettersi a sedere, ma capì all' istante che quello sforzo avrebbe richiesto delle energie che non possedeva ancora, quindi decise di limitarsi ad aprire gli occhi cerulei.

Il soffitto bianco era illuminato a neon, così come le pareti senza un' identità propria erano semplicemente state ricoperte da una carta da parati bianca.

Bianca.

Era così che si sentiva lei: vuota e bianca. Non aveva più nulla, aveva perso tutto, e per cosa? Per poter fissare un soffitto bianco sdratiata su un letto che intuiva fosse del medesimo insignificante colore.

Non era nemmeno stata in grado di uccidersi, come poteva definirsi una semidea?

Solo allora si accorse di una piccola macchina all' angolo della stanza che non trasmetteva più il bip regolare a cui l' orecchio si era abituata. Le bastò il pensiero di quel ragazzo del quale non osava neppure ricordare il nome per far accelerare il battito del suo cuore.

Percy.

Bip-bip-bip-bip

-Assistenza! È necessaria assistenza alla camera 457!- sentì urlare, ma prima che qualcuno potesse aprire la porta chiara, Annabeth sprofondò ancora una volta nel suo lungo sonno.

Questa volta però sognò.

 

***

 

Il sole estivo era alto nel cielo e Annabeth intuì all' istante che doveva essere primavera. Forse estate. Era una calda e bellissima giornata, le distese verdi che sconfinavano dinnanzi ai suoi occhi. Piccole costruzioni da lei ideate si ergevano a decorare il luogo colorato, e qualcuno che le stringeva con sicurezza la mano.

-Sei bellissima.- le disse Percy con uno dei suoi sorrisi sinceri.

-Anche tu.- rispose Annabeth, il piacevole venticello che accarezzava i lunghi capelli color grano.

Poi, silenziosa, una nuvola scura si avvicinò come se il suo arrivo fosse stato predetto da molto tempo; il cielo si oscurò all' istante, il sole scomparve e al suo posto brillò minacciosa la luna bianca. Bianca. Bianca. Bianca.

Percy perse il sorriso e la stretta alla mano si fece più forte, più insistente, tanto che Annabeth sentì mani del semidio cercare i suoi piccoli polsi.

-Ah sì?- replicò Percy, il volto deformato dalla rabbia e dalla follia, -E allora perchè mi hai lasciato morire?-.

-Percy, mi fai male!- replicò Annabeth spaventata cercando di sottrarsi dalla salda presa ai polsi.

-Io faccio male a te? E io allora cosa dovrei dire? Io che per te sono morto e non esisto più! E tu ti sei limitata a guardarmi morire!- ringhiò Percy stringendo con più forza.

Intanto Annabeth vide con i suoi stessi occhi color tempesta i colori vivaci del prato scomparire, la distesa verde appassire rapidamente, e le sue costruzioni ridursi in macerie e poi in cenere.

C' erano solo loro, due armi in mano adesso.

Annabeth impugnò la sua arma con più forza adesso. Il mare intorno a lei si agitava ed era strano, perchè Annabeth non aveva nemmeno sentito l' odore di salsedine che l' aveva aggredita per tutta la durata degli Hunger Games.

Infine eccoli lì, loro due soli. Percy che voleva sacrificarsi per lei.

Il volto di Percy non era più quello deformato dai sensi di colpa che lei stessa nutriva. Quella a cui impotente assistiva Annabeth era la scena di ciò che realmente era accaduto e ricordava.

L' ultimo sorriso di Percy. Percy che si scusava. L' ultimo bacio. Quei ricordi che non gli rendevano giustizia e infine lo sguardo vitreo di chi non avrebbe mai più lottato.

-PERCY!- scattò su.

 

***

La camera dove stava adesso Annabeth era diversa da quella bianca e triste dove si era svegliata precedentemente. Ora intorno a lei c' era un numeroso staff di medici di Capitol City, i suoi genitori, Sally e Chirone.

-Calma tesoro, calma.- l' abbracciò Sally, e Atena annuì rigidamente: era palese che non aveva idea di come agire in una situazione del genere. -Va tutto bene.-

-L' ho visto.- pianse la ragazza senza riuscire a trattenersi. -L' ho visto!- ripetè.

-Cosa hai visto?- chiese Chirone cautamente.

-Lui mi odia. Si è sacrificato per me e io l' ho guardato morire.- singhiozzò la ragazza.

-Non dirlo mai più.- si fece seria Sally scostandosi. -Se c' era una cosa che Percy sapeva in quel momento era cosa fare. A dire il vero lo sapeva ancora prima di scendere nell' arena.- le confidò.

-Ho rivisto tutta la scena!- esclamò Annabeth con disperazione.

-Non mi interessa cosa hai visto. Percy ti amava e non ti avrebbe mai permesso di morire con o per lui.- scosse il capo Sally con decisione, e anche Chirone annuì confermando le parole della donna.

Annabeth si vergognò profondamente del suo atteggiamento. Era lì, con la madre del ragazzo che aveva perso la vita a causa sua, ed era lei a essere consolata. Si sentì malissimo.

-Trattieni quello che hai in corpo.- l' anticipò Atena. -Non è il caso che tu diventa trasparente.-.

Con molti sforzi Annabeth fu aiutata ad alzarsi e a fare qualche passo avanti e indietro per la stanza.

Finalmente dinnanzi a uno specchio portato da una donna che evidentemente lavorava lì vide quello a cui sua madre si riferiva.

Le sue ossa erano ben visibili, una a una, mentre spingevano contro la cassa toracica. Il volto era pallido e scavato, le gambe e le braccia ridotte a due sottili bastoni. Tutto in lei trasudava malattia.

-Come mai sono stata spostata?- chiese allora.

-Hai rischiato grosso.- rivelò Chirone. -Hai cominciato a sognare, a fare incubi e a un certo punto indefinito eri praticamente sul punto di andare in coma. -.

-Ah.-.

-Dai, riposati. Domani ci sarà l' intervista.- e così dicendo suo padre le baciò la fronte e uscì prima degli altri per nascondere a sua figlia la pena che provava.

Ormai Annabeth era rimasta sola. Sola con i suoi incubi.

 

***

Costretta a sedersi su una comoda poltrona, Annabeth rivide i suoi incubi con nitidezza. Il momento della mietitura al Campo Mezzosangue, Percy che si offriva al posto di Grover, il bagno di sangue alla Cornucopia, i loro alleati, la scoperta di Gwendolyn di essere incinta, la morte di Gideon, il dolore di Gwendolyn, e poi la parte peggiore. Annabeth provò a chiudere gli occhi, ma dalla regia la rimproverarono tacitamente facendole cenno di rimanere vigile.

Percy. Percy che faceva lo spavaldo come solo lui avrebbe potuto col Minotauro. Percy che vinceva. Percy che mentiva. E lei che ci credeva. Infine Annabeth strinse i braccioli dello scranno con le mani guantate per far apparire più grandi le sue braccia. Un colpo deciso, netto, e Percy cadde al suolo per sempre, come la lacrima solitaria che rigò il volto poco truccato di Annabeth e che all' istante la ragazza asciugò col guanto color panna. Vide se stessa tentare di uccidersi e gli Hovercraft che lottavano per portarla via di lì, e che infine si arrendevano a traspostare anche il cadavere di Percy.

Con quell' ultima immagine le tre ore di tortura terminarono e Capitol City applaudì con forza.

Annabeth si voltò un istante a scrutare quella folla e vide che c' era solo un piccolo gruppo di persone a non applaudire. Non avevano trucchi particolari, nè abiti troppo scintillanti. La donna aveva una chioma scomposta di capelli rossi, così come la figlia. Il bambino che invece aveva lo sguardo vitreo era scuro di capelli, ma ugualmente se non più sconvolto.

Alla fine l' espressione della donna si addolcì, come quella dei bambini, e nella folla disordinata Annabeth vide Grace Montrose e i suoi due figli portare tre dita alle labbra e alzarle verso di lei.

Con le labbra la donna mimò un silenzioso: "grazie".

Annabeth non avrebbe mai più rivisto quelle tre persone a cui aveva rovinato l' esistenza, ma non avrebbe nemmeno mai dimenticato i loro volti straziati.

Nessuno vinceva gli Hunger Games.

Nessuno.

 

 

Ciao fans! Innanzitutto io devo ringraziarvi a prescindere dal fatto che vi piaccia o meno questo finale un po'... così, ecco. Sì, è triste, ma non lo sono forse tutti gli Hunger Games in generale? Come mai potrebbe sentirsi una ragazza dopo aver assistito alla morte dell' amore della sua vita A CAUSA SUA per di più!

Comunque sia io vi ringrazio per aver seguito volta per volta la fanfiction, per aver riso, provato ansia per il capitolo successivo, per aver tifato per i vostri personaggi preferiti, e ahimè per aver sofferto.

Grazie.

Ho apprezzato davvero le vostre recensioni e i vostri consigli ogni volta ed è a voi che dedico tutta la ff.

Spero di ritrovare le vostre recensioni in altre mie fanfic, anche se ho già una mezza idea di proporre una nuova ff con tutti i personaggi delle varie saghe (o solo ho, ancora non so), però ambientato nel contesto della Divina Comemdia. Sì, sarebbe un po' complicato, ma io adoro le cose difficili! XD detto questo vi saluto e soprattutto ancora vi ringrazio,

sempre vostra, Sarapia <3

   
 
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