Libri > Divergent
Segui la storia  |       
Autore: Hollister    18/01/2015    7 recensioni
Sequel di “Sangue di Divergente”.
La lotta contro i Divergenti continua.
Lexis è rimasta da sola, ad affrontare tutte le sue paure e la guerra.
Le speranze di vincere sono pochissime, soprattutto dopo la scomparsa di Eric.
Ce la farà Lex a sopportare tutte le avversità, a ritrovare Eric e sconfiggere finalmente gli Eruditi, creando un mondo di pace e serenità?
-
I guess I never found the right time did I to
tell you I'm sorry I gave up
but until you're broken
you don't know what you're made of.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Max, Nuovo personaggio, Tori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ritrovo.
Capitolo tre.






Ricordi spezzati, dolore alla testa, allucinazioni.
La stanza era spoglia, bianca, piena di vetri con sfondo nero.
Probabilmente solo gli altri fuori potevano vedere ciò che facevo, dietro a quelle vetrate.
Mi rialzai, mettendomi contro al muro, guardandomi intorno.
La stanza era bianca, accecava quasi, non c’era nessun mobile o oggetti.
Era vuota.
Vuota quanto me in quel momento.
Mi guardai: il mio riflesso confuso e deformato mi riportò alla realtà.
Ero stata presa. Non ero riuscita a raggiungere i Candidi.
Gli altri non avrebbero mai saputo nulla di me. Ero semplicemente scomparsa.
 
Avevo i capelli spettinati, il labbro rotto, il braccio fasciato. Era in quel punto dove il proiettile mi colpì, forse la notte prima, forse una settimana prima.
Non ricordavo nulla.
Nessun giorno, niente di niente.
Era tutto tremendamente confuso.
Mi aggiustai un po’ i capelli, che sembravano cresciuti ancora di più, e io visibilmente ingrassata, ancora più gonfia.
Mi guardai di nuovo attorno, poi una voce risuonò nella stanza.
 
“Cara, guarda come ti sei ridotta”, riconobbi subito quella voce calda ma allo stesso tempo minacciosa.
“Jeanine!”, urlai, la rabbia che s’impossessava delle mie membra.
“Calmati tesoro, ti sei appena svegliata e sembra che il tuo bambino ne risenta…”.
Rimasi pietrificata alle sue parole, voltandomi di continuo, per sapere dove diavolo uscisse la sua voce.
“Quale bambino?”, urlai di nuovo. “Non c’è nessun bambino!”.
“Allora non lo sai?”.
“Cosa? Cosa devo sapere?”.
“Sei incinta”.
 
Mi appoggiai contro al vetro, tentando di aggrapparmi a qualcosa per rimanere in piedi.
 
Incinta.
 
Scivolai lentamente contro alla vetrata, prendendomi la testa tra le mani.
In grembo avevo suo figlio.
Suo figlio.
Che non avrebbe mai avuto un padre. Due lacrime scesero piano dai miei occhi, rendendo la mia vista sfocata.
 
Sentii qualcosa di automatizzato aprirsi, e quando alzai gli occhi, vidi due Intrepidi, avvicinarsi velocemente a me.
Mi presero per le ascelle, tenendomi ferma, mi fecero uscire dalla stanza. Eravamo in un piccolo tunnel.
 
Mi uccideranno.
 
Provai a ribellarmi, ma una scossa elettrica mi fece improvvisamente irrigidire.
Gemetti dal dolore, mentre mi trascinavano chissà dove. Aprirono una porta blindata, dove dentro, c’era una sedia di pelle.
Mi fecero sedere e mi legarono gambe e polsi, come in una sedia elettrica.
Subito dopo, se ne andarono.
 
“Dove vi nascondete, voi e i Ribelli?”, domandò Jeanine, la voce calma.
“Se credi che parlerò, ti sbagli di grosso”, le risposi, con mezza risata.
Una scossa elettrica mi colpì la spina dorsale, ma non gemetti.
“Farò morire il bambino”, mi si gelò il sangue a quelle parole, ma tenni la bocca serrata.
“Il padre è morto”, risposi semplicemente.
Altre due scosse, ma chiusi gli occhi, senza urlare.
“Forza Lexis, hai intenzione di far morire la tua creaturina? Basta solo dirmi dove i tuoi amici hanno il covo, ma ti giuro, li lascerò stare”.
“Vaffanculo!”, urlai, con tutte le mie forze, dimenandomi nella sedia come una pazza.
 
Con uno strattone, liberai le caviglie e un polso.
Ma prima che potessi solo alzarmi, i due Intrepidi di prima entrarono e con uno scatto mi raggiunsero, per tenermi ferma.
Mi liberai, e tirai un calcio in faccia ad entrambi.
 
Uscii dalla stanza, prima che i due si riprendessero, e corsi a caso tra i corridoi vuoti.
Non c’era nessuno.
Urla, voci concitate, piedi che corrono.
La rabbia scorreva nelle mie vene, come non mai, ero pronta a tutto. Ero disarmata; dovevo assolutamente scappare di lì. Scesi le scale di vetro, sicuramente al piano inferiore era pieno di Eruditi e magari di Intrepidi.
Saltai gli ultimi due gradini con agilità, atterrando poi su un tavolo e seminando scompiglio tra tutti.
Delle guardie spararono nella mia direzione, ma mi mancarono. Saltai giù dal tavolo, facendo piazza pulita di guardie, colpendole al collo, facendole svenire.
Presi una pistola e cominciai a sparare senza sosta agli Intrepidi che mi seguivano, mentre le persone nel palazzo andavano nel panico.
Ovvio, erano davanti ad una Divergente che sparava a destra e manca.
 
Dopo aver eliminato un bel po’ di guardie, corsi fuori come un razzo, ma qualcosa mi fermò, di nuovo.
Una scossa mi colpì alla schiena, facendomi piegare in due.
Gemetti, facendo cadere l’arma e stendendomi a terra. Delle lacrime calde cominciarono a solcarmi il viso, mentre qualcuno mi portava in groppa, sulle spalle.
Mi feci portare, a peso morto, mentre sentivo la voce di Jeanine in lontananza e alcuni ordini.
Dicevano di evacuare subito l’edificio, e di far alloggiare le famiglie in un posto più sicuro, vista la situazione.
Il passo dell’Intrepido era sicuro, mentre una mano mi teneva per la vita e l’altra era serrata attorno alla mia caviglia.
Sentii il rumore di un ascensore scendere, e poi, appena entrò nella cabina, mi poggiò a terra.
Teneva i miei polsi chiusi nelle sue mani, mentre ero ancora terribilmente confusa e stanca per le ripetute scosse che avevo ricevuto.
Non alzai nemmeno lo sguardo, mentre fissavo le mie scarpe impolverate.
Avevo fallito due volte.
Un suono, simile a un campanello, mi avvertì che l’ascensore era arrivato a destinazione. 
L’Intrepido mi trascinò fuori dalla cabina, conducendomi chissà dove. Ancora mi fissavo i piedi, come se da un momento all’altro potessero parlarmi.
Mi fece sedere su una sedia di vetro, ma questa volta non tentai nemmeno la fuga. Ormai, non c’era più via di scampo.
 
“Un movimento e sei morta”, fece l’Intrepido, puntandomi contro l’arma.
“Vaffanculo”, sibilai, con un sorrisetto.
 
Un rumore strano, come di una porta scorrevole che si apre, fece zittire l’Intrepido, che stava per ribattere.
 
“Faccio io”, sussurrò un’altra voce.
E poi, qualcuno si sedette davanti a me.
“Bene, qual è il tuo nome?”.
 
La sua voce mi ricordava qualcuno, ma non sapevo chi. Non avevo intenzione di guardarlo in faccia, né tantomeno rispondere alla sua stupida domanda.
Dalla mia bocca non sarebbe uscito assolutamente niente.
 
“Sei per caso sorda?”, domandò l’Intrepido, con la voce leggermente scocciata.
“Oh, certo che no. Non voglio rispondere a degli stronzi come voi!”.
 
Alzai lo sguardo, ma ciò che vidi, mi fece accapponare la pelle.
L’Intrepido aveva i capelli biondi e cortissimi, gli occhi d’acciaio e la mascella contratta. Aveva lo sguardo strafottente e mi fissava con superiorità, attendendo una risposta.
Ciò che avevo davanti era solamente un’allucinazione, un ologramma, qualcosa che avevano architettato gli Eruditi per farmi impazzire e dire tutta la verità.
C’era solo un modo per provarlo.
 
Allungai una mano, ma con uno scatto, Eric mi sigillò il polso in una morsa incredibile.
 
“Ciao, Lexis”.




**

Adesso potete cautamente linciarmi!
Buona domenica a tutte, sono di nuovo qua con un capitolo appena sfornato.
Come avrete potuto leggere, il nostro Eric è tornato......
Ma poi capirete tutto molto meglio lungo il corso della storia. HEHEHEHEHEHEHE <3
Alla prossima!
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: Hollister