Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    05/02/2015    3 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: dicembre 2015

 

27. Anime gemelle



Il crepuscolo aveva riempito la valle di una sottile nebbia rosata. Gli ospiti che avevano assistito allo spettacolo stavano terminando il rinfresco mentre i ragazzi delle due compagnie si affrettavano a sistemare il materiale occorso alla rappresentazione. Maya stava aiutando come tutti, si inginocchiò a terra, mise una scatola sopra un’altra mentre ripensava alle battute e alla recitazione della signora. Si lasciò lentamente andare sedendosi sui talloni, lo sguardo perso nel vuoto, le battute che scorrevano frenetiche nella mente e rievocavano i passaggi più importanti.

La Dea Scarlatta… lo spirito del millenario albero di susino… la dea degli spiriti che governa la natura… la dea dell’armonia del creato, che cambia il mondo delle tenebre in quello della luce… la Dea Scarlatta, un’altra delle mie maschere… io… ci riuscirò? E poi… l’amore della Dea Scarlatta… anime gemelle… due anime che diventano una…

Il cuore prese a batterle freneticamente e gli occhi ripresero lucidità, facendola ritornare alla realtà. Il profumo dei susini la circondava e i rumori lievi degli insetti addolcivano l’aria come fosse ancora estate. Sbatté le palpebre e il volto del signor Hayami prese forma davanti a lei. Si portò le mani al volto di scatto, chiudendo gli occhi e arrossendo.

Si alzò lentamente. Davanti a lei, perfettamente adagiata sul manichino, c’era la veste che aveva indossato la signora Tsukikage. Allungò titubante una mano e prese fra le dita il tessuto di seta liscia.

Non è possibile… non è possibile che la mia anima gemella sia lui… non può essere, sarebbe un sogno… anche se come ammiratore mi avesse dimostrato dell’affetto oltre che della stima professionale, non significherebbe niente… Undici anni di differenza… sono troppi e poi… lui non mi ha mai considerato una donna, per non parlare delle classi sociali a cui apparteniamo…

- Che stai facendo, Maya?! - la voce di Taiko la fece sobbalzare - Scendi dalle nuvole e aiutaci! - la riprese con dolcezza.

- Ah… sì! - annuì Maya, lasciando di scatto la veste della signora, ma quando Taiko se ne andò, furtivamente sfilò la veste dal manichino. Si guardò intorno per essere sicura che non ci fosse nessuno, poi la indossò sopra i suoi vestiti. Un imbarazzo crescente le arrossò le guance avvertendo l’importanza di quel tessuto e cosa simboleggiasse.

- Me la sono messa - ridacchiò in un sussurro lieve - Soltanto per un momento… soltanto per un momento… - con passo leggero raggiunse il ruscello dietro le quinte, lo stesso che aveva diviso il palcoscenico dalla platea durante le loro rappresentazioni. Si specchiò nell’acqua e rimase senza parole.

Poi, presa dall’emozione, mimò alcuni passi sfruttando le maniche come ali e divertendosi un sacco. Il tessuto morbido e delicato sollevò i fiori di susino facendoli volteggiare intorno a lei e trasportandola nel mondo della Dea Scarlatta.

Poco distante, affiancato dal Presidente dell’Associazione Nazionale, dal regista Onodera e da Kei Akame, Masumi manteneva tenacemente quella maschera che gli permetteva di mostrare a tutti, senza ombra di dubbio, il Presidente della Daito Art Production. Ormai da anni aveva acquisito la capacità di seguire un discorso e pensare a tutt’altro e in quel momento era costretto a ricorrere obbligatoriamente a quell’abilità: lo strascico dell’interpretazione della signora Tsukikage e l’aver compreso appieno il ruolo di Akoya e di Isshin, lo avevano colpito come un tornado. E in più c’era ancora quel fastidioso formicolio alle mani. I tre uomini accanto a lui stavano ancora discutendo su chi potesse essere la Dea Scarlatta migliore fra Ayumi e Maya, ma in quel momento non era una cosa che lo interessasse: come produttore teatrale avrebbe valutato al momento della rappresentazione di prova a Tokyo.

Spostò lo sguardo fra la piccola folla cercando lei, invece trovò Yu Sakurakoji che parlava con Ayumi e Peter Hamil.

L’amore della Dea Scarlatta… le anime gemelle…

Con una scusa semplice si allontanò dal gruppetto, non poteva più guardare quel ragazzo, aveva bisogno di un po’ di tempo per assimilare tutto quello che era accaduto.

L’altra parte di te… complementare come yin e yang… esisterà per me?

Passeggiò lentamente allontanandosi verso il lato sinistro del grande susino e il ruscello che aveva diviso le due parti. Oltre il susino c’era il piccolo padiglione e poteva scorgere i ragazzi della compagnia Unicorno che sollevavano scatole e pacchi.

Fin da bambino sono sempre stato solo… non mi sono mai fidato di nessuno, non ho mai aperto il mio cuore a nessuno, non ho mai rivelato i miei veri sentimenti a nessuno… Può esistere, anche per uno come me, qualcuno che, anche senza parlare, ricambi il mio cuore e faccia vibrare la mia anima?

Maya, dall’altra parte della sponda, lo sguardo perso, realizzò che indossava quella veste meravigliosa e che quella era proprio la valle di susini, il paese natale della Dea Scarlatta. Mise le mani a coppa e raccolse uno dei fiori che il movimento della veste di seta aveva sollevato. Poi, ormai concentrata nell’immedesimazione di quel ruolo agognato, raccolse un ramo di susino e lo strinse a sé. In quell’istante, una potente folata di vento la investì e mulinò anche intorno a Masumi Hayami, sull’altra sponda, in un vortice di fiori rosa e profumati.

Appena la ventata si quietò, Masumi si guardò intorno stupito. Ogni cosa brillava magicamente, rendendo la valle, in quell’ora crepuscolare, simile a uno scrigno aperto pieno di gioielli.

Una nebbia scarlatta, che brilla? Com’è possibile? Non può essere… No… E’ il colore dei fiori di susino a tingere la nebbia… Ma come fa? Qui sta brillando tutto… è assurdo! Forse i miei occhi mi stanno facendo un brutto scherzo…?

Quella nebbia inverosimile lo aveva circondato completamente, un silenzio surreale ammantava ogni cosa tanto che ebbe timore a muovere un passo finché un unico suono catturò la sua attenzione. Si girò, sembrava un fruscìo lieve, aguzzò la vista intuendo un movimento nella nebbia davanti a sé.

Fu costretto a fare un passo indietro e a spalancare gli occhi mentre il cuore prese a battergli furiosamente quando, piena di splendore in mezzo alla nebbia brillante, si palesò davanti a lui la Dea Scarlatta!

La veste bellissima, i lunghi capelli neri, il ramo di susino in mano, la Dea era circondata da fiori e nebbia e sembrava galleggiare in quel limbo rosato. Ma l’incanto durò solo un attimo, poi la valle riprese il suo aspetto consueto: i susini intorno, il ruscello e Maya, davanti a lui dall’altra parte, che indossava la veste di scena della signora e portava un ramo di susino. Maya!

Si videro nello stesso istante ed entrambi sussultarono per la meraviglia mentre i loro cuori presero a pulsare incontrollabilmente.

Signor Hayami?! E’ lei davvero? O sto sognando?

Rimase immobile, pietrificata dall’emozione che stava provando in quel momento, complice l’atmosfera che la circondava e l’essenza della Dea Scarlatta che sentiva davvero vicina. D’improvviso ebbe l’impulso di raggiungerlo, voleva raggiungerlo, così si mosse in avanti fino al fiume.

Masumi la imitò, calamitato dalla sua presenza e incuriosito dal suo aspetto e dal modo di fare. C’era il fiume a separarli, Maya saltò su alcune piccole rocce che sbucavano fin quasi a metà del ruscello e lui si fermò quando giunse sulla riva, davanti all’acqua. Si fissarono, incerti e titubanti, senza sapere il perché del loro comportamento con l’unica certezza che avevano di fronte la persona amata.

Signor Hayami… io… io sono una ragazza senza qualità particolari… sono molto più giovane di lei e non sono né bella né ricca ma… io l’amo più di chiunque altro! Io l’amo!

Con quel sentimento a devastarle il cuore e riempirle l’anima, Maya chiuse gli occhi e si appellò alle battute di Akoya, che scaturirono spontanee dalle sue labbra, la postura e la voce che si adeguarono immediatamente. L’unico modo che aveva per dimostragli ciò che provava erano solo quelle battute, non aveva niente altro. Le aveva ascoltate una sola volta, poco prima dalla bocca della signora Tsukikage, ma si erano impresse perfettamente dentro di lei.

- Quel giorno… - iniziò con voce chiara anche se il cuore le batteva follemente - Quando ti incontrai per la prima volta nella valle, compresi immediatamente che tu eri la mia anima gemella… -

Masumi sussultò, stupito, ascoltando quelle frasi che lei doveva aver imparato a memoria durante la rappresentazione. Avvertì di nuovo quello strano formicolio nelle mani, ma era troppo rapito da ciò che stava facendo lei per poterci fare caso. Maya…

- Quando il mondo era ancora nel caos, gli dei generarono dei figli che scesero sulla terra. Allora l’unica anima si divise in due, yin e yang che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati, avrebbero ritrovato l’unità portando l’armonia tra yin e yang e sarebbero diventati dei, per rinascere a nuova vita. E’ allora che si sarebbe sviluppata una forza straordinaria, la forza che chiama l’anima dell’altro… - Maya aumentò l’intensità e l’emozione nella sua voce in modo del tutto spontaneo, senza artefatti di alcun tipo. Voleva comunicargli i suoi sentimenti tramite quelle battute e ci mise tutta sé stessa.

Masumi sentì quel formicolio intensificarsi e l’emozione che stava provando lo fece arrossire lievemente. La forza che chiama l’anima dell’altro…

- Non esistono età, aspetto, rango… quando si incontrano, queste anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di sé stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazientemente l’altra - Maya sorrideva con gli occhi, con la bocca, con tutta la sua persona e cercava di trasmettergli ciò che provava nel profondo del suo cuore.

Signor Hayami! Sente battere il mio cuore? Avverte la mia emozione?

Fece un piccolo passo avanti distendendo la mano.

- Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Abbandona, te ne prego, il tuo nome, il tuo passato… Diventa solo mio… amore mio! - Maya era raggiante, sentiva fortemente quel sentimento che spingeva fuori con quelle battute profonde e Masumi era costretto ad un’immobilità che non gli apparteneva con quello spiacevole formicolio che aumentava.

Maya… che cosa sta facendo? Che scopo ha tutto questo? Non è possibile… ciò che sto pensando non ha alcun senso… Non può essere che lei…

Lei allungò il braccio, con la mano distesa, come ad invitarlo, il cuore le pulsava così rapidamente da sentirlo fischiare nelle orecchie.

Me lo dica, la prego! Mi dica che le rose e le sue attenzioni non sono solo per l’attrice! Mi dica che prova anche dell’affetto per me! Mi basterebbe! Dell’affetto! E allora io… io…

Nessuno dei due avrebbe saputo spiegare il perché di quell’atteggiamento, di quel sentirsi calamitati l’uno verso l’altra, inesorabilmente, ma anche Masumi allungò il braccio e distese la mano aperta davanti a sé. Avrebbe voluto incontrarla, c’era il fiume a dividerli, nonostante ciò lo fece, spingendo verso di lei tutti i suoi sentimenti, tutto l’amore che provava e teneva nascosto da sette anni. Avvertì quel formicolio farsi così intenso da essere doloroso, poi sparì del tutto, all’improvviso e vide il mondo con altri occhi.

Dall’altra parte del ruscello, Maya lo fissava intensamente, tutto ciò che provava, racchiuso nell’ultima frase che aveva pronunciato. Avvertì una sensazione di distacco, un calore inteso l’avvolse e i suoi occhi videro un altro mondo. Era incorporea, fluttuava libera e leggera, lasciò il suo corpo carnale e raggiunse lentamente l’altra mano che si protendeva verso di lei.

Masumi la vide avvicinarsi, oltrepassò il fiume, finalmente libero di poterla raggiungere e quando le loro dita si sfiorarono, ogni cosa iniziò a vorticare, le due anime persero la forma, girando l’una nell’altra, attorcigliandosi come viti, fino a riacquisire le sagome originali, circondate da un universo di stelle luminose.

Erano uno di fronte all’altra, senza vestiti ad intralciare il loro incontro, senza alcuna vergogna, nessun atteggiamento umano avrebbe rovinato quell’attimo. Masumi sollevò una mano ad accarezzarle il volto come aveva fatto sotto la pioggia al tempio della Dea Scarlatta.

- Maya… - sussurrò, capace solo di pronunciare il suo nome, si guardavano e lei ricambiava con occhi carichi d’amore.

- Amore mio… - mormorò Maya, finalmente libera di dimostrargli ciò che le lacerava l’anima - Siamo stati separati… ma ora torniamo a essere uno… - concluse l’ultima battuta di Akoya, riversandoci dentro tutto il suo amore.

Si abbracciarono all’unisono, Maya si appoggiò a lui e Masumi la cinse stretta fra le sue braccia senza più riuscire a dominare ciò aveva nascosto per tanti anni. Lì non c’erano barriere, né costrizioni, lì erano solo loro due, insieme.

Quel contatto pieno di calore che sembrava solido, si frantumò all’improvviso, le due anime si attraversarono e qualcosa li separò, risucchiandoli verso i loro corpi carnali.

- Amore mio! - Maya lo chiamò disperatamente più volte, non voleva tornare indietro, voleva restare lì, in quel caldo abbraccio, ma lui non fu più in grado di raggiungerla, sentì lo strappo come una perdita profonda, un vuoto che non si sarebbe più colmato.

Le due anime rientrarono nei corpi, scuotendoli come una tempesta violenta. Il mondo riacquistò le sembianze comuni mentre entrambi tremavano ancora sotto l’effetto di quella incredibile unione. Erano lì, immobili, uno di fronte all’altra, come se niente fosse accaduto, il piccolo fiume a separarli ancora, il canto degli animali notturni che li circondava.

Masumi continuava a fissarla stralunato, sicuro di aver appena vissuto un sogno ad occhi aperti. Che cosa è stato? Un’allucinazione? Ma mi è sembrato davvero di stringerla fra le mie braccia… ho avuto la sensazione di udire la sua voce che mi chiamava ‘amore mio’...

Il cuore le batteva follemente e Maya si portò una mano al petto per assicurarsi di essere ancora viva. Che cosa sarà successo? E’ stato soltanto un attimo, ma sono entrata in contatto con il signor Hayami e mi sono fusa con lui!

Masumi si guardò le mani, stupefatto e imbarazzato, che formicolavano ancora un po’. Ho sentito davvero il suo tepore… è ancora qui, lo avverto anche adesso…

Lei rabbrividì, lo sguardo perso negli occhi di lui. Ho avvertito davvero il calore del signor Hayami… Mi manca… mi manca tantissimo! Se solo… Se solo attraversassi questo fiume… Se solo lo attraversassi…

Stringendo il ramo di susino a sé, sollevò leggermente la veste e mise un piede nell’acqua. Non avvertì freddo né si preoccupò del fatto che si stava bagnando scarpe e pantaloni. Fece un altro passo sotto gli occhi spalancati di Masumi, non le importava cosa pensasse di lei, voleva solo raggiungerlo e stringerlo ancora a sé.

Maya… che stai facendo…

Inesorabilmente attratto da lei, fece un passo avanti, un altro ancora e sarebbe entrato nell’acqua, proprio come lei che avanzava lentamente. Le anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di sé stesse…

- Signor Hayami! - la voce del suo vicepresidente lo fece voltare di scatto - Signore, cosa fa qui? Dobbiamo andare - gli comunicò l’uomo guardandosi intorno.

Masumi tornò a voltarsi, ma Maya non c’era più. Un inspiegabile senso di vuoto e incompletezza lo colse, rilasciò le mani lungo i fianchi e abbassò lo sguardo sull’acqua.

- Sì, vengo - gli rispose con la voce appesantita dalla malinconia.

- E’ successo qualcosa? - gli domandò con premura il vicepresidente spostando lo sguardo dall’altra parte del fiume dove si intravedeva parte del piccolo padiglione adibito a camerini.

- No - rispose Masumi voltandosi e incamminandosi - Va tutto bene -

Un’allucinazione… è assurdo… anche adesso mi resta in corpo il calore del suo abbraccio… le due parti di un’anima sola… non è possibile… non è possibile…

Maya lo osservò mentre se ne stava rannicchiata, nascosta e tremante, dietro un grande susino. La voce estranea l’aveva sradicata da quel sogno in cui era caduta, si era accorta di essere nell’acqua e si era nascosta.

Stavo quasi per… io non riesco a capire… le due parti di un’anima sola… è mai possibile? Può essere vero? Ma poco fa l’ho toccato veramente! L’ho toccato, ne sono certa! Sarà stato un sogno? Un’allucinazione? No, no! Non è stato un sogno né un’allucinazione! E’ stato un legame di cuori, un’unione piena per un istante di traboccante felicità! Anche il signor Hayami… anche lui avrà provato la stessa cosa? Possibile?... chissà… forse… Io… l’avrei raggiunto… gli ho camminato incontro… sono pazza… l’avrei raggiunto e io…

Si portò le mani al volto e scoppiò a piangere, lacerata da quel sentimento che, per pochi attimi, era uscito dirompente senza curarsi delle conseguenze e le aveva fatto vivere quei momenti meravigliosi e indimenticabili.



Il sole del mattino seguente inondò la valle distendendo i suoi raggi benefici su ogni cosa. Alberi, rocce, abitazioni, lentamente era possibile vedere il suo progredire via via che la luce scacciava l’ombra.

Masumi, seduto su una bassa poltrona nella sua stanza del ryokan, voltò stancamente la testa, appoggiata allo schienale, verso la finestra. I raggi lo raggiunsero e socchiuse gli occhi portandosi una mano fra i capelli.

Ma che mi prende?

Aprì svogliatamente un occhio e guardò l’orologio al polso.

Non ho voglia di fare niente, tanto meno di andare da mio padre che avrà già riunito tutto il management della Daito nella sua stanza... Ho in mente soltanto quello che è successo ieri sera… Non riesco in alcun modo a scacciare quell’emozione… Ho avuto la sensazione di vedere la Dea Scarlatta in mezzo alla nebbia brillante e poi Akoya…

- Abbandona, te ne prego, il tuo nome, il tuo passato… e diventa solo mio! -

La risentì come fosse lì con lui e un brivido gli percorse la schiena finendo inesorabilmente dentro il suo cuore. Reclinò del tutto la testa chiudendo gli occhi e lasciandosi andare. Non aveva dormito neanche un secondo, eppure non si sentiva stanco. Si alzò lentamente e si buttò sotto la doccia.

E’ stata come un’autentica dichiarazione d’amore… è assurdo… non può essere… Nonostante questi ultimi mesi le abbiano probabilmente fatto cambiare idea su di me, i suoi sentimenti non possono essere passati da odio ad amore, impossibile…

Si asciugò, si vestì e fu costretto a cambiare la camicia perché inavvertitamente l’aveva macchiata con del sapone. Uscì dalla sua stanza e raggiunse quella di suo padre. Sapeva di essere in ritardo, ma non gli importava. Quando entrò aveva lo sguardo assente e salutò tutti brevemente, senza accorgersi dell’occhiata penetrante che gli riservò Eisuke.

Iniziarono a parlare dello spettacolo, dei diritti della Dea Scarlatta, dei teatri Daito, ma lui si sentiva estraneo a quella situazione, era in ginocchio sul cuscino ma non ascoltava, la mente assorbita da tutt’altro.

Sarà stato solo un sogno? Attirati come calamite, ci siamo trovati cuore a cuore. Per un istante è stato davvero come se le nostre anime si fossero unite… avrò avuto un’allucinazione?

Aveva vivo davanti agli occhi il ricordo di quell’incontro incredibile ed emozionante: la sua pelle calda, i suoi occhi che lo guardavano intensamente carichi di sentimento, i capelli luminosi fra le sue dita, l’abbraccio intenso che avevano condiviso.

E lei? Avrà provato la stessa cosa? Perché è entrata nell’acqua? Sembrava venire verso di me…

- Signor Hayami… - una voce lo chiamò, ma lui non dette segno di aver udito - Signor Hayami… - insisté la voce gentilmente - Signor Hayami? - il tono si alzò facendolo riscuotere - C’è una telefonata per lei - lo avvisò la cameriera con in mano la cornetta. Lui cercò di mantenere la sua aria compassata, ma quando si alzò rovesciò il tè vicino al suo cuscino.

- Mi scusi - si rivolse alla signora evitando di guardare in faccia gli altri occupanti della stanza, stupendosi per quell’inusuale goffaggine.

- Ora pulisco, non si preoccupi - lo rassicurò la cameriera che prontamente si inginocchiò per asciugare il liquido.

Eisuke Hayami seguì la scena con grande attenzione aggrottando la fronte. Masumi era arrivato in ritardo e, a sua memoria, era la prima volta che avveniva. Il vicepresidente gli aveva riportato che sembrava non avesse dormito, non aveva fatto colazione, appariva distratto e sospirava sempre.

- Pronto? Sono Hayami - rispose, ma non sentì nessuno dall’altra parte - Pronto? - insisté e la cameriera, mascherando un sorriso, gli fece notare che stava tenendo la cornetta capovolta.

Imbarazzato, sotto lo sguardo indagatore e perplesso di suo padre e dello staff al completo, girò la cornetta e rispose.

- Sì, sono Hayami - ascoltò per qualche istante poi ringraziò e chiuse la chiamata - Era il primario dell’ospedale Keio di Tokyo - comunicò a suo padre, tornando a inginocchiarsi accanto a lui. Il cellulare gli scivolò dalla tasca della giacca e rotolò per terra. La cameriera lo raccolse con un sospiro e glielo porse, guardandolo rassegnata. Lui lo prese cercando di mantenere un’aria seria.

Prese la tazza di tè, ma quando lo bevve fu costretto a sputarlo, tanto faceva schifo.

- Signor Hayami! - un’infermiera, fra lui e suo padre, attirò la sua attenzione - Quella era la medicina di suo padre! -

E quest’infermiera… da quando è qui? Ma che mi prende oggi?

Tossì e prese il fazzoletto che gli porse la cameriera che lo fissava stranita, come il resto delle persone nella stanza. Per fortuna tutto si risolse rapidamente e si trasse d’impaccio riuscendo a non incrociare lo sguardo con Eisuke. La riunione finì e il gruppo del management della Daito salutò ossequiosamente l’anziano e malato Presidente raggiungendo la hall.

Dopo averli accompagnati alle auto, tornò da suo padre ben cosciente che lo avrebbe atteso un quarto d’ora difficile. Chiuse la porta e si accomodò sul cuscino accanto al futon su cui Eisuke era seduto.

- Sono partiti tutti, Masumi? - lo interrogò, sorbendo una tazza di tè.

- Sì, padre - gli rispose pacatamente lui, sistemandosi la cravatta. Non posso più pensare a ieri sera…

- Cos’hai oggi? Non ti riconosco - aggiunse, evitando di guardare il figlio - Tu che non manchi mai di presenza di spirito, sei distratto, sembra che la tua mente non sia qui… I dirigenti sono rimasti piuttosto stupiti… Ti sei innamorato di qualcuna, Masumi? - gli chiese facendogli venire, letteralmente, un colpo. Non lo aveva guardato, volutamente, ma quel suo atteggiamento non lo convinceva.

Masumi cercò di mantenere il sangue freddo che aveva imparato in quegli anni con lui e gli rispose senza fretta.

- No… che dici? - l’ultima cosa che voleva era tirare in ballo quella storia...

- Meglio così. Ma non dimenticare l’autocontrollo, non perdere di vista te stesso, sii consapevole della tua posizione, capito Masumi? - lo redarguì severamente.

- Sì - mormorò il figlio stringendo i pugni appoggiati sui ginocchi.

- A Tokyo ti attende un lavoro importante, la Dea Scarlatta si avvicina e con essa il nuovo futuro della Daito Art Production, non dimenticartelo - aggiunse, sorseggiando il suo tè.

- Sì… sì padre, lo so - lo rassicurò sebbene un gelo freddo gli avvolgesse il cuore come un manto di morte. Lavoro… solo lavoro…

- A proposito… come ti è sembrata la Dea Scarlatta di ieri? Vorrei sentire le tue impressioni. Parla francamente - gli domandò, stupendolo.

Perché farmi una domanda del genere? Non abbiamo mai condiviso le performance degli spettacoli…

- Sì, dunque… la prima cosa che colpiva era l’ambientazione. Decidere di replicarla nella valle dei susini è stata una mossa vincente, non avrebbe potuto esserci scenografia migliore - iniziò rievocando quei momenti e relegando Maya nella parte più lontana della sua mente - Poi la musica… essenziale, semplice... Il suono del flauto, lo tsuzumi, le voci, si adattavano perfettamente a quello scenario, senza contare che l’eco naturale della valle ha amplificato l’effetto misterioso. Il mormorio dell’acqua, il fruscìo degli alberi, il colore del cielo al crepuscolo, il fuoco a illuminare la radura, la nebbia, il vento… Per rappresentare la Dea Scarlatta non poteva esserci palcoscenico di maggiore effetto - elencò tutto ciò che, in un teatro vero, avrebbe riguardato musica, scenografie, luci, effetti, eppure lì di tecnologico non c’era stato niente.

- Poi l’interpretazione dei due soli attori… - continuò con il ricordo a quelle scene - la valuto buona, non eccellente. La tensione non era eccessiva, hanno saputo creare aspettativa e perfino la maschera indossata da Chigusa Tsukikage per nascondere, probabilmente, le cicatrici del suo volto, è stata di effetto. Entrambi hanno abbondantemente espresso nel dramma la loro autentica forza artistica - fece una pausa riflettendo.

- Ma la cosa più bella è stata che palcoscenico e pubblico si sono fusi nella storia della “Dea Scarlatta” in un’emozione irripetibile. E’ stato proprio come se il pubblico fosse testimone di una storia e la condividesse assieme ai personaggi… e parliamo di un pubblico con una vastissima esperienza di spettacolo - già durante l’interpretazione aveva avuto un’intuizione, così la condivise con suo padre, sapendo che l’avrebbe irritato.

- Penso che per la Daito sarà impossibile riprodurre uno spettacolo migliore di questo, quali che siano i capitali che investirà… -

I due uomini si scambiarono un’occhiata glaciale, ma alla fine fu Eisuke ad abbassare lo sguardo sulla tazza di tè.

- Capisco, Masumi… concordo con te. Non potremmo mai riprodurre uno spettacolo migliore di questo, così, come la fenice rinasce dalle fiamme, la Daito produrrà una nuova “Dea Scarlatta”, portandola a nuova vita! Una magnifica “Dea Scarlatta”, che supererà il passato, nuova, migliore e diventerà leggenda! -

Eisuke sembrava assorto nella sua riflessione, come se avesse espresso un pensiero a voce alta. Masumi lo osservò in silenzio, immaginandosi esattamente cosa avrebbe detto, così si preparò.

- Devi impossessarti di quei diritti a qualsiasi costo! E’ questa la tua missione! - gli disse con sguardo glaciale.

- Sì, padre - acconsentì Masumi senza fare una piega, confermando i suoi pensieri. Sei prevedibile, padre… e ripetitivo…

- A proposito - riprese Eisuke - Chissà quale delle due ragazze verrà scelta per essere la nuova Dea Scarlatta… - sembrò soppesare le sue stesse parole - Conosco Ayumi Himekawa da quando era piccola e so che non è solo una ragazza di talento benedetta dalla fortuna e dalla famiglia da cui proviene. Sono in pochi ad accorgersene, ma ha un gran carattere ed è di un perfezionismo ineguagliabile. E’ una ragazza che non si risparmia per il suo obiettivo e possiede una grande consapevolezza di sé!  -

Masumi condivideva appieno la valutazione che aveva fatto di Ayumi e averla vista nelle ultime due prove più il risveglio della Dea Scarlatta non faceva che confermarla.

- E poi c’è quella... Maya Kitajima… la tua protetta - riprese Eisuke ridacchiando, dapprima lentamente, poi più intensamente, meravigliando alquanto il figlio.

- Padre… non è la mia protetta - negò Masumi domandandosi a cosa stesse pensando, ma Eisuke lo ignorò.

- E’ una ragazza interessante, ha procurato delle grane anche a te - gli disse, sollevando lo sguardo e fissandolo, ma Masumi rimase impassibile - E’ trasparente, incolore, non ha alcuna consapevolezza di sé… se l’avesse, la sua, nei confronti della recitazione, sarebbe solo passione, ma lei non desidera assolutamente nient’altro a parte recitare. Una simile ragazza è da temere, Masumi, perché ha puntato tutta la sua vita sulla recitazione -

- Sì… lo so… padre - non si era azzardato a rispondere altro, congelato da quel giudizio così azzeccato. Come può avere una visione così chiara di ciò che lei sia?

- Non è bella, eppure incanta la gente... sul palcoscenico emette una luce incredibile che cambia addirittura il suo aspetto… mi chiedo come faccia, Masumi - gli chiese sommessamente, mentre fissava il tè nella tazza e ricordava nitidamente gli spettacoli che aveva visto in cui lei aveva recitato.

- Non lo so neanch’io, padre - rispose senza esitare.

- Se considero le loro qualità di attrici, posso immaginare il futuro radioso e brillante di Ayumi Himekawa, ma quella ragazza… potrebbe diventare una grandissima attrice oppure fallirà e scomparirà -

- Che vuoi dire, padre? - sentendo un brivido freddo attraversargli la schiena.

Eisuke fece una pausa significativa prima di rispondergli e Masumi attese in silenzio, pronto a fronteggiare qualsiasi cosa avesse potuto dire. Ma non avrebbe potuto immaginare ciò che sarebbe seguito in quella conversazione.

- Che quella ragazza è un genio! - disse risoluto, stupendolo - I geni vivono solo per il loro talento, niente può fargli cambiare il loro modo di vivere e possiedono un grande potere di influenzare gli altri! Mozart, Einstein, Edison, pensa al modo in cui hanno cambiato il mondo! Ma sono in molti a temere la luce di questo potere di influenzare le cose e che, per questo, provocano grandi vortici… - sollevò lo sguardo fissandolo sul figlio - Maya Kitajima finirà per essere inghiottita da un vortice? O saprà stare immobile al centro di esso? Se il vortice si ingrandisce, starvi da sola diventa difficile. Se invece ci fosse qualcuno a sostenerla e proteggerla da quel vortice, sarebbe un’altra cosa. Il fatto che Maya Kitajima abbia successo o meno si basa tutto su questo - concluse senza staccare gli occhi da Masumi che aveva ascoltato impassibile, senza mostrare alcuna emozione. Forse la tua idea di corteggiarla con quelle rose non è stata una cattiva idea...

- Sì, è così padre - concordò lui chiudendo dentro di sé l’angoscia che lo stava assalendo. Perché questi discorsi, padre? Cosa stai cercando di dirmi?

- Sarà molto interessante vedere chi delle due sarà scelta. Se fosse Ayumi, per la Daito non ci saranno problemi, ma se venisse scelta Maya Kitajima… - Eisuke fissò suo figlio intensamente - ...e se il tuo piano non dovesse avere successo, dovrai distruggerla! -

Masumi trattenne un moto di meraviglia e costrinse il suo cuore a placarsi per timore che suo padre potesse sentirlo per come batteva forte in petto.

- Maya… distruggere una ragazza con il suo talento? - aveva avuto un’esitazione e non riuscì ad evitare che le mani gli tremassero, così le chiuse a pugno, serrandole forte - Farla sparire dal mondo dello spettacolo? Non è possibile… - era una situazione a cui non voleva neanche pensare, aveva sperato che suo padre si accontentasse di una guerra aperta contro di lei, non di…

- Dimostri una rara compassione, Masumi - gli fece notare sibillino Eisuke, sapeva di averlo messo in difficoltà - Ti rimorde la coscienza perché sei stato tu l’artefice della morte di sua madre? - lo accusò spietatamente.

Quell’ultima frase lo fece sussultare e gli fece perdere un battito tanto che sentì un dolore profondo al petto. E’ senza alcuno scrupolo… non ha pietà di niente e di nessuno… sono anche io così?

- Ascoltami, Masumi - lo riprese glaciale suo padre, la voce tagliente come una lama - Sono io che ti ho educato, non dimenticare l’obiettivo. La compassione è inutile e ti sarà solo d’intralcio. Dopotutto… credo che distruggere sia la cosa che sai fare meglio, hai un vero talento per questo -

Masumi rimase pietrificato da quelle semplici frasi che lo colpirono direttamente nella sua parte più sensibile e che Maya, in quegli anni, aveva portato allo scoperto.

E’ questo che pensa di me… io…

- Questa volta non permetterò nessun fallimento! Se non lo farai tu, lo farò io con queste mani! - ringhiò Eisuke stringendo i pugni e Masumi seppe che avrebbe mantenuto la sua promessa fino in fondo.

Se Maya dovesse essere scelta, le racconterò ogni cosa… la metterò in guardia, anche se non vorrà saperne di me, le proporrò un contratto, la affiderò ad uno studio di avvocati, qualsiasi cosa lei voglia, ma la terrò lontana da mio padre!

L’idea di non poterla più vedere recitare lo distruggeva ancor più che non poterla avere.



Il sole di quella mattina, seguente alla Dea Scarlatta, sorse e illuminò anche il tempio dove si trovavano le due attrici. Ayumi, a dispetto della sua solita sicurezza, era ancora piena di dubbi e l’idea che l’indomani mattina sarebbe tornata a Tokyo per iniziare le prove dello spettacolo dimostrativo la atterriva. Stava preparando la valigia e rimuginava cercando di tirare le fila di tutto ciò che aveva imparato nella valle.

Non ho ancora afferrato la Dea Scarlatta… l’ansia non mi abbandona! Non voglio perdere contro Maya! Cosa ho imparato nella valle dei susini? La valle in cui dimora la dea che governa la natura… il cuore della dea… saprò esprimerla bene? Non lo so e devo già tornare a Tokyo…

Uscì e passeggiò lentamente nel cortile esterno finché i suoi passi la portarono fuori, verso il ponte della valle.

Maya, dal canto suo, stava cercando di aiutare in cucina con risultati disastrosi. Era distratta, più del solito, versava le cose, lasciava andare il fuoco bruciando tutto, rovesciava pentole, si muoveva assente e con lo sguardo perso nel vuoto facendo irritare le sue amiche che erano costrette a riparare ai suoi danni. Così, giunte allo stremo, la spedirono fuori con una scopa a raccogliere le foglie sperando che non facesse qualche altro pasticcio.

Maya accettò la scopa e andò nel cortile, ma ben presto si dimenticò del compito che le avevano affidato e, senza volerlo, camminò verso il ponte che portava alla valle.

Esattamente come Masumi Hayami, anche lei ripensava costantemente alla sera precedente senza in alcun modo riuscire a levarsela dalla mente. Il cuore le batteva ad un ritmo frenetico appena rievocava quel sogno a occhi aperti.

Signor Hayami… di questo passo finirò per credere che quello che è successo ieri sera è stato un sogno… il signor Hayami e io non possiamo andare bene insieme… sarà stata un’allucinazione?

Quei pensieri, gli ultimi di una lunghissima serie, la colpirono profondamente e le lacrime sgorgarono copiose bagnandole le guance.

Sogno o allucinazione, io so solo che amo il signor Hayami da morire! Lo amo! Lo amo e non so cosa devo fare! Voglio vederlo! Voglio vederlo! Non posso sopportare di stargli lontana!

Ayumi la vide, immobile, la scopa in mano, che piangeva a dirotto e fece per avvicinarsi, ma un battito di mani perentorio le riscosse entrambe. La signora Tsukikage e Genzo le stavano osservando poco distanti.

- Perché siete venute qui, ragazze? - chiese la signora con voce glaciale. Le due giovani si guardarono intorno: alle loro spalle c’era il ponte di legno e corda che portava alla valle dei susini. Maya e Ayumi si scambiarono un’occhiata titubante e la signora spostò lo sguardo su Genzo.

- Forza, Genzo, comincia - gli ordinò e l’uomo, in silenzio, sparse il contenuto di una tanica bianca all’inizio del ponte, poi tornò indietro. Accese una torcia rudimentale, la passò alla signora che la gettò immediatamente sul liquido, che prese fuoco.

Maya e Ayumi corsero in avanti gridando allarmate, ma lei le fermò.

- Ascoltatemi bene, tutte e due! - gridò, mentre le fiamme mangiavano letteralmente il ponte sotto gli occhi allibiti delle due giovani.

- La valle dove dimora lo spirito del millenario albero di susino non è qui! E’ un’illusione! Esiste soltanto nel vostro cuore ed è lì che vive la Dea Scarlatta! Ricordatevelo bene tutte e due! Il vostro tirocinio qui è finito! La Dea Scarlatta è ormai dentro di voi! - urlò con veemenza mentre il fuoco avvampava, ringhiava e ruggiva intorno alle corde consumandole, aggredendole, carbonizzandole.

- D’ora in poi, sarete voi, con il vostro ruolo, il ponte che guiderà la gente nella valle dei susini… sarete voi a portare, grazie alle vostre capacità artistiche e di immaginazione, l’illusione nel mondo reale, sul palcoscenico! La risposta che cercate ai vostri dubbi non è in questa valle, ma dentro di voi! - le aggredì la sensi con voce aspra e sibilante.

Maya e Ayumi espressero all’unisono il loro sconcerto.

- La risposta è dentro di noi…? -

Così la signora Tsukikage raccontò di come anche lei avesse avuto dubbi sull’interpretazione della sua Dea Scarlatta e di come tutto venne fugato nell’istante in cui mise piede sul palco il giorno della prima. In quell’attimo, tutto ciò che aveva studiato, capito, imparato, provato, si concentrò in energia pura e lei divenne la Dea Scarlatta, senza più dubbi o timori. Sentì l’affinità completa con tutte le cose contenute nello spazio e comprese come secondo una volontà superiore tutte le forme di vita dell’universo venivano ugualmente fatte vivere e che una parte era come il tutto e il tutto come una parte. Lei era diventata lo spazio.

- Noi… siamo lo spazio? - mormorò Maya affascinata.

- Ma trattenere a lungo quella verità non è possibile - proseguì - La società umana è troppo lontana dalla verità. Desiderio e competizione generano l’odio… quello che ho raggiunto sul palcoscenico non è stato il modo di recitare, ma… la luce - era assorta e sembrava scegliere le parole con grande attenzione - Il vento è il mio cuore, il fuoco è la mia forza, l’acqua è la mia vita, la terra è il mio amore…  Un giorno, quando pronuncerete queste battute con convinzione, la Dea Scarlatta sarà nata dentro di voi. Fatelo ragazze, date sfogo a immaginazione e creatività. Io vi sto guidando verso una nuova Dea Scarlatta e sono ansiosa di vedere la nascita di una meravigliosa dea! -

Maya e Ayumi si scambiarono un’occhiata, consce di non aver ancora raggiunto l’obiettivo di cui parlava la signora.



Quella notte, mentre fuori la pioggia scrosciava incessante, Maya non riuscì a prendere sonno. Le parole della signora Tsukikage erano impresse nella sua mente come un marchio di fuoco, lo stesso che aveva bruciato il ponte, recidendo l’unico modo per poter raggiungere la valle dei susini.

La luce… la signora ha raggiunto la luce… essere tutt’uno con il creato… è difficile da capire… ancora non ci riesco…

Nella stanza accanto, anche Ayumi non riusciva a dormire e aveva gli stessi dubbi di Maya. Si alzò, si mise la tuta ginnica che usava durante le prove, prese la stola che avevano usato due sere prima per la rappresentazione e uscì. Fuori pioveva a dirotto, ma a lei non importava affatto.

Raggiunse un punto vicino alla foresta, subito fuori dal tempio, si concentrò e pronunciò la prima battuta della Dea Scarlatta, il suo risveglio. Iniziò a danzare, leggiadra, elegante e recitava quelle battute così difficili senza accorgersi che Maya la stava guardando con occhi spalancati da sotto l’ombrello.

Ayumi… il suo modo di usare quella stoffa è meraviglioso… la muove come se fosse viva… com’è bella!

Un’emozione incontenibile le fece salire le lacrime agli occhi.

Sembra una vera dea… è splendida… sia per come si muove sia per l’espressione… finirà sicuramente per catturare lo sguardo di tutti… Non posso… Non posso!

L’angoscia la sopraffece e lasciò cadere l’ombrello attirando l’attenzione della rivale. Ayumi si fermò, si voltò e la fissò duramente.

- Cosa ci fai qui? - le chiese, fredda, mentre l’acqua scivolava fra i suoi capelli fin sulla pelle delle spalle - Sei venuta a vedere cosa combina la tua rivale? -

- No! Ma che dici? La tua stanza era vuota, la porta della cucina era aperta, fuori c’erano delle orme e le ho seguite… Vedendoti ora non potrei mai paragonarmi a te… Sei così bella… sembri una dea… - rispose sinceramente Maya.

- Basta! Ne ho abbastanza dei tuoi complimenti falsi! - gridò Ayumi, innervosita - Detesto questo tuo stato servile! Dici che non puoi paragonarti a me? Che sembro una vera dea? Non puoi parlare sul serio! -

- Ma che dici, Ayumi? Io ti stimo davvero! - replicò Maya stupita, che non comprendeva l’atteggiamento dell’attrice né l’astio nella sua voce.

- Menti! Sei sempre timorosa e insicura, ma quando serve diventi un leone! - le urlò Ayumi ormai senza controllo, la rabbia che ardeva dentro usciva nelle parole taglienti.

- Ayumi… perché mi dici questo? - Maya fece un passo avanti, senza comprendere cos’avesse la rivale.

- Sono qui, sotto la pioggia, a provare, per non essere sconfitta da te! Voglio batterti e interpretare la Dea Scarlatta! Come attrice non mi sono mai sentita superiore a te, la perdente sono sempre stata io… - le confessò con un’inedita amarezza nella voce. Maya la fissò stupita e strinse le mani al petto, preoccupata per quell’atteggiamento incomprensibile.

- Ayumi… io non capisco… - mormorò, titubante.

- Tu non capisci? - scattò con lo sguardo su di lei, fulminandola - Mi hai sempre fatto provare un senso di sconfitta, fin dai tempi di “Takekurabe”… al Concorso Nazionale vinsi il premio della giuria, ma avevo solo amarezza nel cuore perché il pubblico aveva preferito te! Non mi ero mai sentita così umiliata! E quando interpretammo Helen Keller, mia madre scelse te! A me non aveva mai dato un bacio in pubblico… Puoi capire quanto doloroso sia stato per me? - ringhiò Ayumi, il volto trasformato - Ai tempi de “Le Due Regine” per la prima volta volli vivere nella realtà come il personaggio sul palcoscenico, quello che avevi sempre fatto TU…. ma mi sentii schiacciata! Io soffro per entrare nel personaggio, mentre tu ne catturi l’intima essenza! Guardandoti, finisco per pensare che qualunque sforzo sia vano, non credo più in me stessa… - concluse amaramente, la voce velata di malinconia.

- Addirittura! - replicò sconcertata Maya - Ma tu sei un genio! -

- Stai zitta! Non dire così! Mi fa star male! Io non sono un genio! IL VERO GENIO SEI TU - gridò Ayumi con quanto fiato aveva in gola superando anche il tuono che rombò sopra le loro teste e lo scrosciare della pioggia.

- Ma cosa stai dicendo, Ayumi…? - balbettò Maya imbarazzata -  Tu mi stai prendendo in giro… -

- La smetti di fare la stupida? - la redarguì Ayumi glaciale senza mezzi termini - Fingi di non accorgerti di avere talento? Ti detesto quando fai così! -

- Non posso credere che pensi questo di me! - si ribellò Maya - Ti ho sempre invidiata! Sei bellissima, hai un talento incredibile, sai fare tutto, sei figlia d’arte! Sei sempre stata il mio esempio! Il fatto che tu mi consideri una rivale, quando non mi sono mai sentita neanche vicina a poterti sfidare, sai cosa significhi per me e quanto mi incoraggi? In tutto quello che ho fatto, ho sempre avuto te come riferimento! -

- Io, invece, l’ho fatto per me stessa - replicò Ayumi - Per credere in me stessa dovevo combattere con te lealmente e vincere la Dea Scarlatta! Ma quando nella valle ti ho vista interpretare lo spirito del susino che si risveglia, ho capito che nessuno sforzo mi avrebbe avvicinato a te! -

- Ayumi… - Maya non riusciva a credere a ciò che sentiva. Ayumi non puoi essere tu questa…

- Mi sono demoralizzata, non ho visto sbocchi, volevo tornare a Tokyo, ho anche fatto la valigia, avrei voluto che tu sparissi dalla faccia della terra… -

- Non avevo idea che tu pensassi questo di me… -

- Mi credevo ferma, con un forte senso di giustizia, orgogliosa, coerente… finché non ti ho vista in bagno, avrei potuto spingerti e ucciderti -

- Eh? - Maya sussultò sbigottita. Ayumi aveva uno sguardo freddo come il ghiaccio, non c’erano emozioni nella sua voce.

- Ma non hai fatto niente, alla fine! - gli gridò contro Maya. Non posso crederci… sono questi i veri sentimenti di Ayumi nei miei confronti?

- Sono rientrata in me stessa e me ne sono andata, non potevo credere che dentro di me albergassero sentimenti tanto orribili! La colpa è tua! Dal momento in cui mi sei comparsa davanti, io ho perso la mia sicurezza. Odio me stessa per questi bassi sentimenti che straripano da me e odio TE! Perché esisti? Se non ti avessi mai conosciuto potrei credere in me stessa e essere felice! - l’accusò senza remore.

- Ayumi… - Maya era senza parole, subì quell’attacco spietato e lacrime amare iniziarono a scendere, mescolandosi alla pioggia che ormai le aveva inzuppate completamente.

- E adesso perché piangi? - le domandò stizzita Ayumi. Davvero insopportabile!

- Poverina… Mi dispiace per te, Ayumi - singhiozzò Maya - Sei sempre stata un esempio luminoso per me, il mio obiettivo. Non sapevo di questi tuoi sentimenti… - mentre Ayumi parlava Maya si rese conto di una cosa che l’atterrì: molto di ciò che aveva detto valeva anche per lei.

- Non ti permetto di avere pietà di me! - urlò Ayumi indignata e oltraggiata - Stai disturbando le mie prove, vattene immediatamente! -

- Non ti sto compatendo - replicò Maya - Anch’io provo le stesse cose! - confessò dando voce ai suoi ultimi pnesieri.

- Che cosa? - Ayumi era esterrefatta.

- Ti ho sempre temuto. Stando sul palcoscenico insieme a te non potevo evitare l’inquietudine. Invidio il tuo talento, sono io a perdere la fiducia in me stessa quando ti guardo. Mi sono sempre sentita una perdente… - le confessò imbarazzata e dispiaciuta.

- Davvero? Allora è necessaria una cosa - le disse seriamente Ayumi. Avanzò fino a raggiungerla, tenendo gli occhi nei suoi.

Allungò una mano e la schiaffeggiò con forza, cogliendola completamente di sorpresa.

- Cos’hai capito? Tu sei la mia rivale - l’additò Ayumi con determinazione - Sarò io a prendermi la Dea Scarlatta! Non te la lascerò! - gridò piena d’astio.

- Io non te la lascerò mai, Ayumi! - replicò Maya sentendo la rabbia e la fatica di tutti quei mesi montarle dentro. Questa ragazzina viziata non ha idea di cosa io abbia passato per colpa sua! Non sa niente di me!

E la ricambiò con un sonoro schiaffo che schioccò nella notte, complice la pioggia che bagnava la loro pelle. Si picchiarono a lungo, lanciandosi sfide ed epiteti. Si graffiarono, si lanciarono terra e sassi, rotolando nel fango del sottobosco.

- Mi disgusti! Quanto detesto il tuo costante atteggiamento da pessima studentessa! Quanto odio il tuo modo di parlare senza dignità! - gridò Ayumi, accusandola e Maya le tirò del fango in volto.

- Ti stimavo! Pensavo fossi una persona meravigliosa, invece sei tremenda! - urlò Maya rialzandosi.

- Hai fatto tutto da sola! Non sai chi sono realmente! Se faccio così lo capisci? -  e le lanciò una manciata di fango e sassi in piena pancia.

- Come posso capirti se appari sempre sicura e non mostri mai i tuoi veri sentimenti?! - replicò Maya urlando come un’ossessa.

- Senti chi parla! L’eterna insicura che guarda gli altri dal basso verso l’alto senza dignità! Io le detesto quelle come te! - la canzonò Ayumi senza alcun riguardo.

- E io detesto la gente tronfia d’orgoglio come te, Ayumi! - e la schiaffeggiò.

- Io non sono affatto tronfia d’orgoglio! - e ricambiò con una manata più forte.

- Ma se tratti i tuoi adulatori con l’altezzosità di una regina! - l’accusò Maya ricordando bene certi sui atteggiamenti.

- Sono loro a venirmi intorno! Io non ho un solo vero amico! Non dire queste cose quando non mi conosci veramente! Una come te, che è sempre stata aiutata e coccolata dagli amici, non può capirmi! Io ti ho sempre invidiata per questo! -

Maya rimase stupita da quell’ultima affermazione sconsolata e Ayumi le tirò ancora del fango in faccia.

- Per quanto la mia vita sembri splendida, la verità è che sono sempre sola… per questo ti detesto! - ripeté ringhiando se il concetto non fosse stato espresso in modo abbastanza chiaro.

Ma Maya questa volta non si lasciò commuovere e le tirò i capelli senza pensarci. Ayumi ricambiò il favore, gridavano, urlavano, passarono ai pugni, ai calci, offendendosi a più riprese senza alcuna regola né onore finché, stremate, sporche e sanguinanti, si trovarono in ginocchio a terra una di fronte all’altra. Non si erano neanche accorte che era smesso di piovere.

- Che brutta faccia - ansimò Ayumi toccandosi uno zigomo dolorante.

- Dovresti vedere la tua - ridacchiò Maya pulendosi il sangue dalla bocca, il respiro corto.

Poi scoppiarono a ridere entrambe.

- Te la cavi piuttosto bene - valutò Ayumi, riprendendo fiato - Hai combattuto alla pari con me! -

- Anche tu non sei stata male! - ammise Maya ansimando - E io che pensavo fossi una signorina tanto raffinata... -

- Ma sentitela! Questa potevi risparmiartela! - s’imbronciò Ayumi.

- Se non te lo dico io, chi lo fa? Solo io conosco la tua vera natura - replicò Maya soffocando un gemito di dolore.

E risero di nuovo.

- Sono due mesi che siamo qui nella valle. Stento a credere che sia già arrivato il giorno di tornare a Tokyo… - mormorò Ayumi alzandosi in piedi - Alla fine sono contenta di essermi scontrata con te in questo bosco. Il senso di angoscia che mi opprimeva è scomparso. Sono pronta a ricominciare - si girò verso di lei con uno sguardo terrificante e Maya temette che ricominciasse di nuovo.

- Ricorda, sono la tua rivale. Ti batterò! Erediterò la “Dea Scarlatta” senza sotterfugi! Sarò io, dopo Chigusa Tsukikage, a riportare sulle scene quel dramma e la supererò! - la sfidò additandola con decisione. Maya rimase basita da una reazione così opposta.

- Non vedo l’ora di incontrarti sul palcoscenico dello spettacolo dimostrativo! - aggiunse Ayumi, si voltò e se ne andò.

- Non… Non mi sconfiggerai! - le urlò Maya dietro, tirando fuori una grinta che non sapeva di avere - Saprò interpretare una Dea Scarlatta migliore della tua! Non mi lascerò battere da te! Mai! -

Non avevo idea che Ayumi avesse dentro un rancore simile… però… è servito anche a me… anche io ero nervosa e agitata e poi… tutto quello che è accaduto in queste ultime settimane mi ha disorientata… ora invece… mi sento svuotata e pronta a ricominciare!


   
 
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