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Autore: Shepard85    27/01/2015    0 recensioni
L'amore è sicuramente uno dei sentimenti più potenti che un essere umano può provare. Ma chi lo dice che lo si deve provare per forza nei confronti di un'altra persona?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strani episodi
 
L’allarme suonò. Erika si precipitò in cucina in fretta e furia temendo di non arrivare in tempo. Dopo aver preso il guanto per non scottarsi, tirò fuori la pappa per la sorellina. I genitori erano usciti per la loro passeggiata abituale del venerdì sera e come sempre spettò alla sorella maggiore badare alla casa e non solo. La prese in braccio per portarla in cucina ma come sempre, la bambina non voleva.
<< Dai Silvia, lo guardi dopo Spongebob. Ora devi mangiare! >>. Non fece in tempo a metterla sul seggiolone che il telefono di casa squillò.
<< Pronto? Ciao Mari! >>. Cercò di tenere il telefono tra l’orecchio e la spalla mentre con le mani faceva il possibile per dar da mangiare alla sorellina.
<< No, non ci son potuta andare perché devo badare a Silvia mentre i miei sono fuori >> rispose sconsolata. Prese il telecomando su richiesta dell’amica e andò a cercare il canale in cui trasmettevano in diretta la manifestazione in cui il sindaco avrebbe tenuto un discorso sulla tanto attesa decisione. Dopo aver trovato il canale, alzò il volume e tornò a dedicarsi a Silvia. Piazza Castello era affollata fino all’impossibile. Erika aveva il batticuore, impaziente di sapere l’esito finale sul progetto della Mole. Intanto si era scordata di essere al telefono:
<< Scusa mi son distratta. Tu che mi racconti? Alla fine come è andata con quel ragazzo di Milano? >>. Quando la ragazza sentì la parola “Mole” nel discorso del sindaco, alzò il volume quasi al massimo. Mari smise di parlare e si sintonizzò pure lei sullo stesso canale.
<< ..così come è stato stabilito, il centro commerciale si farà. La demolizione della Mole Antonelliana è prevista giovedì prossimo. L’intero quartiere verrà fatto evacuare mentre per il crollo verranno utilizzati degli speciali esplosivi che faranno collassare su se stesso l’edificio >>. Erika dal nervosismo lanciò il piatto contro la televisione rischiando di distruggerla.
<< Vaffanculo! >> urlò la ragazza. La sorellina spaventata cominciò a piangere. L’incubo di Erika divenne realtà. Che fine avrebbe fatto il Genio Alato? Pregò Dio ogni giorno per evitare la tragedia ma a quanto pare non servì a nulla. Ormai ogni cosa avrebbe perso valore ma doveva farsene una ragione anche se era difficile per lei accettare tutto questo. Per il momento riuscì a fare una cosa sola: piangere.
 
Giorno dopo giorno il nervosismo era sempre più evidente in Erika che col cuore in gola cercava di non pensare all’imminente demolizione della Mole. Passava la maggior parte della giornata a letto ascoltando musica e guardando ripetutamente il suo film preferito, “Dopo mezzanotte”, un lungometraggio italiano con Giorgio Pasotti che interpretava il custode della Mole Antonelliana. A volte Mari andava a trovarla tentando di convincerla ad uscire. Ma ogni tentativo era vano. La sua tristezza era quasi palpabile e ogni giorno che passava, aumentava in modo preoccupante.
Poi arrivò il fatidico giorno.
Erika si trovava in camera al telefono con la sua migliore amica. Tentava di non pensare a cosa stava per accadere a meno di un chilometro da casa sua. La sua vita sarebbe cambiata per sempre e non in meglio. Più ci pensava e più lacrime le scendevano dal volto. Poi sfinita dalla stanchezza per aver pianto troppo, si addormentò.
L’ascensore di cristallo saliva lentamente mentre la pancia della Mole si faceva via via sempre più stretta. Dopo un intero minuto passato sul secondo ascensore, fu il turno della scala a chiocciola. Infine il Genio Alato fu davanti a lei. Qualcosa però non quadrava. Perché era l’unica persona presente? Si voltò verso il panorama e ciò che si presentò ai suoi occhi fu davvero spaventoso. Tutti i palazzi della città stavano crollando su se stessi. Tutta Torino stava per essere rasa al suolo da una forza misteriosa: era uno spettacolo terrificante ma ciò che stupiva di più era il fatto che la Mole rimaneva intatta. Fu l’unico edificio a non crollare. Poi una vibrazione colse di sorpresa Erika. Un rumore metallico giunse alle sue spalle. E quando si voltò, rimase senza fiato: la statua mosse il volto in direzione della ragazza. Gli occhi del Genio Alato parevano vivi.
<< Erika corri! >> disse con voce femminile. Poi ripeté più volte la stessa frase. Quella voce le pareva famigliare finché non aprì gli occhi.
<< Erika corri! >> urlò la madre. Si guardò attorno mentre cercò di capire cosa le era accaduto. La finestra aperta, la lampada sul comodino accesa: un sogno, nulla di più. Raggiunse i genitori in sala: erano in piedi davanti alla televisione. Il viso della madre pareva spaventato. La giornalista in TV era come traumatizzata.
<< E’ incredibile. Proprio oggi, il giorno della demolizione, le strade del centro sono inagibili. Tutti i tombini sono saltati allagando e causando non pochi problemi al quartiere della Mole. Proprio in questo momento i camion dei vigili del fuoco stanno cercando di farsi strada per prosciugare l’intero reticolato stradale coinvolto nell’allagamento >>. Erika rimase a bocca aperta dopo aver visto le immagini dell’edizione straordinaria. Il servizio era trasmesso a reti unificate.
<< Forse è un attacco terroristico >> ipotizzò il padre. Ma la ragazza sorrise.
<< L’unico attacco terroristico l’ha pianificato il comune di Torino con la distruzione della Mole >>.
I genitori la guardarono stupiti per ciò che disse ma furono ancor più sorpresi nel vedere che dopo giorni di sofferenza, la loro figlia tornò a sorridere.
Lo speciale in diretta continuò per svariate ore finché il portavoce del sindaco decise di far sapere ai media l’ultima decisione presa dal Comune: rimandare la demolizione alla settimana successiva. Allo stesso tempo, il monumento torinese sarebbe rimasta comunque aperto fino al giorno prima del crollo.
Erika alzò gli occhi al cielo ringraziando il Signore: le sue preghiere erano state ascoltate.
Il peso che negli ultimi giorni aveva dentro di sé, improvvisamente sparì facendole tornare il sorriso e la gioia di vivere.
 
Nei giorni seguenti Erika tornò la ragazza di sempre anche se consapevole che l’ora X era stata soltanto rimandata. Quel cambiamento di programma aveva portato una speranza nel suo cuore facendole sperare in un dietrofront definitivo del progetto. Purtroppo le cose non andarono proprio così. Durante la settimana vennero fatti dei rilevamenti alla struttura sotterranea del quartiere e con stupore si venne a sapere che non vi era stato nessun malfunzionamento dei condotti. Tutto era in ordine. Nessuno capì chi o cosa potesse aver provocato l’allagamento della falda torinese. Il giorno della demolizione rimase quello stabilito dal sindaco nonostante le condizioni meteo fossero avverse. Il cielo era nero e carico di pioggia. Era così buio che l’illuminazione artificiale si accese prima del solito. I dinamitardi del progetto furono invece felici delle condizioni temporalesche: la pioggia avrebbe eliminato la densa nuvola di polvere che si sarebbe creata durante il collasso. Fino a quel momento ci furono soltanto lampi e tuoni nel cielo ma nemmeno una goccia.
Erika stava percorrendo via Garibaldi con la sua migliore amica: a differenza della settimana precedente, era riuscita a trovare il coraggio per vedere un’ultima volta la Mole con i suoi occhi.
<< Non credo di essere pronta per uno spettacolo così terrificante >> disse scuotendo la testa la ragazza. Mari la prese per mano dicendo di farsi forza. Giunsero in piazza Castello dove enormi gru e camion dal trasporto eccezionale erano in attesa di raggiungere la Mole una volta che questa fosse crollata. Il loro compito sarebbe stato quello di raccogliere le macerie dell’edificio distrutto.
<< Perché insistono nel fare una cosa del genere? Cos’ha fatto di sbagliato la Mole per meritarsi questo trattamento? >>. Erika non riuscì a trattenere le lacrime mentre Mari l’abbracciò. Vicino a loro un addetto ai lavori stava parlando al cellulare: pareva preoccupato.
<< Si, va bene. Okay capo >> disse con tono sconsolato. Erika sperava di aver colto quella triste espressione come la speranza di un ulteriore rinvio della demolizione.
Ma purtroppo si sbagliò. Dopo aver parlato con una ricetrasmittente, le gru ed i camion si misero in moto. Ormai pareva che niente e nessuno potesse fermare il triste avvenimento che sarebbe passato alla storia, giusto o sbagliato che fosse.
Mancava ormai davvero poco.
Marika cercò di non piangere anche se aveva già gli occhi lucidi.
<< Dunque ci siamo >> disse a bassa voce.
Avvenne tutto nel giro di pochi minuti. Ma in quei minuti si scatenò l’inferno. 
Un camion cominciò a fumare dal motore. Il camionista uscì spaventato dalla cabina e urlando disse ai presenti di mettersi al riparo. Nessuno capiva cosa stesse succedendo finché un’esplosione non distrusse completamente il camion. L’onda d’urto fece cadere le ragazze e gli altri cittadini presenti in piazza. Poi come se non bastasse, anche gli altri camion esplosero facendo tremare la terra. Un tram deragliò andando a schiantarsi sotto i portici.
In un attimo fu il caos mentre le fiamme cominciarono ad alzarsi verso il cielo.
Erika era spaventata come era giusto che fosse qualsiasi persona, testimone di un evento terrificante come quello.
<< Ma allora è davvero un attentato! >> gridò nel panico più totale la migliore amica.
<< Scappiamo! >> disse dopo aver preso per mano Erika. Cominciarono a correre per via Garibaldi. Tutti i presenti stavano scappando con quanta più energia avevano in corpo.
Il cuore pareva dovesse esplodere da un momento all’altro. Che cosa stava succedendo? Era una domanda troppo semplice da fare ma anche troppo complicata per avere una risposta logica in quel momento.
<< Non fermarti! Non fermarti! >> gridò Mari senza voltarsi indietro. Altri rumori giunsero alle loro orecchie mentre le pareti dei palazzi di via Garibaldi si illuminavano di un colore tra il rosso e il rosa per effetto delle esplosioni lontane. In poco tempo giunsero senza fermarsi in Piazza Statuto e appena videro il primo tram fermo, ci salirono di corsa.
Erika tremava mentre la sua migliore amica continuava ad avere il fiatone. Nessuno parlò.
Erano riuscite a salvarsi dalla morte per puro miracolo. Prima l’allagamento e ora le esplosioni che facevano davvero pensare ad un attentato terroristico. Forse qualcuno non accettava di vedere la Mole ridotta ad un cumulo di macerie? Cosa avrebbe riservato il futuro? Troppe domande, troppe preoccupazioni, troppe cose non quadravano.
<< Volevo che il Genio Alato si salvasse >> disse Erika con occhi impauriti.
<< Ma non volevo che accadesse in questo modo >>. Il tram era in prossimità del Rondò della Forca.
<< Siamo riuscite a salvarci da quell’inferno >> affermò Marika,
<< Ringraziamo Dio per questo >>. Tra un palazzo e l’altro si poteva scorgere la Mole Antonelliana più bianca ed intatta che mai. Sulla sua cima, il Genio Alato continuava la sua vita da statua. Ma per una volta Erika pensò in negativo. Doveva proteggere la città ma non l’ha fatto. Doveva proteggere gli abitanti ma non l’ha fatto. Il mistero avvolgeva ogni evento di quella triste e brutta giornata che sarebbe rimasta nelle menti dei torinesi per tutta la vita.
Poi lo sguardo andò a cadere sulla cima della Mole. E con un filo di voce Erika si rivolse alla
statua.
<< Non deludermi mai più >>.
   
 
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