Serie TV > Betty la fea
Segui la storia  |       
Autore: Butterfly8    04/02/2015    4 recensioni
Questa storia è il seguito de "I quarant'anni di Betty". In questa storia avranno un ruolo più attivo tutti i protagonisti "secondari". Armando e Betty sono uniti più che mai e saranno i punti di riferimento per tutti gli altri. Buona lettura e aspetto i vostri commenti e recensioni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Camila

Da quando ho visto mio marito con Marcela Valencia, mi sembra che una valanga mi sia caduta addosso. Non posso credere che mio marito, il fedele, abbia una storia proprio con lei.
Io, non sono riuscita a continuare la mia storia con Mario Calderon.
Il fuoco si è spento sotto il sole della realtà. Lo sapevamo entrambi che prima o poi sarebbe finita. Non era di certo l’amore del secolo, il nostro. E poi, c’è Sandra che aspetta la figlia di Mario. Anche se non so se se ne renda bene conto nemmeno lui, è totalmente impegnato in questa cosa al punto di mettere le donne da parte.
Ma questo non c’entra con me. Io…. Io voglio Alberto. Mio marito. Sono passati tre mesi da quando ci siamo lasciati. Da quando ho rovinato la vita a mio figlio.
Vado nell’ufficio di Betty, devo trovare un modo per riappacificarmi con lei. Le ho detto parole terribili. E non le pensavo. Ho combinato un vero casino. A mia discolpa però devo dire che quando ho sentito Alberto in quella telefonata, sono andata nel panico. Pensavo che avesse da tempo una storia con Abigail e non avrei mai accettato di sapere che era così. Che io in qualche modo l’avevo spinto tra le braccia di un’altra. Ho attaccato per difendermi, diciamo, e adesso l’ho davvero spinto nelle braccia di un’altra.
Busso. “Betty…” chiamo e apro leggermente la porta. La vedo che sta parlando animatamente al telefono. Mi fa cenno di entrare. Chiude la telefonata e si rivolge a me.
“Scusami, non volevo disturbarti” le dico. “Sono venuta per invitarti a pranzo.”
“Non mi disturbi, stavo parlando con Armando per stabilire chi portava Roberto in piscina. Io sono oberata di lavoro, come puoi vedere, penso di pranzare qui velocemente” mi risponde.
“Betty… “ inizio “vorrei scusarmi per le parole che ti ho rivolto. Ero fuori di me, fuori di senno. Ti prego. Vieni con me a pranzo. Se non parlo con qualcuno esplodo!”
“Mi sorprende che tu voglia parlare con me! Io sono una donna morta dentro che mai e poi mai potrebbe capire i tuoi tormenti, ricordi?!” mi dice ripetendo le mie parole.
“Ti prego … non ripetere più quello che sono stata capace di dirti. Compreso il fatto che in realtà tu vorresti Daniele Valencia e non mio fratello. Mi sono sentita attaccata e ho reagito male!”
“Va bene Camila. Io so benissimo cosa sono capaci di fare i Mendoza quando reagiscono male” mi dice. Probabilmente si riferisce a quella vecchia storia con mio fratello. “L’ho vissuto sulla mia pelle. Accetto le tue scuse. Ma solo ad una condizione” aggiunge. “Mi dici cosa ti succede??”
Le racconto tutto. Della telefonata che ho ascoltato e del perché mi sono comportata in quel modo.
So che lei sa già tutto, perché ha ospitato per un mese Alberto e per tre mesi mio figlio. Ma io, non ho dato finora spiegazioni a nessuno.
“E quindi ora la tua storia con Calderon sarebbe finita?” mi chiede.
“Non sarebbe finita. È finita. Te lo giuro. Da un mese. E non ho una storia con nessuno. Voglio solo mio marito!” le dico.
“Camila, sei consapevole di averlo ferito a morte? Non è un pacco postale! Non è un oggetto che prendi e lasci come vuoi.”
“Lo so. Ho fatto un pasticcio. Ti prego, andiamo a pranzo fuori!” le chiedo.
“Ok, andiamo a pranzare fuori” accetta lei.

 

Non so in quale preciso momento di tutta questa storia, io mi sia  svegliata e mi sia chiesta ‘Dov’è Alberto?’. Sarà stato vederlo con Marcela Valencia? Sarà stato perché da diciotto anni della mia vita è al mio fianco? E perché improvvisamente mi manca, se solo tre mesi fa gli ho detto che mi opprimeva? Mi sono comportata come una pazza. L’ho praticamente costretto ad andare via di casa e adesso invece, quando ci torno, mi manca da morire trovarlo lì o vederlo arrivare e ricevere il suo bacio alla base del collo, quasi sulla nuca, ‘perché qui, posso baciarti solo io, nessuno lo farebbe per salutarti.’
Lo rivedo in tutti questi anni, arrivare a casa nostra e sollevarmi i capelli per baciarmi il collo, o farlo direttamente se avevo i capelli legati. Il nostro saluto. Cosa mi ha preso tre mesi e mezzo fa? Io voglio stare con lui. E invece l’ho spinto nelle braccia di Marcela Valencia.
Arriviamo da Le Noir.
Il solito cameriere ci accoglie e ci fa sedere ad un tavolo.
Improvvisamente, io e Betty, sentendo ridere, ci giriamo e ad un tavolo poco lontano dal nostro sentiamo delle voci familiari. Il sangue mi si gela nelle vene.
Alberto e Marcela Valencia stanno brindando con dello champagne presumo! Una furia terribile si impossessa di me, ma Betty mi ferma con una mano.
“Beatriz!” dice Marcela rivolgendosi a noi.
“Salve Marcela, Alberto” le risponde mia cognata.
Lo guardo con intenzione. Voglio metterlo in difficoltà. Voglio strappare tutti i capelli di Marcela Valencia e toglierle quell’odioso sorriso
dalla faccia!
“Beatriz, Camila” dice lui “accomodatevi pure” facendo il gesto di spostare le sedie del suo tavolo.
“NON DISTURBARTI” dico io in un tono glaciale “andiamo via, vero Betty?” le chiedo.
“Certo, si andiamo via. Avremo altre occasioni per vederci” risponde lei.
“No, non potete andare via!” ci dice Alberto. “Dovete brindare con noi… Sono diventato il nuovo proprietario di Le Noir! L’ho appena comprato. Stavamo brindando a questo!” aggiunge sorridendo.
“Che coooosaaaaa?” quasi grido io.

 
Betty cerca di trascinarmi via, ma io incurante della presenza della gente prendo mio marito per un braccio e lo trascino da parte.
“Che cosa significa che hai comprato questo ristorante?” gli chiedo.
“Cosa vuoi che significhi? Ho comprato il ristorante. Era in vendita. Lo rinnoverò!” mi risponde.
“E perché non mi hai detto niente?” continuo io.
“Perché non ti riguarda. Cosa avrei dovuto dirti? Ormai non fai più parte della mia vita!”
“Dove hai preso i soldi? Sono ancora tua moglie dopotutto! Non ci siamo separati legalmente!”
“Camila, non capisco perché fai così? Pensi che io non sia in grado di fare affari senza essere sposato con te? Bene, allora ti informo che ho venduto le mie quote della CAM2, ho guadagnato dalla vendita ventimilioni di dollari circa e sto facendo degli investimenti. Alcuni con Nicolas Mora, alcuni con tuo fratello e altri in quello che è il mio settore, nel quale dovrei avere sufficiente esperienza non credi?”mi dice.
“Non ho mai pensato che tu non fossi in grado di fare affari senza di me! Sono solo stupita perché non me ne hai parlato!” gli dico.
“Veramente non sono tenuto a dirti niente della mia vita. Ormai siamo separati!” mi risponde lui.
“Non dire sciocchezze!”
“Non sono sciocchezze. E’ la verità. Tu hai la tua relazione e io…” non lo lascio finire di parlare.
“Io non ho più nessuna relazione. Io e Mario ci siamo lasciati. È finita” gli dico.
“Non posso crederci! Non starai pensando che dobbiamo tornare insieme vero? Perché adesso sono io  non volere più, hai capito??” mi dice.
“Non voglio niente Alberto! Anche se … si lo vorrei! So di averti ferito” gli dico.
“Basta Camila, devo andare. Marcela mi sta aspettando…” mi dice. Sento una morsa allo stomaco. Sono gelosa. Terribilmente gelosa.
“Aspetta” lo fermo. “Voglio chiederti una cosa, cioè di una persona … come sta Dodo. Come vi trovate nella nuova casa solo tu e lui?”
Mio marito e mio figlio hanno lasciato casa di Betty e sono andati a vivere assieme, ma per conto loro. Hanno una governante ma per il resto si arrangiano.
“Sta bene Camila. È un ragazzo in gamba, ma non vuole ancora parlarti nonostante io provi a chiederglielo ogni giorno!”
“Ho combinato un autentico disastro! Perdonami se puoi… “ gli dico e lo lascio andare via.
Torno verso Betty.
“Cosa ne dici se mangiamo qualcosa qui?” le chiedo. “Tanto ormai da qualsiasi parte andassimo, faremmo troppo tardi per tornare in Ecomoda e il mio pranzo è comunque rovinato!”
“Per me va bene!”
Ci accomodiamo al nostro tavolo. Betty mi vede abbastanza agitata. Trangugio due bicchieri di vino, uno dietro l’altro.
“Camila tutto ok?” mi chiede lei.
“Betty… come ti è saltato in mente di far incontrare Marcela Valencia e Alberto?”
“Non sono stata io. Sono state le circostanze! Lei era in ospedale quando Armando ha avuto l’incidente. Lo sai anche tu che … da cosa nasce cosa…” mi risponde.
“Betty … basta così.”
Mi sento male. Sento un vuoto che si apre dentro di me. Mi sento risucchiare dalla mia stessa stupidità. Come ho potuto lasciare Alberto?
“Posso farti una domanda?” mi chiede mia cognata dopo che abbiamo ordinato.
“Dimmi pure.”
“Tu Alberto lo ami davvero o la tua è smania di vincere?”
“E questo cosa significa?”
“Significa che mi dai l’impressione di rivolerlo perché sei arrivata prima tu nella sua vita e non Marcela o qualcun’altra e che ora lo rivuoi come si vuole un giocattolo che ci hanno portato via. Ma questo ha a che fare qualcosa con l’amore?” mi chiede tutto d’un fiato.
“Betty….. io non lo so! Dannazione non lo so!”
“E non pensi che dovresti scoprirlo?” mi chiede.

 

 

***

 

Un mese dopo
Sono qui a Le Noir. Il locale è completamente rinnovato. Adesso c’è una zona bar molto più ampia e fornita e inoltre il locale è diventato molto più moderno e raffinato. Mio marito ha fatto un buon lavoro. Già mio marito. Oggi pomeriggio al matrimonio di Nicolas non ha fatto che giocare con la sua fede. Non si era accorto che lo stavo guardando, ma quando mi ha beccata non mi ha più fatto vedere se si fosse tolto l’anello che io gli ho messo al dito quasi diciotto anni fa.
Stasera sono qui, sono venuta ad ubriacarmi. Non so se  camerieri e barman sappiano che io sono la moglie di Alberto Montero il proprietario! Non mi interessa neanche. Voglio ubriacarmi. Voglio dimenticare quanto sono stata stupida. Per tutto questo mese la domanda di Betty mi è frullata nella testa.
Il mio è amore o smania di vincere? Non lo so. Non riesco a credere che mio merito abbia una storia con Marcela Valencia, che sta iniziando a durare un po’ tanto. Continuo a bere vodka, voglio perdere i sensi. Tanto i miei figli sono al sicuro con i miei genitori. Questa sera voglio solo ubriacarmi per dimenticare. Non ho potuto invitare Betty perché lei non sarà mai la mia compagna di bevute.
Questo locale al momento è in auge. E’ una buona cosa farmi vedere qui. Devo dire a tutti che sono sul mercato.
Sono abbastanza sbronza. Appoggio la testa sul bancone. “Signora tutto bene?” mi chiede il barman.
“Si. Tutto benissimo. Un’altra vodka!”
In quel momento vedo entrare Alberto e rimango senza fiato. Mio marito è sempre stato un autentico schianto ma lui non ha mai dato peso a queste cose. Entra e tutte le donne si voltano per guardarlo. Diciamo che guardarlo non ti ispira proprio pensieri decenti. E io, col tempo, mi ci sono abituata. A questa grande bellezza corrisponde una grande moralità. Però dio mio. È alto e muscoloso. Ha due occhi verdi che a volte sembrano azzurri. Più invecchia più è bello.
Bevo la mia vodka tutta d’un fiato!
E mi appoggio nuovamente con la testa al bancone. Devo trovare la forza per andare via. Adesso che è arrivato non posso farmi vedere qui.
Faccio per alzarmi, ma barcollo. “Camila!” mi sorregge lui, improvvisamente al mio fianco.
“Alberto!” gli dico, cercando di sembrare sufficientemente lucida “lasciami, stavo andando via!”
“Davvero? Non stavi bevendo come una spugna?” mi chiede lui guardandomi fisso negli occhi. Una volta i suoi occhi erano pieni di amore per me. Adesso quello che ci vedo è solo una grande tempesta.
“Lasciami stare. Sto andando via!” gli dico.
“Camila….”mi dice lui con un tono che non ammette repiche.
“Lasciami ti ho detto!!” ripeto.
Un uomo che era accanto a noi viene in mio soccorso pensando che io abbia bisogno di aiuto.
“Non hai sentito? La signora ti ha detto di lasciarla stare!” gli dice.
“Senti, non preoccuparti” gli dice lui “la signora qui presente è mia moglie. E non ho cattive intenzioni. Davvero. Tra l’altro sono anche il proprietario del locale. Voglio solo che venga via perché è ubriaca!”
“E io dovrei crederci?” ribatte lo sconosciuto.
“Camila, digli che sono tuo marito per favore!” mi chiede lui.
“Oh si, adesso è ancora mio marito ma non so per quanto!” gli dico. “Stia tranquillo. Non ha davvero cattive intenzioni mio marito” dico per tranquillizzare il mio soccorritore che ritorna a voltarsi da un’altra parte.
“Ora vieni con me per favore?” mi chiede Alberto.
“Un attimo!” gli dico. “Dammi la mano sinistra.” Senza aspettare che lui me la porga, la prendo tra le mie mani, anche se con le dita ho già sentito quello che volevo sapere. La fede, la fede che gli ho messo il giorno del nostro matrimonio è ancora al suo posto. Lui non se l’è mai tolta. E nemmeno io.
Questo significa tanto per me.

 

Alberto mi porta nel suo ufficio, sul retro del locale.
Entro e  mi giro intorno. È arredato davvero molto bene. Sicuramente l’avrà aiutato Marcela Valencia. Mentre una volta, sarei stata io a farlo.
Mi siedo sul divano. Lui si toglie la sua giacca e me la fa indossare. Devo dire che questa sera io ho esagerato in tutto. Anche nel vestiario. Dopo il matrimonio sono andata a casa a cambiarmi e ho indossato pantaloni a sigaretta strettissimi, tacco quindici e un top che mi lascia scoperte le spalle.
Volevo fare colpo su qualcuno. Anche se non so su chi.
“Ti chiamo un taxi” mi dice mio marito. “Così torni a casa. Dodo è dai tuoi.”
“Cioè, a casa nostra” dico io.
“Casa tua, mia non lo è più!”
“Certo che lo è. Lo hai detto poco fa che sei mio marito no?” gli dico io.
Non so bene quello che sto facendo. Mi sento brilla ma non ubriaca. Non voglio tornare a casa. Voglio restare con lui. Non voglio lasciarlo.
“Non sono ubriaca e non ho bisogno di alcun taxi” gli dico.
“Io non ne sarei cosi sicuro!” mi risponde.
“Come va la tua relazione con Marcela Valencia?” gli chiedo invece.
“Non intendo parlare con te di questo!” mi dice lui per tutta risposta.
“Mi sto chiedendo da un mese cosa ci sia tra di voi e la cosa non piace affatto!”
“Davvero?” mi chiede lui “E come mai? Hai davvero lasciato il tuo amante e non sai che fare durante il giorno?” aggiunge sarcastico.
“Si, ho lasciato il mio amante.” Sospiro. So che parlare di questo lo ferisce profondamente. L’ho già ferito profondamente. Perché il mio è stato un comportamento davvero stupido. L’ho tradito senza un motivo valido. Tranne che forse io volevo tradire. Oddio mi scoppia la testa.
“Alberto” lo chiamo “scusami per tutto il male che ti ho causato e per le brutte parole che ti ho rivolto. Non le pensavo. Soprattutto quando ti ho detto che sei morto dentro. Non è vero. Ero io che mi sentivo così. Non aveva a che fare con te.”
“Certo Camila. Pensi che chiedendo scusa tutto si risolva no? Fai e disfi quello che vuoi, infischiandotene dei sentimenti delle persone tu….  Tu al centro del mondo, solo tu!” mi dice arrabbiato.
“Lo so” dico.
“No, non lo sai! Non lo puoi sapere. Sai cosa ha significato per me pensare che un altro uomo ti mettesse le mani addosso? Oppure tu sai cosa si prova ad entrare in una stanza e trovare tua moglie, per dio, tua moglie che fa sesso con un altro? Sai cosa si prova a non essere riuscito a proteggere la persona che più di tutti doveva essere tenuto fuori da tutto questo? Io, affronto ogni giorno il disprezzo silenzioso di mio figlio che ritiene che io sia stato così stupido da farmi tradire!  Sai cosa significa vedere tua moglie, la donna con la quale hai pensato di dividere la tua vita, per DUE MESI avere una relazione con un altro e sperare con tutte le tue forze che finisca? No Camila, mi dispiace ma non lo sai. E non ti perdono.” Si gira di spalle.
“Invece lo so. Mi sono comportata come una pazza quindicenne. Hai ragione a dirmi queste cose, ma ti prego, perdonami se ci riesci” gli dico raggiungendolo alle spalle. Lo abbraccio.
“Non ti sei tolto la fede, questo significa che ha ancora valore per te il nostro giuramento” gli dico.
Lui si gira verso di me e si toglie la fede. Apre la mia mano e me la  poggia sul palmo. Mi fa malissimo vederlo compiere questo gesto. Mi distrugge. So che lo fa perché vuole ferirmi. Ma oggi non è riuscito a toglierla. Questo significa qualcosa.
Prendo la sua mano e gliela rimetto al dito. Lui se la ritoglie. E io gliela rimetto di nuovo.
“Non voglio portare la fede” mi dice.
“Invece si che vuoi!” ribatto. “Anche se stai con Marcela Valencia, so che la nostra famiglia è ancora molto importante per te!”
“Come lo è stata per te?” mi dice. La sua accusa mi ferisce. Ma incasso senza il minimo cenno. Dopotutto io sono una Mendoza.
“Non pensiamo a quello che sono stata in grado di fare io!” gli dico scherzando. “Quello che conta è che nulla è perduto definitivamente!”
“Camila, sei davvero fuori di testa se pensi che si possa risolvere tutto con uno schiocco di dita!”
Invece di continuare a parlare, lo colgo di sorpresa e lo bacio.
Lui rimane interdetto. Mi allontana e mi dice “Cosa fai? Sai bene che questo non risolve niente!”
Lo sento così arrabbiato con me che vorrei urlare di felicità! Vuol dire che prova qualcosa per me dopotutto. Anche se è rabbia. E’ sempre un sentimento. Incurante del suo rifiuto, lo bacio nuovamente.
Con più passione. Questa volta non si ritrae, ma mi abbraccia, mi rinchiude in una morsa d’acciaio, che io conosco bene. Non ci stacchiamo l’uno dall’altro e raggiungiamo il divano.
Come mi piace sentire le sue mani vagare sulla mia schiena! Improvvisamente lui si blocca.
“Cosa c’è?” gli chiedo.
“Camila…” mi dice “Tu stai facendo tutto questo perché mi ami o perché vuoi riparare all’errore che hai commesso. Mi ami o vuoi che tutto riprenda come prima per non avere alcun tipo di problema?”
Maledizione! Mio marito mi conosce meglio di quello che pensavo. Mi fa la stessa domanda di Betty. Io non posso mentirgli. Non ci riesco fino a questo punto. Non so cosa rispondere.
Si alza da sopra di me e mi tira con se.
“Per me la discussione finisce qui!” mi dice. L’ho ferito di nuovo!
“Alberto…” provo a dirgli… sono confusa. Non so nemmeno io quello che provo, ma voglio stare con lui.
“Ti chiamo un taxi” mi dice.
“Alberto…” ripeto io con voce flebile.
“Ti chiamo un taxi. Vai a casa adesso.”

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Betty la fea / Vai alla pagina dell'autore: Butterfly8