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Autore: AlexisRose    26/01/2015    1 recensioni
" Cosa succede quando ad un certo punto della tua vita, ti accorgi che le scelte che hai fatto non ti porteranno mai ad essere felice?
E cosa succederebbe se improvvisamente ti rendessi conto che tu, quelle scelte, non le hai fatte di tua spontanea volontá, ma che in realtá qualcuno ti ha condizionato?
Cosa succederebbe?
Io sono scappata. Non da un passato difficile, ma da scelte difficili che qualcuno ha preso al posto mio.
Sono scappata lasciando alle spalle tutti i "se", i "ma" e i "forse". "
La storia di una ragazza che cerca di ritrovare se stessa, lasciandosi tutto alle spalle.
Ma dopotutto, ricominciare tutto da capo, in una città come Helsinki, non sarà poi così facile...
o forse no.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Biip bibiip biip bibiip biip bibiip

Mi svegliai udendo questa fastidiosissimo suono spaccatimpani.
Ci misi ben due minuti a focalizzare dove fossi e chi ci fosse accanto a me.
Allungai il braccio sorpassando il corpo di Martha e spensi la sveglia che continuava a suonare.
Provai a svegliarla dolcemente senza ottenere nulla, così alzi la voce.

- Martha! Sono le 11:30!-  

Immediatamente spalancò gli occhi, si girò a guardare l'orario e si catapultò letteralmente fuori dal letto inciampando almeno due volte, dopodiché si chiuse in bagno.
Mi alzai anch'io ed iniziai a vestirmi. Aspettando che la mia nuova amica uscisse dal bagno, aprii il frigo per prepararle la colazione. 
L'unica cosa che trovai furono yogurt magro e the. Misi il the in infusione e tirai fuori un barattolo di yogurt.
Quando Martha uscì dal bagno rimase stupita.

- ma cosa? Mi hai preparato la colazione? - chiese spalancando gli occhi
- beh, non lo chiamerei esattamente un "preparare la colazione"... Però mi sembra il minimo... - cercai di spiegare prima che mi si fiondasse addosso stritolandomi in un abbraccio. 
- nessuno l'aveva mai fatto! Grazie mille! - disse commossa.

Mentre lei mangiava, mi fiondai in bagno per lavarmi declinando l'invito di Martha a mangiare con lei. Fortuna che in borsa portavo sempre uno spazzolino da denti! Mi sistemai alla bel e meglio e uscii. Martha mi spiegò che doveva essere al lavoro alle 12:30, quindi dovevamo uscire subito.
Mi lasciò all'hotel con la promessa di sentirci dopo per sapere cosa avrebbe detto Viktor sul fantomatico posto di lavoro.
Rentrai in hotel salutando velocemente Pennti e mi rinchiusi in camera.
Visto che ormai era ora di pranzo, decidetti di prepararmi qualcosa da mangiare, cambiarmi e poi uscire.

L'aria di Helsinki era a dir poco frizzante. Faceva un freddo cane! Altro che!
Stavo girovagando per il da appena un'ora e i miei piedi erano giá ibernati. Decisi di riscaldarmi ed entrai in un bar, ordinando una cioccolata calda.
Il bar era pieno di gente, ma la cosa che più mi colpì era che quasi tutti stavano scrivendo a computer. Mi accomodai in un tavolo per due persone, decidendo di tirar fuori l'ipad e cercare nuovi posti da visitare. Ad un certo punto, mi sentii osservata e alzai lo sguardo.
Un signore sulla cinquantina mi sorrideva dolcemente. Ricambiai cortesemente il sorriso, senza darci troppo peso. Il signore, capendo probabilmente che non ero del posto, si rivolte a me in inglese.

- posso sedermi? - 
- prego, si accomodi - risposi tranquillamente

Se in Italia mi fosse capitata una cosa del genere, sarei scappata a gambe levate pensando al signore come al solito maniaco di turno, ma qui, sará la cittá, la disponibilità della gente oppure  la nuova me stessa che iniziava a farsi vedere, decisi di lasciar perdere i pregiudizi ed essere cortese. 

- grazie, signora - rispose mentre si accomodava
- signorina a dire il vero... - risposi meccanicamente pensando che dovevo assolutamente trovare una soluzione per togliermi quella pietra dal dito, che anche se piccola, pesava tonnellate.
- oh, giusto. Non ha ancora la fede! - 

Sorrisi amaramente nascondendomi dietro la mia tazza di cioccolata. Non avevo la minima voglia di spiegare all'ennesimo sconosciuto la mia storia. Che pensasse pure che fossi in procinto di sposarmi! 

- da dove viene? Con quei capelli e quegli occhi, dubito che sia finlandese - disse lui sorridendo

In effetti, i miei grandi occhi nocciola chiaro combinati con la mia pelle olivastra, la mia bassa statura e i capelli ramati, non facevano molto "finnica". Ovvio che non passassi inosservata nel paese dei biondi spilungoni dagli occhi azzurri.

- vengo dall'Italia, nemmeno lei sembra di queste parti - azzardai riferendomi alla sua zazzera nera striata di bianco

- in effetti, signorina, vengo dagli Stati Uniti. Però sono ormai così tanti anni che vivo ad Helsinki, che mi sento un nativo. - spiegò
- beh, non posso biasimarla. Questa cittá è magnifica e per ora ho trovato le persone davvero cortesi. Quel tipo di cortesia che non ricordo di aver mai sperimentato. Sembra un sogno. - cercai di spiegargli
- giá! Qui per fortuna, nonostante siamo in una grande cittá, lo spirito è aperto e disponibile. Per quello non me ne sono più tornato in patria. - 
- cosa fa di bello qua a Helsinki? - chiesi curiosa
- come avrá potuto notare, questo bar é frequentato principalmente da scrittori. Questo è quello che ho fatto io negli ultimi trent'anni della mia vita. Prendevo carta e penna e venivo qua a scrivere. A quell'epoca mi sognavo di avere un computer, quindi la stesura risultava sempre molto lunga, faticosa e laboriosa. Immagini lei cosa si prova quando dopo aver scritto a mano 20 pagine, scopri che tutto quello che hai buttato giù fa schifo e lo devi buttare. Oggi basta premere "canc" ed in due secondi hai eliminato tutto, senza pensarci due volte, tanto non hai nè la mano stanca né tanto meno dell'inchiostro da pagare. Oggi é tutto così semplice... Ho decisamente sbagliato generazione! Mi scusi il monologo, signorina... Di certo non volevo farle perdere tempo ad ascoltare un povero vecchio ciarlare sulla sua vita passata- disse lui sorridendomi
- non dica sciocchezze! La sua storia mia ha affascinata. Quindi lei è uno scrittore? Conosco qualche sua opera? - chiesi titubante ma molto curiosa
- se lei è quel genere di ragazza romantica che si chiude nei libri per evadere la realtá, potrebbe benissimo essere.. - rispose lui criptico sorridendomi.

Stava forse insinuando che fossi davvero così? E se davvero lo aveva intenzionalmente detto, come aveva fatto a capirlo?

- ok. Lo sono, lo ammetto. I libri sono la mia passione, o meglio, la mia ancora di salvezza. La carta non é nulla senza i poemi, l'inchiostro sprecato senza le parole. I libri sono il mio ossigeno. Chi legge riesce a vivere miliardi di vite attraverso le parole di un autore. Sono una di quelle persone che preferisce i libri alla realtá - dichiarai
- lo avevo capito. Si ricordí però che anche lei ha una vita, e la vita va vissuta. Per quanto ne sappiamo, ne abbiamo solo una a disposizione e dobbiamo assaporarla fino in fondo. Posso sapere il suo nome? - mi chiese gentilmente
- mi chiamo Chiara - dissi porgendogli la mano
- piacere Chiara, io sono Nicholas - rispose sorridente stringendomi la mano.

E fu in quell'esatto momento che realizzai chi avevo davvero di fronte a me. 

Sbiancai.

Nicholas?

Oddio

- lei è Nicholas Sparks, vero? - chiesi sbarrando gli occhi
Lui proruppe in una fragorosa risata - ebbene si, Chiara - 
- mi scusi, ma mi riesce strano immaginarla vivere in questa cittá. Credevo che risiedesse a New York. - cercai di spiegargli
- diciamo che voglio che tutti pensino di potermi incontrare la. Amo la solitudine e soprattutto l'incognito, per questo sono qua, dove nessuno mi può riconoscere - mi spegò
- ma scusi, perché allora mi ha rivelato chi è davvero? - chiesi confusa
- non lo so per certo, cara Chiara. So solo che mi hai ispirato e volevo conoscere la tua storia. Mi sono lasciato andare, senza pensarci troppo... Sa, a volte ci vuole. - mi spiegò
- cosa vorrebbe sapere? - chiesi ancora più confusa
- mi piacerebbe scoprire cosa ci fa una giovane ragazza come te qua ad Helsinki -
- la mia storia è banale.. - cercai di giustificarmi
- nessuna storia è banale se raccontata bene... - rispose lui guardandomi negli occhi
Forse fu il suo sguardo paterno, o la mia indole confidenziale ed espansiva che stava affiorando, fatto sta che gli raccontai qualcosa di più di me
- non sto per sposarmi. Non più - iniziai a dire, più a me stessa che a lui
Lui mi ascoltò in silenzio, aspettando che proseguissi
- sono venuta ad Helsinki lasciando la mia vita alle spalle. Ieri mi sono decisa, ho preso la borsa, i documenti e me ne sono andata-  gli spiegai - avevo una vita normalissima a casa. Lavoro, fidanzato e famiglia. Stavo per sposarmi, ma era la persona sbagliata per me. Così me ne sono andata, semplicemente - conclusi nascondendomi dietro la tazza di cioccolata, che ormai era finita
- non mi sembra per nulla semplice la tua storia. Tutto tranne che semplice. Cosa ti ha spinto a rinnegare la tua vita? - chiese serio
- mi sono finalmente resa conto che la vita è fatta di compromessi, oltre che scelte. C'è stato chi ha fatto scelte al posto mio ed io ho provato a conviverci.
Cercai di fare dei compromessi con il mio ex, fallendo miseramente. Dopo un po' quella vita mi andava stretta, e così mi sono chiesta giorno per giorno come potesse una persona condizionarmi così tanto da costringermi a vivere una vita che non volevo. Il mio ex fidanzato per la precisione. Io volevo andarmene dall'Italia, e lui, dopo due anni di "si", "no" e "forse" ha chiuso la questione dicendo che non avrebbe cambiato vita. Ho provato a conviverci, glielo giuro Signor Sparks, ma giorno dopo giorno potevo sentire le catene che si stringevano attorno alle mie ali. Non ce l'ho fatta più. Infine il colpo di grazia è stato quando mi sono resa conto che io e lui non avevamo più un rapporto contornato d'amore. Sa quanto tempo è passato da quando abbiamo intrattenuto una conversazione normale, un dibattito di qualsiasi genere? Mesi, forse anni. - decretai tristemente

- ti dispiace se prendo appunti? E per favore, Chiara, chiamami Nicholas - 
- nessun problema... Ma cosa devi scrivere? - chiesi confusa
- avevo ragione Chiara. Mi hai ispirato. - decretò sorridente
- non avrai intenzione di scrivere la mia storia?! - esclamai nel panico
- perchè no? - chiese tranquillamente
- beh, ma per forza! È una banalitá! - dichiarai alzando le mani al cielo
- ti ho giá detto che la tua storia è tutto tranne che banale. Mi piacerebbe analizzarla e ovviamente romanzarla. Non tutto quello che scriverò sará vero e soprattutto non utilizzerò i nomi reali. Che te ne pare di Demetra? Sai mi hai dato l'impressione di una Demetra, quando ti ho visto. - Disse entusiasta
- La dea della terra e della fertilitá... Impegnativo come nome. Ma soprattutto non veritiero...- dissi tristemente volgendo lo sguardo fuori dalla finestra, fingendo di osservare la gente che passeggiava.
- tutto bene? Ti ho turbato? - chiese Nicholas appoggiando una mano sulla mia
- si... No... Si. Forse è meglio se cambiamo nome, questo non va bene - decretai
- spiegami. Non per la storia, ovviamente. Se è una cosa personale non la metterò per iscritto -
- anche perché ti rovinerebbe il finale - risi amaramente
- riguarda il significato del nome vero? - insistette lui
- non posso avere figli, Nicholas. - dissi incontrando finalmente il suo sguardo che rimase decisamente sorpreso.
- mi dispiace tanto... - disse lui

Annuii e tornai a guardare fuori dalla finestra, cercando di ricacciare dentro le lacrime.
Dopo un paio di minuti di silenzio, lo scrittore parlò

- forse questa storia fará più bene a te che a me. Hai detto che i libri sono il tuo ossigeno, il tuo modo per evadere dalla realtá. Bene. Ti propongo questa cosa: prendiamo atto della tua vita e di quello che ti ha portata qua, dopodichè andiamo di fantasia. Vuoi un marito? Avrai un marito. Vuoi 10 figli? Avrai dieci figli. Vuoi essere sola ed indipendente? Sarai sola ed indipendente. Guidami tu. Fammi conoscere gli eventi che ti ha portato ad essere qua oggi e poi dimmi cosa sogni. Passo per passo. Cosa ne dici? - chiese lui catturando la mia attenzione.

Ero combattuta. In due giorni mi ero trovata catapultata in un'altra realtá, dove immediatamente avevo potuto conoscere tre persone.
Prima il Valo in aereo, poi Martha, alla quale mi ero giá affezionata ed infine uno degli scrittori più famosi al mondo: Nicholas Sparks.
Se giá dopo due giorni avevo conosciuto così tante persone disponibili, non osavo pensare come mi sarei ridotta tra un anno.
Al momento la mia confusione era dettata dal fatto che non riuscivo a spiegarmi come potesse interessare la mia storia.

Cosa aveva visto in me Sparks? 

Ero sicura che si fosse giá fatto na sua idea, ma avevo paura a domandarglielo.
Allo stesso tempo, non volevo sapere la risposta, conscia del fatto che non mi sarebbe piaciuta.
Infine eccolo lì, il desiderio di buttarsi per l'ennesima volta verso qualcosa di sconosciuto. La voglia di cimentarsi in qualcosa di nuovo e straordinario come la stesura di un libro. Forse quest'avventura mi avrebbe insegnato qualcosa, oppure mi avrebbe lasciata con l'amaro in bocca. Ora che stavo realizzando il mio sogno di ricostruirmi una vita fuori dall'Italia, non avevo ancora pensato a cosa avrei desiderato avere dopo.
Perchè si sa, l'uomo non è mai contento. Si prefissa degli obbiettivi, insegue dei sogni e quando finalmente li raggiunge o li realizza, inizia subito a cercare qualcos'altro. Ogni uomo è perennemente insoddisfatto, ma si sa, questa è la nostra indole.
Abbandonai tutte le reticenze e i dubbi e decisi di buttarmi.

- vediamo cosa ne esce fuori - dichiarai sorridente.

 

Trascorremmo cinque ore nel caffè, ore in cui gli parlai della mia vita, del mio rapporto con i miei genitori e ciliegina sulla torta, di mio fratello. Eravamo partiti iniziando a parlare della famiglia, in modo tale che potesse farsi un'idea della mia infanzia, adolescenza e quant'altro. Gi raccontai dei Natali passati, dei capodanni in montagna con gli amici e delle vacanze estive. Gli parlai di mia nonna, l'unica rimasta, che aveva avuto il coraggio di abbracciare la tecnologia comprandosi un tablet per giocare a scopa in internet ed iscrivendosi a facebook. Lui ascoltava, prendeva appunti e rideva con me. Certe volte si dimenticava di scrivere e si perdeva nei miei racconti, così tanto che a volte doveva interrompermi chiedendomi di ripetere un determinato evento, domandandomi cosa avessi davvero provato, scavandomi dentro. 
Fu quando scorsi l'orario, che mi ricordai che aspettavo la telefonata di Martha.
Mi scusai con Nicholas ed accesi il cellulare.

Lo spettacolo era lo stesso di ieri: 96 chiamate senza risposta e 22 messaggi.
Fabio stava superando sé stesso.

Insieme alle chiamate perse del mio ex, ce n'era una di Martha di qualche minuto fa.
Mi scusai di nuovo con lo scrittore e la richiamai.


 

- ciao Martha, sono Chiara. Ho visto la tua chiamata - 

- ciao cara! Dobbiamo provvedere a farti una sim finlandese, non puoi accendere il telefono solo due volte al giorno! - 

- hai ragione. Vedrò cosa posso fare pomeriggio - le risposi dandole pienamente ragione.

Se mi fosse successo qualcosa, o se semplicemente Martha avrebbe avuto bisogno, non sarei stata raggiungibile. Mi ripromisi di comprarmi un altro telefono con una nuova sim quello stesso pomeriggio.

brava ragazza, così mi piaci. Per quanto riguarda il lavoro, ho una notizia da darti...-

beh, cosa aspetti? Dimmela. Non me la prendo se non ha accettato, non ti preoccupare -

Dissi capendo benissimo la posizione delicata in cui si trovava la mia amica

allora, da una parte la notizia è buona, mentre dall'altra è un completo disastro. Ti spiego: ho parlato con Vik, e mi ha detto che vuole farti una prova. Cosa normale, dirai... Ma invece no! Vuole che tu, questa fantomatica prova, la faccia stasera... Capisci? Stasera! - esclamò isterica  

beh, non è poi così tanto una tragedia. Certo, il preavviso è poco, ma basta scaldare la voce un'oretta prima e il gioco è fatto. - cercai di spiegarle

- no, tu forse non hai capito. Non è il problema della voce, il problema é che ti fa fare la prova questa sera! Non capisci? È sabato sera! - urlò spaccandomi un timpano

e quindi? Intendi che ci sará più gente? - chiesi confusa

- lascia perdere... Lo vedrai con i tuoi stessi occhi. Ci vediamo fuori dal Tavastia per le 20:30. Vik ha detto che suonerai per un'oretta e mezza se tutto va bene. Mi ha detto anche di dirti che se fai schifo ti spegne l'impianto e di butta giù dal palco alla prima stonatura. Povero, capiscilo, é sabato sera. Riesci ad arrivarci o mando qualcuno a prenderti? - 

- ehm... No, ci arrivo in taxi, grazie comunque... Ci vediamo dopo- 

- a dopo tesoro e... Vick ha chiesto di farti mettere un vestito. Vuole una cosa da piano bar per questa sera. Ha detto qualcosa riguardo una cena. Quindi vestito nero e tacchi! Fai del tuo meglio! Devo scappare! Baci! -

Dopo tutta quella raffica di parole, avevo capito solo che dovevo essere la alle 20:30, che dovevo indossare un vestito nero e se facevo schifo... Fuori a calci in culo. Benissimo! Inutile dire che questa ragazza mi stava a dir poco agitando. Cos'era questa cosa del sabato sera? Ok Chiara, ora ti calmi e focalizzi quello che devi fare: sim/telefono, vestito nero e tacchi. Perfetto. 

Ore? 17:30

Ok, 17:30. C'era tutto il tem... CAZZO!!!

Di corsa, racimolai le mie cose dal tavolo pronta ad andarmene.
- Nicholas, ho un'emergenza. Devo fare un paio di commissioni e ho i minuti contati. Devo andare - gli spiegai mentre mi mettevo il cappotto
- si, lo avevo capito. Devo comprare un telefono giusto? - chiese 
- non solo quello, devo anche trovare un vestito nero e dei tacchi, sai, prima mi sono dimenticata di dirti che con tutta la fretta che avevo di andarmene, non ho fatto le valigie.- gli spiegai mentre andavo a pagare. Lui mi anticipò e pagò le consumazioni. Ovviamente cercai di impedirglielo, ma la mia stazza da un metro e cinquantacinque mi impediva di essere notata dal cameriere, nonostante gli sventolassi davanti un biglietto da 20€. Cercai di restituire i soldi a Nicholas, senza ottenere esito positivo. - dai, la prossima volta offri tu. Dimmi, ora dove andiamo? - chiese lui calandosi il berretto in testa - vieni con me? - chiesi sbalordita
- se non ti scoccia, mi farebbe piacere. - rispose sorridente

Scrollai le spalle e gli chiesi di indicarmi il negozio di elettronica più vicino.
Entrammo nel negozio e lasciai parlare lui in un perfetto finlandese. Sicuramente avendolo al mio fianco avrei risparmiato un sacco di tempo nel cercare di farmi capire. L'unica cosa che dovetti fare fu scegliere il modello di cellulare. Gli indicai il primo che capitava, tanto io della tecnologia potevo fare a meno. Nicholas ebbe da ridire sulla mia scelta ovviamente, cercando di convincermi a comprare almeno un modello dotato di fotocamera. Mi lasciai convincere facilmente, almeno avrei potuto scattare qualche foto a questa cittá.

Fatto sta che uscii dal negozio con un telefono che era anche troppo tecnologico per i miei gusti. 

Mi lasciai condurre dal mio accompagnatore in un piccolo negozietto di classe, dove per pura fortuna, trovai immediatamente il modello di vestito che cercavo.
Era un semplice tubino nero abbastanza corto. Di classe ma non troppo impegnativo. La schiena era composta un velo di tulle ricamato con un teschio. Appena lo provai, me ne innamorai. Le scarpe furono abbastanza difficili da reperire, dato il mio piedino da cenerentola.
Ebbene si, portavo un misero 35 e qua le scarpe partivano dal 36. 

Ci lasciammo nei pressi di Senatiintori, con la proposta di rivederci l'indomani nello stesso bar.
Ovviamente ci scambiammo i rispettivi numeri di cellulare. 

Mentre mi avviavo verso l'hotel, mandai un messaggio a Martha comunicandogli il mio nuovo numero di telefono. Ora dovevo solo definire la scaletta e scaldare la voce. 


Il taxi mi lasciò davanti al Tavastia alle 20:10. Non volendo rischiare di arrivare in ritardo ero uscita di casa alle 19:30 ed era stata una fortuna. Quella sera di traffico ce n'era parecchio. Mandai un messaggio a Martha avvisandola del mio arrivo e mi avvicinai all'entrata. Giá a quell'ora, la fila per entrare era interminabile. Mi misi in coda rassegnandomi a dover aspettare. Cinque minuti dopo, mi sentii chiamare e mi voltai verso l'ingresso. Martha mi vide e mi fece cenno di entrare. Scusandomi con i ragazzi in fila, riuscii a farmi largo in quella bolgia infinita. Forse ora avevo capito cosa intendeva la mia amica quando mi aveva detto " ma è sabato sera! Capisci? Sabato sera! ".

Raggiunsi Martha, che mi abbracciò forte.

- non pensarci. Andrai alla grande. Solo ti prego, non farmi fare figure! Ora che ci penso non ti ho mai sentita cantare... - mi disse nel panico
 - non ti preoccupare, al limite ci penso io a spiegare a Viktor come stanno le cose - cercai di rincuorarla
- a proposito di Viktor, mi ha detto che ti vuole un attimo nel suo studio. Seguimi - disse entrando nel locale.
Attraversammo il locale, che era giá pieno di gente e ci dirigemmo verso una porta con la scritta "staff only". Varcai la porta e mi trovai in un corridoio lungo con altre porte. Martha mi indicò l'ultima a destra e mi disse che doveva tornare al lavoro. Il suo turno pomeridiano finiva alle 23:00, pertanto ci saremmo viste al bar verso quell'ora. Mi diede un bacio di incoraggiamento e sparí dietro la porta.

Mi incamminai verso l'ufficio cercando di rimanere calma. Una volta davanti all'ingresso, respirai a pieni polmoni e lasciai defluire l'aria lentamente, poi bussai.
Una voce baritonale mi disse di entrare.
Varcai la soglia cercando di mantenere un contegno. L'uomo che mi si presento davanti però, non era esattamente come me lo aspettavo.
Davanti a me avevo un vichingo moro altissimo e con una pancia prominente. Era vestito di pelle nera dalla testa ai piedi e per completare il quadro, aveva una paio di baffi neri lunghissimi. Due occhi freddi come il ghiaccio catturarono il mio sguardo. Non potei fare a meno di trasalire. 

- buonasera, io sono Chiara. L'amica di Martha - dissi porgendogli la mano
- entri e chiuda la porta Chiara, io sono Viktor. Ora vediamo di capirci meglio. La mia ultima cantante mi ha mollato senza preavviso da un giorno all'altro. Era brava, moooolto brava! Se lei non sará brava almeno quanto lei, la sbatterò fuori senza nemmeno batter ciglio. Intesi? - disse burbero
- intesi - risposi deglutendo
- ora, sono le 21:25. Lei attacca tra 5 minuti. Per questa sera, le do carta bianca. Sappia solo che non accetto canzoncine alla Elthon John o Beatles. Mi faccia sentire qualcosa in venti seconti. Voglio appurare almeno che sia intonata. - disse squadrandomi da capo a piedi
Intimidita, ma allo stesso tempo intrigata dalla sfida, decisi di farlo giocare in casa, cantandogli a cappella un pezzo dei Nightwish , Everdream.

Fu solo quando ebbi finito di cantare che realizzai che me l'aveva lasciata finire senza interrompermi. Ora il sul sguardo era indecifrabile, ma una cosa era certa: avrei cantato.

- ottima scelta. Me la riproponga al piano. Lo voglio come pezzo finale. Se ha altri pezzi dei Nightwish li faccia. Tutte le canzoni di band finlandesi sono le predilette qua. Mi stupisca. Ora vada. - mi congedò il titolare.
Uscii dalla porta tirando un sospiro di sollievo, conscia forse del fatto che il peggio era passato.
Ora toccava a me, dovevo mettercela tutta.

 

Salii sul palco e mi accomodai sullo sgabellino del pianoforte a coda. 
Mi schiarii la voce e mi presentai.

 - buonasera signori e signore, sono Chiara. Questa sera vi terrò compagnia con un po' di musica soft, in attesa delle vere star di questa sera, i Seven Wolf. Vi ricordo che il live inizierá alle 22:30 dopo una pausa di mezzora. Ora, vi canteró un pezzo degli Epica, giusto per rendere omaggio alla vostra meravigliosa terra. Questa è Delirium - dissi sorridendo al pubblico. Un lieve applauso di incoraggiamento si levò mentre le luci si fecero più soffuse. Quando l'applauso iniziò a scemare insieme alle luci, attaccai a suonare. 
Suonare il piano non era mai stato il mio forte, ma di certo ero meglio di alcuni pianisti dilettanti che sapevano solo fare accordi. Non ero un genio, ma non ero nemmeno malaccio. Conscia della mia bravura e confidente nelle mie capacitá canore, mi lasciai andare alla musica. Mi persi nel mio mondo fatto di note, vocalizzi e arpeggi estraniandomi completamente dalla realtá. Così, come capitava quando leggevo, mi persi nel mio universo lasciando fluire la musica dentro di me. Ogni tanto mi fermavo solo per presentare il nuovo pezzo, mentre il più delle volte mi ritrovavo ad unire le canzoni l'una con l'altra improvvisando dei giri fino a quando non raggiungevo la tonalitá giusta della canzone che stavo per cantare. Sventrai completamente il repertorio degli Epica, Nightwish, Sonata Arctica,  Apocalyptica e H.I.M. riarrangiando i pezzi con il piano. Mentre le ultime note di Join me in death degli H.I.M. scemavano, l'occhio mi cadde sul pubblico. Incontrai gli occhi umidi di Viktor e cercai di nascondere un timido sorriso, senza riuscirci. Notai che anche le sue labbra erano curvate all'insù ed inoltre annuiva nella mia direzione. Proseguii attaccando una ballad dei Sonata Arctica, Last drop falls. 
Alla fine della canzone cercai gli occhi di Viktor, cercando di capire a che punto della serata fossi. Lo incontrai sotto il palco che mi faceva segno di fare l'ultima. Senza staccare le dita dal piano, continuando a suonare, mi rivolsi al pubblico.

- ragazzi, questa è l'ultima di questa sera. Siete stati un pubblico fantastico. Grazie di cuore, questa è Everdream - sussurrai al microfono.

Chiusi gli occhi e mi immersi in quella canzone, che sentivo così mia, nonostante non mi appartenesse. Come sempre, mi lasciai trascinare giù dalle emozioni e solo quando staccai le dita dal piano, percepii che le mie guance erano rigate di lacrime. Mi ripresi e mi accorsi che tutta la sala stava applaudendo, compresi i camerieri. Avevo davanti la mia prima standing ovation in piena regola. Mi inchinai al pubblico ringraziandolo e quando mi rialzai intravidi Martha in piedi sul bancone che applaudiva con le lacrime agli occhi. Le mandai un bacio, sorridendole. Vedendo che l'applauso non scemava, mi inchinai nuovamente ringraziando il pubblico.Vidi Viktor che mi guardava applaudendo mentre qualcuno, con un berretto nero calato in testa gli sussurrava qualcosa nell'orecchio e lui annuiva.Ringraziai nuovamente e scesi dal palco stando attenta a non inciampare nei tacchi.

Conoscendomi, dopo quella perfomance avrei potuto rovinare tutto caracollando giù dal palco come una patata. Accolsi con gioia i complimenti che alcune persone mi riservarono, cercando di combattere la timidezza.

Dopo circa una mezzora mi liberai della gente e raggiunsi Viktor al bar, senza parlare, ordinando da bere. Quando un cameriere mi allungò il margarita, gli allungai una banconota da venti, ma una mano mi bloccò.

- i dipendenti non pagano da bere - decretò Viktor facendo cenno al cameriere.
Sorrisi a trentadue denti tra me e me, ringraziandolo.
- ti voglio qua tutte le sere dalle 20:30. Il lunedí è il tuo giorno libero. Il venerdì sera farai la serata completa, attaccando alle 20:30 con il piano, poi alle 22:30 attaccherai con qualche band fino alle 2:00. Ti trovo io dei ragazzi con la quale suonare. La paga è di 1700€ al mese. Pago il 30 regolare. Se poi vedo che la cosa va bene, potrei affidarti anche qualche sabato sera completo ogni tanto. Ok? - disse burbero
- sarebbe fantastico - risposi sorridente
- lunedì faccio preparare il contratto. Non tollero assenze se non in caso di malattia e le ferie me le devi chiedere con almeno due settimane di anticipo. Uno sgarro e sei fuori. Per il resto, sono impressionato e devo ammettere che mi hai quasi commosso - disse mostrando una specie di sorriso sbilenco.
- non sgarrerò, Viktor. Grazie di cuore - decretai seriamente
- oh ragazza mia! Non ringraziare me... Ringrazia la tua mamma che ti ha dato questa voce e anche il pubblico che mi ha convinto fino in fondo. - disse stringendomi una spalla prima di volatilizzarsi in mezzo alla folla.
Rimasi al bar a sorseggiare il cocktail mentre aspettavo che Martha finisse il turno. I ragazzi dei 7 Wolf avevano giá attaccato a suonare nel tipico stile death metal finlandese, così il tempo passò velocemente tra un coktail e la musica.
Martha mi raggiunse verso le 23:30, scusandosi per il ritardo spiegandomi che il sabato sera era sempre così. Mi abbracciò e si complimentò con me per la serata.
- Viktor è venuto da me e sai cosa mi ha detto? - disse felice
- cosa? - chiesi curiosa
- ha detto " ottimo lavoro. Mi piace " - esclamò entusiasta
- wow... Quindi? - chiesi non capendo
come quindi? Nel linguaggio di Viktor significa che è strafelice di averti qui e ci ama follemente entrambe! Sai, è un po' burbero, ma come si dice "can che abbaia non morde". Sotto sotto quell'uomo è più tenero di un pulcino! -
-sará, ma a me fa una paura terribile - constatai
- non lasciarti intimidire. Non ha mai trattenuto nemmeno un euro dalla busta, sapessi quanti bicchieri ho rotto la prima settimana! A quest'ora avrei dovuto lavorare gratis! -
- vedremo come andrá. Di sicuro mi reputo strafortunata. Due giorni che son qua e mi é capitato di tutto! Non sai chi ho incontrato oggi... -
E fu così che le spiegai del mio incontro con Nicholas e del libro.

All'inizio come me fu scettica, ma poi convenne anche lei che quest'esperienza era una cosa che capitava una volta sola nella vita.
- caspita! Capisco ora come mai sei così stanca! Il signor Sparks ti ha spupazzata per bene! -
Esclamò Martha prima che una voce fece irruzione nella nostra conversazione.

- chi ha spupazzato per bene chi? - chiese un ragazzo biondo altissimo con fare ammiccante
- Miro! Se Viktor ti vede qua ti uccide! - esclamò Martha nel panico
- tutto a posto Tesoro, Viktor mi ha ripreso a lavorare qui - disse lui
Solo in quel momento la mia amica parve notare il grembiule nero annodato ai fianchi del ragazzo. 
- questo è un miracolo! Come hai fatto? Hai venduto l'anima al diavolo? - chiese ridendo la mia amica
- più o meno. Diciamo che ho accettato di lavorare gratis per un mese... - disse lui storcendo il naso
- tu sei pazzo! A proposito... Miro, ti presento Chiara. Mia nuova amica, nonché cantante di questo buco - disse facendo le dovute presentazioni. Io e il ragazzo ci stringemmo la mano, presentandoci.
- bene, ragazze. Io devo andare, se Viktor mi trova a cazzeggiare questa volta mi butta fuori sul serio! Una di queste sere beviamo qualcosa insieme, che ne dite? - 
- sembra perfetto, che ne dici Chiara? - chiese Martha girandosi verso di me
- Certo, perchè no? -
- allora, ci sentiamo per telefono. Buon lavoro Tesoro! - disse Martha sorridendo al ragazzo.

Qualcosa mi diceva che quei due si morivano dietro.

Chiesi alla mia amica se tra loro due ci fosse qualcosa, ma lei subito smentì, spiegandomi che erano così legati perchè una sera Miro aveva buttato fuori a suon di calci ( e quando dico calci, intendo proprio calci) il suo ex. L'unica cosa che aveva guadagnato da quell'episodio, fu la gratitudine e l'affetto di Martha . Peccato che quel gesto gli costò il posto di lavoro. Ora però sembrava che le acque si fossero calmate. Martha però, non me la raccontava giusta. Fu solo dopo il terzo mohito che riuscii a farla parlare.

- ok ok ok! Adesso basta con questo interrogatorio! Sherlock, hai vinto! Miro mi piace da morire, peccato che so per certo che la cosa non é ricambiata.- disse tristemente continuando a giocherellare con la cannuccia del bicchiere.
- come fai ad esserne sicura? Non è da tutti prendere a calci l'ex ragazzo di un'amica. A meno che, per quell'amica lui non provi qualcosa... - cercai di spiegarle
- ne sono sicura perché è fidanzato. La vedi quella tizia che sta spillando la birra al bancone? Quella barbie con due tette enormi vestita di latex? Ecco quella è lei - disse abbassando lo sguardo ed iniziando a pestare la menta sul fondo del bicchiere.
- quella li? - chiesi allibita
- esatto, quella li. E fidati Chiara, non potrò mai competere con lei. Non solo è tremendamente sexy, ma è anche fottutamente simpatica ed alla mano. Tutto quello che un uomo desidera. Invece guarda me: una seconda scarsa di reggiseno, capelli con i dread e gambe scheletriche. - disse tristemente
- stai scherzando vero? Tu sei una bomba sexy! Se fossi lesbica ti sarei saltata subito addosso! - esclamai
- e non lo sei? - chiese lei sorridente
 - no, non lo sono - dissi ricambiando il sorriso
- peccato! - esclamò
- ma cosa dici?! - dissi scoppiando a ridere
- beh, se fossimo state lesbiche a quest'ora la nostra vita non sarebbe stata così incasinata. Inoltre, penso anch'io che se fossi stata lesbica mi sarei innamorata di te. Quindi il gioco sarebbe stato semplice: orgasmi assicurati tutti i santi giorni! - disse battendomi il cinque e scoppiando a ridere insieme a me. 
- saremmo state una bella coppia io e te, questo devo proprio ammetterlo. Peccato che la nostra situazione sentimentale sia abbastanza drammatica. Per quanto mi riguarda, io ho chiuso con gli uomini! - dichiarai alzando il bicchiere
- anch'io ho chiuso con gli uomini, sorella. Diamoci al lesbo! - esclamò lei brindando insieme a me.

Dopo qualche risata, finimmo in pista a scatenarci. La fortuna di essere stata un'impegata era che ero abituata a portare i tacchi per 9 ore al giorno, pertanto i miei piedi erano al sicuro. Non potevo dire lo stesso del trucco e dei capelli, che man mano che ballavamo, si disfavano. Più per il caldo, che per la stanchezza, decidemmo di tornare a casa.

Il viaggio fu tranquillo e Martha mi offrí un passaggio.
Durante la serata avevamo pensato, dato il mio nuovo lavoro e i nostri alloggi temporanei, di provare a cercare un appartamento insieme.
L'idea era ottima, pertanto ci accordammo di trovarci l'indomani mattina nella mia stanza per discuterne meglio. Mi lasciò davanti all'Hotel verso le 2 del mattino, e ler fortuna trovai Pennti ad accogliermi.

- buonasera signorina Chiara! Tutto bene? - mi chiese premuroso
- buonasera Pennti, si perfettamente! Non potrebbe andare meglio di così! Ho un lavoro! - esclamai un po' brilla 
- sono felice per te! Ti ho aspettata perché volevo lasciarti la copia della chiave dell'ingresso. Ho notato che fa le ore piccole e che ieri sera non è rientrata - disse preoccupato
- grazie mille! In effetti il lavoro che ho trovato mi fará fare tardi ogni sera... - gli spiegai
Vedendo la sua faccia allibita, cercai di spiegarmi meglio
- faccio la cantante, Pennti, non mi guardi così. - dissi ridendo
Lui non potè fare a meno di trattenersi e scoppiò a ridere insieme a me
- meglio così signorina. Detto questo, la lascio riposare - disse congedandomi
- buonanotte Pennti! E grazie mille per avermi aspettata! - gli dissi mentre chiamavo l'ascensore
- figurati cara. Buonanotte -

Arrivai stremata nella mia camera e mi tuffai in doccia, dopodichè mi buttai nuda nel letto, addormentandomi profondamente. 
Tutta l'adrenalina che avevo accumulato durante la giornata mi aveva sfinita.

 

Hei hei! mamma mia ragazzi miei... mi sa che sto esagerando con la lunghezza dei capitoli eh!?
ammetto che mi accorgo della loro lunghezza solo quando vado a correggere...CHE FATICA! xD

bene bene... ma quanta gente conosce Chiara? e sto Nicholas Sparks?
Volete sapere la mia espressione mentre la mia mente partoriva il nome dello scrittore?         ebbene,  eccolo:


ODDIO!                        mi uccido.                        O.O


mi spiego meglio... non è che io ami proprio Nicholas Sparks (PER NULLA PROPRIO A DIRE IL VERO!)
solo che mi serviva il nome di un cacchio di scrittore famoso che scrive porcherie romantiche e ha una famigliola felice tipo mulino bianco.
Capitemi... -.-'

detto ciò, mi serve quel dannato scrittore! ne ho bisogno!
Chiara ha bisogno di uno psicologo, e lui sarà la sua sottospecie di psicologo fatto su misura per lei. xD

che altro dire?
GRAZIE MILLE A TUTTI VOI CHE SEGUITE LA STORIA! 

=)

  
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