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Autore: Destyno    26/01/2015    3 recensioni
"Il Crepuscolo giungerà nel Mondo
Per portare la sua Luce morente
E salvare le stelle;
Il Crepuscolo diverrà poi Notte
Rischiarata solo dal pallido riflesso
Del Sole nella Luna;
Il Non Vivo combatterà la sua Guerra
Il Re donerà la Pace
L’Adepto farà la sua Scelta
Il Figlio del Male perirà per Amore
L’Elfa vivrà due Sorti
La Sacerdotessa sfiderà la Morte
L’Angelo Senz’Ali realizzerà il suo Desiderio
L’Eroe scruterà il Futuro
Il Pastore sacrificherà sé stesso per la Luce
La Principessa combatterà a fianco del Cielo
Il Discendente del Tempo riscriverà la sua Storia
L’Infante dovrà abbandonare il suo Passato
La Strega per il suo nemico proverà Pietà
Il Camminatore dell’Alba sveglierà il Dormiente
La Maga aprirà la Porta
L’Inesistente spezzerà le sue Catene
Il Mezzodemone avrà una nuova Vita
L’Incauta Maestra salverà chi fu destinato ad essere un Contenitore
L’Arciere combatterà per il suo Amico.
Mille sono le Chiavi, ma unico sarà il loro Destino."
Xehanort è forte.
La Profezia viene stravolta: non più sette Luci e tredici Oscurità, ma molte, molte più Luci. Tante quante sono le Stelle del Cielo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Riku, Sora
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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XIV - Castle Oblivion: the Archer and the Sorceress.
 
I sei ragazzi erano sospesi nel vuoto, mentre osservavano il piccolo doppio di Yugure che cadeva nell’Oscurità.
«Quanti anni avevi, Yugure?» chiese Shiemi con tono dolce.
«Sei. Non è esattamente l’età giusta per diventare un guerriero che combatte contro l’Oscurità.»
«Mi avevi detto che avevi ricevuto il Keyblade il giorno del tuo undicesimo compleanno.» fece Sora, perplesso dal buco temporale che si era andato a creare.
«Ed infatti è così. Continuate a guardare.» disse Yugure, indicando con la mano il ricordo che, come un film, si stava svolgendo davanti a loro.
 
Il piccolo Yugure atterrò lentamente su un nuovo mosaico, che stavolta raffigurava una ragazza dai capelli bianchi come la neve, che in entrambe le mani aveva una sfera di ghiaccio.
“Benvenuto alla Stazione della Maga.”
Lo salutò l’uomo misterioso.
«TU! Volevi ammazzarmi per caso?!?» urlò il bambino, risentito.
“Non te la prendere. Dovrai affrontare sfide molto più dure di quella.”
«Cosa?»
“Oh sì. Vedi, gli Heartless non possono essere feriti dalle armi comuni. Certo, puoi colpirli con la magia, ma esiste un’arma in grado di ucciderli, molto più efficace della magia. Si chiama Keyblade.”
«La stessa che hai nominato prima? Ma allora io sono un “prescelto” di questo Keyblade?»
“Esatto. Ma non puoi ancora accedere al potere del Keyblade. Devi maturare. Devi diventare forte. E poi potrai avere il tuo Keyblade.”
«Quindi in quel lasso di tempo combatterò con la magia?»
“Sì. Ma non sarai solo. Avrai due alleati al tuo fianco.”
L’uomo indicò per terra.
“Una sarà lei. La Maga.”
«E l’altro? O l’altra?»
“Sarà un lui. Comunque, lo conosci già.”
«Chi è? Come si chiama?»
“Ti do un piccolo indizio: inizia per “L”.”
«L? Qualcuno che conosco che inizia per L…» rifletté il bambino.
Poi sgranò gli occhi.
«Non mi dire che è-»
 
 
Il ricordo di Yugure esplose in un milione di pezzi, e la scena cambiò…
 
 
C’era una ragazza, nel piazzale.
 
Era in quell’età bizzarra, quell’ età in cui i bambini non sono più bambini, ma non sono nemmeno degli adulti.
Aveva gli occhi del colore del mare in tempesta, e il mare in tempesta negli occhi.
Candidi capelli erano raccolti in una coda di cavallo, fermata da un piccolo fermaglio di vetro a forma di fiocco di neve.
Indossava una maglietta corta senza maniche nera, che le lasciava scoperte le braccia e l’ombelico, e dei pantaloni del medesimo colore, decorati alla base con fiamme dorate.
Indossava delle scarpe ornate con lo stesso motivo dei pantaloni.
E quelle stesse scarpe stavano ospitando dei piedi che la stavano conducendo da quel bambino di sei anni.
 
Con nonchalance si avvicinò a quel bambino dai grandi occhi blu e dai capelli castani, vestito di grigio.
«Ciao.» lo salutò, sorridendo.
Il bambino la guardò indifferente, per poi rispondere al saluto.
«Senti, posso chiederti una cosa?»
Il bambino alzò le spalle.
«Per caso stanno accadendo cose strane qui in città? Che so, persone che scompaiono, strani mostri neri che si aggirano qui intorno… oppure delle misteriose chiavi.»
Il piccolo la fissò negli occhi, guardingo.
«Tu chi sei? E come fai a sapere dei Keyblade?»
La ragazza socchiuse gli occhi, guardinga.
«Questa doveva essere la mia domanda. Comunque, mi rendi le cose più semplici. Conosci il Custode del Keyblade?»
Yugure creò un piccolo specchio di ghiaccio.
«Ce l’hai davanti.»
 
«Chi è lei?» chiese Sora, indicando il ricordo della ragazza che parlava con il doppione bambino di Yugure.
«Lei è la mia maestra, che mi ha insegnato l’arte della magia.» disse, guardando il ricordo con il cuore in tumulto.
 
«Colei che mi ha reso ciò che sono ora.»
 
Sospirò.
Non voleva dirlo, ma avevano il diritto di sapere.
«E che amavo.»
 
La scena cambiò ancora.
 
Il ragazzino saltava da un tetto all’altro, come in cerca di qualcosa.
Indossava un soprabito simile a quello che avrebbe indossato in futuro, ma più piccolo e con qualche differenza.
Avvertì un fremito alle sue spalle.
Tre esseri bianchi che si appoggiavano mollemente nell’aria, sfidando la legge di gravità e armati di balestra, erano apparsi dietro di lui, assieme ad altri due esseri simili, ma più eterei e dal colore quasi rosato.
Yugure non si fermò. Non aveva tempo per loro.
Fece un gesto con la mano, e una bolla di ghiaccio comparve sotto i cinque Nessuno, rinchiudendoli nella magia.
Poi la bolla implose, distruggendoli.
Il ragazzino non si fermò a guardarli svanire.
Un altro gesto, e la gravità si abbassò attorno a lui, rendendolo più veloce.
 
Infine, giunse nel luogo che cercava.
«Puzza d’oscurità.» affermò la ragazza, comparsa dietro di lui.
Yugure sussultò.
«Quando imparerai che è maleducazione comparire alle spalle degli altri, Aria?»
 Aria fece una smorfia.
«Non mi puoi dire cosa devo fare io.»
Il ragazzino sospirò.
«Cerchiamo di fare in fretta, che domani ho un’interrogazione di matematica.»
Aria sorrise, ma il sorriso si spense subito, quando migliaia di Nessuno comparvero dal nulla.
Le mani della ragazza si ricoprirono di brina, mentre quelle di Yugure di piccoli lampi azzurri.
«Balliamo, Yugure?» chiese scherzosa lei.
Yugure arrossì violentemente sotto il cappuccio, ma annuì.
«Balliamo.»
 
E la scena cambiò ancora.
 
Un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi grigi, di circa otto anni, correva disperato per le piccole vie di Campo di Pietra.
Grossi lacrimoni gli sfuggivano dalle guance, mentre cercava di sfuggire alle ombre nere che bramavano il suo giovane e puro cuore.
«AIUTO! Qualcuno mi aiuti!» gridò il ragazzino, disperato.
Ma, nella sua ricerca della salvezza, commise un errore.
Mise un piede in fallo, ed inciampò, rotolando nella polvere della strada.
Con la disperazione e la paura che gli ottenebravano il cervello, il piccolo Leonardo chiuse gli occhi, istintivamente.
 
Ma accadde qualcosa.
Qualcosa di imprevisto.
 
«THUNDAGA!»
Leonardo sbarrò gli occhi.
Davanti a lui si ergeva una figura che indossava un soprabito grigio, con il cappuccio alzato, che gli dava le spalle.
Le ombra che gli davano la caccia erano scomparse, ma l’aria era satura di elettricità e di un’energia che Leonardo non sapeva definire.
Ma proveniva dalla mano del suo misterioso salvatore, ne era certo.
L’altro fece per andarsene, ma Leonardo lo trattenne per una mano.
«Aspetta.» Lo pregò.
 
Yugure fremette.
Lo aveva forse riconosciuto… ?
 
«Grazie.»
 
Fu un riflesso automatico.
Ai bambini si insegna a dire determinate parole in determinate occasioni: “per favore” se stai chiedendo qualcosa, “scusa” se hai fatto qualcosa di sbagliato, e “grazie”, quando qualcuno fa qualcosa per te.
A volte diventa qualcosa di automatico, dire “grazie” o “per favore”.
Fu così che Yugure commise il suo sbaglio.
 
«Prego.»
Rispose.
 
Leonardo capì improvvisamente.
La figura gli sembrava stranamente familiare, così come il suo portamento e il modo di vestire.
Ma fu la voce a dargli la conferma.
«Yugure Tasogare… ?»
 
«Dannazione, Yugure! Te l’ho detto mille volte: mai farsi scoprire!» Lo sgridò Aria, quando lo vide tornare con un ragazzino biondo svenuto sotto braccio.
Yugure sospirò, seguito immediatamente da Aria, le cui mani si caricarono di energia bianca.
«Dammi qua.»
E senza attendere risposta posò le mani sulla fronte del ragazzo.
Per un attimo sembrò che l’incantesimo avesse effetto, poi Aria venne spinta violentemente contro il muro, mentre l’incantesimo si spezzava con un rumore di vetro infranto.
«Cosa diavolo…»
«È refrattario alla magia.»
«COSA?»
Yugure sospirò.
«Quando arrivai a Tuffo nel Cuore, un uomo mi predisse che avrei avuto due alleati nella lotta contro gli Heartless e i Nessuno. Una era la Maga, e a questo punto è ovvio che sei tu. L’altro è lui.»
Poggiò il ragazzo sul tetto.
«Leonardo, l’Arciere.»
 
Sì. Merito di morire, e anche male, molto male.
Mi sono assentato per mesi, e non ho nemmeno scritto la One Shot per Natale…
Mi dispiace T^T
Però dai, questo capitolo è pure abbastanza corposo! Vi ho dato un po’ di misteri su cui riflettere…
Perché Leo è refrattario alla magia?
Aria, che fine ha fatto?
Yugure sembra uno sfigato ad innamorarsi di una ragazza con il doppio dei suoi anni?
Y: Ehi!
S: AHAH, YUGU!
Y: MUORI, SORA!
Ehi, ehi, smettetela di picchiarvi, che mi si rovina il parquet!
Rin: Facebook ti ha reso più egoista, mi pare…
Sì, è così.
Comunque, spero che mi perdonerete ç_ç
Ve lo giuro, adesso mi metto a preparare una fan fiction per il prossimo Natale!
MA non aspettatevi nulla da me Y_Y
Potrei deludervi XD
Comunque,  voglio bene a tutti voi che avete messo la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate, nel forno, nel cassetto e nell’immondizia (?)
Con affetto,
Destyno.
   
 
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