Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Sissy77    21/01/2015    1 recensioni
"Marco non è la soluzione di tutti i miei problemi ok?? Marco non è il supereroe che arriverà a salvare la figlia ok?? Marco ci ha abbandonate, ha preferito il castello e la principessa punto. Ti prego mamma non cercare più di parlare di lui"
Per chi come me ama vederli insieme, per chi come me è deluso da come gli autori hanno ridotto i personaggi che hanno reso I Cesaroni la famiglia che tutti avremmo voluto avere, per chi come me si è identificata in Eva e avrebbe voluto essere come lei o per chi avrebbe voluto trovare un amore come il loro capace di vincere contro tutto e tutti. Spero che chi si fermerà a leggere il mio racconto possa sognare come loro per tempo hanno fatto sognare me.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per qualche settimana Eva e Marco cercarono di evitarsi.
Lei non si faceva trovare in casa quando lui veniva a prendere la figlia e lui cercava di riportare Marta dalla madre in ore in cui sapeva la donna essere fuori con Carlotta.
Carlotta e Walter dal canto loro cercavano di capire cosa cavolo fosse successo tra di loro, ma ne l’uno né l’altra si fece sfuggire  il più piccolo particolare.
In realtà Marco cercava di sfuggire anche agli occhi indagatori di Maya.
Era certo che la ragazza sospettasse qualcosa e non faceva che ripetersi che Eva aveva ragione: era proprio una merda.
Qualche giorno dopo il casino che aveva combinato, Lucia lo aveva pregato di accompagnarla in un Brico Center per cercare del materiale edile per Giulio. In realtà la donna lo aveva affrontato.
Era stata molto chiara, lei voleva bene a tutta la famiglia.
Lui, Rudy e Mimmo erano diventati veramente suoi figli e di tutti ne voleva vedere realizzati sogni e desideri, ma non a discapito della felicità delle figlie.
<< Marco devi decidere cosa pensi sia giusto fare per realizzare la tua felicità.  Una volta che l’hai capito ti prego di agire di conseguenza >> la donna lo aveva lasciato con queste parole.
Capire, si era ripetuto spesso nei giorni a venire, ma più cercava di capire più si confondeva.
Mancava poco al matrimonio degli amici ed entrambi sapevano che se non prima, quel giorno si sarebbero visti ed avrebbero pure dovuto fare buon viso a cattivo gioco per non rovinare il giorno più bello dei loro migliori amici.
Eva stava pensando a tutto questo quando sentì la vocina di Marta nel giardino.
<<  Dai papino, fermati a cena e dai  >> Marta insisteva ed a Marco si spezzava il cuore dover dire no.
Eva osservava tutto dalla finestra del corridoio.
Notò alcune cose di Marco che la stupirono.
La barba leggermente lunga ed incolta, i capelli un po’ più  lunghi  di  quando lo aveva visto per la prima volta in casa Cesaroni.  Si ricordava addirittura che indossava una maglietta gialla, maniche lunghe bianche.
Il torace era largo, ormai era quello di un uomo non più di un ragazzo,  le dava una sensazione di sicurezza, come se stando tra quelle braccia, appoggiata a quel petto nulla potesse farle del male.
Anni addietro aveva saputo renderla felice ma anche tanto tanto infelice.
Come erano arrivati a quel punto? Cosa si era rotto tra di loro? Dov’era quel loro legame speciale?
Il Foscolo che era in lui l’aveva catturata ed amata, il bambino egocentrico allontanata e ferita.
Negli anni aveva spesso messo sul piatto della bilancia le due personalità di quell’uomo.
A vincere con lo scatto finale era sempre stato il Foscolo, quel ragazzo che osservava il mondo dalla finestra descrivendo ciò che vedeva usando parole che sapevano sfiorarle il cuore,  aprirne la serratura e fare di lei la donna più felice.
Ogni medaglia però ha il suo rovescio e lei conosceva molto bene anche quello.
Davvero lo odiava? Davvero odiava l’uomo che stava cercando di calmare la figlia con una scusa per non doverle dire di aver litigato con la madre? Davvero non le aveva dato niente negli anni anche in quelli della sofferenza? Davvero lo pensava?
Fosse rimasto il Marco dei nove mesi in cui lei era incinta tutto sarebbe stato perfetto.
In quei mesi si era sentita protetta, amata.  Non era stato egoista, ma aveva messo davanti a tutto la felicità di lei sacrificando il suo amore per spingerla verso Alex.
L’aveva amata lasciandola libera di volare. L’aveva lasciata libera e lei era tornata da lui.
Davvero lo odiava? Davvero si pentiva di averlo baciato, di aver lasciato tutto per inseguirlo?
<< Mamma ciaooooooooo  >> la salutò Marta vedendola sui gradini di casa.
Vagando nei suoi pensieri Eva non si era nemmeno accorta di essere scesa sotto, di aver aperto la porta di casa e di stare ad osservare padre e figlia.
Marta le corse incontro ed Eva si chinò per accogliere tra le braccia la sua bambina, anzi la loro bambina.
Marco se ne stava testa bassa con le mani nelle tasche.
Quell’immagine la fece sorridere e rivide il Foscolo nascosto dietro la tenda della finestra.
Lei sapeva che avrebbe vinto lui e decise di concedergli anzi di concedersi un’altra possibilità.
<<  Ciao Marco  >> il tono della sua voce era quasi dolce tanto che il ragazzo alzò la testa e la guardò.
Eva si sentì scrutata fin dentro l’anima da quegli occhi.
<<  Stasera ci siamo solo io e Marta. Se non hai impegni  ci farebbe piacere averti a cena  >> e sorrise.
Marta riempì di baci la madre e si girò a guardare speranzosa il padre.
<<  Gli impegni possono aspettare.  Sarei veramente felice di passare la serata con voi  >>
Dov’era il samurai, continuava a chiedersi Marco guardando Eva cucinare.
Dov’era finita quella donna che gli aveva urlato in faccia di odiarlo dopo aver risposto al suo bacio con tanta passione? Com’erano arrivati a quel punto? Cosa si era rotto tra di loro? In quale angolo della loro strada si erano persi di vista?
Lei gli passò i piatti e sfiorarlo fu una dolce tortura per entrambi.
 Eva per lui era stata una dolce tortura per tutta la vita. La ragazza aveva saputo far uscire allo scoperto quel ragazzo nascosto. Grazie a lei aveva scoperto emozioni che non sapeva potessero esistere sia nel bene che nel male.
Quante volte da ragazzo l’aveva osservata da dietro quella finestra cercando di non farsi notare? Anche ora non riusciva a non guardare ogni suo piccolo gesto, cercava un significato in ogni movimento.
Era stata la sua musa, da lei aveva sempre trovato ispirazione per le sue canzoni, anche l’ultimo cd a pensarci bene aveva più canzoni dedicate a lei che a Maya.
 Sorrise ripensando che alla fine le donne entrate nella sua vita erano state un  placebo  ad un grande dolore provocato da Eva.
Rachele, la prima donna  che curò il dolore di non poter stare con Eva; Simona, la donna musica che curò l’animo ferito per essere stato scartato per  via di Alex; Sofia, la donna errore. Quello si fu veramente un errore, si sentiva trascurato e aveva sbagliato rovinando tutto; alla fine Maya, la donna principessa che l’aveva  portato  in una favola facendogli credere che era possibile dimenticare.
Era davvero possibile dimenticare? Marco da giorni se lo chiedeva, anzi, forse se lo chiedeva ormai da anni.
Per Fortuna Marta aveva riempito la serata stemperando la tensione tra i suoi genitori.
Marco l’aveva messa a letto, le aveva cantato la sua ninna nanna, dopo essersi fatta raccontare per l’ennesima volta la nascita di quella canzone. Oramai la bimba dormiva, Eva stava finendo di lavare i piatti, sentiva l’acqua scorrere nei tubi e a Marco venne un’ idea.
Eva salì in soffitta, trovò Marta addormentata nel suo lettino, di Marco nessuna traccia.
“ Eppure non è sceso ” pensò la ragazza dubbiosa.
Ad un certo punto fu raggiunta dalla brezza serale, controllò la finestra, era chiusa.
Un sorriso si disegnò sul suo volto e le sue gote si colorarono di rosso porpora pastello.
Prese un golfino dall’armadio e seguì la brezza già sapendo dove l’avrebbe portata.
“Bingo” pensò trovando Marco seduto sul tetto di quella che era diventata la sua casa.
Marco cercò di trattenersi  e non girarsi, aveva sentito Eva scavalcare il davanzale della finestra che dava sul tetto. Un sorriso gli illuminò l’anima ed era felice che la ragazza avesse capito in fretta dove trovarlo.
Eva si accomodò vicino al suo primo amore, incrociò le braccia sulle ginocchia e vi appoggio il mento, godendo della vista che le si presentava davanti.
<<  Come mai sei venuto a rintanarti qui su?  >> chiese Eva voltandosi a guardarlo
Marco sorrise e ricambiò lo sguardo.
<<  Volevo vedere se riuscivi a capire dove mi ero nascosto  >> abbasso lo sguardo, sentendosi improvvisamente il diciottenne impacciato che non sapeva cos’era l’amore.
<<  Uff  >> sbuffo Eva ridendo  <<  Ed io che pensavo volessi farti perdonare portandomi a guardare le stelle >>  entrambi sorrisero e si sentirono un po’ più felici
<<  Beh l’intento era quello, ma dovevo capire se volevi perdonarmi. Immagino di si visto che hai accettato la sfida, anche se con qualche anno in più sei riuscita a scavalcare quella finestra come la giovincella che eri >> Eva arrossì ricordando le sere in cui si rintanavano su quel tetto per poter vivere il loro amore.
<<  Beh non lo so  >> disse Eva facendo finta di essere seria  <<  la parola scusa non è ancora giunta alle mie orecchie  >>
<<  Puoi perdonarmi Eva >> disse Marco serio.
Lei tornò a guardarlo.
<<  Puoi perdonare il bambino egocentrico che c’è in me e che ti ferisce sempre? Puoi perdonare la mia mancanza di tatto, la mia mancanza di rispetto? Puoi perdonare tutte le volte che ti ho fatto soffrire?  >>
Eva lo guardava, una lacrima si presentò ai suoi occhi e la donna non riuscì a trattenerla.
Marco gliela asciugò accarezzandole la guancia.
<<  E tu puoi perdonare il samurai che c’è in me e che ti fa sempre a pezzettini?  >>
Marco appoggiò la fronte a quella di Eva, rimasero così a lungo, ognuno perso nel turbinio delle proprie emozioni.
<<  Sdraiati sul tetto, la notte io e te, a stretto contatto  >> cantò Eva sottovoce sorridendo
Marco rispose al sorriso e a sua volta cantò  <<  Sdraiati sul tetto mi piace stare con te a stretto contatto >>.
Sentirono Marta chiamarli, Eva fece per alzarsi, Marco la bloccò <<  Aspetta, vado io >>
Tornò poco dopo con Marta in braccio. L’aveva vestita di tutto punto perché non avesse freddo, la bambina teneva tra le mani un cuscino e due coperte.
Eva scosse la testa alla vista di padre e figlia intenti a scavalcare la finestra.
<<  Potresti anche aiutarmi  >> le disse Marco vedendola ridere di gusto
<<  Ma come?? >> disse Eva prendendolo in giro <<  credevo che te la sapessi cavare da solo  >> dicendo così si alzò e andò a prendere Marta.
Marco sistemò una coperta e ci mise sopra il cuscino invitò le due donne più importanti della sua vita a stendersi vicino a lui e poi sistemò sopra di loro la seconda coperta.
<< WOW >> non faceva che ripetere Marta entusiasta della nuova avventura.
Volle sapere tutto di quel posto, il padre le raccontò tutto senza tralasciare niente.
La bambina guardava prima il padre poi la madre, poi di nuovo la madre e poi il padre.
<<  Mammaaaaaaa >> disse Marta scoprendo che i suoi genitori lì si erano dati molti baci.
Eva rideva e arrossiva allo stesso tempo ricordando tempi lontani.
<<  Mamma, davvero salivi qui sul tetto a dare baci a papà??  >> volle avere la conferma dalla madre la bambina.
Marco vedendo Eva in difficoltà disse pure  <<  E pensa che alle volte ci nascondevamo persino sotto la tovaglia mentre preparavamo il tavolo per la cena >>
Marta incredula che la madre fosse così monella esclamò <<  Mamma ma allora eri monella da ragazzina  >>
<<  lo è ancora adesso  >> disse Marco facendo la linguaccia ad Eva che era sempre più porpora.
<< Ebbene si, lo sono ancora adesso  >> disse Eva mettendosi a sedere .
<<  Non ci credo  >> disse Marta sfidando la madre a fare qualcosa da monella.
Eva chiese a Marta cosa voleva che facesse e la bambina guardò la madre pregustando la vittoria.
Marta disse che non ci credeva che baciava il padre li sul tetto da ragazza perché non le sembrava proprio il tipo.
<<  Ah si? >>  rispose Eva cadendo volutamente nella trappola della bambina.
<<  Siediti >> disse la donna a Marco che era ancora sdraiato abbracciato alla figlia.
Marco obbedì, sapeva che Eva non lo avrebbe mai baciato davanti alla figlia.
Non fece in tempo a finire di pensarlo che le labbra di Eva erano sulle sue.  Dolci e morbide come se le ricordava. Eva non resistette alla tentazione ed appoggiò la mano sulla guancia dell’uomo.
 Il contatto con la morbida barba le provocò un brivido.
Si allontanò dalle labbra del suo Foscolo rimanendo incatenata al suo sguardo. La mano scivolò piano sulla guancia trasformando quel contatto in carezza.
Marco si sdraiò nuovamente allargando un braccio, Eva si accomodò vicino all’uomo e la bambina si mise in mezzo a loro appoggiando la testa sul torace del padre.
Eva la abbracciò.
Rimasero così a guardare le stelle finché Marta non si addormentò.
La riportarono in camera ed Eva accompagnò Marco alla macchina.
<< Grazie per la serata >> disse Marco baciandola sulla guancia.
Salì in macchina e si allontanò per tornare a casa sua.
Eva rientrò in casa, andò in salotto a  prendere il libro che aveva iniziato a leggere quel pomeriggio e notò sul tavolo del soggiorno una busta.
La prese in mano e notò che era indirizzata a lei e Marta.
L’aprì, lesse e tutto intorno a lei incominciò ad offuscarsi.
Cercò con la mano una sedia per appoggiarsi e non cadere. Rilesse più e più volte.
Non poteva crederci, non poteva essere vero, tra le mani teneva la partecipazione al matrimonio di Maya e Marco.
  
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