Da
quando ho
visto mio marito con Marcela Valencia, mi sembra che una valanga mi sia
caduta
addosso. Non posso credere che mio marito, il fedele, abbia una storia
proprio
con lei.
Io, non sono
riuscita a continuare la mia storia con Mario Calderon.
Il fuoco si
è spento sotto il sole della realtà. Lo sapevamo
entrambi che prima o poi
sarebbe finita. Non era di certo l’amore del secolo, il
nostro. E poi, c’è
Sandra che aspetta la figlia di Mario. Anche se non so se se ne renda
bene
conto nemmeno lui, è totalmente impegnato in questa cosa al
punto di mettere le
donne da parte.
Ma questo
non c’entra con me. Io…. Io voglio Alberto. Mio
marito. Sono passati tre mesi
da quando ci siamo lasciati. Da quando ho rovinato la vita a mio figlio.
Vado
nell’ufficio di Betty, devo trovare un modo per
riappacificarmi con lei. Le ho
detto parole terribili. E non le pensavo. Ho combinato un vero casino.
A mia
discolpa però devo dire che quando ho sentito Alberto in
quella telefonata,
sono andata nel panico. Pensavo che avesse da tempo una storia con
Abigail e
non avrei mai accettato di sapere che era così. Che io in
qualche modo l’avevo
spinto tra le braccia di un’altra. Ho attaccato per
difendermi, diciamo, e
adesso l’ho davvero spinto nelle braccia di
un’altra.
Busso.
“Betty…” chiamo e apro leggermente la
porta. La vedo che sta parlando
animatamente al telefono. Mi fa cenno di entrare. Chiude la telefonata
e si
rivolge a me.
“Scusami,
non volevo disturbarti” le dico. “Sono venuta per
invitarti a pranzo.”
“Non mi
disturbi, stavo parlando con Armando per stabilire chi portava Roberto
in
piscina. Io sono oberata di lavoro, come puoi vedere, penso di pranzare
qui
velocemente” mi risponde.
“Betty… “
inizio “vorrei scusarmi per le parole che ti ho rivolto. Ero
fuori di me, fuori
di senno. Ti prego. Vieni con me a pranzo. Se non parlo con qualcuno
esplodo!”
“Mi
sorprende che tu voglia parlare con me! Io sono una donna morta dentro
che mai
e poi mai potrebbe capire i tuoi tormenti, ricordi?!” mi dice
ripetendo le mie
parole.
“Ti prego …
non ripetere più quello che sono stata capace di dirti.
Compreso il fatto che
in realtà tu vorresti Daniele Valencia e non mio fratello.
Mi sono sentita
attaccata e ho reagito male!”
“Va bene
Camila. Io so benissimo cosa sono capaci di fare i Mendoza quando
reagiscono
male” mi dice. Probabilmente si riferisce a quella vecchia
storia con mio
fratello. “L’ho vissuto sulla mia pelle. Accetto le
tue scuse. Ma solo ad una
condizione” aggiunge. “Mi dici cosa ti
succede??”
Le racconto
tutto. Della telefonata che ho ascoltato e del perché mi
sono comportata in
quel modo.
So che lei
sa già tutto, perché ha ospitato per un mese
Alberto e per tre mesi mio figlio.
Ma io, non ho dato finora spiegazioni a nessuno.
“E quindi
ora la tua storia con Calderon sarebbe finita?” mi chiede.
“Non sarebbe
finita. È finita. Te lo giuro. Da un mese. E non ho una
storia con nessuno.
Voglio solo mio marito!” le dico.
“Camila, sei
consapevole di averlo ferito a morte? Non è un pacco
postale! Non è un oggetto
che prendi e lasci come vuoi.”
“Lo so. Ho
fatto un pasticcio. Ti prego, andiamo a pranzo fuori!” le
chiedo.
“Ok, andiamo
a pranzare fuori” accetta lei.
Non
so in
quale preciso momento di tutta questa storia, io mi sia
svegliata e mi sia chiesta
‘Dov’è Alberto?’.
Sarà stato vederlo con Marcela Valencia? Sarà
stato perché da diciotto anni
della mia vita è al mio fianco? E perché
improvvisamente mi manca, se solo tre
mesi fa gli ho detto che mi opprimeva? Mi sono comportata come una
pazza. L’ho
praticamente costretto ad andare via di casa e adesso invece, quando ci
torno,
mi manca da morire trovarlo lì o vederlo arrivare e ricevere
il suo bacio alla
base del collo, quasi sulla nuca, ‘perché qui,
posso baciarti solo io, nessuno
lo farebbe per salutarti.’
Lo rivedo in
tutti questi anni, arrivare a casa nostra e sollevarmi i capelli per
baciarmi
il collo, o farlo direttamente se avevo i capelli legati. Il nostro
saluto.
Cosa mi ha preso tre mesi e mezzo fa? Io voglio stare con lui. E invece
l’ho
spinto nelle braccia di Marcela Valencia.
Arriviamo da
Le Noir.
Il solito
cameriere ci accoglie e ci fa sedere ad un tavolo.
Improvvisamente,
io e Betty, sentendo ridere, ci giriamo e ad un tavolo poco lontano dal
nostro
sentiamo delle voci familiari. Il sangue mi si gela nelle vene.
Alberto e
Marcela Valencia stanno brindando con dello champagne presumo! Una
furia
terribile si impossessa di me, ma Betty mi ferma con una mano.
“Beatriz!”
dice Marcela rivolgendosi a noi.
“Salve
Marcela, Alberto” le risponde mia cognata.
Lo guardo
con intenzione. Voglio metterlo in difficoltà. Voglio
strappare tutti i capelli
di Marcela Valencia e toglierle quell’odioso sorriso
dalla faccia!
“Beatriz,
Camila” dice lui “accomodatevi pure”
facendo il gesto di spostare le sedie del
suo tavolo.
“NON
DISTURBARTI” dico io in un tono glaciale “andiamo
via, vero Betty?” le chiedo.
“Certo, si
andiamo via. Avremo altre occasioni per vederci” risponde
lei.
“No, non
potete andare via!” ci dice Alberto. “Dovete
brindare con noi… Sono diventato
il nuovo proprietario di Le Noir! L’ho appena comprato.
Stavamo brindando a
questo!” aggiunge sorridendo.
“Che
coooosaaaaa?” quasi grido io.
Betty cerca
di trascinarmi via, ma io incurante della presenza della gente prendo
mio marito
per un braccio e lo trascino da parte.
“Che cosa
significa che hai comprato questo ristorante?” gli chiedo.
“Cosa vuoi
che significhi? Ho comprato il ristorante. Era in vendita. Lo
rinnoverò!” mi
risponde.
“E perché
non mi hai detto niente?” continuo io.
“Perché non
ti riguarda. Cosa avrei dovuto dirti? Ormai non fai più
parte della mia vita!”
“Dove hai
preso i soldi? Sono ancora tua moglie dopotutto! Non ci siamo separati
legalmente!”
“Camila, non
capisco perché fai così? Pensi che io non sia in
grado di fare affari senza
essere sposato con te? Bene, allora ti informo che ho venduto le mie
quote
della CAM2, ho guadagnato dalla vendita
ventimilioni di dollari
circa e sto facendo degli investimenti. Alcuni con Nicolas Mora, alcuni
con tuo
fratello e altri in quello che è il mio settore, nel quale
dovrei avere
sufficiente esperienza non credi?”mi dice.
“Non ho mai
pensato che tu non fossi in grado di fare affari senza di me! Sono solo
stupita
perché non me ne hai parlato!” gli dico.
“Veramente
non sono tenuto a dirti niente della mia vita. Ormai siamo
separati!” mi
risponde lui.
“Non dire
sciocchezze!”
“Non sono
sciocchezze. E’ la verità. Tu hai la tua relazione
e io…” non lo lascio finire
di parlare.
“Io non ho
più nessuna relazione. Io e Mario ci siamo lasciati.
È finita” gli dico.
“Non posso
crederci! Non starai pensando che dobbiamo tornare insieme vero?
Perché adesso
sono io non volere
più, hai capito??” mi
dice.
“Non voglio
niente Alberto! Anche se … si lo vorrei! So di averti
ferito” gli dico.
“Basta
Camila, devo andare. Marcela mi sta aspettando…”
mi dice. Sento una morsa allo
stomaco. Sono gelosa. Terribilmente gelosa.
“Aspetta” lo
fermo. “Voglio chiederti una cosa, cioè di una
persona … come sta Dodo. Come vi
trovate nella nuova casa solo tu e lui?”
Mio marito e
mio figlio hanno lasciato casa di Betty e sono andati a vivere assieme,
ma per
conto loro. Hanno una governante ma per il resto si arrangiano.
“Sta bene
Camila. È un ragazzo in gamba, ma non vuole ancora parlarti
nonostante io provi
a chiederglielo ogni giorno!”
“Ho
combinato un autentico disastro! Perdonami se puoi…
“ gli dico e lo lascio
andare via.
Torno verso
Betty.
“Cosa ne
dici se mangiamo qualcosa qui?” le chiedo. “Tanto
ormai da qualsiasi parte
andassimo, faremmo troppo tardi per tornare in Ecomoda e il mio pranzo
è
comunque rovinato!”
“Per me va
bene!”
Ci
accomodiamo al nostro tavolo. Betty mi vede abbastanza agitata.
Trangugio due
bicchieri di vino, uno dietro l’altro.
“Camila
tutto ok?” mi chiede lei.
“Betty… come
ti è saltato in mente di far incontrare Marcela Valencia e
Alberto?”
“Non sono
stata io. Sono state le circostanze! Lei era in ospedale quando Armando
ha
avuto l’incidente. Lo sai anche tu che … da cosa
nasce cosa…” mi risponde.
“Betty …
basta così.”
Mi sento
male. Sento un vuoto che si apre dentro di me. Mi sento risucchiare
dalla mia
stessa stupidità. Come ho potuto lasciare Alberto?
“Posso farti
una domanda?” mi chiede mia cognata dopo che abbiamo
ordinato.
“Dimmi
pure.”
“Tu Alberto
lo ami davvero o la tua è smania di vincere?”
“E questo
cosa significa?”
“Significa
che mi dai l’impressione di rivolerlo perché sei
arrivata prima tu nella sua
vita e non Marcela o qualcun’altra e che ora lo rivuoi come
si vuole un
giocattolo che ci hanno portato via. Ma questo ha a che fare qualcosa
con
l’amore?” mi chiede tutto d’un fiato.
“Betty….. io
non lo so! Dannazione non lo so!”
“E non pensi
che dovresti scoprirlo?” mi chiede.
***
Un
mese dopo
Sono
qui a
Le Noir. Il locale è completamente rinnovato. Adesso
c’è una zona bar molto più
ampia e fornita e inoltre il locale è diventato molto
più moderno e raffinato.
Mio marito ha fatto un buon lavoro. Già mio marito. Oggi
pomeriggio al
matrimonio di Nicolas non ha fatto che giocare con la sua fede. Non si
era
accorto che lo stavo guardando, ma quando mi ha beccata non mi ha
più fatto
vedere se si fosse tolto l’anello che io gli ho messo al dito
quasi diciotto
anni fa.
Stasera sono
qui, sono venuta ad ubriacarmi. Non so se
camerieri e barman sappiano che io sono la moglie di
Alberto Montero il
proprietario! Non mi interessa neanche. Voglio ubriacarmi. Voglio
dimenticare
quanto sono stata stupida. Per tutto questo mese la domanda di Betty mi
è
frullata nella testa.
Il mio è
amore o smania di vincere? Non lo so. Non riesco a credere che mio
merito abbia
una storia con Marcela Valencia, che sta iniziando a durare un
po’ tanto.
Continuo a bere vodka, voglio perdere i sensi. Tanto i miei figli sono
al
sicuro con i miei genitori. Questa sera voglio solo ubriacarmi per
dimenticare.
Non ho potuto invitare Betty perché lei non sarà
mai la mia compagna di bevute.
Questo
locale al momento è in auge. E’ una buona cosa
farmi vedere
qui. Devo dire a tutti che sono sul mercato.
Sono
abbastanza sbronza. Appoggio la testa sul bancone. “Signora
tutto bene?” mi
chiede il barman.
“Si. Tutto
benissimo. Un’altra vodka!”
In quel
momento vedo entrare Alberto e rimango senza fiato. Mio marito
è sempre stato
un autentico schianto ma lui non ha mai dato peso a queste cose. Entra
e tutte
le donne si voltano per guardarlo. Diciamo che guardarlo non ti ispira
proprio
pensieri decenti. E io, col tempo, mi ci sono abituata. A questa grande
bellezza corrisponde una grande moralità. Però
dio mio. È alto e muscoloso. Ha
due occhi verdi che a volte sembrano azzurri. Più invecchia
più è bello.
Bevo la mia
vodka tutta d’un fiato!
E mi
appoggio nuovamente con la testa al bancone. Devo trovare la forza per
andare
via. Adesso che è arrivato non posso farmi vedere qui.
Faccio per
alzarmi, ma barcollo. “Camila!” mi sorregge lui,
improvvisamente al mio fianco.
“Alberto!”
gli dico, cercando di sembrare sufficientemente lucida
“lasciami, stavo andando
via!”
“Davvero?
Non stavi bevendo come una spugna?” mi chiede lui guardandomi
fisso negli
occhi. Una volta i suoi occhi erano pieni di amore per me. Adesso
quello che ci
vedo è solo una grande tempesta.
“Lasciami
stare. Sto andando via!” gli dico.
“Camila….”mi
dice lui con un tono che non ammette repiche.
“Lasciami ti
ho detto!!” ripeto.
Un uomo che
era accanto a noi viene in mio soccorso pensando che io abbia bisogno
di aiuto.
“Non hai
sentito? La signora ti ha detto di lasciarla stare!” gli
dice.
“Senti, non
preoccuparti” gli dice lui “la signora qui presente
è mia moglie. E non ho
cattive intenzioni. Davvero. Tra l’altro sono anche il
proprietario del locale.
Voglio solo che venga via perché è
ubriaca!”
“E io dovrei
crederci?” ribatte lo sconosciuto.
“Camila,
digli che sono tuo marito per favore!” mi chiede lui.
“Oh si,
adesso è ancora mio marito ma non so per quanto!”
gli dico. “Stia tranquillo.
Non ha davvero cattive intenzioni mio marito” dico per
tranquillizzare il mio
soccorritore che ritorna a voltarsi da un’altra parte.
“Ora vieni
con me per favore?” mi chiede Alberto.
“Un attimo!”
gli dico. “Dammi la mano sinistra.” Senza aspettare
che lui me la porga, la
prendo tra le mie mani, anche se con le dita ho già sentito
quello che volevo
sapere. La fede, la fede che gli ho messo il giorno del nostro
matrimonio è
ancora al suo posto. Lui non se l’è mai tolta. E
nemmeno io.
Questo
significa tanto per me.
Alberto
mi
porta nel suo ufficio, sul retro del locale.
Entro e mi giro
intorno. È arredato davvero molto
bene. Sicuramente l’avrà aiutato Marcela Valencia.
Mentre una volta, sarei
stata io a farlo.
Mi siedo sul
divano. Lui si toglie la sua giacca e me la fa indossare. Devo dire che
questa
sera io ho esagerato in tutto. Anche nel vestiario. Dopo il matrimonio
sono
andata a casa a cambiarmi e ho indossato pantaloni a sigaretta
strettissimi,
tacco quindici e un top che mi lascia scoperte le spalle.
Volevo fare
colpo su qualcuno. Anche se non so su chi.
“Ti chiamo
un taxi” mi dice mio marito. “Così torni
a casa. Dodo è dai tuoi.”
“Cioè, a
casa nostra” dico io.
“Casa tua,
mia non lo è più!”
“Certo che
lo è. Lo hai detto poco fa che sei mio marito no?”
gli dico io.
Non so bene
quello che sto facendo. Mi sento brilla ma non ubriaca. Non voglio
tornare a
casa. Voglio restare con lui. Non voglio lasciarlo.
“Non sono
ubriaca e non ho bisogno di alcun taxi” gli dico.
“Io non ne
sarei cosi sicuro!” mi risponde.
“Come va la
tua relazione con Marcela Valencia?” gli chiedo invece.
“Non intendo
parlare con te di questo!” mi dice lui per tutta risposta.
“Mi sto
chiedendo da un mese cosa ci sia tra di voi e la cosa non piace
affatto!”
“Davvero?”
mi chiede lui “E come mai? Hai davvero lasciato il tuo amante
e non sai che
fare durante il giorno?” aggiunge sarcastico.
“Si, ho
lasciato il mio amante.” Sospiro. So che parlare di questo lo
ferisce
profondamente. L’ho già ferito profondamente.
Perché il mio è stato un
comportamento davvero stupido. L’ho tradito senza un motivo
valido. Tranne che
forse io volevo tradire. Oddio mi scoppia la testa.
“Alberto” lo
chiamo “scusami per tutto il male che ti ho causato e per le
brutte parole che
ti ho rivolto. Non le pensavo. Soprattutto quando ti ho detto che sei
morto
dentro. Non è vero. Ero io che mi sentivo così.
Non aveva a che fare con te.”
“Certo
Camila. Pensi che chiedendo scusa tutto si risolva no? Fai e disfi
quello che
vuoi, infischiandotene dei sentimenti delle persone tu…. Tu al centro del mondo,
solo tu!” mi dice
arrabbiato.
“Lo so”
dico.
“No, non lo
sai! Non lo puoi sapere. Sai cosa ha significato per me pensare che un
altro
uomo ti mettesse le mani addosso? Oppure tu sai cosa si prova ad
entrare in una
stanza e trovare tua moglie, per dio, tua moglie che fa sesso con un
altro? Sai
cosa si prova a non essere riuscito a proteggere la persona che
più di tutti
doveva essere tenuto fuori da tutto questo? Io, affronto ogni giorno il
disprezzo silenzioso di mio figlio che ritiene che io sia stato
così stupido da
farmi tradire! Sai
cosa significa vedere
tua moglie, la donna con la quale hai pensato di dividere la tua vita,
per DUE
MESI avere una relazione con un altro e sperare con tutte le tue forze
che
finisca? No Camila, mi dispiace ma non lo sai. E non ti
perdono.” Si gira di
spalle.
“Invece lo
so. Mi sono comportata come una pazza quindicenne. Hai ragione a dirmi
queste
cose, ma ti prego, perdonami se ci riesci” gli dico
raggiungendolo alle spalle.
Lo abbraccio.
“Non ti sei
tolto la fede, questo significa che ha ancora valore per te il nostro
giuramento” gli dico.
Lui si gira
verso di me e si toglie la fede. Apre la mia mano e me la poggia sul palmo. Mi fa
malissimo vederlo
compiere questo gesto. Mi distrugge. So che lo fa perché
vuole ferirmi. Ma oggi
non è riuscito a toglierla. Questo significa qualcosa.
Prendo la
sua mano e gliela rimetto al dito. Lui se la ritoglie. E io gliela
rimetto di
nuovo.
“Non voglio
portare la fede” mi dice.
“Invece si
che vuoi!” ribatto. “Anche se stai con Marcela
Valencia, so che la nostra
famiglia è ancora molto importante per te!”
“Come lo è
stata per te?” mi dice. La sua accusa mi ferisce. Ma incasso
senza il minimo
cenno. Dopotutto io sono una Mendoza.
“Non
pensiamo a quello che sono stata in grado di fare io!” gli
dico scherzando.
“Quello che conta è che nulla è perduto
definitivamente!”
“Camila, sei
davvero fuori di testa se pensi che si possa risolvere tutto con uno
schiocco di
dita!”
Invece di
continuare a parlare, lo colgo di sorpresa e lo bacio.
Lui rimane
interdetto. Mi allontana e mi dice “Cosa fai? Sai bene che
questo non risolve
niente!”
Lo sento
così arrabbiato con me che vorrei urlare di
felicità! Vuol dire che prova
qualcosa per me dopotutto. Anche se è rabbia. E’
sempre un sentimento.
Incurante del suo rifiuto, lo bacio nuovamente.
Con più
passione. Questa volta non si ritrae, ma mi abbraccia, mi rinchiude in
una
morsa d’acciaio, che io conosco bene. Non ci stacchiamo
l’uno dall’altro e
raggiungiamo il divano.
Come mi
piace sentire le sue mani vagare sulla mia schiena! Improvvisamente lui
si
blocca.
“Cosa c’è?”
gli chiedo.
“Camila…” mi
dice “Tu stai facendo tutto questo perché mi ami o
perché vuoi riparare all’errore
che hai commesso. Mi ami o vuoi che tutto riprenda come prima per non
avere
alcun tipo di problema?”
Maledizione!
Mio marito mi conosce meglio di quello che pensavo. Mi fa la stessa
domanda di
Betty. Io non posso mentirgli. Non ci riesco fino a questo punto. Non
so cosa
rispondere.
Si alza da
sopra di me e mi tira con se.
“Per me la
discussione finisce qui!” mi dice. L’ho ferito di
nuovo!
“Alberto…”
provo a dirgli… sono confusa. Non so nemmeno io quello che
provo, ma voglio
stare con lui.
“Ti chiamo
un taxi” mi dice.
“Alberto…”
ripeto io con voce flebile.
“Ti chiamo
un taxi. Vai a casa adesso.”