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Autore: DianYronwood    21/01/2015    0 recensioni
Le cronache di un mondo nascosto, insanguinato da una guerra che ha portato allo sterminio della maggior parte della popolazione fino a lasciare solo le razze che abitavano quella valle idilliaca: Lupi e Draghi. Due razze perennemente in guerra che si spartirono i territori. Ai Lupi sarebbero spettate le foreste del Nord e i Draghi avrebbero presidiato le montagne. Agli sgoccioli delle loro stirpi di sopravvissuti vennero creati due esseri simili e al contempo diversi: Seren, il sangue del Lupo, e William, il Cavalca-Draghi. Lei temeraria e libera fino al midollo, lui conquistatore e abile politico.
Saranno destinati a unirsi per far risorgere dalle ceneri la valle di Dosdran. Ci riuscirono, ma più tardi qualcosa andò storto, le loro anime unite si incrinarono, la protezione dai mondi esterni si sgretolò e i sovrani avidi delle ricchezze di quel regno entrarono e, il più furbo tra tutti, li ingannò, li vinse e uccise William.
Seren si nascose insieme agli Abitanti Originali, il Re Qalut fece sua quella terra e l'ultima azione da Sveglia della lupa fu una tomba per l'amato. Decisa a tornare per vendicarsi e cercare di riunire le loro anime, per riportarlo alla vita.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Flashback.

Un lieve vento faceva fremere come un bambino al freddo le fronde degli alberi, che tremavano e si muovevano sconnessamente infondendo un’innata tranquillità. Sotto questi si muoveva nell’ombra una figura alta e snella, sicura nei movimenti ma di conformazione fragile, anche se, fragile, non la sembrava affatto. La pelle alabastrina risplendeva al sole come della porcellana lavorata alla perfezione, un arco intarsiato dalle sue stesse mani in avorio chiaro era sostenuto nel braccio destro, mentre con quello sinistro teneva una freccia incoccata. Camminava in fretta e silenziosa tra le foglie secche sotto i suoi piedi, non emettendo alcun rumore, schivava gli sprazzi di luce attorno alla sua preda e la guardava con occhi di brace da predatrice, da Lupo quale era. Appena la posizione le sembrò perfetta, divaricò le gambe senza emettere alcun suono e distese gli arti, ergendosi con tutta la sua figura nella boscaglia. Con un veloce movimento del braccio e la freccia sfiorava la sua guancia. Inspirò, espirò. Pronta a far partire la freccia, vide una lancia scagliata con enorme forza colpire la cerva sul fianco, questa scappó in fretta da lì, mentre la cacciatrice lasciò la corda dell'arco con un ringhio di rabbia e frustrazione per l'essersi lasciata sfuggire una preda così preziosa, la freccià tagliò l'aria e colpì la coscia della creatura.

"Piccola Lupa." Una voce sprezzante e divertita l'aveva chiamata dalle ombre più scure della foresta, gli sprazzi di luce che penetrava tra le foglie non permettevano che l'occhio si abituasse all'ombra e ci vedesse qualcosa.

"Rettile dalla lingua biforcuta...!" Gli rispose lei iniziando una carica di insulti che non sarebbe terminata molto presto.

Il suo disprezzo per l'unica creatura antropomorfa come lei era radicato e forte, sapeva bene cosa il giorno successivo sarebbe successo: sarebbe stata sua; e lei questo non lo poteva, nè voleva, accettare, la Lupa non apparteneva a nessuno, a se stessa e basta, era l'incarnazione della libertà e della natura più selvatica di ogni creatura. Gli Originali avevano deciso che lei sarebbe stata la Luce, l'incarnazione del bene e della giustizia, della ragione e della pace, una Regina e una moglie asservita ed educata; mentre il Drago sarebbe stato il Fuoco, ovvero il furore in battaglia, la forza, la mascolinotà eccetera, eccetera, eccetera. Appena lei sentì queste parole era tentata di scalare a mani nude le montagne e strangolare gli Anziani. Lei era libera, folle, selvatica, una cacciatrice, un predatore, non una moglie asservita, non lo sarebbe mai stata.

In quel momento il Drago venne alla luce del sole, splendendo con la sua casacca amaranto, con la chioma castana e i suoi occhi scuri cone pozze di catrame che catturavano tutta la luca con la loro profondità, all'apparenza alla Lupa davano l'impressione che se li avesse fissati troppo a lungo ne sarebbe sprofondata all'interno, annegando nel nero che gli contraddistingueva. Immancabilmente lei non poté non piantare i suoi occhi in quelli di lui. Braci contro ombre, fuoco contro oscurità. Avanzò con passo fiero e mento alto fin dentro la pozza di luce e i due si fissarono a qualche passo di distanza, lei modo truce, lui in maniera sprezzante e divertita.

"Dicevano fossi la più selvatica del tuo popolo, ora che sei proprio qui, dinnanzi a me, mi sembri solo la forma antropomorfa dei Lupi, dei barbari incivili ignoranti…"

A quelle parole la Lupa si infuriò a tal punto che senza nemmeno accorgersene puntavo una freccia contro il suo collo. "… violenti, impetuosi, sconsiderati e irragionevoli."

Concluse con un sorrisetto sornione.

"Io sono William, chiamato Cavalca-Draghi dal mio popolo."

Con due dita abbassò l'arma, addolcendo lo sguardo con un sorriso che sembrava sincero.

"Io sono chiamata Seren, il Sangue del Lupo, dagli anziani della mia gente."  Riluttante abbassò l'arco e ripose la freccia nella faretra sulla coscia. "E quella era la mia preda."

"Eri così silenziosa che non mi sono accorto della tua presenza." Il sorriso che di nuovo le rivolse poteva rendere udibile la rabbia che graffiava per uscire.

"Ho sentito il tuo odore, ma eri così a tuo agio nascosto nell'ombra che non ho voluto disturbarti." Rispose Seren tagliente, lanciandogli un'accusa sulla loro codardia, votata alla diplomazia, accompagnandola con un sorrisetto malvagio.

Il Cavalca-Draghi incassò bene quella frecciatina fastidiosa, tirando la smorfia di rabbia in un ostentato sorriso, nei suoi occhi profondi balenò una luce che si presentava solo quando il suo istinto di guerriero e di conquistatore si faceva strada incarnato in una violenta voglia di fare suo qualcosa. Non riusciva a credere che il suo subconscio provasse tanto desiderio per quella Lupa da poter sembrare anche ammirazione, lo attirava qualcosa in lei che brillava nei suoi occhi, tutto l'orgoglio e la sicurezza che emanava come se fosse energia o calore.

Tra loro c'era come un filo d'argento che in pochi momenti erano quasi in grado di toccare, quando erano vicini li tirava per annullare lo spazio tra loro e quando si allontanavano sembrava ancorarsi alla carne dei due per avvicinarli di nuovo, al punto anche da fargli male, proprio lì, all'altezza del petto.

Continuarono a fissarsi per degli istanti interminabili, in quel momento con quella singola azione diedero inizio la catena di avvenimenti simili che si ripeterono per tutti gli anni che passarono governando uno accanto all'altra, chiamata fin dalle prime volte che questo comportamento ebbe degli spettatori "La danza del Lupo del Drago." Sembravano, ed effettivamente erano, dei predatori di eguale potenza e temibilità, ma di diversità indicibile, che casualmente si incrociavano sulla stessa strada e si studiavano con lo sguardo, attendendo la mossa dell'altro, determinando un'attesa che finirà solo con una qualsiasi azione dell'altro. Il cavalca-draghi fece per riprendere il discorso, ma il Sangue di Lupo gli voltò le spalle furiosa e se ne andò verso il folto della foresta.

"Dove credi di andare?" disse William con arroganza protestando.

"Via." Fu tutto ciò che Seren ispose prima di abbandonare la sua forma antropomorfa e scorrazzare via nel suo corpo scuro di lupo, senza lasciare indietro suono o azione. William rimase a bocca asciutta, quell'incontro gli avrebbe totalmente cambiato l'esistenza, lui lo aveva percepito.

Quello sguardo furbo e acuto, a tratti tranquillo e lieve, a volte libero e furioso, continuava a tormentargli la mente, e non faceva altro che pensare a cosa sarebbe accaduto dopo, quando gli esponenti delle Gens avrebbero terminato il rituale, quando sarebbero stati uniti fino alla fine dei giorni della Valle.
Percorse la strada al contrario fino a dove era partito, nel silenzio più completo, rotto dal rumore dei passi sul terreno, costellato di radici sporgenti e rametti secchi.

Per la prima volta si accorse di come la vita sembrava correre intorno alla Lupa.

"Un giorno" pensò "Un giorno e la mia vita avrà fine."

Era sicuro che lei l'avrebbe ucciso prima della prossima luna piena.
Con l'alba sorsero i dubbi della rabbia. I saggi si muovevano a tentoni sulle pergamene degli Anziani, la profezia non era semplice da sciogliere e quel poco che avevano capito non aveva senso, ma questo Seren e William non lo sapevano, loro si limitavano a non accettare che la loro identità fosse imposta, che la loro libertà venisse meno, tutto il resto non importava.

Il Cavalca-Draghi si vestì di tutto punto, con una casacca durata costellata di rubini,  i capelli castani pettinati e una meravigliosa spada al fianco, era una vista che faceva ricadere tutta l'attenzione su di se, ma quando tra gli alberi sbucò Seren si diffuse un silenzio di stupore, ognuno la fissava ammaliato a bocca aperta, mentre lei avanzava con due lupi grigio fumo al fianco.
Will si costrinse richiudere la bocca e a nascondere lo stupore, non le avrebbe dato quella soddisfazione.
Eppure lei non sorrideva, avanzava senza espressione con gli occhi vacui, le braci non ardevano più e le iridi erano diventate color fumo, spegnendo il focolare che sembrava colorarle i capelli, acconciati in dolci trecce all’indietro, appuntati sulla nuca con un rametto d'argento e lasciando poi dei deliziosi boccoli rossastri caderle sulle spalle.
Indossava un abito bianco pallido, dai ricami finissimi ed dalla manifattura preziosa, la fasciava intorno alla vita e le metteva in risalto le forme, le maniche lunghe stringevano le braccia e rendevano ancora più evidenti i fiori di campo che aveva tra le mani e nei capelli.
A piedi nudi entrò nella rocca di Godrun e rimase davanti a un cerchio diviso in due fatto di sabbia perlacea, pochi istanti successivi arrivò anche William e si mise dall'altra parte della figura.
Si fissarono mentre i vecchi guerrieri si avvicinavano loro, un Lupo appoggiò la mano sulla spalla di Seren e la incoraggiò ad entrare nella sua mezzaluna, come fece anche il Cavalca-Draghi.
La rocca era cinta da un incantesimo, secondo il quale cqualunque membro delle Gens o suo discendente fosse entrato, avrebbe assunto la forma umana in modo che nessuno fosse diverso dagli altri.
Pari, in piedi, e rigidi, orgogliosi dei loro discendenti, fecero tutti un passo indietro e lasciarono avvicinare i saggi per iniziare finalmente quel rito che aveva richiesto lo sforzo di tutti.
“Non dovrete toccarvi per tutta la durata della cerimonia. È estremamente importante per la sua riuscita e per la vostra incolumità.” A queste parole i due dimostrarono la loro superiorità alla situazione, annuendo con un cenno della testa alle parole dei vecchi disposti in cerchio intorno a loro.
Questi iniziano a cantilenare, e a muovere la testa avanti indietro, dondolandosi e ciondolando, ad un tratto portarono il capo all'indietro con uno scatto, tutti insieme, e pronunciarono le parole che poi vennero incise sulle colonne di granito nero e sul pavimento di marmo di Fareth.

“Le vie del sangue

intraprese dai padri

saranno percorse dai figli.

Quando i due saranno uno

quello che doveva accadere

accadrà

e la valle sarà vendicata.

Dove il Re verrà rovesciato

e quello che era degli antichi

tornerà agli antichi."

 

Quella che pronunciarono era una profezia, non una cerimonia.

Gli Anziani avevano rilasciato un'altra predizione che cambiava tutto quello che precedentemente si era deciso.

Mentre quelle parole furono gridate al futuro, il sole iniziò ad eclissarsi e quello venne preso per un segno nefasto, scatenando un putiferio e gettando quella flebile e apparente pace nel caos più totale.

Si scatenò un immenso boato e le due Gens si stavano rivoltando le une contro le altre urlando "Ladri! Bastardi! Bugiardi!" Mentre i due discendenti rimanevano immobili nella loro mezzaluna di sale e si fissavano.

Ognuno si rendeva conto che era l'agnello sacrificale, il prezzo e la garanzia.

Un uomo dalla pelle bruciante, antenato del Cavalca-Draghi, sfoderò un pugnale e tirò  indietro la Lupa per i capelli.

La voleva uccidere.

Sentì una mano forte afferrarle il braccio e tirarla in avanti, cozzò  contro una casacca dorata ricamata riccamente con rubini e pietre preziose, non ebbe il tempo di alzare lo sguardo che il sale prese fuoco attorno a loro, un vento violento si alzò ed entrò dai giardini laterali, un fulmine si infranse e bruciò un castagno, iniziò nevicare e a piovere senza pietà e in un vortice di fiamme circondò i due giovani, dove il Cavalca-Draghi sembrava stesse proteggendo Seren, che lentamente si alzava in piedi e ammirava lo spettacolo di luci che era il fuoco.

Allungò la mano e sfiorò il calore senza bruciarsi, e un fascio di luce e colori si diramò accanto a loro.

Gli occhi dei due si illuminarono di una luce solare e ambedue strinsero forte la mano che li univa.

Finalmente sentirono un sentimento appagante che si spandeva come latte caldo e miele nei loro corpi.

Si sentivano completati di quella parte che avevano percepito mancare e che non riuscivano a trovare.

Si stavano completando nell'altra e si resero conto che gli Antichi li avevano creati proprio per questo contatto.

La luce dei loro occhi esplose e si espanse tutt'intorno, abbagliò i saggi e li costrinse a coprirsi, segnò per sempre i boschi che li circondavano e la rocca di Godrun e rese quel luogo il simbolo sacro dei guardiani della Valle.

Laluce sia affievolì e dal fuoco sorsero le due creature, ognuna parte dell'altra, reggendo la mano che aveva creato la loro fusione e avanzarono come in trance, con gli occhi illuminati spalancati, fino a che non furono fuori, sull'altopiano ricoperto di morbida erba e dei fiori che prima erano tra le mani della Lupa.

Guardarono la valle, come per annunciare una nuova era; quando l'eclissi terminò il sole ripresa risplendere i loro occhi tornarono normali.

William inciampò, mentre Seren crollò a terra.

Il primo ad assisterla fu il Cavalca-Draghi.

Per la seconda volta.
   
 
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