Cap.2 Irrequietezza
“Ash
caro, io sono felice che
tu sia venuto a trovarmi, ma ormai è una settimana che sei
qui” sussurrò la
madre. Si strinse il laccio azzurrino che portava ai capelli facendo
ondeggiare
la lunga coda castana rossiccia. Aprì la tenda della
finestra facendo entrare
la luce solare nella sua camera.
“Non sei più un bambino, ormai” lo rimproverò. Appoggiò il vassoio che teneva con l'altra mano sulla scrivania accanto a un computer impolverato.
Ash
nascose il viso sotto
il
cuscino e mugolò.
“Anche
il professor Oak è
preoccupato. Il periodo in cui si devono collezionare le medaglie
è cominciato,
se vuoi partecipare ai tornei devi iniziare...”
Proseguì la donna.
“Sono
stufo! Che io vinca o
che io perda non cambia niente. Allenare Pokemon significa solo
ricominciare
ogni anno la stessa vita” ringhiò il giovane. I
capelli mori gli ricadevano
arruffati sopra il viso.
La
donna
impallidì e si portò la mano alle labbra.
“Se
sei così stanco forse è
tempo che ti cerchi una bella palestra di cui diventare
capopalestra...”
balbettò.
Ash
gettò a
terra il cuscino e si alzò seduto voltandosi di scatto.
“Perché
non ci sono altri
lavori?! Quelli veri sono assaltati da donne tutte uguali tra loro.
Ammettiamolo sia poliziotte, che vigilesse, che infermiere sembrano
tutte cloni
tra loro!” gridò.
La
madre
giocherello con il bottone rosa scuro della sua giacchetta color
confetto,
passandoci
sopra le dita affusolate.
“Ecco,
lo sapevo...” mugolò.
Singhiozzò e una lacrima le rigò il viso. Si
voltò di spalle, inspirò ed espirò
un paio di volte, passandosi le mani sul volto.
“L'adolescenza
è iniziata!
Ecco perché è una settimana che non fai altro che
rimanere in casa, rinchiuso
qui dentro” farfugliò. Scoppiò a
piangere tremando.
Ash
sospirò
e si ricoricò a faccia in giù, affondando nel
letto.
“Non
è l'adolescenza, è che
questo mondo è insensato. La nostra divinità
è una specie di meow rosa che fa mew,
Gary a soli dieci anni può avere un corvet e delle
cheerlader e l'unica cosa
che si può fare è far combattere Pokemon o
ridicolizzarli in gare di bellezza”
borbottò.
La
madre
corse fino alla porta.
“Sì,
sì, è la pubertà! Devo
proprio avvertire il professor Oak” mormorò.
Uscì dalla stanza del figlio e
chiuse la porta con un tonfo.
Ash
sospirò, avvertendo una fitta al cuore.
<
Da
quando Gary mi ha baciato non sono più sicuro di niente
> pensò.