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Autore: didylanda01    19/01/2015    0 recensioni
Due ragazzine.
Due normali ragazzine
Due sacchi a pelo
Basterà però solo un campeggio a farle svegliare nell'era glaciale. Ce la faranno a non interferire rischiando di cambiare il futuro? Ce la faranno a risolvere il guaio che hanno combinato? Ce la faranno a salvare le epoche successive da un ignoto viaggiatore? Ma soprattutto, ce la faranno a tornare a casa?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia linda e ordinata stanza era adesso il paese delle delizie, il sogno dei bambini, la casa della strega di Hansel e Gretel, il paradiso delle leccornie…
La varietà di finger food che quella stravagantona della mia amica aveva messo in quella vecchia borsa era inconcepibile. Sempre con gli occhi sgranati e sbarrati come un gufo ebbi modo di notare tre pacchi di patatine (uno alla paprika, uno alle erbe e uno normale) posizionati rispettivamente nella libreria, sul mio soffice copriletto verde e ai miei piedi.
Dieci tavolette di cioccolata in gusti tutti differenti erano malamente sparse in giro per la camera.  Miriadi di caramelle ricoprivano con un colorato manto il pavimento, come la neve sa fare  bene d’inverno con le strade delle città… Goloselle, Gelatine, Zuccherini, Mentine, Chewing Gum ecc.
Ancora sconvolta battei il pugno a Safira.
-Ci sai fare amica con i campeggi!- le dissi ammirata. Mi aspettavo che a quel punto lei si pizzicasse due, o tre volte la felpa e dicesse: “modestamente”; come fa sempre quando le faccio un complimento. Tuttavia lei continuò a fissarmi con malizia e distese con fare incomprensibile l’indice. Seguì il verso che indicava, con fare provocante, l’unghia viola di Safira, e vidi che puntava al vecchio sacco di cotone rosso, ormai ridotto a brandelli che giaceva, esangue, sul letto. Un’idea mi balenò in mente: poteva esserci qualcos’altro dentro? MI avviai pacata e appena giunsi di fronte alla borsa, infilai le mani tra i lembi lacerati e toccai qualcosa di duro. Stupita, ma poi non così tanto, svuotai con violenza mischiata a curiosità la sacca.
BOING! SBOING! BOING!
Degli oggetti rotolarono e rimbalzarono sul materasso ad acqua, sarebbero finiti a terra, ma io li fermai. Guardai esterrefatta Safira, poi scoppiai a ridere di gusto, a crepapelle.
-Hai portato una piastra per panini e un fornellino elettrico?- lei annuì seria.
-Nooooo! Anche pane bianco e wurstel?!- sorrise anche lei, stavolta, poi disse:
-Contenta?- io annuii e le saltai al collo, abbracciandola, come fanno le più intime e affiatate amiche…
 
 
--
 
 
Venti minuti dopo io e la mia amica avevamo finito, trafelate e sudate, di raccogliere tutto e di riporlo il una sacca di cuoio blu che avevo fregato a mia madre. Stavamo giusto riprendendo fiato, quando, delicatamente, sentimmo bussare alla porta. Inizialmente il tocco fu così lieve che né io né Safira ce ne accorgemmo, ma poi, si fece insistente e rumoroso.
-Chi è?- chiesi io stupita che qualcuno venisse a disturbarci. Da dietro la porta sentimmo una vocina sottile che intimorita disse:
-Posso entrare?- Safira scattò in piedi e rispose contenta:
-Certo che puoi entrare Cochi!- la porta oscillò e poi con un fruscio cominciò ad aprirsi. Sulla soglia comparve una figura minuta. Io alzai gli occhi al cielo e sbuffando intimai:
-Vattene subito!- Mia sorella guardò Safira in cerca di aiuto e quella scema della mia amica mi contraddisse:
-Non ti preoccupare Cochi, vieni!- io scossi la testa e chiesi alla bambina:
-Costanza che vuoi?- Costanza, detta Cochi, è mia sorella. Ha sei anni ma sembra molto più piccola della sua età: è proprio uno scricciolino. Minuta e magra Cochi è bionda con gli occhi azzurri ed è adorabile, infatti tutte le mie amiche la amano. Devo ammettere che è proprio dolce…
-Volevo chiedervi…- cominciò lei, stando in braccio a Safira, poi sospirò e buttò tutto di getto puntando i suoi enormi occhioni acquamarina sul parquet della mia camera:
-Volevo chiedervi se potevo venire in campeggio con voi stasera…- io quasi quasi non credetti alle mie orecchi, scoppiai a ridere quasi istericamente e le risposi secca e tagliente:
-Non se ne parla!- lei si accoccolò sulle ginocchia della mia amica, e fissandomi congiunse i palmi e mi implorò:
-Per favore Didì! Ti prego, ti prego, ti pregoooo…- io ormai scocciata mi misi in piedi, mi avvicinai e sfilandola dalle braccia a Safira presi Costanza e la depositai davanti all’uscio, le diedi una delicata spintarella che però, esile com’è, le fece perdere l’equilibrio. Mia sorella si girò a guardarmi, il labbro di sotto le cominciava a tremare, gli occhi le diventavano lucidi come perle e anche la testadi marmo qui presente si impietosì. Stupendomi di me stessa le risposi imbronciandomi:
-Va bene… puoi…- lei mi saltò al collo e mi riempì come un uovo di tante diabetiche smancerie, e appena quell’attack vivente si scollò da me ebbi modo di afferrare la pesante sacca mimetica in cui, divisi, c’erano i vari pezzi della tenda. Era la stessa che mio padre e i suoi amici usavano da ragazzi durante i campeggi con gli scout dei quali il mio vecchio faceva parte, quindi puzzava un po’ di muffa e di stantio. Sopportando l’odore di vecchia cantina che emanava, la aprii… Chiamai sconvolta Safira e appena fischiettando di raggiunse io le indicai tremante gli infiniti pezzi che più tardi avremmo dovuto montare. Infondo alla sacca c’era una spaziosa tasca a forma di fascicolo con sopra scritto istruzioni: era vuota. Sentii il sudore freddo che mi strisciava sul collo e mi immaginai tutti quei pezzi di tenda che come gelidi serpenti mi strisciavano di sopra… eravamo fritte!
 
   
 
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