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Autore: Yaya    20/01/2015    0 recensioni
Lei è in fuga da se stessa. Lui è un idolo delle teenager. Entrambi vorrebbero essere guardati per quello che sono, non per come appaiono. Due mondi che collidono oppure l'incontro di due anime che si appartengono?
“Il mio nome (...) è Keegan. Keegan Allen”.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono ancora paralizzata dallo stupore e dalla mia clamorosa figuraccia. Porca miseria, porca miseria, porca miseria. Un attore in carne ed ossa davanti a me e io me ne sto su questo divanetto a bocca aperta. Sveglia Cecilia, dì qualcosa!

“I-io...io” balbetto. “Scusami, davvero”

“Ehi, è tutto a posto” mi risponde  sedendosi sul divanetto accanto a me.

“No che non è a posto. Non ti ho riconosciuto, tu sei...famoso. I-io. Mi dispiace.” Parlo a vanvera, sono nel pallone . Vorrei sotterrarmi. Istintivamente mi sposto un po' sedendomi a ridosso del bracciolo.

“Credimi, mi sono goduto l'attimo da persona qualunque. Oh, non fraintendermi” puntualizza. “Non che mi dispiaccia quando le persone mi riconoscono per strada, anzi. Però.” Scrolla le spalle e il suo viso si adombra. “Greg aveva detto...”

Intuisco al volo cos'aveva detto Greg, non ci vuole un QI da Nobel. E poi io la capisco benissimo la necessità di poter essere se stessi senza troppe domande di contorno, quindi prendo l'iniziativa. Mi alzo dal divanetto, appallottolo il foglio e lo getto  via senza tante cerimonie.

“Ok, ricominciamo” gli dico porgendogli di nuovo la mano. “Ciao Keegan. Greg non mi ha detto molto di te, ma ho fatto qualche ricerca piuttosto attendibile e suppongo tu sia qui per promuovere il tuo libro fotografico.”

Mi stringe la mano e il suo sorriso sale fino ad accendere i bellissimi occhi blu.

“Esatto. Posso chiederti qual è stata la tua fonte attendibile?”

“Mhm. Seguirti su Instagram fa di me una stalker?”

Scoppia a ridere e mi contagia in un attimo. Ridiamo e sento la tensione sciogliersi. Ridiamo e guardandolo scorgo per un attimo la persona oltre lo strato di fama che lo circonda. Devo essere sincera: muoio dalla voglia di conoscerlo davvero.

“Bene, bene, bene” ci interrompe Greg. “Vedo che qui invece di lavorare ci si diverte”

“Gregory” lo canzono “non mi pare stiamo facendo nulla di diverso da ciò che hai fatto tu fino a poco fa. E’ evidente che sono la fonte di un sacco di buon umore! Dovresti ringraziarmi, sai”

Lui sorride. “Noto un che di minaccioso dietro quel tuo bel sorriso. Mi stai dicendo che devo guardarmi le spalle?”

“Esattamente. Stai all’erta, non sai né il giorno né l’ora”

Keegan ancora seduto sul divano ci guarda confuso. Le nostre schermaglie sono un’abitudine per noi, ma mi rendo conto che per chi ci vede insieme la prima volta possa sembrare più di quello che è.

“Amico, scoprirai presto anche tu quanto questa ragazza possa essere velenosa. Scommetto che oggi è stata tutta zucchero ma non farti fregare, appena avrà l’occasione punzecchierà anche te” mi anticipa Greg.

“Beh, se lavora con te non può essere altrimenti. O ti tiene testa o è la fine” commenta Keegan alzandosi e controllando l’ora sul cellulare. “Scusate, io devo scappare. Sarò in città ancora per qualche giorno, domani dovrei avere più tempo a disposizione”. Si rimette occhiali e berretto, solleva la mano in un saluto ed è già oltre la porta.

“Okay Greg, credo tu mi debba qualche spiegazione” attacco subito mentre mi lascio cadere sullo sgabello del pianoforte.

“Non mi scuso per essermi preso gioco di te. E’ stata un’occasione d’oro…e scommetto che l’avresti fatto anche tu al posto mio”

“Oh no, non cerco scuse. Devo ammettere che te la sei giocata benissimo. Era un boccone troppo allettante per lasciarselo sfuggire. Quello che vorrei sapere è perché lui.”

“Non c’è molto da dire, non ho una spiegazione vera. Siamo cresciuti insieme a LA. L’ho sempre considerato il mio fratellino, avevamo in comune la passione per lo skateboard. Ancora me lo ricordo piccoletto e sempre per terra, con quello skate a momenti più grande di lui. Ora ha mille interessi, viene da una famiglia di artisti, sai. Suo papà è un attore di teatro, sua madre dipinge. Lui suona, canta, fotografa, recita. Ha una creatività esplosiva, non penso ci sia un altro modo di descriverlo. E sopra ogni altra cosa è un amico, un amico vero. Non penso abbia bisogno del mio aiuto ma mi sembrava ovvio dedicare uno spazio anche a lui. Quindi quando mi ha detto che sarebbe passato da qui ho approfittato dell’occasione.”

Osservo attentamente Greg. C’è un contrasto così netto tra il suo apparire ed il suo essere che ogni volta mi lascia interdetta. E’ una persona intensa, che ama o odia. Non si lascia intrappolare dalle sfumature di grigio, parla per iperboli. E’ schietto, passionale, divertente, ostinato. E leale. Per lui i rapporti umani sono alla base dell’esistenza, il metro di giudizio per capire il valore delle persone. Fatico a credere che questa sua complessità sia racchiusa in quel fisico asciutto e anonimo, che il disprezzo della mediocrità di cui non fa mistero possa celarsi dietro i suoi lineamenti delicati. E’ una persona difficile, spigolosa, la sua sincerità è un’arma a doppio taglio, ma posso essere certa che se parla in questi termini di Keegan è perché lo reputa una persona degna di stima.

Sorrido.

“Mi offri su un piatto d’argento una finestra sulla tua vita nella città degli angeli.”
“Mi fido di te. So che farai buon uso delle informazioni che estorcerai a quel povero ragazzo. Però ti prego, non esagerare con lui. Sarà anche l’idolo delle teenager, ma per me è sempre un piccoletto dagli occhi blu da proteggere”

---

Il giorno successivo vola in un baleno. E’ tardo pomeriggio e sono di nuovo nella saletta con Keegan, mi sembra di non aver mai interrotto l’incontro di ieri. Mi ha portato una copia del libro ma sono restia ad aprirlo: non è ancora in commercio, quindi non ho trovato recensioni che potessero darmi una mano per avere un’idea di quello che mi aspetta. E poi io di fotografia capisco poco.

“Guarda che da solo non si aprirà mai, sai?” mi dice.

Cerco di temporeggiare. “Perché invece non mi mostri i tuoi scatti preferiti?”

“E’ una domanda sleale, sarebbe come chiedere ad uno scrittore dei suoi personaggi. E’ ovvio che li ami tutti, perché dietro c’è una storia, un percorso, una parte di se. Vorrei sapere da te cosa ti colpisce”

“Guarda che forse mi stai dando più capacità critica di quanto non abbia in realtà” rispondo. “Quando osservo un quadro o una fotografia non vado oltre l’impressione che mi suscita d’impatto. Se mi emoziona mi piace. Se mi lascia indifferente no.”

“E’ esattamente quello che cerco io. Su, apri” mi sprona.

Inizio a sfogliare e dopo qualche pagine mi fermo.

“Mi piace questa” indico.

“Perchè?”

“L'autunno è da sempre la mia stagione preferita. Mi piace divertirmi, ma ho sempre amato la scuola e l'autunno segna l'inizio di un nuovo anno. Rincontrarsi con i compagni con cui condividere scoperte e gioie e difficoltà. La panchina vuota mi trasmette quiete e malinconia e senso di attesa nello stesso tempo. Il prezzo della felicità, sai, come il Piccolo Principe e la volpe”. Seguo con il dito il contorno della panchina. Quando alzo gli occhi incrocio il suo sguardo.

“Dai, la prossima” mi incoraggia.

Continuo a sfogliare, finchè mi imbatto in un'esplosione di colori. Un bambino fa bolle di sapone, un altro le scoppia. Sullo sfondo, una donna che suona il pianoforte.

“Felicità, dolcezza, serenità, famiglia. Potrei andare avanti all'infinito, questo scatto è bellissimo” dico.

Volto velocemente pagina per non espormi troppo. E mi fermo su una foto in bianco e nero.

“Piccadilly” esclamo.

“Come l'hai riconosciuta da questa angolazione?” mi chiede “Conosci bene Londra?”

“Ci ho vissuto due anni, ho fatto un dottorato di ricerca al KCL. Ci davamo spesso appuntamento a Piccadilly. Una sera la piazza era così affollata che io ed i miei amici non riuscivamo a trovarci e così quando mi chiesero cosa vedessi risposi “il sedere di Eros”. Da allora il nostro punto di ritrovo fu sotto la statua. Dal lato del posteriore, ovviamente” concludo ridendo. “Questo però non ci porta molto avanti sulla presentazione” continuo chiudendo il libro.

“No, è vero. Ma mi ha fatto scoprire molte cose di te” inizia enumerando sulle dita. “Ami leggere, e questo già lo sapevo, sei italiana ma hai studiato anche a Londra. Hai una laurea ed un dottorato di ricerca. Ti piace ridere, ami gli amici, probabilmente anche la musica. Continuo?”

Sgrano gli occhi.

“Penso tu sia molto dolce, davanti alla foto con i bambini hai cambiato completamente espressione. I tuoi occhi parlano, sai? E hai anche un buon profumo” conclude facendomi un sorriso sghembo.

Continuo a fissarlo senza dire nulla, sono un po' spiazzata.

“Ti ho spaventata?” chiede sporgendosi verso di me.

“No. Sono stupita. Pensavo di confrontarmi con te e invece mi sono ritrovata in una specie di seduta di psicoanalisi con uno stregone dagli occhi blu. Ma sai, anche io ho scoperto qualcosa di te.”

“Davvero?”

“Si.” Gli restituisco il libro. “Sei un bravissimo fotografo”

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