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Autore: Wozzugururu    27/01/2015    3 recensioni
torno a casa dalla palestra, un forte vento sferza la strada. ad un tratto i lampioni della via deserta che sto percorrendo sembrano avere dei cortocircuiti...
primo test per creare una storia thriller davvero ganza.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Freddo e tenebra



Erano le sette di sera di un giorno di gennaio. Sebbene nelle giornate precedenti il clima fosse stato piuttosto mite, in quel particolare momento un vento gelido aveva abbassato di molto la temperatura, dissuadendo molte persone dall'uscire di casa.

Io tornavo in bicicletta dalla palestra, intabarrato dalla testa ai piedi per far fronte alla crudele tramontana, pedalando di buona lena per arrivare a casa il prima possibile, dove mi aspettavano il caldo abbraccio del divano e una tisana rilassante.

Il sole era orami calato da un pezzo, e i lampioni diffondevano la loro luce gialla a macchie lungo la strada deserta. Non sembrava esserci alcun segno di vita, nessuno camminava sui marciapiedi, o passava sfrecciando sulla carreggiata in automobile. Non vidi neanche un gatto o un cane randagio vagabondare in cerca di qualche rifiuto da poter sgranocchiare, neanche un uccello volare timido da un tetto alll'altro alla caccia di qualche insetto. Gli alberi erano forse l'unica altra cosa vivente oltre a me che affrontava il gelo eppure, per quanto fossi consapevole che essi continuassero a vivere anche in inverno, pensai che non fossero più vivi dei sassetti dell'argine e dell'asfalto stesso. I loro rami si protendevano neri contro la luce dei lampioni, ondeggiando furiosi ad ogni nuova raffica di vento. Il fiume che scorreva alla mia destra sembrava solo un lungo crepaccio aperto su un baratro nero come la pece.

Eppure in principio la cosa non mi turbava, poiché io stesso avevo scelto di fare quella strada per avere un po' di tranquillità, in quanto quella via passava un po' all'esterno della città, lontana dai suoi rumori e della folla che si assembrava nelle sue strade.

Continuai a pedalare, accompagnato soltanto dal lieve dolore alle gambe residuo dagli esercizi e dal ticchettio sommesso della catena.

Il vento continuava a soffiare forte.

Mi strinsi nel cappotto, infossando il mento nella lunga sciarpa. Staccai le mani dal manubrio e me le ficcai in tasca per proteggerle dal vento che sembrava tagliare i guanti e affondare feroce i suoi denti nelle mie dita. Strinsi gli occhi, che cominciavano a lacrimare per il freddo e mi costrinsi ad accellerare l'andatura, ingnorando le proteste delle mie gambe, ansioso di poter riposare e di potermi sottrare all'aria impietosa.

Un lampione sfarfallò leggermente, emettendo un debole ronzio e creando una zona d'ombra intermittente poco davanti a me. Un cane abbiò in lontananza. Era il primo suono emesso da un essere vivente che sentivo da quando avevo imboccato quella via qualche minuto prima,e per la sorpresa, quasi caddi dalla bici.

Una luce si spense alle mie spalle, e anche altre sembrava avessero qualche problema, magari qualche filo che faceva contatto.

L'animale continuava a latrare, lontano eppure con volume sempre crescente.

Ebbi un tremito, tornò ancora più vivo in me il desiderio di non trovarmi in quel posto, di essere al sicuro alll'interno delle mura familiari della mia abitazione, unita ad un presentimento diverso, che potrebbe sembrare una conseguenza logica della mia prima sensazione, ma che occupava la mia mente in maniera più cupa e minacciosa, inaspettata eppure in un qualche modo conosciuta, non sorprendente ma incredibilmente, totalmente inquietante: la netta percezione che non mi sarei dovuto trovare dove mi trovavo.

Senza quasi rendermene conto scalai le marce fino a quella più dura e comincia a pedalare sempre più forte. Altre luci si estinsero alle mie spalle, creando una vasta zona di tenebre insondabili.

La voce minacciosa del cane di fece più flebile, e ben presto il furioso abbaiare si tramutò in un guaito sommesso.

Un altro brivido mi attraversò tutto il corpo.

Il vento si alzò ancora, ululando fra le fronde degli alberi, facendo sbattere violentemente i rami e le fronde, che ora quasi mi ghermivano, voraci del calore che nascondevo sotto lo spesso strato di indumenti.

I lampioni scomparivano ad un ritmo sempre maggiore, il buio si avvicinava come trasportato dalle raffiche.

Mi sentivo come un topo che, girato un angolo, si trovava faccia a faccia con un grosso persiano. Nulla aveva più importanza, solo la fuga, solo la mia vita da salvare, solo le tenebre che avanzavano crudeli e implacabili.

Dimentico del dolore alle gambe mi alzai per pedalare con più forza, ma l'oscurità non aveva freni, incalzava alla mie spalle riducendo sempre più lo spazio che ci separava. O forse ero io che vi venivo risucchiato dentro?

Cominciai a rallentare il frenetico movimento de pedali. Volevo ancora salvarmi, eppure una parte di me si era arresa. La sensazione di essere perduto, quel senso di cedevolezza verso il proprio destino mi portò poco dopo a lasciarmi cadere sull'asfalto. Ero insensibile a qualunque cosa, non provai alcun dolore nella caduta.

Mi guardai alle spalle. Tre lampioni mi separavano nalla notte più nera.

Due lampioni.

Uno solo.

Poi tutto fu solo freddo e tenebra.

Salve! questo testo sarà accompagnato da una serie di altri simili che mi serviranno come test prima di lanciarmii ufficialmente nella stesura di una lunga storia thriller su cui sto lavorando, ergo vorrei che tutti voi lettori, e sicuramente accaniti recensori, vi lanciaste barbaramente su questo scritto dando libero sfogo alla vostraviolenza verbale per farmmi rilevare tutti gli errori. Ho davvero bisogno dei vostri pareri per poter migliorare e offrivi poi una storia davvero figa, quindi sotto con i commenti! grazie in anticipo a tutti quelli che vorranno aiutarmi. vi manderò dei biscotti per mail.

   
 
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