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Autore: Horse_    30/01/2015    7 recensioni
Elena è una ragazza coraggiosa, intrepida, senza nessun rivale. Cresciuta dalla corte di Cartagine per diventare una regina e per guidare il suo popolo, ma con ambizioni ben diversi. Ad Elena non piace osservare da fuori, lei vuole aiutare.
Elena non è semplicemente una principessa, è un comandante. IL comandante per eccellenza, senza rivali. Sa cavalcare come un uomo, sa combattere come un uomo, sa ragionare come un uomo, sa trascinare l'esercito come un uomo. E' lei che guiderà l'esercito di Cartagine nella seconda guerra punica, storica lotta tra i Cartaginesi e i Romani.
Damon è un ragazzo sotto le spoglie di un demone. Aristocratico di famiglia spinto dall'amore per la lotta in guerra. Comandante delle legioni romane senza eguali, spietato calcolatore e mietitore di vittime. Viene definito il 'corvo nero' poichè, quando entra in battaglia, uccide i suoi nemici con la velocità di un corvo senza che nessuno se lo aspetti.
Damon guiderà le truppe romane contro quelle dei Cartaginesi alla ricerca di sangue, ma non sa che quella guerrà cambierà per sempre la sua vita.
AH/AU.
(Prenderò spunto da quello che è accaduto realmente, ma riadatterò le informazione secondo la storia e l'ordine che ho nella mia testa)
Genere: Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Rose Famil, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                     Sagunto.

                                                                                                                   Primo capitolo. (I°)




Elena quella mattina non era in un buono stato. Si era svegliata con un terribile mal di testa e questo era peggiorato con l’arrivo di un informatore, il quale sosteneva che ben presto sarebbe arrivata una lettera da corte. La ragazza sospettava che fosse successo qualcosa –altrimenti suo padre non avrebbe mai mandato una lettera– anzi, ne era sicura vista la preoccupazione dell’uomo, ma non sapeva cosa aspettarsi.
L’esercito si trovava in Spagna ormai da qualche mese per controllare l’intera penisola iberica e gli uomini non vedevano l’ora di ritornare a Cartagine. Infondo non c’erano più guerre da combattere, i Romani (i più ostili nemici dei Cartaginesi) erano come spariti ed ognuno voleva ritornare dalla propria famiglia.
Elena sapeva, però, quando i suoi uomini, cittadini di Cartagine, volessero riprendersi la vittoria contro i Romani. La ragazza non era ancora nata quando la sua città dovette soccombere, dopo una lunga ed estenuante guerra durata ventitré anni, ai Romani, ma i suoi genitori c’erano e le avevano raccontato tutto, senza escludere nessun particolare. Sapeva bene quanto forti fossero i Romani e girava voce che il loro nuovo comandante, nonché pupillo dell’Imperatore, fosse l’uomo più temibile di tutti i tempi. Veniva soprannominato Corvo Nero a causa dell’armatura completamente nera e perché aveva gli stessi movimenti di un corvo: agile, veloce, astuto, ma, soprattutto, colpiva quando abbassavi la guardia.
Inoltre portava uno strano copricapo fatto proprio da piume di corvo. Elena però, a differenza di molti, non aveva paura. Anche lei aveva una bella fama in guerra, era agile, veloce, furba, intelligente e sapeva bene ogni punto debole degli avversari. Nessuno però sapeva che era una ragazza; gli eserciti nemici non l’avevano mai scoperto o non erano sopravvissuti per raccontarlo.
Ad Elena non piaceva uccidere, no, amava di più la pace tra i popoli, ma, purtroppo, nessuno era ben propenso ad accettare patti con i nemici e attaccava essendone costretta.
Era rispettata tra gli uomini –molti all’inizio non l’avevano vista di buon occhio, ma alla fine si erano ricreduti. La ragazza aveva doti straordinarie, da fare invidia pure ad un uomo.
 
 
La ragazza si alzò dallo scomodo letto in cui era costretta a dormire ormai da qualche mese e si infilò l’armatura. Era di ferro robusto, un colore simile all’argento, con le rifiniture d’oro. Elena doveva la vita a quell’armatura e a Baal*. Aveva subito così tanti colpi in battaglia che nemmeno li ricordava ed era stata fortunatissima.
Uscì dalla tenda bianca di lino per apprestarsi a chiamare il suo comandante in seconda, Matt, quando notò una figura longilinea e dai capelli castano-scuri correrle incontro.
La ragazza capì subito chi era e si preoccupò nel vedere l’amica così ansiosa.
 

“Cos’è successo, Bonnie?”- domandò la giovane.

 
La ragazza dalla carnagione scura abbassò la testa, in segno di rispetto, poi puntò i suoi occhi su quelli del suo comandante.
Bonnie aiutava solo a preparare da mangiare per i soldati, così come molte altre donne.

 
“E’ arrivata una missiva per voi.”- la ragazza si bloccò un attimo per riprendere fiato. “L’uomo che l’ha portata ha detto che è urgente.”
“Sai di che cosa si tratta?”- domandò l’altra ragazza.

 
Bonnie scosse la testa. “No, mi diapiace.”
Elena congedò l’amica con il capo e si diresse a grandi falcate verso l’altro comandante –comandante era una parola grossa, era Elena quella che controllava, ma suo padre, per la sua sicurezza, volle mettere anche il ragazzo– alla ricerca dell’uomo con la missiva.
Trovò Matt già in piedi, all’interno della sua armatura lucente, che stava parlando con un uomo. Era sicuramente colui che aveva portato la missiva, visto i suoi abbigliamenti.
La ragazza diede un colpo di tosse per far sapere della sua presenza, facendo così però voltare di scatto Matt e alcuni soldati.

 
“Comandante, buona giornata.”- la salutò allegro Matt.

 
Elena non capiva come Matt potesse essere sempre così felice. Lei trovava la guerra così tanto triste, ma ormai era il suo lavoro. Il ragazzo, invece, a differenza sua, aveva sempre un sorriso ad incurvargli le labbra –uno di quei sorrisi dolci, che fanno ben sperare.

 
“Buona giornata anche a voi, comandante.”- lo salutò garbatamente Elena per poi portare tutta la sua attenzione all’uomo con la missiva. “Ordunque, a cosa devo la vostra visita? E’ successo qualcosa di importante?”

 
L’uomo annuì, quasi spaventato, poi consegnò la lettera ad Elena senza proferire nessuna parola.
La giovane osservò la lettere per lunghi istanti, rigirandosela tra le mani. Era di suo padre, non c’era dubbio. Lo stemma era il suo.
Elena stava per aprire la lettera, quando l’uomo –colui che aveva portato la missiva– la blocco.

 
“Fermatevi, mia principessa, non potete aprirla qui.”- l’uomo si guardò attorno con circospezione. “Dovete farlo all’interno della vostra tenda, con gli uomini più fidati che avete. A quanto pare è importante, c’è aria di guerra. Quando avrete preso la vostra decisione dovrete scrivere una lettera per vostro padre.”
“Quello era già in programma.”- rispose secca Elena. “Matt, raduna gli altri. Vi voglio tutti nella mia tenda.”

 
 














 
                                                                                                                       * * *
 















 
Elena camminava nervosamente avanti e indietro da tempo indefinito ormai. Ogni tanto sbuffava, ogni tanto si mordeva le labbra, e ogni tanto imprecava a bassa voce. Era stata una ragazza fine un tempo, ma stando in mezzo a così tanti uomini il suo linguaggio si era un po’ più colorito.
Matt, Tyler e gli altri due uomini fissavano il loro comandante in attesa. Erano seduti per terra su morbidi cuscini persiani e stavano aspettano un qualsiasi ordine e un chiarimento. Non avevano capito bene cos’era successo e cosa c’era scritto in quella lettera ma, evidentemente, nulla di buono.
Nessuno si decise ad interrompere la ragazza. Stava riflettendo e aveva bisogno dei suoi spazi.
 

“Volete ritornare a Cartagine?”
 

La domanda di Elena arrivò diretta ai quattro uomini. Per un attimo guardarono la ragazza spaesati, poi si fissarono negli occhi.
Da quanto tempo non tornavano a casa? Tre mesi, forse, se non di più.
Casa, Cartagine, erano la stessa parola. Come suonava bene il loro ritorno.
Tyler, però, non si fece abbagliare da quelle parole. Sapeva che c’era qualcosa che non andava, lo aveva capito non appena Matt lo era andato a chiamare. Andare a casa significava festa, non la faccia quasi tetra che aveva il comandante.
 

“Cos’è successo comandante?”- domando Tyler.
 

Elena sorrise per la schiettezza del ragazzo. Ecco perché le piaceva. Era sveglio, testardo, ma fin troppo intelligente.
Aveva capito. Dopotutto doveva vuotare il sacco, non avrebbe potuto ritardare.
 

Sagunto.”- disse solo la ragazza.
“La città alleata dei Romani?”- domandò Matt. “Quella all’interno dei nostri confini?”
“Esatto.”- concordò Elena. Matt l’invitò a continuare, mentre gli altri iniziarono ad elaborare una teoria. “L’altra metà del nostro esercito l’ha attaccata e l’ha completamente distrutta.”
 

I quattro uomini rimasero in un primo tempo stupiti, poi scossero la testa rassegnati. Sapevano bene che quel momento sarebbe arrivato prima o poi. La città di Sagunto aveva tirato troppo la corda e aveva avuto la fine che si meritava.
 

“Quindi?”- ironizzò Tyler. “Non ci vedo nulla di male.”
“Abbassa i toni, Lockwood.”- lo minacciò Elena. “Roma, in quanto protettrice di Sagunto, non ha apprezzato affatto questa incursione. Vogliono la testa del comandante dell’esercito che ha attaccato la città. Se non lo faremo ci dichiareranno guerra.”
Jeremy.”- esalò Matt.
 

La ragazza annuì, poi diede le spalle ai quattro uomini. Suo fratello l’aveva combinata davvero grossa. Sapeva che l’esercito romano stava scalpitando per combattere di nuovo contro di loro, eppure… Eppure, per chissà quale ordine, gliene aveva dato la motivazione. Colpa di suo fratello non era, aveva solo eseguito gli ordini dati dal consiglio cittadino, ma perché suo padre aveva accettato?
Ad Elena tornarono in mente alcune parole della lettera.
‘Abbiamo bisogno di rifornimenti. I cittadini hanno bisogno di viveri e a causa della multa impostaci dai Romani siamo dovuti passare all’azione. Spero tu possa comprendere il mio ordine, figlia mia.’
Lo comprendeva, certo, non potevano mica morire di fame, ma perché proprio una città alleata dei Romani?
 

“Non possiamo permetterlo.”- intervenne Tyler repentino.
“Volete rischiare la vita per mio fratello?”- domandò Elena leggermente sbigottita.
“Siamo una patria, Jeremy è il figlio del re, Roma prima o poi ci avrebbe attaccato. Dobbiamo attaccarla noi per primi.”- rispose infine Matt trovando assenso anche dagli altri.
“So quanto volevate tornare a casa e… Mi dispiace…”- disse Elena con rammarico.
“Cartagine non sarà mai casa nostra finché non uccideremo i Romani. Solo allora vivremo le nostre vite. Siamo con voi comandante, qualunque sia la vostra decisione.”- terminò Tyler sicuro di se.
 

Il comandante guardò per qualche secondo gli occhi di Tyler, così vogliosi di liberare la propria città dalle grinfie dei nemici –perché libera ormai non lo era più– e prese una decisione.
Avrebbe mandato una lettera a suo padre nella quale lo avrebbe informato della sua decisione, poi, una volta ricevuta risposta, avrebbe chiesto rinforzi. Aveva già un’idea per mettere in fuga i Romani e anche se non era semplice ce l’avrebbe fatta.
Una volta ricevuta quella lettera avrebbe dichiarato guerra ai Romani e ne sarebbe uscita vincitrice.
 

“E guerra sia.”- decretò infine. “Informate l’esercito e l’uomo che ha portato la lettera. Scriverò io la lettera per mio padre. Andate.”
“Si comandante!”- urlarono i quattro per poi uscire a grandi falcate dalla sua tenda.
 

Elena prese la pergamena, intinse la piuma d’oca all’interno la boccetta d’inchiosto e iniziò a scrivere.
 
 
Fu molto accurata nel scrivere ogni dettaglio. Aveva avvisato il padre della situazione apparentemente calma in Spagna, di come non fosse d’accordo dell’azione di suo fratello, ma che comunque capiva le sue ragione. Comunicò anche della sua decisione di intraprendere la guerra e di come avrebbe aspettato la sua lettera.
Infatti, una volta arrivata la lettera del padre, Elena ne avrebbe scritto un’altra per i rinforzi. Non voleva farlo ora, voleva chiedere un parere, e magari un consiglio, su come agire.
Dopotutto era Cartagine che decideva, non lei.
Si alzò dalla sedia ed uscì dalla sua tenda.
Subito fuori trovò Matt affiancato dal messaggero di corte.
 

“Ecco la lettera.”- la ragazza diede la lettera all’uomo. “Nessuno dovrà aprire questa lettera, solo mio padre potrà farlo. Vi accompagneranno Matt e altri cinque uomini che vi faranno da scorta. Non dovrete perdere questa lettera per nessuna ragione al mondo, sennò saprò chi dovrò ritenere responsabile. Sono stata chiara?”
“Certo, comandante.”- rispose prontamente il messaggero.
“Matt, andate a preparare i vostri cavalli. Reclutate chi più di fiducia e fate sellare un cavallo anche per il signore qui presente. Buona fortuna, mi fido di voi, so che porterete a termine il vostro compito, al costo della vostra stessa vita.”- terminò Elena.
“Ve lo prometto, comandante. Arriveremo a Cartagine e di ritorno avrete anche la lettera di vostro padre. Abbiate cura di voi.”- disse Matt deciso per poi allontanarsi con il messaggero.
 

Elena sospirò, poi si affretto a dirigersi verso il campo di combattimento.
I suoi uomini sarebbero stati felici di ricevere quella notizia, dopotutto.
Non appena arrivò al campo la ragazza notò una strana figura. Era esterna all’intero perimetro e stava scrutando tutto con attenzione.
L’armatura dell’uomo era diversa da quelle Cartaginesi. Era più corta, più chiara. Quello che balzò agli occhi di Elena fu però il corvo che spiccava sul petto.
Sapeva cosa significava quel corvo.
Ne aveva sentito parlare e ormai lo conosceva bene.
Una spia romana era lì e l’aveva appena vista.





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*Baal: divinità Cartaginese, la più importante.

Well... Non mi aspettavo così tanto 'successo'. Sono arrivate ben cinque recensioni in poco tempo e ne sono stupita. E' una tematica difficile da affrontare, ma mi piace troppo per lasciarla a perire all'interno del computer.
Sono stata molto veloce a scrivere il capitolo e diciamo che ci ho messo anche abbastanza impegno.
Spero solo che vi sia piaciuto e di ricevere qualche parere anche qui perchè, ovviamente, continuerò la storia soltanto se verrà seguita.
[Per quanto riguarda Un amore da favola avrete l'aggiornamento entro domenica, sto finendo di scrivere il capitolo, mi scuso ancora per l'attesa :)]
Ho deciso, per la prima volta, di scrivere una storia in terza persona. In questo modo potrò descrivere più azioni senza fare continui cambi di Pov, cercando di non perdermi nemmeno un particolare.
Questo capitolo è stato Elena-centrico, ma più avanti -tra pochissimo- avremo anche Damon.
Come avrete visto ho ripreso le vere tematiche della seconda guerra punica. La storia riprodurrà più di qualche battaglia, anche se qualche volta cambierò alcuni dati a mio favore, aggiungendone magari di nuovi. In ogni modo tenterò di rimanere coerente con la realtà.
Jeremy ha preso il posto di Annibale, ma la questione è sempre quella :')
Credo di aver detto tutto, lascio a voi trarre le conclusioni.
Alla prossima C:
  
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