JUUCHI FUYU: LA
LEGGENDA DELLA
SPADA MALEDETTA
Era
chiuso
dentro la palestra da almeno un’ora, ma non aveva concluso
granché.
Nonostante
ci fosse andato con l’intenzione di sfogare la tensione
accumulata, la sua
testa continuava ad essere altrove.
Aveva
fatto
qualche sollevamento, ma i pensieri tornavano sempre e inevitabilmente
a quella
spada che aveva portato con sé.
L’aveva
lasciata in un angolo, lontano dalle sue, perché temeva che
la sua aura
“cattiva” potesse influenzarle.
Aveva
bisogno di alleate, non di nemiche.
Eppure,
non
faceva altro che girarsi e guardarla, concentrandosi per sentire
nuovamente
quella voce.
Ne
era
affascinato, in un certo senso.
La
sua non
era solo la curiosità di comprendere cosa volesse quella
spada, ma una vera e
propria ammirazione nei suoi confronti: spade che potevano dirsi
posseditrici di
una personalità così forte erano rare, tanto rare
quanto pericolose.
Aveva
già
avuto a che fare con una di quelle che lui chiamava “ragazze
difficili”, ovvero
spade molto più complesse da manovrare di altre, ma la
Juuchi Fuyu era diversa
dalla Sandai Kitetsu.
Lo
percepiva
chiaramente, sentiva il suo nero potere.
Era
una
ragazzaccia capricciosa che lo stuzzicava, chiamandolo a sé
e imponendogli la
sua volontà.
Era
questo
particolare, più di tutto il resto, che lo faceva desistere
dal darle retta.
La
sua
volontà era malvagia, emanava un’aura intrisa di
sangue e devastazione.
Poteva
una
spada raccogliere in sé una simile forza?
Fino
a quel
momento aveva sempre creduto che fosse lo spadaccino stesso a dominare
la
propria arma, ma quella lama stava mettendo in discussione le sue
convinzioni.
“Avanti, impugnami…”
Sgranò
gli
occhi, nel momento in cui quella voce risuonò nella sua
testa.
Nonostante
il suo tono fosse cupo e lugubre, la sensazione che ne riceveva era la
stessa
di un dolce invito, pronunciato dalle labbra di una dea eterea.
Come
ipnotizzato da quella voce, si ritrovò ad abbandonare i
bilancieri sul
pavimento, alzandosi in piedi e dirigendosi lentamente nella sua
direzione,
senza staccare gli occhi dalla spada.
Lui,
che per
tutta la vita non aveva mai seguito nessuno, si ritrovava succube di un
pezzo
di metallo.
-
Coraggio, avvicinati…-
continuava a
chiamarlo a sé.
Si
fermò a
pochi passi da lei, utilizzando quella parte ragionevole della sua
testa che
ancora desisteva dal farsi comandare a bacchetta.
Tenendo
lo
sguardo fisso su di lei, cercò di carpirne il suo lato
più oscuro, al fine di
comprendere cosa realmente volesse da lui.
Perché
desiderava così tanto che la impugnasse?
Voleva
forse
dare prova del suo valore?
Oppure
la
leggenda che aveva raccontato Robin, sotto sotto, nascondeva un fondo
di
verità?
Poteva
essere una spada maledetta fino a quel punto?
Erano
troppe
le domande che sorgevano una dopo l’altra nel suo cervello, e
nessuna di loro
sembrava avere una risposta soddisfacente.
C’era
un
solo modo per avere le spiegazioni che cercava, e sapeva bene quale
fosse.
Prendendo
un
lungo respiro, fece quegli ultimi passi che ancora gli restavano prima
di
arrivare a lei, allungando un braccio e afferrando con la mano
l’elsa.
Di
nuovo
quella scossa che aveva sentito poco prima nel salone invadergli il
braccio si
divulgò nelle vene, raggiungendo stavolta ogni anfratto del
suo corpo,
caricandolo di un’energia quasi impossibile da contenere.
Se
fosse
esistita una spada perfetta, quella di certo lo sarebbe stata.
Ma
non vi
era nulla di perfetto in quella forza sconosciuta, poiché ne
aveva avvertito
subito la natura maligna.
Una
spada
che porta male non è l’arma con cui uno spadaccino
che si rispetti desidera
combattere.
Eppure,
sentiva l’irrefrenabile voglia di sferrare un fendente, di
sfogare il suo
bisogno di lotta dando prova della sua forza.
O
meglio,
era la spada che lo induceva a desiderarlo.
-
Allora, che aspetti? Forza, usami!-
Con
la mano
che tremava, alzò il braccio davanti a sé,
portando l’arma perpendicolare al
suo corpo.
Ormai
sembrava inutile cercare di opporsi, la sete di potere lo aveva
stordito come
una droga dall’effetto intenso e prolungato.
In
fondo,
che male c’era ad assecondarla?
Voleva
solo
essere usata…
Senza
nemmeno avere il tempo di rendersene conto, sferzò un
fendente preciso e netto,
che partì come un fulmine creando una lunga crepa nel
pavimento e nella parete.
Solo
allora
il suo desiderio iniziò a placarsi.
Aveva
ottenuto quello che voleva.
Deglutì
a
vuoto, riacquistando coscienza di sé.
Sudava
freddo, e gli occhi sembravano volergli uscire dalle orbite.
Non
sapeva
il perché, ma si sentiva come se avesse commesso il
più atroce dei delitti.
Era
scioccato, almeno quanto fosse deluso da se stesso.
Perché
si
era lasciato manovrare da una voce che esisteva solo nella sua testa?!
No,
quella
era solo una scusa…
Quella
voce
non era nella sua testa, ma nell’anima della spada.
Adesso
ne
aveva la certezza, come l’aveva sul fatto che
quell’anima fosse sporca e
malvagia.
Quel
fendente gli era bastato per dare la risposta che cercava alle domande
di poco
prima.
Tutto
gli
appariva così semplice e lineare da sembrare quasi banale.
Aveva
persino compreso che cosa fosse quell’energia che sentiva
ogni volta che la impugnava,
ma la risposta non gli era affatto piaciuta.
Morte.
Ciò
che
sentiva scorrergli nelle vene era desiderio di morte.
Non
della
sua, però, ma di quella di altre vite innocenti.
Quella
spada
era nata per seminare orrori e macchiarsi di peccati inconfessabili,
proprio
come diceva la leggenda.
Era
malata,
come colui che le aveva dato la vita.
Non
poteva
essere un’alleata, ma solo una nemica.
Doveva
sbarazzarsene al più presto, prima che sulla nave
succedessero eventi
spiacevoli.
-
Tutto qui? Usami ancora!-
risuonò di
nuovo quella voce, mentre l’energia che si era attenuata
stava riprendendo poco
a poco a pulsare.
Ancora
cosciente di sé, stavolta fu più lesto e
lasciò cadere quell’arma maledetta sul
pavimento, mettendo fine a quell’incubo.
Finalmente
sentiva di avere nuovamente il controllo di sé: la voce
della spada era
scomparsa.
Non
l’avrebbe più toccata, questo era certo.
Si
asciugò
velocemente il sudore, diventato freddo per la tensione, e
abbandonò la
palestra senza nemmeno curarsi di rimettere la spada nel fodero.
…………….
-
COME HAI POTUTO DISTRUGGERE LA MIA BELLA
SUNNY?!- sbraitò Franky, sommerso dalle sue stesse
lacrime.
-
Ti ripeto che non l’ho affatto
apposta, mi
dispiace-
-
LE TUE SONO SOLO SCUSE!!! STAI ATTENTO
QUANDO MANEGGI QUEGLI AFFARI!!!- indicò rabbioso
le tre spade che portava
sempre legate al fianco.
-
Ti sbagli, non ho rotto la palestra con
queste- precisò.
-
AVRAI USATO LA TUA ZUCCA VUOTA, ALLORA!!!-
continuava a disperarsi il cyborg.
-
Ѐ colpa di quella dannata spada che Nami ha
voluto comprare a tutti i costi! Lo dicevo io che non era una buona
idea…-
borbottò, più a se stesso che all’amico.
-
Dai Franky, non arrabbiarti! Non è
colpa di
Zoro se gli è scivolata una spada!- intervenne in
sua difesa l’amico di
gomma, che in quanto a distruggere la nave aveva ormai conseguito la
laurea ad
onorem.
-
Perché è un idiota, ecco
perché!- si
aggregò Sanji,
che cercava solo un
pretesto per dargli contro.
Suscitando
l’incredulità
di tutti, non rispose alla provocazione, ma si limitò a
lanciare un’occhiataccia
al cuoco.
Era
stranamente
docile quella sera, e lo dimostrava il fatto che aveva confessato il
suo
misfatto con la coda fra le gambe.
Nessuno
di loro
si era chiesto il perché, attribuendo quel comportamento a
uno dei suoi sbalzi
di umore, e a lui stava bene non dover dare spiegazioni.
D’altra
parte, come poteva dire loro che la spada gli controllava la mente?
Lo
avrebbero
di certo preso per un pazzo!
Tuttavia,
non aveva fatto i conti con colei che gli aveva regalato
quell’arma,
probabilmente senza sapere cosa nascondesse.
-
E così quella sarebbe una
“dannata spada che
ho voluto comprare a tutti i costi?”-
ripeté le sue parole senza celare un
velo di stizza, sentendosi presa in causa.
-
Sei tu quella che ha insistito, o sbaglio?-
le fece notare.
-
Mi pare che fino a poche ore fa,
però, l’idea
di andarla a provare non ti facesse schifo…-
ribatté.
-
Provarla non significa che la voglia anche
tenere-
Nami
abbassò
lo sguardo, evidentemente ferita da quella dichiarazione.
Poteva
comprenderla,
in fondo gliela aveva regalata senza chiedere (stranamente) nulla in
cambio,
forse come richiesta di perdono per le cose poco carine che gli aveva
detto
quella mattina.
Che
ci
tenesse davvero così tanto a scusarsi?
Non
era da
lei, specie se l’argomento erano le sue spade, che non aveva
mai sopportato.
Magari
si
era resa conto di quanto le sue continue offese lo ferissero…
Tutto
sommato,
Nami non era una strega cattiva come voleva far credere, ed era questo
suo lato
nascosto che lo aveva attratto a tal punto da farlo invaghire di lei.
-
La venderai, allora?-
mormorò, mentre il
suo volto si rattristava sempre più - Mi
detesti così tanto solo perché ho fatto uno
stupido commento sulle tue spade?-
-
Non era una stupido commento,
perché per me
sono importanti!- ribadì - E
comunque
non è per questo che la voglio dare via…-
si fece serio.
-
Allora perché?- chiese
svogliatamente,
percependo le sue parole come una bugia raccontata male.
-
Perché quella spada è
malvagia- confessò
infine, sentendosi improvvisamente più libero.
Non
sapeva perché
lo aveva detto, sapeva solo che di lei poteva fidarsi.
O
almeno
sperava, perché se lo avesse di nuovo deriso sarebbe stato
come prenderle
ripetutamente da Occhi di Falco senza poter fare nulla.
La
vide
strabuzzare gli occhi, incredula alle parole che aveva appena sentito.
In
effetti
era una reazione plausibile, tanto quanto fosse assurda la sua
dichiarazione.
-
Malvagia?- ripeté - Che vuol dire “malvagia”?-
-
Vedi, le spade hanno un’anima, anche
se non
tutti riescono a percepirla. Uno spadaccino che si rispetti deve saper
cogliere
l’anima di qualunque spada si trovi in mano, per poterla
comprendere meglio. È un
po’ come quando incontri una persona nuova e vuoi conoscerla
per sapere se puoi
fidarti di lei oppure no. Io percepisco un’anima malvagia
quando impugno quella
spada: per questo motivo non voglio tenerla. Un’arma cattiva
non può essere una
buona alleata e compagna- spiegò.
-
Riesci davvero a sentire tutto questo?-
La
sua
espressione stupefatta gli fece capire quanto sinceramente fosse
interessata
all’argomento.
Era
la prima
volta che lo stava ad ascoltare quando parlava di spade.
-
Ormai ci ho fatto l’abitudine.
Inoltre ci
sono spade con personalità molto più forti di
altre, e si fanno riconoscere
subito. Questa è una di quelle- rispose.
Il
silenzio
si interpose fra loro, lasciando ad entrambi il tempo di riflettere e
assimilare quell’insolita conversazione.
Avere
un
dialogo del genere e su un tale argomento era un evento più
unico che raro.
-
Mi dispiace- disse infine la rossa -
Non era mia intenzione regalarti una spada
così pessima- sospirò.
-
Lo so, non è colpa tua. Mi ero
accorto da
subito che qualcosa non andava, ma eri così convinta di
comprarla e rivenderla
che non ho voluto contraddirti. Se avessi saputo che era per me ti
avrei detto
queste cose prima…-
-
Accetti lo stesso le mie scuse, anche se il
regalo non è stato di tuo gradimento?-
abbozzò un sorriso che celava
insicurezza.
Se
glielo
chiedeva così, non avrebbe potuto dire di no.
Era
arrivato
il momento di passare sopra a ciò che era successo quella
mattina, continuare a
rimuginarci sopra ed evitarsi era sciocco e infantile.
Nami
gli
aveva dimostrato di aver capito i suoi errori, quindi anche lui poteva
allentare la corda e smetterla di sentirsi offeso.
-
Sì, ma non offendere più
le mie spade,
intesi?- l’avvertì.
-
D’accordo!-
annuì felice - Ti
aiuterò a vendere la spada, se vorrai-
-
Immagino dovremmo aspettare di sbarcare
sulla prossima isola-
-
Non ci vorranno molti giorni per arrivare,
presto potrai liberarti di quella spada cattiva!- strinse le
spalle.
-
Allora affare fatto. Non appena arriveremo
troveremo qualcuno disposto a comprarla-
Restò
in
silenzio a fissare il mare, sentendosi finalmente più sereno.
Presto
si
sarebbe liberato di quell’odore di morte che ancora gli
bruciava le narici, in
senso figurato ovviamente.
Era
sicuro
della sua decisione, e dopo quell’episodio nella palestra
niente gli avrebbe
fatto cambiare idea.
Allora
perché
dentro di sé sentiva una morsa che gli impediva di respirare?
Quella
voce
era ancora lì, sepolta sotto la ragione.
-
Vieni, Zoro…Uccidi!-
ANGOLO DELL’AUTORE
Aggiornamento
iperplurisecolare e capitolo pessimo…chiedo scusa, ho perso
ispirazione per
questa storia (così come per le altre). Mi escono di rado
nuove shot ma le long
sono parecchio in alto mare…Pessima scrittrice, lo so,
è per questo che non lo
faccio di professione! Spero che a qualcuno sia piaciuto almeno un
po’ e ne
approfitto per dedicare il capitolo a fanzoro,
che mi ha dimostrato molto interesse per la storia chiedendomi
addirittura il
finale! Io gliel’ho rivelato, quindi mi raccomando fanzoro
acqua in bocca! ;)
Baci a tutti
Place