Sine noxa
erat: “Era senza peccato, innocente”
Epilogo:
“Sine
noxa erat”
Qualche
mese dopo, la notizia trovò il modo di fuggire dalle reti
dell’Hokage, e una sera raggiunse pure lei. Abbandonò in fretta il
negozio di fiori e corse fino a casa, dove trovò i suoi genitori, seduti
ancora una volta al tavolo della cucina. Un lieve senso di déjà
vû la colse, ma questa volta le loro espressioni non tradivano nessuno
sgomento; gli occhi erano privi di orrore, e si limitarono a fissare
interrogativi la figlia, che precipitatasi davanti a loro, aveva detto in un
tono che non ammetteva repliche: -Voglio che mi diciate quello che è
successo. Voi di sicuro sapete tutto-. Si interruppe un momento per controllare
il proprio tremore.
–Ditemi
di Itachi Uchiha- sussurrò infine.
E
così, venne a conoscenza di quella verità che non aveva mai
immaginato, perché troppo assurda e inverosimile. Al termine del
racconto –un altro racconto consumato la notte, ma questa volta senza
sangue e senza odio- Ino si era alzata, aveva aperto la porta e si era trovata
fra le strade invase dalla notte. Vagando, tornò al negozio di fiori;
accese la luce, e la serra si illuminò.
Prese a
camminare fra i filari ordinati, ricolmi di piante e boccioli, fermandosi ogni
tanto di fronte ad un fiore con fare assente.
Itachi Uchiha. Li ha sterminati
tutti Itachi Uchiha.
Era
questa la frase della sua infanzia che le era rimasta più impressa.
Sfiorò un crisantemo, fiore della vita. Scosse la testa. La notizia
l’aveva lasciata come inebetita.
-Sasuke
Uchiha ha avuto la sua vendetta,- le aveva detto per prima cosa suo padre
quella sera, di fronte alla richiesta di Ino. –Itachi è morto-.
Era
morto, dunque. La spina di una rosa ancora in bocciolo la ferì, ma lei
non sentì nemmeno il dolore. Una stilla di sangue cadde sui petali
bianchi non ancora dischiusi.
-Ma
è vero quello che si dice in giro, papà?- aveva chiesto, il fiato sospeso.
Sua madre
aveva annuito al posto di Inoichi.
-Sì,
Ino, è vero. Non era del tutto colpevole, in fondo-.
A quel
punto lei aveva guardato sua madre e il ricordo che otto anni prima il suo viso
le aveva lasciato sparì; non c’era traccia del tremito
d’orrore che l’aveva ossessionata, era sparito il pallore dalle sue
gote; non occhi sbarrati la guardavano.
Fu
quello, forse, il momento in cui smise di avere paura, l’esatto istante
in cui le nebbie di quella notte di otto anni prima si diradarono;
l’antico incubo divenne sogno evanescente e infine fu ricordo, che si
perse fra le strade della memoria e divenne vago, lontano.
-E
così, Itachi- mormorò, accarezzando lievemente i petali di un
fiore di rododendro, simbolo del fragile incanto, –eri quasi innocente,
dopotutto-.
Una
leggera sensazione di malinconia l’invase, pensando al loro unico
incontro. Si sfiorò le labbra.
Stava solo eseguendo gli ordini.
Itachi Uchiha ha sterminato il suo clan per difendere Konoha.
Si era
macchiato l’anima del peccato dell’omicidio per un bene superiore:
bruciava all’inferno? Aveva ucciso; nessuno avrebbe potuto dirlo
totalmente innocente. Eppure…
-Sì,
Itachi- disse ad alta voce. –In fondo, eri senza colpa-.
Spense la
luce e uscì; di nuovo, l’aria della notte l’accolse.
Alzò
istintivamente lo sguardo al cielo; non si stupì di veder brillare la
luna. Quella luna.
Accolse
il suo lieve chiarore senza timore; un lieve sorriso le increspò le
labbra.
No, non
aveva più paura.
"Non son colui, non son colui che credi”
[Dante Alighieri,
Inferno, Canto XIX]
***Fine***
Note:
Ci
credete che mi sono dimenticata che mancava ancora l’epilogo? Mi è
venuto in mente cinque minuti fa, ops. Meriterei la reclusione per questo,
scusatemi per l’attesa.
Come
avete avuto modo di leggere, qui finalmente Ino accantona la sua antica paura
per Itachi. Spero di essere riuscita a rendere degnamente il suo stato
d’animo, ma come ho già detto, questa storia non mi
convince… spero che le prossime che scriverò saranno migliori.
C’è
però una cosa che mi piace in
Sine noxa: le citazioni dalla Divina commedia! Non sto scherzando, mi piacciono
davvero, soprattutto perché ho avuto una fortuna sfacciata a trovare
versi che si adattavano perfettamente alla storia XD
Ah, come
vedete qui si spiega come mai nello scorso capitolo Itachi dice ad Ino che
è un fiore di rododendro: secondo il linguaggio dei fiori, infatti,
indica un “fragile incanto”. È praticamente l’unica
nota romantica della fanfiction, ma non potevo farli innamorare perdutamente,
non sarebbe stato sensato dal momento che stanno insieme sì e no
mezz’ora (…il contest era ItaIno, dite voi? Ops). Ad ogni modo,
senza ombra di dubbio provano interesse l’uno per l’altra: Ino
soprattutto è rimasta colpita da lui.
Bene,
detto questo mi eclisso e metto la parola fine a questa fanfiction. Ringrazio
ancora una volta Sangochan88 e mi congratulo con le altre partecipanti *_*
Un grazie
anche ai lettori! Ecco le risposte alle recensioni:
Bambi88: ti dirò, ero convinta di
aver commesso un Ooc gigantesco con Itachi (mi ha fatta dannare, non potevo
farlo stare zitto: avevo bisogno che parlasse ma non sapevo come! XD) perciò il tuo commento
mi ha davvero fatto piacere! Sono contentissima che la storia ti abbia colpita,
ti ringrazio di cuore per il supporto e i commenti. Purtroppo non sono ancora
riuscita a leggere la tua (scusa ç_ç), ma non temere:
rimedierò presto!
Valy88: ehilà XD al posto di Ino
anch’io non ci avrei pensato due volte a fuggire a gambe levate al minimo
sospetto di avere davanti Itachi! Però da autrice sadica l’ho
costretta a rimanere, anche se purtroppo per motivi di trama alla fine
l’ho fatta scappare… comunque sì, penso che Ino in fondo sia
un personaggio coraggioso. Grazie per i complimenti sulla storia e sullo stile,
li ho graditi molto =) spero che anche l’epilogo ti sia piaciuto!
Blackie: mia cara, cosa farei senza di te?
Grazie per la recensione, ti adoro. L’essere sadica è una mia prerogativa
(MWAHAHAHAH) e bistrattare i personaggi è il mio mestiere. Come al
solito ci avevi visto giusto (sei scandalosa, comunque… come fai??). La
luna piace tanto anche a me, a Ino un po’ meno, poverina XD un bacio, ti
voglio bene!