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Autore: DiKey    21/01/2015    2 recensioni
La Saga "il leone, l'angelo ed il drago" riprende dopo vent'anni. Sono cambiate tante cose nel mondo, ormai ogni minaccia sembra essere sparita e la vecchia squadra SeeD che salvò il pianeta ormai vive di ricordi. O almeno, questo è quello che pare.
Questa storia ha una peculiarità: è interattiva. Ci saranno molti bivi, e saranno le vostre scelte a far si che la storia vada in un modo o in un altro.
Vi ho incuriosito almeno un po'?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tiamat.
Il nome del "Bahamut nero", il leggendario avversario del Re dei Draghi, era Tiamat.
Ma Tiamat era morto.
Era stata la leggendaria prima squadra SeeD ad ucciderlo. E non c'erano dubbi, Zell era lì presente. Aveva visto Irvine dargli il colpo di grazia, un perfetto colpo penetrato dall'occhio sinistro e arrivato fino al cervello. Il drago non aveva neanche capito cosa era successo, era caduto morto ai loro piedi, la bocca aperta e la lingua penzoloni.
Eppure...eccolo qui.
Non era stata una battaglia difficile. Però erano giovani, e tre (con tre GF a testa) contro uno. Adesso era da solo. Ed era vecchio. Ma aveva la simbiosi.
Se non fosse stato per la simbiosi, Tiamat lo avrebbe già masticato per bene.  Ma Zell l'aveva bloccato in un confronto di forza, e ora erano in stallo.

(Ma Tiamat è sempre stato così forte?)

Zell si concentrò, attingendo ancora un po' al potere di Ifrit e mollò la presa, scattando poi in avanti per agganciare Tiamat per il collo e proiettarlo dietro di sé facendolo arrivare in strada. Zell lo raggiunse immediatamente, per portare lo scontro  il più lontano possibile da Rain e Cid. Non tanto per proteggerli, quanto per non permettergli di intervenire. Erano così incoscienti che avrebbero cercato di aiutarlo. Colpì Tiamat con un doppio calcio in caduta, e poi lo placcò, ma non era finita qui, perché, una volta a terra, il drago si divincolò e, liberandosi della presa, aprì le fauci e travolse Zell con il suo "alito" fiammeggiante.
Una mossa idiota, pensò Zell. Essendo in simbiosi con Ifrit, un bagno nelle fiamme era piacevole. Incurante delle fiamme, avanzò, pronto a finire il suo avversario.
Senza accorgersi che, in quelle fiamme accecanti, si nascondeva una coda affilata come una lancia, che lo trafisse in pieno petto.
Questa era una cosa che Zell non ricordava, né di Tiamat né di Bahamut. Afferrò il drago per la coda, ma la coda si allungò e gli si avvolse intorno come le spire di un serpente, permettendo a Tiamat di tenerlo fermo e arrivargli alle spalle, dove cercò di staccargli la testa con un morso.
Ma Zell fu rapido e, ancora una volta, lo bloccò prima che potesse morderlo.
La fatica, però, stava cominciando a farsi sentire. Era come se le forze, gradualmente, lo abbandonassero. Decise di combattere il fuoco con il fuoco, finché ne avesse avuto la possibilità, avvolgendosi in una cortina di fiamme che poi diresse contro il muso di Tiamat, riuscendo a stordirlo.
Con un movimento rapido, gli strappò la coda che lo teneva prigioniero e saltò su una macchina dall'altra parte della strada.
Cadde in ginocchio, e per un attimo la simbiosi sembrò interrompersi. Solo mantenerla gli costò molta fatica. Adesso poteva solo giocarsi il tutto per tutto.

"Modalità...assalto."

"mortale, hai già raggiunto il limite."

"Ifrit...non ti scordare che il corpo è il mio. E se io dico assalto, allora Assalto dev'essere".

"Il tuo corpo non può reggere."

"E torna! Vogliamo entrare in assalto o no?"

e assalto fu. Accecato dallo stato di Berserk, Zell praticamente volò contro Tiamat sferrandogli un poderoso pugno sul muso. Tiamat traballò e venne colpito da una ginocchiata al collo, cui seguì una gomitata al petto, un calcio allo stomaco, due rapidi pugni lì dove fa male a ogni uomo (era un drago maschio o un drago femmina? L'anatomia dei draghi era una materia di cui Zell era ignorante, ma Tiamat non sembrò gradire il colpo).
L'assalto di Zell, una raffica fiammeggiante di pugni e calci, mise Tiamat al tappeto, ma non lo uccise.
Zell era pronto al colpo di grazia, quando le forze lo abbandonarono. La barba tornò grigia, i muscoli sparirono e la pelle pallida riprese il posto della carnagione bronzea di Ifrit.
Ma Tiamat era ancora lì. Se il drago avesse potuto, avrebbe riso.

"Dashing Lioness!"

Il gunblade di Rain perforò le scaglie del drago, aprendo una nuova "presa d'aria" nel fianco della creatura. Tiamat non prese l'intervento molto sportivamente, e colpì la ragazza con una poderosa zampata che la scagliò contro una macchina.
Coperto dal suono dell'antifurto della macchina su cui Rain si era schiantata, Cid riuscì a cogliere il drago di sorpresa, saltandogli sulla schiena. Con un ulteriore balzo si portò sopra la testa del mostro, alzando le braccia e concentrando tutta la sua forza nei pugni.

"Hammer to Fall!"

Questa tecnica era al suo debutto. Forse non era il momento migliore per tirare fuori qualcosa di nuovo, forse era il momento di andare sul sicuro.
Ma se c'era una tecnica che poteva arrecare dei bei danni, era quella. Concentrare tutta l'energia, tutta la forza, in un unico attacco, scaricandola nell'esatto momento in cui i pugni entrano in contatto col bersaglio.
Tiamat non fu in grado di schivare, non potè evitare nè attutire il colpo. La forza rilasciata fu devastante e Tiamat s'accasciò a terra, visibilmente stordito e ferito. Rain si era rialzata e si era già lanciata all'attacco, ma era troppo tardi: Tiamat svanì davanti ai loro occhi, come se non ci fosse mai stato. Soltanto la devastazione dell'area permetteva di capire quale scontro si fosse svolto.
Zell era a terra, a petto nudo, gli occhi vacui e spalancati. Sangue colava fuori dal naso e dalle orecchie.
E il sangue sgorgava anche dalle mani di Cid, da sotto le unghie e dai muscoli strappati dopo l'impatto.
Rain non stava tanto male. Non fisicamente, almeno.
Fino a questo momento, Rain aveva sconfitto ogni mostro che aveva trovato sulla sua strada. Era stata la prima della classe. L'unica abbastanza capace da usare un Gunblade. Superava tutti i SeeD della sua generazione sul piano fisico e paramagico.
Ma si era resa conto che Zell aveva ragione. Aveva avuto bisogno di un vecchio SeeD fuori servizio e di Cid per sconfiggere Tiamat, che era comunque riuscito a fuggire. Lei non era niente.

***

"Se rimani corrucciato ancora un po', non potrai più cambiare espressione" disse Rinoa a Squall

il preside sobbalzò, colto di sorpresa. Chissà quanto tempo era rimasto fermo alla finestra dell'infermeria ad osservare due delle persone più importanti della sua vita lottare la decisiva battaglia tra la vita e la morte.
Avevano affrontato così tanti nemici, lottato fianco a fianco innumerevoli volte...ed ora erano lì, privi di coscienza, sdraiati su un letto con tubi infilati in ogni buco del loro corpo, circondati da fredde macchine. Non era giusto.
Non era corretto. Avevano lottato, sofferto nel corpo e nello spirito. Non dovevano morire così. Non meritavano di andarsene in questo modo così...ignobile.
Odiava stare lì a guardarli. Ma sentiva di non poter distogliere lo sguardo. Doveva guardarli.
Gli sarebbe piaciuto dire che voleva "condividere" il loro dolore. Ma la verità era diversa. La verità è che Squall vedeva in Zell e Quistis quello che sarebbe potuto essere il suo futuro.
Avevano trovato la figlia di Quistis per le strade di Timber insieme a un ragazzo in evidente stato di shock. Era un'operazione non autorizzata, quindi avevano lasciato il ragazzo alla più vicina centrale di polizia e portato via Claire il più in fretta possibile. Quistis era stata ritrovata sporca di sangue in uno scantinato altrimenti vuoto. C'erano tracce di trascinamento e tanto sangue, ma nessun altro corpo. Il suo polso era così debole da essere quasi impossibile da sentire e le ferite erano estremamente gravi.
Trasfusioni sul posto, somministrazioni di elisir, paramagie mediche ogni trenta secondi.
Tenerla in vita era stato un incubo. E, ancora oggi, non era fuori pericolo. Aveva perso troppo sangue e il cervello aveva riportato dei danni che erano andati a sommarsi a quelli provocati da anni di Guardian Force.
A tutti coloro che si lamentavano delle nuove regole sull'uso dei GF, Squall avrebbe ficcato la TAC di Quistis in gola. C'era arrivato vicino, ma Rinoa l'aveva fermato. Due volte. La terza era stato più veloce di lei.
Zell stava meglio, anche se "meglio" era un termine troppo relativo. Aveva dei momenti di lucidità, ma passava ancora troppo del suo tempo privo di sensi. Sembrava molto più vecchio, come se si fosse consumato dall'interno.
Rinoa prese Squall per la mano e lo trascinò via con la scusa del briefing. Zell e Quistis stavano ricevendo le migliori cure possibili e stare lì non li avrebbe aiutati, gli disse, e di fronte a cotanta logica Squall cedette.
Quella che sembrava essere una casuale sequenza di eventi adesso mostrava palesemente quanto tutto era stato preparato e ben pensato. Laguna, Quistis, Ravenant, Zell. Non c'era niente di casuale. Erano bersagli.
Come prima cosa, Rinoa convocò il figlio Tempest, docente aggiunto all'università di Galbadia, al Garden. Contattò poi Ellione e suo marito e mandò messaggi a Irvine e Selphie. Squall era consapevole di quali fossero i rischi nel riunire tutti i potenziali bersagli nello stesso posto, ma convenì che il Garden era forse l'unico luogo in cui poteva proteggerli. Dopo aver imbarcato le provviste necessarie, lasciarono l'isola di Balamb e si diressero verso il mare. Nessuno entrava e nessuno usciva, se non per compiere le missioni che veniva loro assegnate e anche questi venivano controllati prima e dopo. Per la prima volta da tempo, il protocollo di sicurezza si fissò a giallo e Nida ricevette l'ordine 33 (informalmente noto come "Prima Spara, Dopo Domanda")..
Come fu notato da Rinoa, questa era la prima volta che si ritrovavano tutti insieme da dieci anni.
E non poteva esserci occasione meno allegra.

***

Raine sedeva sola nel centro addestramento, vicino al ruscello, zuppa del sangue dei mostri che popolavano quell'area del Garden.
Nessuno di quelli era stato alla sua altezza. Anche il feroce dinosauro, terrore delle matricole, era caduto in pochi colpi.
Aveva passato così tanto tempo lì dentro da pensare che quello fosse il livello dei nemici. Pensava di poter schiacciare ogni avversario.
Ma aveva dovuto ricredersi.
Non era rimasta indietro perché aveva ascoltato Zell. Era rimasta indietro perché aveva avuto paura. Perché lei, che si considerava una guerriera, aveva intuito al primo sguardo che l'avversario era svariate volte più forte. E aveva avuto paura.

"Sapevo di trovarti qui, sorellina."

A differenza di Rain suo fratello era molto alto e molto magro, e più passavano gli anni, più somigliava al nonno Caraway. Non si era mai interessato alla vita da SeeD, non aveva ambizioni che coinvolgessero abilità marziali. Era un letterato, un uomo di cultura. Sapeva badare a sé stesso ed era bravo nello scherma, ma non è la persona che si vuole accanto quando volano mazzate. Per negoziare, magari. Ma se vuoi menare, il suo è l'ultimo nome a saltare in mente.
Accarezzandosi i baffetti da moschettiere, Tempest si sedette accanto a lei, rimanendo in silenzio per alcuni minuti. Si tamburellò sul ginocchio, poi iniziò a parlare

"Le cose devono andare davvero male. Papà non mi avrebbe mai chiamato al Garden se non fosse così. E stare in mezzo al mare costa al garden una marea di Guil al giorno..." - Tempest si girò verso la sorella sorridendo - "In mezzo al mare, marea di Guil...capita? No? Fa niente."

"Io...io..."

Rain non riusciva a proseguire. Ogni volta che ci provava, la lingua si paralizzava e la gola si seccava. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi

"Io non ho potuto fare niente."

Tempest le mise la mano in testa e le scompigliò i capelli per poi darle una testata affettuosa.

"Sei più alta dall'ultima volta che ti ho visto. Sei più donna e meno ragazza.
Ma sei ancora la stessa stronzetta egoista che eri a dodici anni."

Colta di sorpresa dal repentino cambio di tono, Rain non riuscì a schivare la spinta di Tempest che la fece cadere nel ruscello.
Dopo un primo attimo di confusione, si alzò e, con l'acqua alla vita, iniziò a gridare al fratello cosa "stracazzo stesse pensando", accompagnando la frase ad altre espressioni non propriamente eleganti.
Tempest era imperturbabile.

"Hyne, come devi fare a trovarti un ragazzo perbene con questa tua linguaccia?"

Tempest si sporse verso Rain mentre questa cercava di tornare a riva

"Questa è la prima volta che torno qui da...quanto? Quattro anni? Qual è la prima cosa che ti sento dire? Io. Neanche un saluto di cortesia. Io.
Abbiamo le terga immerse così in profondità in un ginepraio da poterne sentire le spine in gola e tu riesci a mettere il tuo ego ferito davanti a tutto. E tutti.
Mentre stai qui a piangere, hai pensato che Cid potrebbe perdere suo padre? E questo subito dopo aver perso l'illusione di poter ritrovare sua madre!
Hai pensato a come devono sentirsi pa' e ma' a vedere due amici, anzi fratelli, con cui sono cresciuti, con cui hanno condiviso ogni tipo di gioia e dolore, ridotti in quello stato? Hanno anche cercato di ammazzare nostro nonno! Non vuol dire niente per te?"

Rain prese a pugni l'acqua, spruzzando da tutte le parti.

"Io non sono egoista! Io devo essere forte! Io devo essere forte per loro!"

"Egoista e bugiarda!" Tempest sembrava uno squalo, un predatore che non concede tregua  "Tu vuoi essere forte per te stessa! Ed è giusto. Giustissimo. Ma la tua forza ha dei limiti. Furono sei i SeeD a lottare contro Artemisia. Sei! E i SeeD si muovono sempre in squadre che come minimo hanno tre membri. Tutti i SeeD, tranne tu.
Pa' te l'ha detto mille volte e non l'hai mai preso sul serio."

"Non sono una bugiarda." ribattè lei. Avrebbe voluto dire di non essere egoista, ma il pensiero andò a Cid. Andò al suo amico che lei aveva messo da parte per giorni, troppo presa dalla bruciante sconfitta per curarsi di lui. Andò a sua madre, che si sforzava di essere forte per suo padre, per il Garden e anche per lei.

"Se non sei una bugiarda e vuoi essere forte per loro, allora sii forte con loro. Smetti di fare la solista."

Tempest tese la mano alla sorella che, a malincuore, accettò l'aiuto e si tirò fuori dal ruscello.

***

"Allora Irvine, che ne dici?" chiese Squall mentre faceva vedere a Irvine i risultati degli esami svolti sul tipo di proiettile.

A differenza di Squall, il cowboy portava bene la sua età. Portava ancora l'immancabile cappello che era ormai così consumato da rendere impossibile capire il colore originale. La storica giacca di pelle era andata distrutta anni prima e Irvine l'aveva rimpiazzata con una giacca più piccola, quasi da motociclista. Interrogato sul perchè girava ancora con un cappello rattoppato e consumato, aveva detto che quel cappello aveva affrontato Artemisia, lottato in due guerre, ucciso innumerevoli mostri e fatto tantissimo sesso. Quest'ultima cosa la ripeteva anche quando nessuno glielo domandava. Cosa centrasse il cappello nelle sue attività sessuali, poi, era una cosa che nessuno voleva sapere e che chi sapeva voleva dimenticare. Nel dubbio, Squall impediva a Irvine di appendere il cappello negli appendiabiti comuni e proibiva ai giovani studenti di toccarlo. Non si sa mai.

"Beh, l'analisi è corretta. Questo è il tipo di proiettile più adoperato dai cecchini. Però..." Irvine s'interruppe, dubbioso "Non è quello che avrei usato io. Come saprai io vado sempre in cerca del miglior potere penet.."

Squall mise la mano sull'impugnatura del Gunblade fissando Irvine negli occhi, che ci mise poco a capire l'ammonimento e tornò a parlare seriamente. Un cecchino con addestramento, disse lui, avrebbe fatto le cose in maniera diversa. Avrebbe usato un altro tipo di proiettile e scelto un altro momento. Avrebbe preso un'altra posizione. In tutto quello che era successo c'era uno strano misto di amatorialità e professionalità.
La cosa fece riflettere Squall, dato che lui aveva pensato la stessa identica cosa della squadra che aveva cercato di far fuori Quistis. Preparazione teorica pressoché perfetta, ma scarsa conoscenza del mondo reale.
La polizia era sulla strada sbagliata. Squall era sulla strada sbagliata. Se voleva trovare chi aveva sparato a suo padre, non doveva cercare tra i cecchini esperti.

"Sospendiamo la ricerca tra i cecchini e i militari. Cerchiamo chi NON ha completato l'addestramento."

***

Viaggiare nel tempo non è una cosa facile.
Anche coinvolgendo la magia, anche coinvolgendo la Compressione Temporale, la cosa non è facile da gestire.
Artemisia aveva cercato di "comprimere" il tempo. Comprimere passato, presente e futuro in una singolarità, così da poter modificare il corso della storia a suo piacimento. Ellone li aveva spediti nel futuro, così avevano potuto sconfiggere Artemisia.
Ma il tempo non è una linea. Non vai semplicemente avanti e indietro nel tempo sperando che non ti succeda niente.
Eppure, era tutto così prevedibile. I SeeD bianchi morti che avevano visto in quel futuro portavano la stessa divisa di quelli del loro tempo. Ma le divise cambiano stile col passare degli anni. La divisa SeeD non era più quella di quando avevano 17 anni.
E Tiamat...se Tiamat era vivo ed era così forte, questo voleva dire solo una cosa.
Che tanti anni prima, loro, non erano riusciti a completare la missione.

(Ma Artemisia era morta!)

Squall l'aveva vista morire. Diventare polvere e svanire nel vento. Edea aveva ricevuto la sua energia.
Ma allora quale altre spiegazioni potevano esserci?
Rinoa era a conoscenza di un modo per scoprire se Artemisia fosse veramente morta. Un modo spiacevole, oscuro. Un tipo di magia di cui si sentiva soltanto parlare, magari da ragazzini truccati, con le unghie tinte di nero e vestiti di colori cupi. Ma non avevano idea di cosa fosse davvero.
Il solo pensarci le faceva venire i brividi. Si trattava di varcare l'ultima porta, tornare, anche se solo nello spirito, in quell'inferno.
Necromanzia.

***

Chissà quanto tempo era passato. Ormai si era assuefatto al sapore di sangue in bocca, neanche lo sentiva più. Si passò la lingua sui denti, sentendo tre molari mancanti all'appello. Le manette gli stringevano i polsi fin quasi a segarglieli ma era contento di avere le mani dietro la schiena, così poteva evitare di guardare lì, lì dove una volta c'erano i suoi indici.
Aveva subito tante torture. Gli avevano rotto quasi ogni osso in corpo. Quei molari che gli avevano rotto erano finti, già rotti in passato. Gli avevano messo cavi elettrici in un posto non tanto carino. Ma perdere quelle due dita, l'avevano quasi fatto piangere. Aveva dovuto sforzarsi per non crollare.
Per lui, che aveva vissuto una vita sparando e menando, quella era la tragedia.
Quando lo lasciavano stare, troppo annoiati per continuare a torturarlo, lui pregava. Pregava per Quistis e Claire.
Un uomo migliore avrebbe pregato anche per il ragazzo di Claire, ma non c'era nulla che lo potesse tangere di meno.
C'erano ancora tante cose che volevano sapere, tanti nomi di tanti Phalanx a cui davano la caccia. Gli avevano iniettato un potente siero della verità, una roba incredibilmente potente per friggergli il cervello, togliendogli ogni freno inibitorio, rendendogli impossibile mentire. Allora aveva cercato di mordersi via la lingua, ma glielo avevano impedito. Così era stato sedato.
E quella era stata la prima volta in cui gli era stato concesso dormire.

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Immagino che, dopo tanto tempo, ci si aspettasse qualcosa di più. Una strana combinazione di mancanza di tempo e di voglia m'ha portato a scrivere poco di questi tempi, semplicemente non c'ero con la testa. E quando pensavo a cosa scrivere mi rendevo conto d'essere arrivato a un punto di raccordo. Il primo arco narrativo si è concluso e ora la storia entra nella seconda fase. Come, o meglio, con chi, lo deciderete voi.
Su quale parte della storia si concentrerà maggiormente il prossimo capitolo?
1) Rinoa e la Necromanzia
2) I ragazzi (Cid & Rain)
3) Ravenant

a voi la scelta!
   
 
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