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Autore: Sapientona    26/01/2015    9 recensioni
Nico amava le vacanze natalizie per tre motivi principali: non doveva andare a scuola ed interagire con altri esseri viventi, poteva seppellirsi sotto una montagna di coperte ed ultima (ma non meno importante) motivazione, poteva organizzare con tutta calma le sue maratone di serie TV.
Eppure i suoi programmi verranno sbaragliati dall'arrivo di parenti che sbucano da qualche parte dell'Italia, e solo una persona può salvarlo dalle sgradite visite di zie mai viste prima che apparentemente hanno tutte il vizio di pizzicargli le guance...Percy Jackson!
Piccola FF senza pretese per strappare un sorriso:D [Percico]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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È stato un po’ difficile per me finire questa fic, dato che la consideravo già completa nello scorso capitolo; ma avendovi detto che ci sarebbe stato un altro capitolo, non ho potuto non scrivere qualcosa di tanto fluff e tenero per concludere. :3
                           
Nico sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi a disagio, ma non poté fare a meno di muoversi nervosamente sulla sedia: gli sguardi insistenti e poco discreti dei due cugini gli davano ai nervi. Il poco tempo tra la brusca confessione di Percy e l’arrivo del Natale era passato privo di eventi di particolare rilevanza, e Nico aveva più volte ringraziato silenziosamente suo padre e le sue occhiate poco dirette agli ospiti. Forse la sua relazione con Percy li avrebbe avvicinati molto più di quanto credesse.
Se pensava di aver scampato ogni pericolo il mattino della Vigilia, comunque, si sbagliava.
Si rigirò nelle coperte ed arrossì nell’accorgersi del braccio di Percy attorno a lui. Il calore che l’altro emanava gli fece venir voglia di rimanere a letto per il resto della giornata, ma ovviamente c’era sempre qualcuno pronto a sbaragliare i suoi programmi. Proprio quando stava per rimettersi a dormire, Percy aprì gli occhi di scatto con un sorriso furbo «Mi stavi guardando?»
«Mi piace guardarti mentre dormi» fece una pessima imitazione di Edward Cullen il quattordicenne.
«Sei in vena di scherzi, sotto le festività?» ridacchiò Percy beccandosi una gomitata nelle costole. Sembrò non farci caso, quindi si avvicinò di più a Nico fino a fargli sentire il suo respiro delicato sul viso; fece incontrare le loro labbra in un bacio dolce «Buone feste».
Nico sospirò. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione, o almeno non con Percy. Semplicemente non considerava possibile, anche dopo la dichiarazione dell’altro, che uno come lui potesse piacergli; ancora teneva conto della possibilità che fosse tutto un qualcosa di passeggero e che lo avrebbe lasciato da un momento all’altro.
«A che cosa stai pensando?» la voce del suo ragazzo lo riscosse dalle riflessioni «Quando pensi a qualcosa di brutto aggrotti sempre le sopracciglia».
«No, tranquillo» sorrise Nico, passandosi una mano fra i capelli. Percy non sembrò tanto convinto, ma accettò di buon grado il bacio del suo fidanzato. Quando si separarono il più grande non ebbe modo di chiedere niente, dato che Ade infilò la testa nella stanza con una mano sugli occhi «Nico vestiti, tra mezz’ora scendiamo» fece per uscire, ma si trattenne ancora un istante «da soli».
Il quattordicenne rimase sulle prime spiazzato, poi si riscosse e scattò in piedi; come mai quell’uscita improvvisa? Non pensò neanche che suo padre avesse qualcosa da ridire sulla sua omosessualità, avendo ormai fatto coming out da diverso tempo, ma si ritrovò un po’ preoccupato riguardo Percy. Lanciò uno sguardo di sbieco al suo fidanzato, intento a scaccolarsi, e prima di fare un’espressione disgustata non poté che pensare che in quanto maniere non fosse proprio il massimo. Sospirando, si alzò dal letto deciso ad affrontare suo padre.
 
Le cose non andarono come previsto.
Sicuramente, se gli avessero descritto la situazione prima, Nico definita: improbabile o imprevedibile. Seduto sul sedile del passeggero si domandava quando quella tortura sarebbe finita, sebbene fosse appena iniziata.
«Noi non…beh sì, non abbiamo mai veramente parlato della tua omosessualità» esordì Ade, schiarendosi la voce un paio di volte; le mani stringenti ansiosamente il volante tradivano il suo nervosismo. Nico optò per il silenzio, nella speranza che suo padre si scoraggiasse.
«Sei consapevole del tuo orientamento sessuale da un bel po’, ormai» continuò imperterrito «e non metto in dubbio che tu abbia già fatto le tue…esperienze» lanciò uno sguardo con la coda dell’occhio a suo figlio, che era diventato improvvisamente pallido forse intuendo dove volesse andare a parare. Quest’ultimo vagliò la possibilità di gettarsi dalla macchina in corsa, ma preferì ricordare a suo padre di guardare la strada per evitare di ucciderli.
«Non lo prenderò né come una conferma né come una negazione ai miei dubbi» borbottò Ade «in ogni modo, è arrivato il momento di fare un discorso».
Nico sentì il colore scivolargli via dalle guance. Si immaginò letteralmente bianco come un lenzuolo – o meglio, come un cadavere pronto ad essere portato all’obitorio. E poi da quando suo padre era tanto espansivo? Due settimane prima a malapena discutevano della scuola e all’improvviso voleva parlargli di sesso?
«Non dobbiamo farlo per forza» ridacchiò nervosamente cercando di dissuaderlo dall’idea malsana «insomma, sono grande ormai, so gestirmi».
«Hai solo quattordici anni» scattò Ade, lanciandogli un’occhiataccia. Per un attimo Nico disse felicemente addio all’Ade provato e nervoso degli ultimi minuti, ma dovette ricredersi quando riprese a stringere il volante «Visto che è impossibile parlare di queste cose, a quanto vedo, credo che dovremo andare a fare…spese».
Quando Nico appurò che quella di suo padre non era affatto una battuta, vedendolo accostare, si affrettò ad urlare «No! Parliamone, ti prego, tutto ma non questo!»
Ade nascose un sorriso compiaciuto, pensando che suo figlio sarebbe stato sempre facile da condizionare anche con anni e anni sulle spalle.
«Nico, devi capire che è mio dovere farlo» sospirò Ade «non ho avuto un padre che mi spiegasse queste cose, perciò devo farlo».
Al silenzio del figlio proseguì, mantenendo però lo sguardo fisso sulla strada «Vedi, quando si è fidanzati si fanno delle…cose. Ecco, e per queste cose devi utilizzare delle precauzioni, anche se tu sei dall’altra sponda».
«Papà!»
«Mi sto solo preoccupando per te» sospirò Ade «voglio evitarti un sacco di problemi, capisci? Quindi cerca di fare attenzione».
«Che cosa ti fa pensare che io e Percy…beh sì, quello?» balbettò Nico, rifiutandosi di incontrare lo sguardo dell’adulto.
«Non sono stupido e onestamente non credo che aspetterete casti e puri fino al matrimonio» scrollò le spalle Ade «e sebbene l’idea che quel Jackson ti metta le mani addosso non è per niente piacevole, so che siete adolescenti e capiterà prima o poi».
«E a te va bene?»
«Qui lo dico e qui lo nego, figliolo: a me importa solo che tu sia felice» fece Ade con tono fintamente burbero, per poi tornare a costruire quel muro fra di loro che aveva sempre ostacolato il loro rapporto. Tuttavia Nico sapeva che sarebbe stato più facile scavalcarlo, d’ora in poi, piuttosto che cercare di romperlo.
 
«Comincia a salire, Nico, io ti raggiungo in un attimo» lo incoraggiò Ade, passandogli le chiavi di casa. Lui fece spallucce, incamminandosi verso il portone. Una volta davanti la porta di casa inserì le chiavi nella toppa ed entrò. Inizialmente rimase di stucco nel vedere l’appartamento completamente buio, finché non notò una luce fioca provenire dal corridoio.
«Mamma? Percy?» chiamò a gran voce Nico senza ottenere nessuna risposta. Sospirando si chiuse la porta alle spalle e decise di seguire la scia di candele che si protraeva per tutto il corridoio fino alla sua stanza. Chiamò il suo ragazzo un altro paio di volte, poi aprì la porta e rimase senza fiato: Percy era lì seduto sul suo letto, più bello che mai con quella camicia bianca addosso, circondato da altre candele.
«Che cosa…?» fece Nico, arrossendo fino alla punta dei capelli.
«Non sarò un asso con le parole, ma direi che con le sorprese ci so fare vero?» sorrise furbamente il più grande. Nico scosse la testa con incredulità, lasciando affiorare un sorriso anche sulle sue labbra e avanzando senza troppa esitazione verso il suo ragazzo.
Percy gli circondò la vita con le braccia, attirandolo a sé «Prima che ti faccia strane idee» si affrettò a chiarire «non voglio niente da te. Cioè volevo solo essere carino–»
Nico lo silenziò con un bacio «Non c’è bisogno che tu dica nulla, davvero»
«Invece sì» obiettò il sedicenne «non ti ho realmente detto cosa provo ogni volta che ti vedo. Io mi sento…in un altro mondo, quando sto con te. Non sono Percy Jackson il figlio provetto, o il nuotatore promesso alle Olimpiadi, né lo studente disastroso che tutti gli altri vedono. Io sono semplicemente me quando sono con te, perché non ti aspetti nulla da me se non puro e semplice amore e…e niente, ho finito le parole».
«Che romantico» roteò gli occhi Nico, affondando comunque la faccia nel petto dell’altro per nascondere il rossore sulle guance. Non era abituato a quel lato affettuoso di Percy.
Rimasero in silenzio. Percy a chiedersi se avesse fatto bene ad esternare a quel modo i suoi sentimenti e Nico a ripetersi che lo amava, ma decise di non dirglielo: non c’era bisogno di parole con un amore tanto grande a riempire la stanza.

 
  
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