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Autore: Mirajade_    01/02/2015    0 recensioni
[Titolo cambiato da HALFVITAL in quello corrente]
L'angelo Michael cacciò il diavolo dal cielo con una spada di fuoco.
Lui è il padre che non c'è mai stato. Quello ricercato dalla propria figlia.
Nathaliel semi-angelo ricercata dai servitori di Dio e di Satana. Vogliono strapparle via tutto.
Perde la madre all'età di cinque anni e viene adottata dal demone Mephistopheles che la farà diventare un'esorcista.
Si ritroverà faccia a faccia con degli occhi zaffiro che la porteranno a odiare e amare...
Dal testo:
– Come esistono i servitori di Satana, esistono i servitori di Dio. Domani Nathaliel inizierà a frequentare la scuola per esorcisti, ti chiedo di tenerla d’occhio e di non fare parola della sua natura con qualcuno- si sistemò le maniche della sua giacca scrutando l’esorcista – E tienila lontana da tuo fratello, o quantomeno non farli stare da soli-
Genere: Fluff, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*i flashback sono scritti in terza persona

Halfvital
Can’t be one of them...

La stanza è silenziosa. Osservo il fuoco, le sue fiamme danzati, il suo mistero irrisolto; lo guardo e rabbrividisco, il solo crepitio interrompeva quell’aria di silenzio; un rumore scoppiettante, orribile.
Troppi ricordi che mi scivolano addosso, mi lacerano sopra come chicchi di grandine, scivolano velenosi come acido sulla pelle, graffiano e solcano come spine. E io vado sempre a finire sotto quelle torture.
Osservo fuori dalla vetrata dello studio, osservo le luci della città, la vita di quegl’umani che passa velocemente. La vita che non ho mai potuto avere. I Coal Tar che volano.
Ogni volta, quando la situazione si fa critica per il mio tutore, vengo trasferita in chiese, monasteri, campi di addestramento per esorcisti, e così via, contro la mia volontà. Perché non ne hai, volontà, quando il tuo “padre” adottivo è un demone. Un demone che riesce ad accavallare scuse su scuse come se fosse la cosa più normale, come “Ti spedisco lì per farti migliorare con i tuoi allenamenti di Aria” oppure “Se vuoi essere una vera Knight devi conoscere ogni singola arma da taglio e saperla usare”.
Ma non vengo mai, e ripeto mai, allenata in scuole preparative per esorcisti. “Troppe missioni, troppa gente, troppe distrazioni… non fa per te”.
In questi ultimi mesi la questione del partire è diventata più pesante e grave. Ero stata avvertita che il re di Gehenna sarebbe comparso in presto e che io ero quella più ricercata insieme ad altri, allora sono stata mandata in qualche angolo sperduto in India da una sacerdotessa-esorcista che non faceva altro che parlare delle sue divinità e delle varie forme umane di un angelo, raccontando con maestria e teatralità la storia di quattro, si fa per dire, essere alati che portavano pace e amore. E allora io mi chiedevo se posso definirmi, in parte, una di loro. Non sono calma, non sono pacifica, sono aggressiva, furba, manipolatrice… qualità troppo sporche che non si addicono ad un angelo.
Come se io volessi esserlo… voglio diventare un’esorcista: uccidere, demoni e angeli… diventare la prima esorcista ad aver ucciso angeli con le sue stesse mani… verrei forse condannata a qualche tortura, non so, ma solo perché gli umani, gli esorcisti, vedono e si ispirano al lato buono delle cose.
I demoni sono malvagi, gli angeli sono buoni… come no.
So come reagiscono gli esseri divini, so come si trasformano, come diventano… so che i demoni non sono nulla in confronto alla malvagità velata degl’angeli.
-Mephisto- sussurro. Facendo volgere lo sguardo del mio tutore su di me. Mi lego velocemente i capelli in una coda laterale come per evitare di nascondermi sotto quei lunghi fili avorio. Fisso il demone, che con fare curioso mangia un pacco di marsh-mellow sulla sua poltrona –Voglio iscrivermi alla scuola preparativa- dico. Non è la prima che glielo chiedo, ma oggi volevo chiederlo di nuovo, cercando di convincerlo, di fargli il capire il perché di quella scelta, doveva capire.
-Thalia, darling, non ne hai bisogno- dice sogghignando. Mi vedo pronta a sentire il suo discorso sulle mie abilità innate, quindi cerco di interromperlo.
-Si che ne ho bisogno.- ribatto -Hai detto che il male è passato, che Satana non si farà vedere per un po’… ed io non ho ancora trovato mio padre- dico in uno sguardo serio, duro e inespressivo. Mio padre, il mio “amato” padre… quello che ha lasciato me e mia madre da sole, che è scappato e se ne andato lasciandoci nel vuoto del pericolo e delle fiamme blu –Voglio trovare mio padre, voglio diventare un’esorcista, una VERA esorcista… non voglio essere sbattuta in ogni angolo del mondo per “perfezionarmi”. Voglio partecipare a delle missioni, voglio perfezionarmi in ogni materia, lo voglio- continuo in uno scatto d’ira.
Mephisto mi guarda, indaga sulla mia espressione, sulle mie intenzioni, tace.
-Voglio ricordare il volto di mia madre… non ricordo più come era fatta! E non voglio ricordarla da sola…-
Aspetto la sua sentenza, la sua risposta.
-Ne riparleremo dopo, sweetheart, adesso controlliamo le suture- vorrei urlare, cazzo. Mi sono preparata tutto un discorso e lui lo devia con un velo pietoso di “ne parleremo dopo” e “controlliamo le suture”. Vorrei sapere perché ogni volta fa così, amore paterno?Preoccupazione? O semplicemente ci tiene a me perché sono la sua arma più importante? Non lo so.
Sbuffo, e in un movimento veloce, un arco riflesso lo definirei, mi tolgo la felpa grigia rimanendo soltanto con l’intimo. Non provo vergogna, mai provata con Mephisto, e neanche di questo so il perché però ho dedotto delle ipotesi come… “E’ gay” o…. basta, è l’unica ipotesi che ho fatto da quando lo conosco.
Mi avvicino a lui mostrandogli la schiena dove, all’altezza della scapole, due ferite richiuse non hanno intenzione di rimarginare e dolgono. Si aprivano e si chiudevano ogni volta e non era una delle sensazioni migliori, per questo Mephisto mi ha assicurato di mantenerle chiuse con una sorta di sortilegio.
-Quando cresceranno?- gli chiedo come sempre. Sperando che un giorno mi avrebbe dato una risposta differente da…
-Non lo so-
Lo sento sfiorarmi le suture, sussurrare parole demoniache mentre la sensazione di cicatrizzazione si fa sentire.
Dopo anni che i miei poteri si sono mostrati le ali non intendono crescere, ho sempre pensato che fosse perché non ho migliorato nell’uso del mio dono ma sono sicura che la crescita non era dovuto a quello.
Un giorno le avrei avute, morbide e flessuose ali avorio, o bianche, o nere. Ali cosi sottili da muoversi ad ogni respiro e forti da farmi librare nell’aria, farmi sentire libera.
Quando stavo in India mi era stato raccontato qualcosa sulle manifestazioni delle ali divine: c’erano angeli che portavano ali grandi come edifici di pochi piani e che al solo richiudersi formavano spostamenti d’aria violenti, quelle ali crescevano  soltanto ai guerrieri, ai succubi dei propri ordini, marionette danneggiate, che avrebbero fatto di tutto, avrebbero seguito gl’ordini alla lettera.
Poi , c’erano, quelli dalle ali fuse ai propri bracci, come volatili. Angeli liberi il cui loro destino era solcare giorno e notte i cieli per controllare la vita mondana.
E, infine, quelli dalle ali morbide, non troppo grandi ma divine in tutto e per tutto. Erano descritte come ballerine di danza classica nelle parole della sacerdotessa-esorcista che mi aveva raccontato quelle storie.
Descriveva ali leggiadre che quando si richiudevano si stringevano fra di loro prendendo la forma e gli incavi della schiena dell’angelo.
Ma esistevano anche altri tipi di ali, ali morte, ali vive, ali marmoree… tutte quante un serie di piume che marchiavano il destino d’ognuno.
Mephisto toglie le mani dalla mia schiena e mi lascia alzare. Mi rivesto velocemente furiosa per la sua risposta non data e mi dirigo verso la porta.
-Te lo chiedo per favore- quasi sibilo – Pensaci, ok?- esco non aspettandomi una risposta. Guardandomi la punta delle dita. Crepe.
 
-Mephisto Pheles?- ripeté la bambina strofinandosi gli occhi con un mano.
-Esattamente, scricciolo, Mephisto Pheles demone e esorcista, cavaliere onorario per l’esattezza- si elogiò l’uomo – Nonché tuo salvatore- si strofinò le dita sulla giacca in maniera egocentrica mentre lasciava intravedere tutta la sua altezzosità.
-Dov’è mia madre? E perché mi sto rompendo?!- la bambina prometteva di piangere cosa che fece stare in allerta il demone il quale non sapeva minimamente come comportarsi con i bambini. Erano semplici involucri di carne, ossa e pelle, frignoni , ma la bionda davanti a se era diversa, un semi-angelo con i poteri attivi in circolazione. Quando aveva saputo che stavano ricercando un essere per metà divino non pensava ad una bambina inesperta della sua natura.
-Darling…- iniziò – la tua mamma è morta- forse era stato troppo duro, senza il minimo tatto. Si morse il labbro, non sapeva minimamente come parlare in modo gentile ad una bambina a cui pochi secondi fa veniva sbattuta in faccia la dura verità senza esitazione.
Nathaliel pianse silenziosamente, guardando il pavimento della stanza del demone.
-Ehi, ehi non piangere- iniziò Mephisto entrando nel panico mentre si muoveva in modo confuso e disperato. “Forse devo portarla dal prete” si disse mentre guardava la bambina. Ma non poteva portarla da Shiro Fujimoto, lui doveva pensare a un semi-demone e non poteva presentarsi con una bambina che era il perfetta contrario di quel ragazzino, chissà cosa sarebbe successo. Fiamme blu e luci appariscenti incontrollabili che si sfidavano. No, non poteva farlo e poi Nathaliel gli serviva –Non pensarci, ok? Tua madre mi ha detto di dirti che ti voleva bene-  disse sorridendo imbarazzato – E che adesso e vicina al tuo papà-
-Mio padre?- chiese asciugandosi le lacrime e guardando il demone quasi meravigliata.
-Esattamente, darling. Tuo padre- sospirò. Come avrebbe spiegato che suo padre non era umano? –era un… angelo- strizzò un occhio aspettandosi una reazione della bionda che però si limitò a guardare ammirata il demone –Un angelo forte- continuò a mentire –Ecco perché ti stai rompendo- rispose alla domanda precedente usando i termini più semplici che conoscesse –Hai un grande potere…- assunse un’espressione interrogativa.
-Nathaliel- sussurrò la bambina
Mephisto sorrise o ghignò, non si riuscì a capire.
-E tu sei un demone?- chiese la bambina pensando al modo in cui si era presentato il suo nuovo “amico”.
-Esattamente Thalia, darling- rispose
-Sei cattivo come gl’altri? Gl’altri sono cattivi- la bambina fissò il demone che si meravigliò di come un’ angelo potesse avere delle iridi così rosso cremisi. Un colore quasi maligno. E rimase più meravigliato quando capì che lei poteva vederli, poteva vedere i demoni… anche senza il masho.
-No, non lo sono- sorrise sincero, per la prima volta sorrise sincero ad un angelo.
 
Non voglio tornare nel mio appartamento, in questi ultimi giorni ci sto troppo là dentro, rinchiusa con le mie paranoie  e la monotonia. Quando mi trovo all’Accademia è tutto un andirivieni per lo studio di Mephisto e l’appartamento.
Da piccola, invece, mi aggiravo tra i corridoi degl’alunni, uscivo fuori da quell’edificio a passeggiare, una bambina di pochi anni che non sapeva come far passare il tempo e che, molto spesso, veniva fermata dalle ragazze degl’ultimi anni che amavano i bambini. La bambina dagl’occhi di fuoco e i capelli pallidi; dalle guance rosee e la vocina bassa.
Ora adesso mi detesto, odio la mia magrezza, le iridi, ora, troppo rosse, la pelle di porcellana troppo pallida e i capelli che per poco non si mimetizzano ad essa.
Non importa.
Allungo la manica della felpa in modo da coprirmi il palmo delle mani mentre le mie gambe iniziano a rabbrividire per un piccola folata di gelo proveniente da un finestra. Forse non dovrei uscire a quest’ora con dei miseri pantaloncini ma ormai i miei piedi, nelle converse, hanno iniziato a muoversi con fare lento.
Guardo l’ora da un orologio, vecchio stile, appeso ad una parete. Tra un’ora esatta ci sarebbe stato il coprifuoco, devo sbrigarmi.
Finalmente, dopo dieci minuti esatti, riesco ad uscire da quell’edificio dopo aver passato in mezzo a classi deserte e corridoi brulicanti di gente intenta a parlare di verifiche e test e che di tanto in tanto si voltavano verso di me, strofinando il loro sguardi lascivi e sporchi su di me.
“Gli uomini farebbero qualsiasi cosa per ottenere una cosa” mi aveva detto  una volta Mephisto, mentre guardavamo un film, se non sbaglio Mean Girls o una cosa del genere. Uno di quei film sui liceali americani che vogliono solamente una cosa. Sesso.
“Cosa?” gli avevo chiesto e lui era arrossito peggio di me ( e il mio rossore si nota molto). Tutt’ora non so di cosa stava parlando ma so che ha che fare con quelle stupide pratiche erotiche disgustose, quello dove il piacere carnale e l’unica cosa che conta.
Mentre cammino per le vie di terra battuta preferisco osservarmi le mani fredde che soffermarmi a lanciare sguardi disgustati a qualcuno, che si sofferma troppo a guardarmi le gambe. Si, dovevo evitare di scendere in quel modo, ma non vedo quale sia la differenza tra pantaloncini e orrende mini gonne rosa confetto che sono costrette a indossare le studentesse dell’Accademia.
A furia di camminare mi sono ritrovata in quello che può definirsi giardino inglese, se si lascia stare l’immensità dello spazio. Prato inglese finemente curato e pulito, alberi di ciliegio con i loro fiori rosa e un lago artificiale che rispecchia perfettamente la mezza luna della sera. Mephisto non ha mai badato a spese quando si parla di classe.
Decido di sedermi all’ombra di un ciliegio isolato, appoggiando la schiena al tronco, fisso di tanto in tanto le increspature delle acque o le luci della luna.
Tutto così tranquillo…
Fino a quando non sento l’avvicinarsi di gente che sembra gemere per il dolore come schiavi sotto tortura.
Mi accuccio di più sotto l’albero cercando di non farmi notare.
-Io ci rinuncio! Non riuscirò ad alzare mai più un peso- una ragazza dai corti capelli biondi ansima toccandosi la schiena in un punto dolente. L’espressione stanca è evidente e potrei notare perfettamente i nervi tesi –Ohi, ohi… credo proprio che questa sera non riuscirò a piantare qualcosa- si siede sul prato
-La colpa è tutta tua, Okumura, sei un idiota!- un ragazzo con i capelli mori e la cresta bionda inizia il suo discorso fulminandone un altro ragazzo che non mostra segni di stanchezza anche se dalla faccia posso dedurre che non vede l’ora di ricongiungersi con il suo letto.
-Colpa mia? Hai iniziato tu!- ringhia decisamente infastidito mentre poggiava uno strano involucro rosso accanto a se.
-Avete iniziato voi due! E ci sono andati di mezzo tutti. Siete due deficienti- quando stava per iniziare il discorso su di chi fosse la colpa inizio a volgere lo sguardo sul ragazzo dall’aria poco stanca.
La luna e i lampioni lontani riescono a illuminare i suoi capelli perfetti bluastri, riempiendoli di sfumature scure. Sfumature che si ripetono perfettamente negl’occhi, anche da questa distanza riesco ad osservarli , forse grazie alla mia natura da semi divina.
Lo osservo meglio e noto una dentatura bianca dove due canini acuminati sono la particolarità. Sono come quelli di Mephisto ma più… umani.
La sua aura è scura e maligna, una serie di sfumature nere e grigie che si mescolano formando quello che è un colore indecifrabile. Mi attanaglia lo stomaco e mi porta inquietudine guardarla, sapevo che quel colore significava male per gli umani.
A differenza dei demoni e degl’angeli, gli umani cambiano il colore della propria aura in base al comportamento e alle emozioni provate mentre, per esempio, quelle dei demoni hanno solamente un colore scuro, che non cambia mai.
-Perché gli spii?- mi getto in avanti di scatto esponendomi al rischio di essere vista mentre la paura inizia già a far crepare le dita delle mani.
Mi volto  e riconosco gli occhi verde-azzuro di Amaimon che con noncuranza mangia un lecca-lecca appeso a testa in giù al ramo di un albero. Lo odio. Odio quel Re della Terra che mi viene accollato ogni volta che metto piede fuori dalla mia stanza. Non lo sopporto con i suoi modi bambineschi e i suoi strani modi di esprimersi ,anche se Mephisto continua a dire che “Amaimon è forte e orrendo come un vero demone” io stento a credici, anche perché è costretto ormai a essere un criceto e diventare “umano” solamente quando gli è permesso da Mephisto, cioè quando io non sono in giro.
Quel demone è stressante, come un vero padre. Uno di quelli veri, no angeli che ti lasciano a morire.
-Cazzo Amaimon! Ti sembra il modo di spuntare questo?- sbottò strofinando le mani convulsamente per far affievolire quel poco potere risvegliato –Non c’è bisogno che stai qui. Sto ritornando in camera- mi affretto a dire stufa già dalla presenza del demone –E, comunque, non li stavo spiando-
-Sono degl’idioti- lo sento dire con asprezza mischiata alla noia del momento.
-Li conosci?- chiedo con poco interesse.
- Sono successe tante cose prima che Satana non si facesse vedere; e una di queste e un piccolo scontro dove c’entro io… niente di che Nathaliel. Non fare domande- mi dice chiudendo gli occhi e scomparendo, sicuro che sarei ritornata in camera.
Mi lascia lì nelle mie domande e nel vociferare abbassato. Non ho mai saputo cosa sia successo con il grande Re di Gehenna, Mephisto non me lo ha mai voluto dire quando sono ritornata dall’India e non ci ho pensato più di tanto, non interessata agli scontri tra demoni, superficiali e senza un preciso motivo… anzi il motivo è risaputo, come un cliché di un film, conquistare Assiah ed essere il padrone dell’universo incontrastato… come no.
Assia e Gehenna sono due mondi che si guardano come due specchi e a loro volta sono riflessi da un mondo ancora più grande, quello divino, Somniatiah… o Paradiso, ma il Paradiso viene sempre immortalato come un luogo pieno di nuvole che fungono da pavimento e angeli che passeggiano tranquilli attorno a fontane d’acqua, e Somniatiah non è quello, io l’ho sempre visto come un campo di addestramento militare ma non so veramente com’è.
Sospiro facendo ritorno nelle mie quattro mura.
 
Il camino è di nuovo acceso e le fiamme sembrano meno violente dell’ultima volta. Dita esperte si intrufolano tra  miei capelli, mi accarezzano, spazzolano e intrecciano. Labbra serrate intonano una melodia accompagnata dal crepitio delle fiamme, così caldo e straziante.
Vicino a me giace uno specchio che riflette perfettamente le macchie d’umido sul tetto, vicino all’oggetto mollette e pettini sono sparsi sul tappeto.
Automaticamente prendo lo specchio e mi accorgo solo adesso che è trafitto da tre spaccature. Come le vene di un polso si prolungano in solchi più piccoli, lo stesso aspetto della mia pelle quando mi trasformo e uso i miei poteri, orrenda, spaccata, ferita, pelle che riflette il lato oscuro delle cose.
Mi osservo tra le venature e i vari punti di vista, mi trovo diversa: il viso è più rotondo, meno magro, gli occhi più opachi e i miei capelli decisamente più lunghi. La figura dietro di me e alta e lunghi capelli neri le ricadono sulle spalle.
 Un tuffo al cuore, la lama di un coltello che taglia minuziosamente ogni vena, arteria e cellula del mio cuore. Chiudo gli occhi e sento il freddo di ogni lacrima scendere dai miei occhi mentre si infrangono velocemente per terra.
Non può essere vero, non ora, non adesso.
-Che succede Nathaliel?- la sento dire. Lei che c’è sempre stata, lei che non riesco a ricordare.
Riapro gli occhi e adesso lo specchio è perfettamente integro, nessun graffio o granello di polvere a rovinarlo e il mio viso sembra ritornare quello che è sempre stato: magro, freddo, insensibile, dallo sguardo cremisi.
Lentamente mi volto, ma la figura di mia madre è scomparsa e con lei una parte della mia vita.
Sento caldo, troppo caldo.
-Sei bellissima!- ride inquietantemente una voce… quella voce. Tanto conosciuta quanto sconosciuta.
Fiamme blu e fuoco intenso. Un’altra volta si ripete la mia tortura. Altre ferite riaperte e voglio solamente che il mio tutore venga a prendermi e ad aiutarmi come se fossi una bambina che scappa dal suo incubo più nascosto, il suo primo mostro, quello che non si può eliminare.
Sento una presa forte e vera.
Brucia, cazzo, brucia mentre vengo gettata sul pavimento e le lacrime non cessano di scendere. Chiudo gli occhi una seconda volta e sento il fuoco divorarmi ora in ogni punto, strisciare dentro di me mentre sento la musicalità delle fiamme farsi più forte e la presenza di qualcuno sopra di me.
Con gli occhi spalancati individuo una perfetta dentatura composta solamente da zanne e occhi blu che sembrano essere lo specchio del fuoco intorno a me. Respiro faticosamente mentre soffro lentamente a causa del bruciore.
-Hai deciso di guardarmi in faccia, finalmente!- urla il mostro addosso a me. Le sue mani sono poggiate ai lati della mia testa bruciando violentemente mentre una lunga katana è stretta intorno ad una mano.
-Ancora… tu- riesco solamente a dire bloccando finalmente le lacrime
Il ragazzo ghigna. Lo riconosco: ogni e capelli bluastri, tratti spigolosi ma decisi, il viso di un diciassettenne che ha passato la vita a massacrare di pugni chi lo disturbava. Lo stesso ragazzo dall’aura scura.
Devo scappare ora o mai più.
-Sei cresciuta Nathaliel! Farò una cosa veloce, mantenermi in questa forma mi causa troppa difficoltà, devo sbrigarmi prima che i pensieri di quello stronzo di un semidemone si impadroniscano del suo corpo- sibila mentre le zanne si mostravano in tutta la loro mostruosità –Cosa che non aiuta dati gli istinti carnali di quel bastardo- inizia a fissarmi minuziosamente. Sono tentata di sputargli in faccia ma così non potrei neanche sognare di scappare… l’unica soluzione è sfruttare la situazione, come consigliava sempre Mephisto.
So di stare guardando il re di Gehenna, so che questo non è il suo corpo e lui me ne ha dato conferma. L’anima , inoltre, del proprietario del corpo è un anima forte, combattente che interferisce la perfetta possessione anche di Satana stesso.
Volto la testa verso la katana, stretta nella mano del demone. Potrei prenderla e usarla ma sarebbe rischioso, l’unica soluzione è risvegliare l’anima soffocata.
-Questa non è la tua forma…- sussurro graffiando il marmo del pavimento – Sei combattuto…-
-Penso di averlo detto questo, puttana, ora ascoltami bene… le tue scelte sono molto limitate, puoi decidere se offrirti a me e rimanere quello che sei,  oppure morire nell’angoscia e nel tormento che divoreranno la tua anima e che ti causerà la Corte Bianca. Io so cosa si prova, ma ogni sentimento di distruzione è diventato il mio potere e adesso sono un re, un dio… Gli angeli sono bastardi, vero? Vogliono toglierti tutto per mantenere perfetto l’equilibrio della loro giustizia… li conosco così bene… uno di loro è stato il mio primo amore, ora lo odio… e lui rimane indifferente- con ghigni seri, mi lesionava con lo sguardo – Amare troppo qualcuno ti porta ad odiarlo… è l’unica risposta che mi do ogni volta. Anni e anni per cercare di distruggere, per poi essere distrutto ma non morire… è così insana questa situazione…
Invece come funziona con voi divini? Tuo padre se ne fotte di te, io invece odio la mia progenie perché la amo…- si toglie da sopra di me e inizia a fissare la katana tra le sue mani per poi passare un dito sulla lama e praticare sempre più tagli sulla pelle incendiata.
Con il corpo ricoperto di sangue rossastro mi alzo e corro via, attraversando la mia vecchia dimora.
Le stanze sono diverse e ognuna sono un ricordo diverso.
Quando ho imparato a camminare con mia madre che mi reggeva; i pomeriggi di gioco; quando venivo sparlata dai genitori dei miei coetanei; i miei coetanei che avevano paura di me…
-Il tempo è scaduto- un sussurro caldo si infrange sulla mia schiena –Non mi hai fatto finire!- ringhia il demone prima che io inizi a boccheggiare alla ricerca d’aria, fissando una lama che fuoriesce dal mio stomaco,coperta di un sangue chiaro. Comincio a respirare affannosamente mentre ogni mio organo si dissolve, mi volto verso il demone e svengo dopo aver visto il volto di mia madre in lacrime che maneggiava la katana.
 
Al mio risveglio da quell’incubo il mio corpo è completamente avvolto dal sudore e l’unico spettatore è una figura dalle cavità oculari svuotate  e due strane forme aggraziate dietro le spalle.


Little Wonderland
Heilà! Allora sono passati mesi dal prologo XD e me ne rendo conto, ma io avevo scritto chiaro e tondo che gi aggiornamenti non sono per niente frequenti u.u
Anyway, in questo capitolo, possiamo notare evidentemente come ha passato gli anni la nostra carissima Nathaliel, in giro per il mondo a causa di Mephisto (che nella storia è molto protettivo.... chissa perchè.... :3). Inoltre ha avuto il primo incontro con Rin (versione possessione ma dettagli) e nel prossimo capitolo si scoprirà la figura che si cela nel buio della sua stanza. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (anche se consiste solamente nella descrizione della vita di Thalia, ma dovevo pur raccontare la storia del semi-angelo *-*)
Ora mi dileguo... ma prima cliccate questo link --> 
http://jade-anne.deviantart.com/art/Nathaliel-Murakami-OC-Ao-no-Exorcist-504467288 troverete Nathaliel secondo la mia testa (essendo anche una photoshopper ho voluto fare questo fotomontaggio).

P.S  (Ribadisco) Gli aggiornamenti possono avvenire dopo secoli... in quel caso datemi per deceduta o in vacanza *-*
 
 
   
 
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