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Autore: Yulin Fantasy    25/01/2015    3 recensioni
La vita insieme non era abbastanza pazza per te, amico mio?
Che bisogni avevi di unirti a un circo itinerante? Un maledetto spettacolo che passa da Londra una volta all’anno, fermandosi solo tre giorni.
Folle lo sei sempre stato, ma questo era troppo, anche per te.
Sei andato via senza una scusa decente, se non quella di cercare te stesso.
Un tempo avresti provato a cercare tra gli annunci delle persone scomparse.
(Da Dylan Dog numero 333: Raminghi dell’autunno)
Questa fiction riprenderà la trama di quell’albo ma molto cambiata: l’unica cosa a cui assomiglia al numero 333 è il fatto che Groucho è andato via da due anni, unendosi all’horror circo e non vuole vedere Dylan. Ma lui non si arrende.
Cosa cambierà? Forse tutto. Diciamo che non c’è la “sostanza” e i mostri sono veri.
Dylan cercherà Groucho da tutte le parti e non capisce perché il suo amico non vuole più vederlo.
Cosa si nasconde dietro quei tendoni colorati?
Cosa è successo a Groucho?
Perché vuole allontanare Dylan a tutti i costi?
Uno degli incubi peggiori dell’indagatore dei medesimi sta per arrivare…
Una parola: addio.
(Chi non ha letto il numero 333 forse non capirà.)
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dylan Dog, Groucho, Ispettore Bloch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Raminghi dell'autunno'
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CAPITOLO 4
SOLO TRE GIORNI

- Old Boy, devi andare avanti, voltare pagina.-
Bloch e Dylan erano andati a passeggiare in un parco, dove l’autunno si sentiva molto: le foglie color tramonto cadevano a terra, mentre il cielo era minaccioso.
Dylan teneva lo sguardo basso a terra, i suoi occhi celesti non avevano il coraggio di guardare avanti.
- Lo so vecchio. Ma vedi…  io non ci riesco.-
Disse. L’ispettore sospirò e mise una mano sulla spalla all’indagatore dell’incubo.
- Lo so che è difficile per te. Lo è stato per tutti. Pure io ero affezionato a lui, lo sai bene. Però Groucho ha fatto una scelta di vita e noi dobbiamo rispettarla, essendo suoi amici.-
Le parole di Bloch, però, rendevano lo sguardo di Dylan più torbido.
- Bloch, non può essere vero. Io lo conosco bene, so che quello non è il posto adatto a lui. Lui non è un clown!-
- Ne sei davvero così sicuro, Old Boy?-
Chiese Bloch, guardandolo. Dylan voleva ribattere, ma restò zitto.
Esatto.
In fondo, che cosa era Groucho, se non un clown? Un buffone, che lo faceva impazzire.
Forse, la sua vita sarebbe anche stata migliore senza Groucho… no?
No.
Dylan sapeva che senza di lui, non avrebbe continuato.
Prima di poter continuare le sue riflessioni, la voce dell’ispettore lo distolse dai suoi pensieri.
- Devi andare avanti Dylan. Non puoi continuare a tormentarti così.-
- Tu cosa ne sai, Bloch? Cosa ne sai di quel che provo?-
- Io ti conosco Dylan. So che tu volevi molto bene a Groucho. Ma vedi, lui…-
- Lui è stato plagiato Groucho.-
Disse a un tratto Dylan. Una risposta secca, che fece sorprendere ancora di più Bloch.
- Cosa stai dicendo Old Boy?-
- Che quegli esseri l’hanno plagiato, per farlo diventare uno di loro.-
Il vecchio ispettore sospirò e si mise una mano sulla fronte. Quando faceva così, il ragazzo era meglio assecondarlo.
- E sentiamo, anche se fosse così, quando lo avrebbe plagiato?-
- Due anni fa… quando siamo andati a vedere il circo.-
Quella risposta sembrava sorprendere ancora di più (se era possibile) Bloch.
- Quindi tu ci eri già andato!-
- Sì, Groucho mi ci ha costretto…-
L’inquilino di Craven Road 7 si concentrò. Erano passati due anni, ma ancora ricordava quel giorno.
Però… però c’era un dettaglio particolare, che ancora non riusciva a mettere a fuoco.
Ma era un dettaglio importante, che l’ho ha colpito…
Ma cosa era?
Finche non metteva a fuoco quel dettaglio, non poteva raccontar nulla a Bloch.
Il vento autunnale mosse le foglie, in una allegra danza.
L’Old Boy le guardò, nel suo viso dipinta la tristezza.
- Mi dispiace vecchio… ma voglio restare solo.-
Disse, per poi accelerare il passo, sperando che Bloch non lo raggiunga, che non gli faccia altre domande.
Groucho… perché te ne sei andato?

Crystal si stava preparando per quella sera, per quando avrebbe fatto il suo numero, quando sentì bussare.
Sapeva chi era.
Aprì la porta con eleganza e sorrise.
- Entra dai.-
Una figura con un lungo cappotto, con il viso nascosto, entrò. Si sedette su una sedia, la testa sempre rivolta a terra.
La donna gli porse una bevanda, che l’incappucciato rifiutò con un gesto della mano.
Crystal allora, si sedette di fronte a lui.
- Ieri l’ho visto. Si era infilato clandestinamente nel luna park. Faceva tenerezza, sai?-
Iniziò a dire la donna.
- Lui è sempre stato così… sono sicuro che è stato il suo quinto senso e mezzo a portarlo qui.-
L’incappucciato, che era un uomo, aveva la voce triste e Crystal se ne accorse.
- Perché non vuoi che venga qui?-
- Perché no. Non voglio che lui… che lui sappia.-
Disse, con la voce che gli tremava. La paura che Dylan potesse saperlo non lo faceva ragionare a mente lucida e questo Crystal lo sapeva. Sospirò e si alzò.
- Però non puoi continuare così. Lo sai pure tu.-
- Invece c’è la farò.-
L’incappucciato si alzò. Crystal però continuava a guardarlo, con sguardo compassionevole.
- E ora come farai?-
- Niente… come sempre. Sono solo tre giorni Crystal. Solo tre giorni.-
Uscì, chiudendosi la porta dietro.
La donna lo seguiva con lo sguardo dalla finestra, appoggiando il palmo della mano sul vetro.
- Non capisci che tu stai soffrendo troppo, così?-
Disse, sapendo che non lo avrebbe sentito.

Il vento era freddo, così freddo che gli ghiacciava l’anima. Se ne ha ancora una, di anima…
No, che ormai non l’aveva più.
Alzò lo sguardo, intravedendolo andare nel suo camerino, tremante non solo per il freddo, ma ache per qualcos’altro, lo sapeva.
Sorride.
Un sorriso sinistro, crudele.
Il fango e la pioggia lo avevano bagnato, le persone lo avevano lasciato solo…
Ma ora lui si sarebbe vendicato.
Nei suoi occhi, si accese una strana luce.
Guardò la luna, guardò le stelle, anche se lui non poteva più vederle.
- Poco… manca poco.-
Si incamminò per il centro del circo, lentamente, senza fretta, mentre dietro di lui si alzava, nascondendolo da occhi indiscreti.

- Neppure oggi il sole è sorto…-
Sussurrò Dylan, vedendo il cielo oscurato dalla nuvole e le strade nascoste dalla nebbia.
Era ancora nel parco, ma da solo.
Si guardò indietro, sperando che Bloch non lo potesse raggiungere.
Si sedette su una panchina, sospiro pesantemente, mentre nella sua mente si formavano altre domande.
Aveva ragione. Bloch aveva maledettamente ragione.
Non poteva obbligare Groucho a tornare da lui.
Lui ha la sua vita, e ha fatto una scelta. Una scelta che lui, in un modo e nell’altro, dovrà accettare.
Una lacrima iniziò a scivolargli dagli occhi, finendo a terra, non producendo alcun suono.
Fu in quel momento, che si accorse di avere qualcosa in tasca.
Dylan tirò fuori quello che sembrava un biglietto.
Ma da dove era spuntato?
lo aprì: c’era scritto un indirizzo.
La sua mente iniziò a connettere: quell’indirizzo era vicino al circo.
Possibile che magari… che qualcuno lo voleva là?
Se lo rigiro fra le mani, ma non aveva scritto nient’altro. Solo quell’indirizzo.
Fu un rumore dietro di lui a distrarlo. Alzò la testa di scatto e si mise sulla difensiva. Intorno a lui non c’era nessuno, mentre l’aria iniziava a farsi gelata.
La classica aria da autunno, ma quella aveva qualcosa di diverso, qualcosa di molto diverso.
Dylan deglutii e si rimise il foglio in tasca. Po si girò e corse verso casa.
Il perché corresse non lo sapeva.
Ma sentiva che qualcosa lo stava seguendo, anche se ogni volta che si girava, non vedeva nessuno.
Anche quando uscì dal parco, inizialmente era solo. Poi riuscì a vedere altre persone: il commesso del negozio, il barbone che stava seduto all’angolo della strada, la donna che diceva al figlio di non correre, di stare attento e di non prendere freddo.
L’indagatore dell’incubo sospirò, ma buttò un’altra occhiata dietro.
Quel senso di inquietudine non l’aveva abbandonato. Era come se sapeva che qualcosa lo stava seguendo, che stava aspettando solo il momento giusto per attaccare.
Iniziò a camminare veloce verso casa, stringendo il biglietto nella mano, come per paura di perderlo.
Quel biglietto poteva riportarlo da Groucho.
Sembrava solo un’utopia, ma per lui era così. Poteva ritrovarlo.


ANGOLO AUTRICE
Eccoci al quarto capitolo. Non ho nulla da dire o da aggiungere, solo che spero che vi piaccia e che recensirete.
Sayonara,
Yulin Dyana Fantasy

 

   
 
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